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Cultura

Mille sfumature di sabbia, l’arte di manipolare e trasformare la realtà di Anna Buonincontri

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Spesso nella vita si fanno incontri inattesi. Delle volte così, proprio per caso, delle altre inseguendo altri progetti. Incontri che ti permettono di vedere cose che prima non conoscevi o approfondirne altre che conoscevi poco. Incontri piacevoli che arricchiscono la propria immaginazione. Come in questo caso.

Per la realizzazione di un progetto, Dint a nuttat, di cui non svelerò ancora nulla se non il nome degli altri protagonisti: Leonardo Bilardi, Luca Ricci, Salvatore Vitale ed ancora Angelo Ricci, Valerio Sgarra e Giuseppe Iacono, ho avuto modo di conoscere ed apprezzare il lavoro di Anna Buonincontri, Sand Artist dell’Associazione Mille Sfumature di Sabbia ADP.

Nata nell’agro nolano, ha avviato la sua formazione artistica studiando pittura, scultura e storia dell’arte al liceo artistico di Napoli. Folgorata dal movimento creativo della Sand Art, iniziò a studiarne la tecnica. 

Come è iniziato il tuo viaggio attraverso i granelli di sabbia?

Rimasi affascinata da una performance in diretta TV,  di un’artista britannica in un talent show internazionale e da allora iniziai a documentarmi su questa nuova tecnica artistica, la Sand Art. Trovai tramite i social la Sand art School Orlando Adinolfi a Salerno e cominciai la  formazione artistica.

So che ti interessi anche della SandPlay Therapy. Vuoi spiegarci dove nasce e in cosa consiste?

Non la pratico ancora, ma è il mio sogno nel cassetto. Infatti sto studiando per diventare psicoterapeuta e specializzarmi in questo campo. La Sand Play Therapy è la terapia del gioco con la sabbia,  una tecnica psicoterapeutica che può essere applicata solo nello studio di uno psicoterapeuta che abbia acquisito un diploma specialistico specifico. 

La terapia del gioco con la sabbia si inserisce nella psicologia analitica e va a integrare il lavoro verbale con la produzione di immagini; è uno strumento particolarmente utile con i pazienti che hanno difficoltà comunicative o linguistiche. Nasce da un’intuizione della psicologa svizzera Dora Kalff (1904-1989), allieva di C.G. Jung , la quale scriveva:

“ Nel gioco della sabbia è come se qualcosa che prima era invisibile tutto ad un tratto diventasse visibile emergendo dagli strati profondi dell’inconscio.” La terapia di sabbia infatti fornisce un linguaggio simbolico anche a chi non ha parole per esprimere il proprio malessere. Spero di riuscire un giorno a praticare questa terapia e a dare un concreto aiuto attraverso la mia arte.

Sono molte le iniziative che ti hanno vista protagonista. Raccontacele

Si, ho partecipato a vari eventi culturali tra cui “Positano tra Storia e leggenda” una rassegna di valorizzazione dei beni culturali della città di Positano. Un progetto che è iniziato nel 2021 e continuato con la seconda edizione a ottobre 2022, e che mi ha visto tra i protagonisti di un evento di grande spessore all’interno della Chiesa di Santa Maria Assunta a Positano, in onore della Madonna delle Grazie , la Madonna venuta dal mare in cui si racconta l’apparizione della Vergine e la nascita di questa meravigliosa città.  Un racconto quasi fiabesco, in cui arte, musica e recitazione si fondono suscitando emozioni magiche attraverso l’unicità di antiche storie e leggende legate al culto e alla tradizione Positanese.

La tua arte pensi possa più essere riconducibile alla pittura o alla scultura?

Ho scelto la sabbia come mezzo espressivo perchè mi ha sempre affascinato. E’ una materia così sottile, se pensiamo al singolo granello di sabbia, in apparenza insignificante ma che unito a tutti gli altri granelli può creare meravigliose opere d’arti fluttuanti, che rappresentano significati profondi. 

La Sand Art Animation, a mio avviso, racchiude le caratteristiche della pittura e scultura insieme: modellando i granelli di sabbia infatti si dà vita a forme fantastiche e allo stesso tempo si creano giochi di ombre e contrasti di luce, sfumature di colore che nessun altro mezzo artistico potrebbe esprimere. 

