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Esteri

Mosca negozia con Kiev ma minaccia di prendersi le città

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Faticosamente, e nel piu’ completo riserbo, la diplomazia si mette in moto a piu’ livelli per cercare di fermare la guerra in Ucraina, tra i mille ostacoli posti da un conflitto che si consuma tra bombardamenti sanguinosi e proclami minacciosi. L’ultimo quello del portavoce del Cremlino Dmitry Peskov, secondo il quale Mosca non esclude di prendersi il “controllo totale” delle maggiori citta’ ucraine. All’inizio non era questo l’ordine di Vladimir Putin, perche’ c’era il timore che cio’ avrebbe provocato eccessive perdite fra i civili. Ma ora il Cremlino potrebbe cambiare idea, ha avvertito il portavoce, accusando gli Usa e la Ue di “spingere” Mosca a questo passo. Tutto cio’ non ha impedito alle delegazioni russa e ucraina di tornare a vedersi per il quarto round di quelli che il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha definito “difficili colloqui”, questa volta in videoconferenza. Dopo diverse ore di discussione, i negoziati sono stati aggiornati a martedi’, mentre le cancellerie di mezzo mondo estendono la loro rete di contatti. Il presidente Usa Joe Biden ha avuto un colloquio telefonico con l’omologo francese Emmanuel Macron e con Zelensky, ribadendo “l’impegno a sforzi congiunti per mettere fine alla guerra”. A Roma il consigliere per la Sicurezza nazionale americano Jake Sullivan e’ stato impegnato per tutta la giornata in un serrato confronto con il cinese Yang Jiechi, capo della diplomazia del partito comunista di Pechino. Il cancelliere tedesco Olaf Scholz e’ volato ad Ankara per incontrare il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, il cui Paese sta cercando di aiutare il dialogo tra Mosca e Kiev. E, soprattutto, il premier israeliano Naftali Bennett, ritenuto in questo momento il principale candidato a svolgere un’efficace opera di mediazione, ha parlato al telefono con Putin per un’ora e mezzo – interrompendo una riunione di governo – per affrontare il tema di un possibile cessate il fuoco. A caratterizzare tutte queste iniziative diplomatiche e’ stata la cura con cui le parti hanno evitato di far trapelare qualsiasi reale indiscrezione, segno forse che si sta entrando in una fase decisiva in cui si comincia seriamente a parlare di soluzioni concrete. Parallelamente, non sono mancate le accuse e le messe in guardia. Attraverso i media internazionali, fonti americane continuano a parlare del pericolo di un aiuto militare cinese ai russi nella guerra in corso, al che Mosca smentisce e Pechino denuncia la “disinformazione” americana. Silenzio assoluto anche sui risultati dell’incontro russo-ucraino, aggiornato dopo un’intera mattinata trascorsa a discutere online. Il capo negoziatore di Kiev, Mikhailo Podolyak, ha parlato di una “pausa tecnica” di 24 ore necessaria per “un lavoro aggiuntivo nelle sottocommissioni”. Mentre Zelensky ha affermato che la sua delegazione ha “il chiaro compito” di promuovere un incontro al vertice tra lui e Putin. Ma al di la’ delle dichiarazioni ufficiali, si sono infittite negli ultimi giorni le voci secondo le quali Kiev sarebbe pronta a fare importanti concessioni sui punti cruciali delle trattative: la sua neutralita’ e il futuro della Crimea e del Donbass. Nel frattempo la Russia tiene aperto un altro fronte, in qualche modo legato allo scontro in atto con l’Occidente, annunciando per martedi’ una visita a Mosca di Hossein Amir-Abdollahian, ministro degli Esteri dell’Iran, un suo alleato che pero’ sulla guerra ucraina ha mantenuto finora la neutralita’. Nei giorni scorsi Mosca aveva chiesto agli Usa un impegno scritto per garantire che l’imposizione di sanzioni per l’invasione dell’Ucraina non avrebbe ostacolato l’espansione delle relazioni commerciali fra la Russia e l’Iran se verra’ raggiunto un accordo per la riattivazione dell’accordo sul nucleare iraniano del 2015.

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L’Australia esorta i suoi cittadini a lasciare Israele

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Il governo australiano ha esortato i suoi cittadini in Israele a “andarsene, se è sicuro farlo”. “C’è una forte minaccia di rappresaglie militari e attacchi terroristici contro Israele e gli interessi israeliani in tutta la regione. La situazione della sicurezza potrebbe deteriorarsi rapidamente. Esortiamo gli australiani in Israele o nei Territori palestinesi occupati a partire, se è sicuro farlo”, secondo un post su X che pubblica gli avvisi del dipartimento degli affari esteri e del commercio del governo australiano.

Il dipartimento ha avvertito che “gli attacchi militari potrebbero comportare chiusure dello spazio aereo, cancellazioni e deviazioni di voli e altre interruzioni del viaggio”. In particolare è preoccupato che l’aeroporto internazionale Ben Gurion di Tel Aviv “possa sospendere le operazioni a causa di accresciute preoccupazioni per la sicurezza in qualsiasi momento e con breve preavviso”.

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Ian Bremmer: l’attacco di Israele è una sorta di de-escalation

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C’è chi legge una escalation e chi invece pensa che sia una de escalation questo attacco israeliano contro l’Iran. “È un allentamento dell’escalation. Dovevano fare qualcosa ma l’azione è limitata rispetto all’attacco su Damasco che ha fatto precipitare la crisi”. Lo scrive su X Ian Bremmer, analista fondatore di Eurasia Group, società di consulenza sui rischi geopolitici.

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Usa bloccano bozza su adesione piena Palestina all’Onu

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Gli Usa hanno bloccato con il veto la bozza di risoluzione del Consiglio di Sicurezza Onu che raccomandava l’adesione piena della Palestina alle Nazioni Unite. Il testo ha ottenuto 12 voti a favore (Algeria, Russia, Cina, Francia, Guyana, Sierra Leone, Mozambico, Slovenia, Malta, Ecuador, Sud Corea, Giappone), 2 astensioni (Gran Bretagna e Svizzera) e il no degli Stati Uniti.

La brevissima bozza presentata dall’Algeria “raccomanda all’Assemblea Generale che lo stato di Palestina sia ammesso come membro dell’Onu”. Per essere ammessa alle Nazioni Unite a pieno titolo la Palestina doveva ottenere una raccomandazione positiva del Consiglio di Sicurezza (con nove sì e nessun veto) quindi essere approvata dall’Assemblea Generale a maggioranza dei due terzi.

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