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Cronache

Morte di Tiziana Cantone, riaperta l’inchiesta sul suicidio della giovane vittima di revenge porn

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Il giudice del Tribunale di Napoli Nord Raffaele Coppola accoglie la richiesta dei legali di Maria Teresa Giglio (madre di Tiziana Cantone), che si era opposta alla richiesta di archiviazione inoltrata mesi fa dalla Procura di Napoli nord.
In sintesi, il giudice non chiude il caso della giovane suicida dopo la diffusione virale di alcuni video privati che la vedevano protagonista. Il giudice dispone di fare verifiche sulla “panchetta” ovvero l’attrezzo ginnico rinvenuto all’interno dell’appartamento di Mugnano, al quale Tiziana venne trovata impiccata e sul foulard usato come cappio intorno al collo. Entro 90 giorni le conclusioni di questo supplemento di indagini su un caso che era chiuso. A leggere le conclusioni del giudice, c’è la volontà di andare a fondo, a partire dalla nomina di un perito che “analizzando l’attrezzo ginnico, il foulard adoperato e la posizione in cui la Cantone veniva rinvenuta, possa, mediante esperimento giudiziale, accertare la compatibilità di essi con un decesso per asfissia da impiccagione”.

La decisione del Tribunale di Napoli nord riapre il caso di una donna diventata simbolo della lotta al “revenge porn”. Nel 2016,  Tiziana Cantone, si accorse che alcuni video privati erano finiti sui social e su siti porno. Finì sulla gogna, sporse denuncia per far rimoverà i video ma la montagna di fango sui social aumentò, diventò virale,  insostenibile.
Il 13 settembre del 2016, Tiziana fu trovata morta all’interno della tavernetta di Mugnano. Da allora, vari filoni investigativi che non riescono a indicare il nome del responsabile della diffusione dolosa di video privati. Tre anni fa, una prima svolta investigativa, quando la Procura di Napoli nord decide di indagare per omicidio doloso, fino a riesumare il corpo di Tiziana. In questa vicenda, è lo stesso pm – anche di fronte all’impossibilità di fare verifiche a distanza di anni dalla morte – che chiede l’archiviazione. Un’istanza alla quale si sono opposti gli attuali difensori della donna (vale a dire gli avvocati Luca Condrò, Emiliano Iasevoli e Stefano Marcialis), alla luce di una consulenza di parte firmata dai docenti Fineschi e Maiese, che hanno evidenziato alcune criticità emerse in questi anni. Parliamo della «inidoneità del foulard e dell’attrezzo ginnico per suicidarsi, nonché l’anomala posizione in cui il corpo veniva rinvenuto (con gambe incrociate e piegate)», su cui oggi il giudice chiede chiarezza.

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Cronache

Ucraina: Polonia, favoriremo rimpatrio uomini in età militare

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Varsavia aiuterà Kiev a riportare in Ucraina i suoi uomini in età militare, in seguito alle nuove modifiche alle leggi sui passaporti e sul servizio consolare per gli uomini ucraini che vivono all’estero: lo ha detto il ministro della Difesa polacco Wladyslaw Kosiniak-Kamysz. “Penso che molti polacchi siano indignati vedendo giovani ucraini negli alberghi e nei caffè, sentendo quanti sforzi dobbiamo fare per aiutare” Kiev, ha detto ieri Kosiniak-Kamysz ai media di polacchi. Il ministro ha sottolineato anche che Varsavia si era già offerta di aiutare l’Ucraina a identificare i rifugiati che vivono in Polonia e che sono sotto obbligo militare. La Polonia ospita circa un milione di ucraini fuggiti dalla guerra totale della Russia. Il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba ha dichiarato che le nuove misure di Kiev intendono “ripristinare atteggiamenti equi nei confronti degli uomini in età di leva in Ucraina e all’estero”.

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Cronache

Ticket Venezia: 80mila prenotati oggi, uno su 10 non paga

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Nel primo giorno di sperimentazione del ticket d’ingresso a Venezia sono oltre 80mila le persone che hanno registrato la loro presenza in città oggi, 25 aprile. Solo 7mila però, uno su dieci, secondo i dati aggiornati a ieri pomeriggio’, hanno pagato il voucher di 5 euro per accedere al centro storico. Tutti gli altri accessi sono di persone esenti alla tassa (cittadini veneti, i lavoratori, gli studenti e altre categorie), tenuti a registrarsi sulla piattaforma on line ma non a pagare. Tra questi, 30.300 sono gli ospiti delle strutture ricettive, 9.450 sono i veneti, potenziali vacanzieri ‘di giornata’.

 

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Cronache

Choc a Nola: marito violento, giovane ‘liberata’ dai carabinieri grazie all’intervento della suocera

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Dopo anni di soprusi e maltrattamenti, la storia di terrore vissuta da una giovane donna di Nola ha finalmente trovato un epilogo in tribunale. Un giovane di 21 anni, con un passato turbolento segnato da dipendenza da droga e violenze, è stato arrestato e accusato di sequestro di persona, maltrattamenti e lesioni personali aggravate. Le aggressioni brutali, compresa una tentata strangolazione e attacchi pericolosi anche ai passanti nel centro antico di Nola, finiranno con il suo arresto.

La Procura di Nola, con l’ausilio dei carabinieri, ha condotto un’indagine lampo che ha portato alla luce gli abusi subiti dalla donna per anni. La vittima, che aveva sopportato in silenzio gli attacchi del compagno, ha trovato la forza di parlare solo dopo l’intervento della madre dell’aggressore, che l’ha convinta a cercare aiuto e cure mediche.

Durante l’ultima aggressione, la donna ha subito gravi danni all’orecchio e all’occhio, oltre a numerose altre ferite. In ospedale, il personale ha allertato le autorità, innescando una serie di eventi che hanno portato all’arresto del giovane. Nonostante il profondo legame affettivo che la legava al suo aguzzino, il quale chiudeva la porta di casa a chiave per impedirle di scappare, la donna ha finalmente deciso di rompere il silenzio.

Il Gip del Tribunale di Nola, Teresa Valentino, ha accolto la richiesta di custodia cautelare in carcere presentata dalla Procura, segnando un decisivo punto di svolta nel caso. La giovane donna ha espresso il desiderio di vedere giustizia fatta: «Chiedo che venga punito per quello che mi ha fatto», ha dichiarato, evidenziando il lungo calvario e la paura che ha vissuto, temendo anche per la sicurezza della sua famiglia.

Questa vicenda sottolinea la tragica realtà della violenza domestica e l’importanza di supportare le vittime nel trovare la forza di parlare e denunciare i loro aggressori. L’arresto del giovane non solo mette fine a un ciclo di violenza, ma serve anche come monito sulle conseguenze legali che attendono coloro che sceglieranno di perpetrare tali crimini.

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