Il Milan e’ escluso dall’Europa League, ma si e’ “levato di dosso un fardello”, per dirla con il suo presidente, Paolo Scaroni: per il momento i bilanci non sono piu’ sotto la lente d’ingrandimento della Uefa per le violazioni al fair play finanziario. E’ in sostanza il frutto del consent award, una transazione tra il club e la Uefa, definita tra lunedi’ e martedi’ e ratificata oggi dal Tas. In tempo per ammettere la Roma al posto del Milan alla fase a gironi della competizione, e il Torino al secondo turno preliminare al posto dei giallorossi: i due club non hanno ricevuto formale conferma, ma questo e’ il senso della sentenza, stando a fonti Uefa. Intanto il Milan esprime “profonda amarezza” per i propri tifosi, ma “prende atto che non c’e’ altra via che accettare le sanzioni per poter intraprendere un percorso di ritorno al pieno rispetto delle regole” e ricorda che l’attuale proprieta’, il fondo statunitense Elliott, ha ereditato “consistenti e accumulate perdite”.
La squalifica consentira’ alla squadra di Marco Giampaolo di concentrarsi sul campionato, per tornare finalmente in Champions dopo sei anni. Allo stesso tempo, pero’, rischia di diventare una macchia nella storia del club. E nella storia recente vanno ricercate le sue origini. Ossia i bilanci in rosso degli anni 2015/2016/2017, gli ultimi dell’era Berlusconi e l’unico del misterioso Li Yonghong, che ha rilevato il club dall’ex premier scomparendo l’estate scorsa dopo quindici mesi e mezzo miliardo investito, fra dubbi di credibilita’ sollevati anche dalla Uefa. Un anno fa il Tas, alla luce dell’entrata in campo di Elliott, defini’ sproporzionata l’esclusione dalle coppe europee, e a dicembre il Milan ha fatto ricorso anche contro la nuova sanzione, 12 milioni di multa e obbligo di raggiungere il break even nel 2021, traguardo troppo stringente secondo Elliott. Poi ad aprile e’ arrivato un secondo deferimento, per il triennio di monitoraggio 2016/2017/2018, e la Camera giudicante della Uefa ha sospeso il giudizio in attesa del verdetto del Tas sulla prima decisione. I legali del Milan e di Elliott per mesi hanno seguito anche la strada della diplomazia, fino a questo accordo (la Camera giudicante dovra’ recepirlo) che di fatto annulla i due precedenti procedimenti Uefa, ma non e’ tombale.
Salvo nuove plusvalenze realizzate nelle prossime 48 ore (la prima offerta del Psg per Donnarumma e’ stata giudicata troppo bassa), saranno notevoli anche le perdite nel bilancio 2018/19, anche perche’ i ricavi non sono aumentati.
I paletti del fpf rendono il budget per il mercato limitato (lunedi’ si potrebbe chiudere per il terzino Theo Hernandez). E all’orizzonte c’e’ il rischio di nuove sanzioni fra un anno. Se il Milan si qualifichera’ alla Champions o all’Europa League, la Uefa dovra’ valutare la salute dei bilanci dell’ultimo triennio, inclusi quello al 30 giugno 2019 e il precedente. In base al tipo di deviazione (e’ tollerato un deficit di 30 milioni al netto di costi ‘virtuosi’) e ai piani finanziari, si potra’ procedere sulla strada del settlement agreement. “La sanzione odierna – sottolinea la nota della societa’ – rappresentera’ un ulteriore stimolo a massimizzare gli sforzi per rientrare nei parametri del Financial Fair Play e allo stesso tempo consolidare la competitivita’ del Club, riportando AC Milan in uno scenario di sostenibilita’ e di un futuro sempre piu’ positivo”.