Come diceva Henry Ward Beecher , “ Ogni artista intinge il pennello nella propria anima e dipinge la sua stessa natura nei suoi quadri.” E per me è lo stesso, ogni disegno che creo con la sabbia è come un quadro mobile che rispecchia la mia anima. La sabbia è mobile e mutevole, ci ricorda come tutto sia racchiuso il un soffio di vento… 

Cos’è dunque la Sand Art Animation?

La Sand Art Animation è L’animazione della sabbia, che tutti conoscono come l’arte della sabbia.

Questa è una particolare tecnica illustrativa che si attua mediante la manipolazione di granelli di sabbia su di un piano luminoso, in condizioni di controluce. Attraverso la manipolazione della sabbia si creano immagini fluttuanti, in tempo reale che vengono poi trasmesse su di uno schermo gigante. La sequenza di immagini create si traducono in vere e proprie opere d’arte mobili, che appaiono e scompaiono in un gioco di luci e contrasti. Un suggestivo viaggio che si materializza sulle note di strumenti musicali, fondamentali all’ispirazione dell’artista.

Le tue mani danzano sul tavolo da lavoro in una vera e propria “emozione in movimento”

Si, hai colto nel segno. L’”Emozione” è la parola chiave di quest’arte. Penso che  in primis bisogna “sentire le cose” per poi riuscire a trasmetterle agli altri. In questo senso, in ogni  storia che racconto cerco di immedesimarmi nel protagonista, proprio come fanno gli attori a teatro. Vivo le emozioni di ogni singola storia e riesco a suscitare forti emozioni in chi mi guarda.

Attraverso le mie mani ,manipolo i singoli granelli di sabbia che si uniscono tra loro, in una magica alchimia che si traduce in una danza di movimenti, dove tutto si crea e tutto si distrugge, trasformandosi in qualcos’altro. 

Sei membro dell’Associazione Mille Sfumature di Sabbia APS. Di cosa si tratta e quali sono le sue finalità?

“Mille sfumature di sabbia “ è un’Associazione di Promozione Sociale nata nel 2020 con l’obiettivo di promuovere questa fantastica tecnica artistica che è la Sand Art Animation e attraverso l’arte creare nuovi spazi di aggregazione per grandi e piccini. L’Associazione Culturale propone varie attività artistiche di laboratorio per dare la possibilità anche ai più piccoli di conoscere ed esprimersi attraverso l’arte.

Prima di lasciarci alla visione dell’emozionante video che hai editato, raccontaci la tua idea di futuro

Come ogni anno ci ritroviamo in questo periodo a tirare le somme e a stabilire gli obiettivi per il nuovo anno. Riguardo all’anno passato, il 2022 è stato per me un anno ricco di successi professionali e di numerosi eventi che mi hanno fatto conoscere persone meravigliose; mi auguro che il 2023 si raddoppi di altri successi e di continuare a sorridere, continuare a crescere e a migliorarmi professionalmente,ma soprattutto continuare e continuare a fare sempre nuovi progetti. Non esiste solo un inizio o soltanto una fine, per me le cose si racchiudono nel “divenire” in una trasformazione costante della vita che ci dà in qualsiasi momento l’opportunità di ricominciare a vivere, a credere e a sperare .

Vi lascio con la visione del video e con una frase bellissima che rispecchia la mia anima: “ Tutto Quello che volevo era raggiungere e toccare un altro essere umano, non solo con le mie mani , ma con il mio cuore.” Cit. Tahereh Mafi

 

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Cambio al vertice della Scala, arriva Ortombina

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Se ne va Dominique Meyer e arriva Fortunato Ortombina, resta Riccardo Chailly fino al 2026 per poi passare il testimone, anzi la bacchetta, a Daniele Gatti: sulla futura guida della Scala “finalmente è arrivata una decisione”. “Finalmente” è l’aggettivo usato dal sindaco di Milano Giuseppe Sala in apertura della conferenza stampa con cui ha annunciato la scelta come sovrintendente di Ortombina, a conclusione di una vicenda lunga oltre un anno, andata avanti a indiscrezioni, veti, decreti legge e colpi di scena. “Una soluzione eccellente, frutto di una collaborazione istituzionale” ha detto il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, con cui inizia “una fase nuova” che segna il ritorno di un sovrintendente italiano dopo tre stranieri. “Abbiamo fatto tutto per il bene della Scala” ha assicurato Sala.

