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Meteorologia punta alle allerta rapide, contro cicloni e siccità

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Tempeste, uragani e nubifragi, inondazioni e siccità: sono i nuovi fenomeni con i quali ogni Paese del mondo deve fare i conti e per i quali sono urgenti previsioni sempre più precise, che permettano di attivare sistemi di allerta rapida. E’ questo il tema della Giornata mondiale della meteorologia indetta dalla Nazioni Unite per celebrare la nascita dell’Organizzazione Meteorologica Mondiale (Wmo) che era avvenuta il 23 marzo 1950 Il futuro del clima è stato spesso fra i temi della Giornata Mondiale, ma questa volta c’è una vera e propria chiamata all’azione per colmare il divario che separa ancora i Paesi che hanno organizzato sistemi di allerta per aiutare a proteggere la popolazione e quelli che ne sono ancora privi. I progressi ci sono, tanto che nell’arco di nove anni sono raddoppiati nel mondo i Paesi che hanno realizzato sistemi di allerta rapida: dai 52 del 2015 ai 108 del 2024. “Adesso è il momento di agire”, scrive la Wmo sul suo sito.

“Colmando insieme il gap per le allerta precoci – aggiunge – possiamo creare un mondo più sicuro e resiliente”. Quanto i sistemi di allerta rapida siano importanti lo dimostra anche l’esperienza italiana, in particolare quella relativa ai recenti eventi in Toscana, ha detto Dino Zardi, professore di Fisica dell’atmosfera all’Università di Trento e vicepresidente dell’Associazione italiana di scienze dell’atmosfera e meteorologia (Aisam). “I fenomeni di grande scala – aggiunge – sono ben visualizzabili a livello meteorologico, ma non sempre è facile quantificare l’entità delle precipitazioni: ci sono valutazioni soggette a incertezze e che possono essere ridotte progressivamente grazie alla ricerca”. Il problema è, rileva, che “il cambiamento climatico ci sta portando in situazioni mai sperimentate prima, relative a regimi meteorologici mai esplorati: stiamo avanzando in un’area sconosciuta”.

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Ambiente

Primo filmato di un calamaro colossale negli abissi, è cucciolo

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Filmato per la prima volta uno dei più elusivi e misteriosi abitanti degli abissi: si tratta del calamaro colossale Mesonychoteuthis hamiltoni, l’invertebrato più pesante al mondo, che può raggiungere i 7 metri di lunghezza e i 500 chili di peso. La sua esistenza era nota da un secolo, ma finora nessun esemplare vivo era mai stato visto nuotare nel suo habitat naturale. La svolta è arrivata lo scorso 9 marzo, quando un cucciolo lungo appena 30 centimetri è stato ripreso a 600 metri di profondità nell’Oceano Atlantico meridionale dal robot subacqueo SuBastian dello Schmidt Ocean Institute.

L’inaspettato incontro è avvenuto mentre i ricercatori a bordo della nave ‘Falkor (too)’ stavano conducendo una spedizione di 35 giorni vicino alle Isole Sandwich Australi per censire nuove forme di vita marina. Il video ottenuto grazie al robot sottomarino rappresenta la prima testimonianza dell’esistenza in vita di questo animale (più grosso del celebre calamaro gigante), che fino a oggi era stato documentato solo attraverso esemplari morti o osservazioni indirette.

“È emozionante vedere il primo filmato in situ di un giovane esemplare di calamaro colossale: per cento anni li abbiamo incontrati principalmente come prede rimaste negli stomaci di balene e uccelli marini e come predatori di merluzzi catturati”, spiega la biologa marina Kat Bolstad dell’Università di Tecnologia di Auckland, una degli esperti indipendenti consultati dal team della spedizione scientifica per verificare il filmato. Una delle caratteristiche distintive del calamaro colossale è la presenza di uncini al centro delle sue otto braccia. I cuccioli hanno corpi trasparenti e uncini affilati all’estremità dei due tentacoli più lunghi, ma crescendo perdono il loro aspetto trasparente. Nel video si può notare l’iridescenza dei bulbi oculari che spiccano nel buio dell’oceano.

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Buenos Aires, l’elefantessa Pupy in viaggio verso il Brasile: vivrà nel Santuario del Mato Grosso

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È iniziato il viaggio verso la libertà nel Santuario degli elefanti del Brasile, nello stato di Mato Grosso, dell’elefantessa africana Pupy, l’ultimo animale di grande taglia che rimaneva nell’Ecoparco di Buenos Aires, la capitale dell’Argentina. Lo riporta il quotidiano Clarín. Pupy è partita ieri, accompagnata dal personale specializzato dell’Ecoparco e del Santuario che con la loro vasta esperienza nei trasferimenti di elefanti, garantiranno il suo benessere in ogni fase del trasferimento di circa 2.700 km che richiederà tra i quattro e i cinque giorni.

Il trasferimento include fermate programmate e per i tempi dipenderà dalle condizioni climatiche, dal traffico e dai tempi di dogana ma il suo arrivo nel Santuario degli elefanti del Brasile, il primo rifugio di questo tipo creato in America Latina gestito dall’organizzazione internazionale Global Sanctuary for Elephants in collaborazione con l’ong Elephant Voices, è previsto per venerdì 18 aprile.

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Copernicus, marzo 2025 il secondo più caldo della storia

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Il marzo del 2025 è stato il secondo più caldo della storia a livello globale, con una temperatura media sulla superficie terrestre di 14,06 gradi, 0,65 gradi sopra la media del trentennio di riferimento 1991-2020, e 1,60 sopra il livello pre-industriale (1850-1900) di marzo. Il marzo di quest’anno è stato di 0,08 gradi più freddo di quello record del 2024, e solo mariginalmente più caldo (di 0,02 gradi) del terzo più caldo, nel 2016. Il mese appena trascorso è stato il 20esimo degli ultimi 21 mesi nel quale la temperatura globale dell’aria sulla superficie è stata di più di 1,5 gradi sopra il livello pre-industriale. Il periodo di 12 mesi da aprile 2024 a marzo 2025 è stato di 0,71 gradi sopra la media 1991-2020 e di 1,59 gradi sopra il livello pre-industriale 1850-1900.

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