Ancora un grido di allarme da Ischia. Questa volta arriva da un uomo che vive questi luoghi intensamente, Giovanni Iacono.
Residente nel comune di Serrara Fontana, uno dei sei comuni, quello più in alto, dell’isola d’Ischia, amante del trekking e del biking, frequentando la montagna quasi quotidianamente, ha pieno sentore di quanto sia stata lasciata in uno stato di desolazione. I suoi tentativi (unitamente a quelli di pochi altri) di prendersene cura certamente non sono in grado di sostituire l’interesse e l’attivismo istituzionale.
In una delle sue esplorazioni lungo i vari sentieri del monte Epomeo, rimasti ancora percorribili, giunto all’altezza del tragico punto in cui sembra si si staccata la frana dello scorso 26 novembre, ha riscontrato ancora un profondo stato di abbandono con il terreno accidentato e molti alberi divelti.
Nel filmare quanto ha visto con i suoi occhi, ha manifestato la sua profonda inquietudine e perplessità riguardo tutto ciò che gli si è presentato dinanzi.
Sulla base della sua testimonianza diretta, ci domandiamo quanto sicuri riusciamo ad essere che si stia facendo quanto si deve. I controlli e i sopralluoghi finora condotti, hanno dato piena contezza dello stato dei luoghi? Si è iniziato ad organizzare interventi massivi e curati affinchè si proceda alla pulizia e l’adeguamento di ogni scarpata, bosco e canalone (soprattutto delle zone già interessate da smottamenti e indebolimento strutturale) scongiurando ogni altro epilogo?
Siamo ormai in pieno inverno, nella stagione delle piogge e bisogna correre contro il tempo sfruttando ogni giorno di sole per poter sistemare le cose. Quando ricomincerà il mal tempo e le scarpate torneranno ad essere bagnate ed insidiose, sarà certamente più difficile lavorare e farlo in sicurezza.
Non abbiamo conoscenze adeguate per stabilire quanto e quando fare delle cose ma gli avvenimenti di cui siamo stati testimoni ci impongono interesse ed attenzione.
Ecco dunque che Giovanni si è rivolto alla stampa, con un grido d’aiuto ed un filmato che documenta la sua esperienza. Lo ha fatto con il chiaro intento di favorire l’attenzione e innestare un interesse che non sbiadisca con il lento passare dei giorni e dell’onda mediatica.
“Questo video deve servire a far capire che quanto fin’ora è caduto a valle potrebbe essere anche solo una parte, forse minima, rispetto a quanto si vede essere ancora in pericolo e in bilico. Sulla parete verticale, c’è troppa legna che è divenuta pesante e i castagni, dopo settanta anni, sono ormai troppo grandi con le loro radici, neanche più in profondità, che non riescono a sorreggerli”, questa la sua dichiarazione. Ma lasciamo che il video ci racconti di più.