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Cronache

Migranti, 50 persone soccorse in mare. Viminale, direttiva per stop alle ong

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Con gli sbarchi ai minimi storici, il nuovo salvataggio di una nave umanitaria al largo della Libia guasta l’umore al ministro dell’Interno Matteo Salvini, alla vigilia del voto in Senato sull’autorizzazione a procedere nei sui confronti per il caso Diciotti, atteso per mercoledi’. Il ministro passa subito al contrattacco annunciando una direttiva per “stoppare definitivamente le azioni illegali delle ong”. E’ la Mare Jonio, nave battente bandiera italiana di Mediterranea Saving italians, partita appena due giorni fa da Palermo, ad intercettare nel pomeriggio al largo della Libia un gommone in avaria con una cinquantina di persone a bordo (12 i bambini). Una motovedetta libica si era diretta in zona, ma la Mar Jonio ha preso i migranti prima del suo arrivo. Ora, dice Luca Casarini, capomissione di Mediterranea, “stiamo facendo rotta verso nord, ci dirigiamo verso l’Italia dove chiederemo il porto sicuro per sbarcare queste persone scappate dai campi di concentramento libici”. La rotta naturalmente non piace a Salvini, che con la sua linea ‘porti chiusi’ sperava di aver stoppato i soccorsi delle ong. Il ministro ha cosi’ messo fretta ai suoi uffici. L’obiettivo e’ firmare una direttiva sui salvataggi in mare. La priorita’, spiega il Viminale, “rimane la tutela delle vite, ma subito dopo e’ necessario agire sotto il coordinamento dell’autorita’ nazionale territorialmente competente”. Nel caso di oggi, dunque, della Libia. Chi non lo fa compie “un’azione premeditata per trasportare in Italia immigrati clandestini e favorire il traffico di esseri umani”. Si tratterebbe quindi di una minaccia alla sicurezza nazionale: le navi, una volta sbarcate se italiane, potrebbero essere sequestrate e gli equipaggi incriminati. Sara’ da capire in che modo una direttiva si rapporta alle norme di piu’ alto rango ora in vigore. Il ministro dell’Interno, intanto, superato lo scoglio della Giunta delle immunita’, dovra’ sottostare al voto dell’Aula del Senato sull’autorizzazione a procedere chiesta dai giudici di Catania per la vicenda Diciotti. “Pensatemi mercoledi’ quando il Senato votera’ se devo o non devo essere processato per sequestro di persona. Io sono tranquillo, ma mai dire mai in Italia”. Dietro l’ironia si legge anche un velo di preoccupazione nelle parole di Salvini, che assieme alla collega ed avvocato Giulia Bongiorno, sta preparando l’intervento che leggera’ in Aula dopodomani. La linea e’ quella di sempre: “gli italiani sapevano – e per questo mi hanno votato – che mi sarei battuto per il blocco degli sbarchi”. M5s annuncia un ‘serrate le fila’ contro il rischio di dissenzienti. “Il rispetto del voto on line degli iscritti – ha ricordato il capogruppo al Senato del Movimento, Stefano Patuanelli – e’ uno dei principi fondanti del M5s. Per questo se ci dovessero essere delle votazioni difformi da come si e’ espressa la maggioranza degli iscritti non potro’ fare altro che segnalarli al collegio dei probiviri”. E tra le carte del procedimento emergono anche le parole del capo di Gabinetto di Salvini, il prefetto Mateo Piantadosi che, sentito dai giudici a Catania lo scorso 8 novembre, ha riferito che c’era un “allarme generalizzato” sulla possibile infiltrazione di soggetti radicalizzati in Italia attraverso i barconi: nel caso della nave Diciotti non c’era un “allarme specifico”, ma “il modello di comportamento” del Viminale teneva conto del pericolo: “c’e’ il tema di proteggere le frontiere”. Atteso, infine, il pronunciamento del Tribunale di ministri di Catania per il premier Giuseppe Conte ed i ministri Luigi Di Maio e Danilo Toninelli, anche loro indagati come atto dovuto per la vicenda Diciotti. La procura ha chiesto l’archiviazione per i tre.

