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Cronache

Minacce e cortei, sale mobilitazione per Cospito

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Cortei, presidi, appelli, minacce. Nella fase di ‘stasi’ seguita alla settimana di attentati incendiari, cresce la mobilitazione – in Italia e all’estero – della galassia anarchica in solidarietà con Alfredo Cospito. Alla redazione del Resto del Carlino è arrivata una lettera contro la premier Giorgia Meloni e il ministro della Difesa Guido Crosetto, nonchè una chiamata anonima per annunciare in attentato a Bologna. Dal Cile è giunta poi una chiamata a manifestare davanti alle ambasciate italiane. Le misure di sicurezza sono state comunque rafforzate a tutela delle sedi diplomatiche e degli altri obiettivi sensibili sul territorio nazionale.

Attenzione anche sul fronte dell’ordine pubblico, con manifestazioni annunciate nel weekend a Roma, Milano ed in altre città. La telefonata anonima al Resto del Carlino che parlava di un “grave attentato” a Bologna, in relazione al caso Cospito, risale a martedì. La Digos sta indagando per risalire agli autori attraverso l’analisi dei tabulati telefonici: si tratta di una voce maschile con lieve accento bolognese. Al momento gli investigatori non si sbilanciano: potrebbe trattarsi del gesto di un mitomane, oppure di qualcosa di molto più serio. I presidi ed i cortei in programma in città nei prossimi giorni saranno seguiti con particolare cura.

Allo stesso giornale ieri è stata recapitata una lettera che prende di mira Meloni e Crosetto per la politica sull’Ucraina. “In caso di persistenza, saremo costretti a prendere dei seri provvedimenti”, si legge. Solidarietà è stata espressa da esponenti di maggioranza e opposizione. Il sottosegretario Giovanbattista Fazzolari ha parlato di “gravissime minacce”. Il leader M5s Giuseppe Conte ha espresso “ferma condanna”. Dopo gli attacchi incendiari contro le auto di diplomatici italiani ad Atene e Berlino e l’imbrattamento della sede del consolato italiano a Barcellona, un documento postato sui siti anarchici chiama alla mobilitazione internazionale “fuori dalle ambasciate italiane per fare pressione sullo stato italiano e sui carnefici di Alfredo”.

Nel volantino, che riporta una foto di Cospito tra due carabinieri, è riportata una frase inviata nei giorni scorsi al quotidiano ‘Il Tirreno’; “Se Alfredo muore tutti i giudici sono un bersaglio”. Presidi sono stati annunciati già per domani in Cile e Colombia, mentre in Venezuela, il consolato italiano di Caracas ha ricevuto una lettera firmata da Juan Contreras, ex deputato chavista, che chiede di “unirsi alla lotta di resistenza” per Alfredo Cospito e a “manifestare di fronte alle ambasciate o ad uffici italiani perchè ogni granello di polvere si trasformi in una tempesta di solidarietà”.

Un messaggio che, ha commentato il ministro egli Esteri, Antonio Tajani, “certamente non fa bene alla stabilità e va a sostegno di una persona detenuta per reati di terrorismo”. Sul versante dell’ordine pubblico occhi puntati, in particolare, alla manifestazione in programma domani alle 18 in piazza Duca d’Aosta a Milano e al corteo non autorizzato annunciato per sabato a Roma, a piazza Vittorio. Oggi intanto un’assemblea si è svolta alla facoltà di Lettere della Sapienza organizzata dai collettivi e dai movimenti Cambiare Rotta e Osa, per preparare l’evento. Bellicosi i propositi: “se Alfredo morirà la lotta continuerà e sarà ancora più determinata”, ha detto uno degli intervenuti. Altri appuntamenti monitorati sono in programma sempre a Milano: sabato pomeriggio è infatti previsto un sit in davanti al carcere di Opera, dove due giorni fa è stata aggredita una troupe del Tg2. “Preoccupazione c’è. La situazione va gestita con la massima attenzione”, le parole del sindaco di Milano, Giuseppe Sala.

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Sangue infetto, la famiglia di un militare napoletano morto nel 2005 sarà risarcita con un milione di euro

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Dopo quasi vent’anni di battaglie legali, la Corte di Cassazione ha riconosciuto il diritto al risarcimento per i familiari di un militare napoletano, deceduto nel 2005 a seguito di complicazioni derivanti da una trasfusione di sangue infetto. La sentenza storica condanna l’ospedale Piemonte e Regina Margherita di Messina, stabilendo un risarcimento di oltre un milione di euro ai familiari del defunto.

Il militare, trasferitosi da Napoli a Sicilia per lavoro, subì un grave incidente durante il servizio che necessitò un intervento chirurgico d’urgenza e la trasfusione di quattro sacche di sangue. Anni dopo l’intervento, si scoprì che il sangue trasfuso era infetto dall’epatite C, portando alla morte del militare per cirrosi epatica. La complicazione si manifestò vent’anni dopo la trasfusione, rendendo il caso particolarmente complesso a livello legale.

In primo e secondo grado, i tribunali di Palermo e la Corte d’Appello avevano respinto le richieste di risarcimento della famiglia, giudicando prescritto il diritto al risarcimento. Tuttavia, la decisione della Corte di Cassazione ha ribaltato questi verdetti, affermando che la prescrizione del diritto al risarcimento non decorre dal momento del fatto lesivo ma dal momento in cui si manifesta la patologia collegata al fatto illecito.