Mantovano, classe 1960, diplomato al Conservatorio di Parma, laureato in Lettere, studioso di musicologia, Ortombina è stato professore d’orchestra e corista del Regio di Parma, la lavorato all’Istituto di Studi Verdiani, e poi in vari teatri italiani prima di approdare proprio alla Scala dove è stato coordinatore artistico dal 2003 al 2007. Dal 2007 è alla Fenice di Venezia inizialmente come direttore artistico e poi dal 2017 anche come sovrintendente. Una duplice carica che probabilmente manterrà anche a Milano. Sulle sue competenze nessuno ha avuto da ridire. Forse l’unica perplessità è che “passerà dal guidare una gondola a un transatlantico”, come ha ironizzato qualcuno nei corridoi. Anche la Cgil ha riconosciuto le sue “capacità” in una nota in cui però esprime “preoccupazione” per la progettualità a lungo periodo del teatro. Ortombina al Piermarini inizierà dal primo settembre il lavoro come sovrintendente designato affiancando nella fase iniziale il sovrintendente in carica Dominique Meyer.

Il mandato del manager francese, ufficialmente partito nel giorno in cui il teatro ha chiuso per covid nel 2020, terminerà il prossimo 28 febbraio. Lui sarebbe voluto rimanere più a lungo perché, come ha detto nel marzo del 2023, dopo aver messo “a posto la Ferrari” avrebbe voluto “guidarla un po’”. Almeno un anno era la proposta uscita dall’ultimo cda. Ma dopo il confronto con il ministro Sangiuliano, alla fine gli è stato proposto di restare quattro mesi in più, fino al 1 agosto quando compirà 70 anni (una scelta, ci ha tenuto a precisare Sala, slegata dal decreto legge che prevede quella come età massima per i sovrintendenti e che per la Scala, in virtù della sua autonomia, non vale).

Meyer ha assicurato che resterà al suo posto fino alla fine del mandato, mentre rifletterà sulla proposta della proroga. Chi rimarrà fino a metà 2026 è il direttore musicale Riccardo Chailly, che inaugurerà le prossime due stagioni (il prossimo 7 dicembre con La Forza del destino e nel 2025 con Una Lady Macbeth del distretto di Mcensk di Sostakovic) prima di lasciare il compito nel 2026 a Gatti. Sul suo arrivo c’è già l’accordo anche se formalmente sarà Ortombina a proporre al cda la sua nomina a direttore musicale. E dovrà essere Ortombina anche a proporre la nomina di un direttore generale, figura cancellata da Meyer ma che Sala ha consigliato al futuro sovrintendente di ripristinare. La proposta comunque non sarà fatta a questo cda, in scadenza a febbraio, ma al futuro. E anche sulla nomina dei nuovi consiglieri si giocherà una partita importante. Ma questa è un’altra storia.