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Archivio di Stato di Napoli nella bufera: verifiche tecniche dopo la festa di matrimonio

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La direttrice dell’Archivio di Stato di Napoli, Candida Carrino , ha dichiarato che lo svolgimento della festa di matrimonio (nella foto in evidenza un momento della festa) con 300 invitati nei locali dell’istituto, avvenuta il 7 dicembre scorso, si è svolto regolarmente e sotto il suo controllo. Tuttavia, l’evento ha sollevato un’ondata di polemiche per l’uso di spazi di alto valore storico, ricchi di affreschi e documenti antichi, per una celebrazione privata.

In risposta alle critiche, la Direzione Generale Archivi del Ministero della Cultura ha disposto l’invio di tecnici per verificare l’integrità dei locali e valutare la compatibilità di simili eventi con la dignità e il decoro del sito.

L’intervento del Ministero della Cultura

Il direttore generale archivi, Antonio Tarasco, ha disposto il sopralluogo per accertare che i monumentali locali non abbiano subito danni e per definire le condizioni restrittive necessarie per future concessioni degli spazi a terzi. In una nota, Tarasco ha sottolineato che sarà valutata l’integrità dei luoghi e del patrimonio documentario, verificando se l’evento si sia svolto in linea con le normative vigenti.

Eventi privati e normative: il punto della Direzione Generale Archivi

La Direzione Generale Archivi ha ricordato che, secondo la normativa, celebrazioni ed eventi privati possono essere organizzati in luoghi di interesse storico e culturale solo con modalità rispettose del valore artistico e documentale degli spazi. Il caso dell’Archivio di Stato di Napoli ha acceso il dibattito sulla necessità di regolamentare con maggiore rigorel’uso di siti culturali per eventi privati, tutelando al contempo il patrimonio pubblico.

Le polemiche e il futuro dell’Archivio

L’evento di Napoli ha suscitato numerose critiche da parte di esperti e cittadini, preoccupati per il possibile danneggiamento di un patrimonio di valore inestimabile. Ora, il sopralluogo dei tecnici rappresenta un passo necessario per garantire che l’Archivio di Stato di Napoli possa continuare a essere utilizzato per eventi pubblici o privati senza compromettere la sua integrità.

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A Calenzano trovati i corpi dei dispersi, cinque i morti

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E’ di cinque vittime il bilancio dell’esplosione avvenuta ieri al deposito Eni di Calenzano, nei dintorni di Firenze. Questa mattina sono subito riprese le ricerche, e i corpi dei tre dispersi che ancora mancavano all’appello sono stati ritrovati nell’area delle pensiline di carico, dove è deflagrata l’esplosione che era stata segnalata: poco prima dell’incidente, infatti, un operatore che era al deposito aveva dato l’allarme, ma nel giro di pochi secondi si è verificato il grande boato con il successivo incendio. Erano le 10.21 e 30 secondi, questo l’orario registrato.

Nel deposito di Calenzano hanno trovato la morte Vincenzo Martinelli, 53 anni, autista originario di Napoli e residente a Prato dal 1998; Carmelo Corso, altro autista 57enne, originario di Catania che viveva a Calenzano; Davide Baronti, 49 anni, autista nato ad Angera (Novara) e residente in Toscana. Ci sono poi due lavoratori originari della Lucania: Franco Cirielli e Gerardo Pepe. Cirielli, 50 anni, aveva fatto parte della Brigata paracadutisti “Folgore” e viveva con la compagna e due figli piccoli a Cirigliano (Matera), piccolo paese con circa 300 abitanti della collina materana. Pepe, 45 anni, nato in Germania dove i suoi genitori erano emigrati per lavorare, viveva invece a Sasso di Castalda (Potenza).

Sono state disposte le autopsie e serviranno gli esami del Dna per l’identificazione esatta dei corpi. Resta intanto la preoccupazione per le tre persone che sono state ricoverate ieri in codice rosso: in particolare, i due pazienti del centro grandi ustionati di Pisa, entrambi in condizioni molto gravi, e una terza persona che si trova in terapia subintensiva all’ospedale fiorentino di Careggi. Secondo quanto riferito oggi, i due ricoverati a Pisa sono in condizioni gravi e sedati nel reparto di terapia intensiva con ustioni estese in varie parti del corpo. Il fortissimo scoppio li ha centrati praticamente in pieno procurando loro anche traumi e fratture perché entrambi sono stati scaraventati a distanza.