Questa sentenza non solo porta giustizia alla vittima e ai suoi cari ma stabilisce anche un importante precedente per la tutela dei diritti dei pazienti e la responsabilizzazione delle strutture sanitarie. Gli avvocati della famiglia hanno sottolineato l’importanza della decisione, che apre nuove prospettive nel campo della giustizia sanitaria e sottolinea l’obbligo delle strutture ospedaliere di rispettare protocolli medici dettagliati, anche in situazioni di urgenza.

Il caso di Antonio (nome di fantasia) sottolinea la necessità di garantire la sicurezza nelle procedure mediche e di monitorare con rigore le condizioni di sicurezza del sangue donato, indipendentemente dalle circostanze. La sentenza rappresenta un passo significativo verso una maggiore giustizia e sicurezza nel sistema sanitario italiano, ribadendo che nessuna circostanza può esimere dal rispetto delle norme di sicurezza e prudenza necessarie per proteggere la salute dei pazienti.

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Addio a Italo Ormanni, magistrato e gentiluomo napoletano

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Italo Ormanni, magistrato, è scomparso all’età di 88 anni. Dopo una vita dedicata alla giustizia e alla lotta contro la criminalità organizzata, Ormanni ci lascia ricordi indelebili di un uomo che ha saputo coniugare serietà professionale e un vivace senso dell’umorismo. È deceduto ieri a Roma, nella clinica Quisisana, dove era ricoverato e aveva subito un’angioplastica.

La carriera di Ormanni, iniziata nella magistratura nel 1961, è stata lunga e fruttuosa, con servizio attivo fino al 2010. Tra i casi più noti che ha seguito, ci sono stati quelli che hanno toccato i vertici della camorra a Napoli, sua città natale, e importanti inchieste su eventi di cronaca nazionale, come il rapimento di Emanuela Orlandi e l’omicidio di Simonetta Cesaroni. Anche nel suo ruolo di procuratore aggiunto a Roma, Ormanni ha gestito casi di grande risonanza, contribuendo significativamente alla sicurezza e alla giustizia in Italia.

Oltre al suo impegno nel campo giudiziario, Ormanni ha avuto anche una breve ma memorabile carriera televisiva come giudice-arbitro nella trasmissione “Forum”, dove ha lasciato il segno con la sua capacità di gestire le controversie con saggezza e empatia.

Amante delle arti e della cultura, Ormanni ha sempre cercato di bilanciare la durezza del suo lavoro con le sue passioni personali, dimostrando che dietro la toga c’era un uomo completo e poliedrico. I suoi funerali si terranno a Roma, nel primo pomeriggio di lunedì, dove amici, familiari e colleghi avranno l’occasione di rendere omaggio a una delle figure più influenti e rispettate del panorama giudiziario italiano.

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Falso terapista accusato di stupro, vittima minorenne

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Accoglieva le sue pazienti all’interno di un finto studio allestito in una palestra di Fondi e, una volta solo con loro nelle stanze della struttura, le molestava nel corso di presunti trattamenti di fisioterapia, crioterapia e pressoterapia, facendo leva sulle loro fragilità psicologiche e fisiche affinché non raccontassero nulla. Dolori e piccoli problemi fisici che spingevano ciascuna delle vittime, tra cui anche una minorenne, a recarsi da lui per sottoporsi alle sedute, completamente all’oscuro del fatto che l’uomo non possedesse alcun titolo di studio professionale, né tanto meno la prevista abilitazione, e che non fosse neanche iscritto all’albo. È finito agli arresti domiciliari il finto fisioterapista trentenne di Fondi, per il quale è scattato anche il braccialetto elettronico, accusato di aver commesso atti di violenza sessuale su diverse donne, tra cui una ragazza di neanche 18 anni, e di aver esercitato abusivamente la professione.

Un’ordinanza, quella emessa dal giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Latina ed eseguita nella giornata di oggi dagli agenti del Comando Provinciale della Guardia di Finanza, arrivata al termine di un’indagine di polizia giudiziaria svolta su delega della Procura di Latina. Durata all’incirca un anno, quest’ultima ha permesso di svelare, attraverso le indagini condotte anche con accertamenti tecnici, acquisizioni di dichiarazioni ed esami documentali, i numerosi atti di violenza da parte dell’uomo nei confronti delle pazienti del finto studio da lui gestito. Tutto accadeva all’interno di un'”Associazione sportiva dilettantistica” adibita a palestra nella città di Fondi, nel sud della provincia di Latina: quella che il trentenne spacciava per il suo studio, sequestrata in queste ore dalle fiamme gialle quale soggetto giuridico formale nella cui veste è stata esercitata l’attività professionale, in assenza dei prescritti titoli di studio, della prevista abilitazione e della necessaria iscrizione all’albo, nonché dei locali, attrezzature e impianti utilizzati. Un’altra storia di abusi a Lodi.

Vittima una ragazza siriana di 17 anni arrivata in Italia per sfuggire alla guerra e al sisma del 2023: finita nelle mani dei trafficanti è stata sottoposta a violenze e maltrattamenti e poi abbandonata. La Polizia, coordinata dalla Procura di Lodi e dalla Procura presso la Direzione distrettuale antimafia di Bologna, ha arrestato i due aguzzini.

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