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Cultura

Pompei, scoperto salone decorato ispirato alla guerra di Troia

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Un imponente salone da banchetto, dalle eleganti pareti nere, decorate con soggetti mitologici ispirati alla guerra di Troia, e’ uno degli ambienti recentemente portati alla luce durante le attivita’ di scavo in corso nell’insula 10 della Regio IX di Pompei  e oggi completamente visibile in tutta la sua maestosita’. Un ambiente raffinato nel quale intrattenersi in momenti conviviali, tra banchetti e conversazioni, in cui si respirava l’alto tenore di vita testimoniato dall’ampiezza dello spazio, dalla presenza di affreschi e mosaici databili al III stile, dalla qualita’ artistica delle pitture e dalla scelta dei soggetti. Il tema dominante sembra essere quello dell’eroismo, per le raffigurazioni di coppie di eroi e divinita’ della guerra di Troia, ma anche del fato e al tempo stesso della possibilita’, sovente non afferrata, che l’uomo ha di poter cambiare il proprio destino. Oltre a Elena e Paride, indicato in un’iscrizione greca tra le due figure con il suo altro nome “Alexandros”, appare sulle pareti del salone la figura di Cassandra, figlia di Priamo, in coppia con Apollo. Nella mitologia greca Cassandra era conosciuta per il suo dono di preveggenza e per il terribile destino che le impedisce di modificare il futuro. Nonostante la sua capacita’ di vedere oltre il presente, nessuno crede alle sue parole, a causa di una maledizione che Apollo le infligge per non essersi concessa a lui, e dunque non riuscira’ a impedire i tragici eventi della guerra di Troia, che aveva predetto. Dopo essere stata stuprata durante la presa di Troia, finira’ come schiava di Agamennone a Micene. La presenza frequente di figure mitologiche nelle pitture di ambienti di soggiorno e conviviali delle case romane aveva proprio la funzione sociale di intrattenere gli ospiti e i commensali, fornendo spunti di conversazione e riflessione sull’esistenza.

“Lo scavo nella Regio IX, progettato nell’ambito del Grande Progetto Pompei e portato avanti sotto la direzione Zuchtriegel, e’ la dimostrazione di quanto uno scavo ben fatto nella citta’ vesuviana possa continuare ad accrescere la conoscenza di uno dei luoghi piu’ importanti che ci sia pervenuto dall’antichita’. Nuove ed inedite pitture, nuovi dati sull’enorme cantiere che era Pompei al momento dell’eruzione, nuove scoperte sull’economia e sulle forme di produzione. Una messe straordinaria di dati che sta cambiando l’immagine codificata finora della citta’ antica. Un plauso a tutta la squadra interdisciplinare che con passione e professionalita’ sta portando avanti le ricerche”, ha affermato il direttore generale Musei, Massimo Osanna. “Le pareti erano nere per evitare che si vedesse il fumo delle lucerne sui muri. Qui ci si riuniva per banchettare dopo il tramonto, la luce tremolante delle lucerne faceva si’ che le immagini sembrassero muoversi, specie dopo qualche bicchiere di buon vino campano – ha sottolineato il direttore del Parco archeologico du Pompei, Gabriel Zuchtriegel – Le coppie mitiche erano spunti per parlare del passato e della vita, solo apparentemente di carattere meramente amoroso. In realta’, parlano del rapporto tra individuo e destino: Cassandra che puo’ vedere il futuro ma nessuno le crede, Apollo che si schiera con i troiani contro gli invasori greci, ma pur essendo un Dio non riesce ad assicurare la vittoria, Elena e Paride che con il loro amore politicamente scorretto sono la causa della guerra, o forse solo un pretesto, chi sa. Oggi, Elena e Paride siamo tutti noi: ogni giorno possiamo scegliere se curarci solo della nostra vita intima o di indagare come questa nostra vita si intrecci con la grande storia, pensando per esempio, oltre a guerre e politica, all’ambiente, ma anche al clima umano che stiamo creando nella nostra societa’, comunicando con gli altri dal vivo e sui social”.

Il salone misura circa 15 metri di lunghezza per sei di larghezza e si apre in un cortile che sembra essere un disimpegno di servizio, a cielo aperto, con una lunga scala che porta al primo piano, priva di decorazione. Sotto gli archi della scala e’ stato riscontrato un enorme cumulo di materiale di cantiere accantonato. Qualcuno aveva disegnato a carboncino sull’intonaco grezzo delle arcate del grande scalone, due coppie di gladiatori e quello che sembra un enorme fallo stilizzato. L’attivita’ di scavo nell’insula 10 della Regio IX e’ parte di un piu’ ampio progetto di messa in sicurezza del fronte perimetrale tra l’area scavata e non, di miglioramento dell’assetto idrogeologico, finalizzato a rendere la tutela del vasto patrimonio pompeiano (piu’ di 13 mila ambienti in 1070 unita’ abitative, oltre agli spazi pubblici e sacri) piu’ efficace e sostenibile. Lo scavo nell’area finora ha restituito due abitazioni collegate tra di loro, casa con panificio e fullonica (lavanderia), che prospettavano su via Nola e le cui facciate furono gia’ portate alla luce alla fine del ‘800. Alle spalle di queste due case, stanno emergendo in questa fase di scavo sontuosi ambienti di soggiorno affrescati, anche in questo caso interessati al momento dell’eruzione da importanti interventi di ristrutturazione