Nelle prossime ore, fanno sapere da ambienti sanitari, saranno necessari ulteriori accertamenti strumentali e diagnostici per delineare un quadro preciso delle lesioni riportate. “Le posizioni dei feriti al centro grandi ustioni di Cisanello sono molto preoccupanti”, ha evidenziato oggi il presidente della Regione Toscana Eugenio Giani, a margine del Consiglio regionale che si è aperto con un minuto di silenzio e la comunicazione dello stesso governatore sull’esplosione di Calenzano. Per Giani è stata “una tragedia di entità fortissima ma che poteva essere anche più grave perché accanto alla pensilina di ricarica ci sono almeno 20 cisterne che contengono carburante, e quindi se vi fosse stato l’innesto di una catena tra l’incendio dalla pensilina fino alle cisterne chissà cosa sarebbe successo”.

E anche oggi non sono mancate le proteste di lavoratori e sindacati che chiedono maggiore attenzione sulla prevenzione. Per quanto riguarda gli altri feriti, ieri la Regione aveva dato un primo bilancio di 10 raccolti nell’area del deposito portati con i mezzi di soccorso negli ospedali. A questi si sono poi aggiunte almeno altre 17 persone, secondo il dato fornito sempre dalla prefettura, che si sono presentate autonomamente negli ospedali, per ferite e contusioni di vario tipo, ma comunque non gravi. La buona notizia è che questi feriti non gravi sono stati tutti dimessi, o sono in fase di dimissione dall’ospedale.

In particolare, sono stati dimessi quelli ricoverati con i mezzi del 118 sia al policlinico fiorentino di Careggi, sia all’ospedale di Prato. E proprio a Prato e negli altri ospedali Torregalli, Santissima Annunziata di Ponte a Niccheri e Empoli, è stato “prestato soccorso ieri ad almeno 21 altri feriti, già tutti dimessi – aggiunge la Regione -. Di questi 19 si sono presentati autonomamente. Nel dettaglio: all’ospedale di Prato sono state assistite 14 persone, a Torregalli 3 persone, altrettante ad Empoli ed una al Santa Maria Annunziata di Ponte a Niccheri”.

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Sedicenne uccide vicino dopo una lite, poi si consegna

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Per punire il vicino di casa che avrebbe avuto un alterco con la nonna, un sedicenne ha ferito mortalmente con diverse coltellate, tra cui una al cuore, Christian Regina, 40 anni, operatore del mercato ortofrutticolo di Siracusa. L’omicidio è avvenuto ieri sera, intorno alle 20.30, in una palazzina di via Italia, zona nord della città. Il minore è stato arrestato dagli agenti della squadra mobile e trasferito al centro di prima accoglienza di Catania.

Il provvedimento è stato emesso dalla Procura presso il Tribunale dei minorenni di Catania, che coordina le indagini. I poliziotti delle volanti sono arrivati dopo una segnalazione al 112: percorrendo le rampe di scale gli agenti hanno notato tracce di sangue che diventavano sempre più consistenti verso i piani superiori. I poliziotti hanno trovato sulle scale, al terzo piano, il cadavere di Regina in una pozza di sangue. Subito raccolte le testimonianze dei residenti, in brevissimo tempo hanno individuato il presunto autore che era fuggito.

Il sedicenne dopo alcune ore si è presentato negli uffici della questura accompagnato dal suo avvocato. 
 Secondo una prima ricostruzione, Regina avrebbe avuto una lite con il ragazzo e la causa sarebbe stata il precedente alterco con la familiare del giovane. Prima l’animata discussione, poi probabilmente la vittima avrebbe colpito il giovane con uno schiaffo, scatenando la feroce reazione: il sedicenne sarebbe rientrato a casa per prendere un coltello. Poi ha bussato alla porta del vicino e appena Regina ha aperto è scattata l’aggressione sul pianerottolo.

Poi il minore è fuggito, ma in nottata si è consegnato alla Polizia che lo stava cercando. Agli inquirenti il minore ha fornito la sua versione dell’accaduto: sulle scale avrebbe incontrato Regina in stato di forte alterazione alcolica che in precedenza aveva avuto un alterco con una sua familiare. Da lì è partito tutto, sempre secondo il racconto fornito dai ragazzi agli investigatori. Una versione che dovrà essere accertata.

Il ragazzo è figlio di un esponente di spicco della criminalità siracusana, che recentemente ha subito una pesante condanna per traffico di stupefacenti e si trova rinchiuso in carcere. Via Italia, strada di palazzetti popolari, è una nota zona di spaccio a Siracusa, dove la criminalità locale ha messo su un clan che controlla il mercato della droga.

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