Collegati con noi

Cronache

Milano, palazzo in fiamme: dalla tragedia scampata alla rabbia dei residenti

Pubblicato

del

Dal sollievo per la scampata tragedia alla rabbia: il giorno dopo il rogo che ha distrutto il palazzo residenziale la Torre dei Moro a Milano, per strada rimangono solo i pezzi di lamiere bruciate che facevano parte della facciata e le persone che hanno perso la casa e che adesso cercano risposte. Questa mattina molti di loro erano li’, davanti al palazzo, a vedere quello che era il loro appartamento ancora fumante, dopo che ieri lo avevano lasciato di corsa, prendendo giusto le chiavi, sperando di rientrare presto, o un maglione. Sono ancora scossi da quello che e’ accaduto, alcuni sono in lacrime, ma una cosa li accomuna: la rabbia e la determinazione nel volere risposte. “In questo disastro abbiamo salvato le nostre vite, anche perche’ buona parte delle persone erano in ferie – ha spiegato Mirko Berti, uno degli inquilini che abitava al sedicesimo piano, quello sopra dove l’incendio e’ iniziato -. Siamo stati molto fortunati che non ci siano state vittime “. L’unico a perdere la vita, infatti, e’ stato un cagnolino, come confermato dal pm Tiziana Siciliano. La ‘Torre dei Moro’ era un palazzo di recente costruzione, del 2011, abitato da famiglie, coppie giovani, qualche studente universitario in affitto, con un design che voleva essere innovativo per una zona periferica che negli ultimi anni e’ interessata da interventi di riqualificazione. “Bisogna chiarire questa cosa, come e’ possibile che un palazzo cosi’ recente sia andato in fiamme cosi’ rapidamente – ha aggiunto Berti – . La facciata era di un materiale tipo alluminio e pensavamo che fosse ignifuga, ma non lo era e lo abbiamo scoperto a nostre spese. Noi da qua non ci muoviamo perche’ vogliamo capire”. Silvana e Carmelo, una coppia che abitava all’undicesimo piano, hanno raccontato che la facciata del palazzo si e’ accesa in pochi minuti come se fosse un fiammifero, appena hanno visto le fiamme hanno fatto di corsa le undici rampe di scale. “Noi condomini vogliamo giustizia – hanno spiegato – speriamo che la magistratura indaghi velocemente perche’ siamo senza casa”. Le 60 famiglie della ‘Torre dei Moro’ sono molto unite, avevano una chat condominiale che adesso servira’ per coordinare i loro sforzi per capire cosa e’ successo. Anche il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, chiede che “le responsabilita’ siano accertate con rapidita’” perche’ “non e’ accettabile che un edificio cosi’ moderno si sia dimostrato del tutto vulnerabile”. La dinamica dell’incendio, come ha osservato Sala sulle sue pagine social, e anche l’archistar Stefano Boeri, ricorda un po’ quello della Grenfell Tower di Londra del 2017, dove ci furono 72 vittime. Delle 60 famiglie che abitavano la torre alcune, 12, sono state ospitate questa notte su intervento del Comune di Milano in due hotel, uno a pochi passi dallo stabile andato a fuoco e l’altro in zona Bovisa. Rientreranno invece nelle loro case stasera tre famiglie che erano state sfollate da alcuni condomini limitrofi alla torre bruciata. C’e’ poi chi e’ stato ospitato da parenti o amici e chi e’ ancora in vacanza. Dal Comune non sanno ancora dire quanto durera’ l’ospitalita’ negli hotel, mentre l’amministratore del condominio, Augusto Bononi, si e’ gia’ attivato con l’assicurazione per aiutare le famiglie rimaste senza casa. Presto alcune potranno trovare ospitalita’ in alcuni residence.

Advertisement

Cronache

Carcere Lager Beccaria, la Procura di Milano: sulle torture omissioni dai vertici

Pubblicato

del

Una struttura senza alcun controllo interno, nella quale quel “sistema consolidato” negli anni di pestaggi e torture su ragazzi di 16 e 17 anni con storie problematiche, tra disagio, reati e tossicodipendenza, aveva preso piede indisturbato, almeno fino a qualche mese fa con l’arrivo del nuovo direttore al carcere minorile Beccaria. E’ lo scenario inquietante che viene a galla non solo dagli atti della Procura di Milano, nell’inchiesta che ha portato in carcere 13 agenti della Penitenziaria e alla sospensione di otto colleghi, ma dalle stesse parole degli arrestati nei primi interrogatori.