 

 

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Cronache

Tornano le visite a Bunker di Mussolini a Villa Torlonia

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Sei metri sotto i prati ormai fioriti del parco – sopra la testa quattro metri di cemento armato – trema il pavimento sotto i piedi e suonano le sirene mentre il frastuono delle bombe risuona tra le pareti curve come quelle di un sommergibile. E’ il momento più emozionante della visita al Rifugio Antiaereo e al Bunker di Villa Torlonia, a Roma, che da domani tornano aperti al pubblico. Costruiti per Mussolini, che nella tenuta lungo la via Nomentana prese la residenza nel 1929, finirono per essere usati invece dai cittadini romani per difendersi dai bombardamenti.

A lungo non visitabili, riaprono dopo due anni con un nuovo allestimento che è un viaggio nel sottosuolo della villa, ma anche nei giorni della guerra, quando la Capitale fu devastata da una pioggia di bombe. Nessuna coincidenza tra l’inaugurazione e le crisi internazionali di questi giorni, ha detto il sindaco Roberto Gualtieri: “Non credo che quando il progetto è partito ci fossero le terribili guerre che ci sono oggi – ha commentato nel corso della presentazione alla stampa – Però ricordare le tragedie della guerra è sempre importante, e oggi lo è ancora di più”. La mostra, curata da Federica Pirani e Annapaola Agati, con la collaborazione dell’assessorato capitolino alla Cultura, della Soprintendenza Capitolina e l’organizzazione di Zetema, è un’occasione per fare luce su una delle pagine più buie e drammatiche della città, colpita da 51 bombardamenti aerei tra luglio 1943 e maggio 1944. Il nuovo percorso parte da un video che racconta la vita vissuta nello sfarzo di Villa Torlonia dal dittatore fascista mentre portava l’Italia verso la guerra. Nelle sale successive, grazie ai contributi dell’istituto Luce, rivive il periodo storico dei bombardamenti. Tre sale sono dedicate alla vita nei rifugi con delle proiezioni sincronizzate.

Le due prospettive di chi bombarda e di chi è bombardato convergono in una sala dove sul pavimento sono proiettate le immagini riprese dagli aerei in azione, e sulle pareti Roma in macerie: “Il punto di vista dell’aviatore – ha spiegato la curatrice Pirani – e quello dei romani attoniti che guardano le rovine. Che sono di Roma, ma potrebbero essere quelle di Beirut, o di Jenin”. Poi, attraverso una ripida scala, si scende al bunker vero e proprio, lasciato spoglio da oggetti e proiezioni. In questo spazio è simulata una incursione aerea, attraverso la riproduzione dei suoni: sirene, aerei in avvicinamento, detonazioni, e le vibrazioni del terreno. Risalire su, al verde abbagliante della Villa in primavera, è un sollievo.

“Un luogo impegnativo, era giusto fosse accessibile, è un altro tassello del recupero dei luoghi della storia della città – ha commentato il sindaco Gualtieri – L’allestimento punta non solo a rendere conoscibile ‘filologicamente’ questo luogo ma a conoscere quelle pagine drammatiche della guerra, del fascismo e del suo capo, che è stato deposto e ci ha lasciato questo luogo, e che ha portato l’Italia nella più grande tragedia”. Fino all’orrore delle leggi razziali: “Il contrappasso della memoria vuole – ha ricordato Gualtieri – che a pochi metri da qui, sempre a Villa Torlonia, nascerà il Museo della Shoah, a memoria del più grande crimine che il regime fascista e nazista perpetrarono”. Per il via ai cantieri è solo questione di tempo: “Sono terminati i sondaggi, già c’è stata una aggiudicazione e il governo ha stanziato risorse – ha concluso il sindaco – Appena avremo il cronoprogramma lo comunicheremo”.

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