Il “metodo di violenze” attuato al Beccaria, scrivono l’aggiunto Letizia Mannella e i pm Rosaria Stagnaro e Cecilia Vassena, “ha avuto il suo principale fondamento nel contributo concorsuale omissivo e doloso di una serie di figure apicali”. Tra questi viene citato l’ex comandante della Polizia penitenziaria Francesco Ferone, ieri sospeso e accusato di falso nelle relazioni, “che ha consapevolmente agevolato e rafforzato le determinazioni criminose dei suoi sottoposti”.

Per questo le indagini, condotte dalla Squadra mobile e dalla stessa Polizia penitenziaria, vanno avanti per accertare, sempre da testimonianze e segnalazioni, eventuali altri casi di abusi, ma pure sospette coperture e depistaggi nell’istituto in relazione all’operato degli agenti. Intanto, cinque arrestati su sei (uno si è avvalso della facoltà di non rispondere e gli altri saranno sentiti nei prossimi giorni), interrogati dal gip Stefania Donadeo, hanno detto di essersi sentiti “abbandonati a loro stessi”, “senza controlli gerarchici e anche aiuto da parte della struttura, incapaci di gestire le situazioni”. Hanno raccontato di essersi trovati a dover affrontare il rapporto coi ragazzi detenuti senza adeguata formazione, loro stessi giovani, tra i 25 e i 35 anni, di prima nomina e con scarsa esperienza. Nessun aiuto da superiori o da altre figure.

In certi casi avrebbero salvato vite intervenendo per tentativi di suicidio o incendi scoppiati. In altri, invece, sarebbe loro partita la mano come reazione violenta. Nella carte, nel frattempo, si trova uno scambio di mail del gennaio 2023 tra la mamma di un detenuto e l’allora direttrice facente funzione Maria Vittoria Menenti. La madre, dopo aver visto in videochiamata il figlio con “segni di percosse sul viso”, aveva segnalato l’episodio alla direzione. Otto giorni più tardi Menenti le aveva risposto rassicurandola “sull’adozione delle procedure previste nel caso specifico”.

Lo stesso ragazzo, mettendo a verbale l’aggressione subita il 22 dicembre 2022 da tre agenti, ha dichiarato che “mentre si trovava steso a terra davanti all’ufficio del capoposto, ancora ammanettato e sanguinante in volto”, era intervenuta l’allora direttrice “che intimava agli assistenti di togliergli le manette” e “disponeva l’invio in infermeria”. Gli agenti, scrivono i pm, “interrompevano il violento pestaggio solo per l’arrivo della direttrice”, la quale “vedeva il detenuto a terra sanguinante”. Menenti avrebbe preso parte anche al colloquio di un altro ragazzo “con il comandante e la psicologa” su presunte violenze del 18 dicembre 2022. Lo scorso dicembre si è insediato il nuovo direttore Claudio Ferrari, il quale, secondo le parole intercettate degli indagati, non avrebbe più dato “protezione” agli agenti. Nel marzo scorso, quando i vertici avevano deciso infatti di acquisire le telecamere interne, c’era preoccupazione tra i poliziotti, perché “le immagini sono veramente disastrose (…) Non solo schiaffi, calci, pugni…quello a terra”. In un altro dialogo captato una agente diceva ad un collega, ora in carcere, di mettere “un po’ di ghiaccio” sulla mano.

L’altro poco prima le aveva raccontato di aver “battezzato” un ragazzo che faceva “il bulletto”, di averlo colpito tanto forte da farsi male. E mentre dalle opposizioni sono arrivate richieste al ministro Nordio di riferire in Parlamento, il Capo del Dipartimento per la Giustizia Minorile, Antonio Sangermano, si è recato oggi al Beccaria con i propri funzionari per ascoltare vertici, personale della struttura e giovani detenuti e stilare una relazione ispettiva. Altre ispezioni avevano già evidenziato anche la “omessa vigilanza da parte del personale rispetto a plurimi episodi violenti anche di natura sessuale accaduti fra i detenuti”.

Continua a leggere

Cronache

Ventenne denuncia, stuprata e drogata da due uomini

Pubblicato

del

Violentata da due uomini in un appartamento alla periferia di Roma dopo essere stata adescata su Instagram. E’ l’incubo vissuto una ragazza romana di 20 anni. La giovane ha presentato denuncia nei giorni scorsi ai poliziotti del commissariato Casilino e sulla vicenda sono subito scattate le indagini. La violenza si sarebbe consumata la settimana scorsa, precisamente il 17 aprile. L’allarme è arrivato il giorno dopo quando il fidanzato, preoccupato perché non riusciva a rintracciarla, è riuscito a localizzarla attraverso il cellulare. L’ha rintracciata davanti a un bar in zona Torre Angela, alla periferia est di Roma.

Quando l’ha raggiunta la giovane era sconvolta, in stato di shock. E’ stata visitata in ospedale e dimessa dai medici con una prognosi di 40 giorni. La ventenne avrebbe raccontato agli investigatori di aver conosciuto i due ragazzi, forse nordafricani, sul social e di aver accettato di incontrarli per un aperitivo. Dopo aver bevuto qualcosa insieme in un locale quei due ragazzi si sarebbero offerti di darle un passaggio fino alla fermata della metropolitana che doveva prendere per tornare a casa. Ma le cose sarebbero andate diversamente. Invece di fermare l’auto davanti alla stazione della metro più vicina si sarebbero diretti in un appartamento alla periferia della città.

Qui sarebbe iniziato un vero e proprio incubo per lei: l’avrebbero narcotizzata e poi l’avrebbero stuprata. Dopo aver raccolto la denuncia la polizia ha avviato le prime indagini. Sono in corso accertamenti da parte degli investigatori per ricostruire con esattezza quello che è accaduto e risalire ai due ragazzi descritti dalla giovane. Sotto la lente, in queste ore, la piattaforma social per individuare chi c’è dietro al profilo utilizzato per dare appuntamento alla vittima e per dare un nome e un volto ai due ragazzi accusati dalla ragazza della violenza. E solo pochi giorni fa nella capitale un’altra giovanissima aveva denunciato di essere stata narcotizzata all’interno di un campo nomadi. Lo scorso 11 aprile una quattordicenne fu soccorsa, in stato confusionale, da una pattuglia della polizia locale nel campo di via Salone dove vive con la famiglia. Raccontò di essere stata drogata nei giorni precedenti all’interno dell’insediamento.

Continua a leggere

Cronache

Caso Ferragni-Balocco, per il tribunale hanno ragione i consumatori: fu pratica scorretta

Pubblicato

del

La prima sezione civile del Tribunale di Torino ha emesso una sentenza significativa riguardante il caso Balocco, il ruolo di Chiara Ferragni, che hanno attirato l’attenzione nazionale. Il tribunale ha accolto il ricorso presentato da diverse associazioni, tra cui il Codacons, Utenti dei servizi radiotelevisivi e Adusbef, contro la campagna di beneficenza condotta dall’industria dolciaria Balocco. La campagna in questione era stata realizzata attraverso la vendita di pandori griffati dall’influencer Chiara Ferragni, a favore di un ospedale torinese.

La giudice Gabriella Ratti ha emesso una dichiarazione che conferma le accuse mosse dalle associazioni ricorrenti. Secondo quanto riportato dalle associazioni stesse, la sentenza ha accertato la pratica commerciale scorretta messa in atto dall’azienda Balocco. Inoltre, ha evidenziato l’ingannevolezza dei messaggi diffusi al pubblico riguardo alla natura benefica della campagna associata alla vendita del prodotto.

Questa sentenza rappresenta un importante punto di svolta nel panorama delle pratiche commerciali e delle campagne di beneficenza condotte dalle aziende. Mette in luce la necessità di maggiore trasparenza e responsabilità da parte delle imprese nell’affrontare iniziative di questo tipo. La decisione del tribunale di Torino sottolinea l’importanza di verificare attentamente le pratiche di marketing e di beneficenza per garantire che siano etiche e rispettose dei consumatori.

Il caso Balocco ha suscitato un dibattito su scala nazionale riguardo alla relazione tra marketing, beneficenza e trasparenza aziendale. È probabile che questa sentenza abbia un impatto significativo sul modo in cui le aziende progettano e promuovono le loro campagne di responsabilità sociale d’impresa, mettendo in evidenza la necessità di una maggiore chiarezza e autenticità nelle loro iniziative benefiche

Continua a leggere

In rilievo

error: Contenuto Protetto