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Mertens come Maradona, il Napoli corsaro a Frosinone: traguardo Champions già centrato

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A Frosinone senza Insigne (pare per problemini fisici) e con Callejón capitàno in campo alla sua 300 esimo partita con la maglia del Napoli. Attacco affidato a Milik e Mertens che è a caccia di un record: fare un gol per raggiungere Maradona nella classifica dei migliori cannonieri del Napoli in campionato.
Il Napoli schiaccia subito il Frosinone nella sua metàcampo.

La partita è bella. La gioca solo il Napoli perché la differenza di valori in campo è troppo marcata. Il Napoli si ritorca spesso con i suoi attaccanti in area frusinate. Sportiello si fa trovare sempre pronto. A 19 minuto, però, Dries Mertens, grazie ad una punizione magistrale sul lato destro della porta di Sportiello, insacca all’incrocio dei pali. È il vantaggio che poi gli azzurri di Ancelotti concretizzano con almeno altre 4 occasioni da gol sventate da belle parate di Sportiello. Il primo tempo finisce esattamente al 45esimo con il Napoli in vantaggio di un gol. E che gol. Il gol numero 81 con cui raggiunge Maradona al terzo posto dei migliori attaccanti di tutti i tempi del Napoli in serie A.

Secondo tempo con lo stesso schema: Napoli in attacco, Frosinone che difende. Al 49 esimo, alla prima azione in attacco, scambio millimetrico Milik – Younes, il tedesco mette dentro. La partita, nonostante il 2 a 0, vede sempre il Napoli in attacco e il Frosinone a difendere.  Al 63 minuto, nella stessa azione, prima Callejon prende un palo, poi sulla respinta Fabian Ruiz centra la traversa. Una partita che ha poco o nulla da dire. Mai in discussione la vittoria del Napoli. Troppo falloso il Frosinone.

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Arabia Saudita potenza Sport, domani avrà Mondiali calcio

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Spagna-Marocco-Portogallo e un pizzico di Sudamerica per la Coppa del Mondo del 2030, seguita dall’Arabia Saudita nel 2034: domani la Fifa assegnerà formalmente le prossime due edizioni dei Mondiali, che seguiranno quella del 2026 ospitata da Usa, Canada e Messico. La doppia decisione sarà sottoposta al voto di un congresso virtuale della federazione internazionale del calcio, ma non ci sarà suspense, in quanto, dallo scorso anno, le due candidature si sono trovate da sole in corsa per ciascuna edizione.

Così la “Coppa del Mondo del Centenario”, che celebrerà il secolo trascorso dalla prima edizione disputata in Uruguay nel 1930, si è trasformata in una telenovela geopolitica prima di giungere un accordo senza precedenti tra le confederazioni. Le isole britanniche hanno mostrato interesse prima di puntare, e poi ottenere, gli Europei del 2028, mentre è presto tramontata l’ipotesi di una candidatura congiunta di Cina, Giappone e le due Coree.

Quattro paesi sudamericani (Uruguay, Paraguay, Cile e Argentina) hanno la loro volta lanciato una candidatura già nel 2019 mentre, alla fine del 2022, la Uefa ha portato avanti la proposta di un ‘matrimonio’ Spagna-Portogallo-Ucraina come “messaggio di solidarietà e speranza” dopo l’invasione russa. L’anno scorso, però, l’Ucraina è stata ‘abbandonata’, anche per ragioni logistiche, quando il Marocco (già candidato cinque volte senza mai ottenere il torneo) si è unito a Spagna e Portogallo, mentre il Sudamerica si è ritirato in cambio di un contributo simbolico: l’organizzazione delle prime tre partite del torneo in Uruguay, dove potrebbe disputarsi il match inaugurale per ‘onorare’ la finale del 1930, Paraguay e Argentina.

Poi, dopo le celebrazioni del centenario previste per l’8 e il 9 giugno 2030 al fresco dell’inverno australe, le sei nazionali coinvolte e i loro tifosi eventualmente al seguito dovranno attraversare l’Atlantico per le altre 101 partite della competizione, dal 13 giugno alla finale del 21 luglio. Le sedi saranno 11, e 20 gli stadi che si sono fatti avanti per ospitarle. La Spagna è destinata a fare la parte del leone, mentre il Portogallo ha già avviato le procedure per rinnovare, e anche ampliare, gli stadi di Benfica, Sporting Lisbona e Porto, gli unici che metterà a disposizione.

Il Marocco diventerà il secondo paese africano a ospitare i Mondiali di calcio dopo il Sudafrica nel 2010. Spagna e Marocco si stanno ancora contendendo la finale, proponendo rispettivamente il Santiago Bernabeu di Madrid o il Camp Nou di Barcellona e il futuro ‘Hassan II’ tra Casablanca e Rabat, che punta a diventare il “più grande stadio del mondo”, parole degli organizzatori locali, con 115.000 posti. Quanto al torneo del 2034, in base al principio della rotazione continentale, la Fifa aveva limitato il bando di gara alle confederazioni asiatiche e oceaniche, che si è svolto nell’arco di un solo mese, nell’autunno del 2023.

L’Arabia Saudita, che a livello organizzativo è diventata la superpotenza dello sport mondiale (di recente, dopo aver ospitato la F1 nel 2021, il grande tennis, il golf e il mondiale dei pesi massimi Usyk-Fury ha ottenuto anche, dal Cio, la prima edizione delle Olimpiadi degli E-Sport), si è trovata ad essere l’unica candidata dopo che l’Australia e l’Indonesia hanno ritirato le loro candidature e le ambizioni calcistiche della Cina sono state accantonate.

Il regno del Golfo, che ha intrapreso una strategia di diversificazione per prepararsi all’era post-petrolifera, ha attualmente solo due dei 14 stadi con una capacità di almeno 40.000 spettatori necessari per ospitare le 48 squadre qualificate. Oltre alla sfida logistica, l’estate torrida potrebbe comportare lo spostamento della competizione in inverno o in autunno inoltrato, come nel caso della Coppa del Mondo del 2022 in Qatar, ma questo dovrà essere bilanciato con l’inizio del Ramadan.

Intanto però la prevista, e da domani ufficiale, designazione di questo paese ultraconservatore, che dal 2 al 6 gennaio prossimi ospiterà anche la Supercoppa italiana, è stata accolta da un coro di critiche, con Amnesty International e l’Alleanza per lo sport e i diritti che hanno chiesto alla Fifa di “fermare il processo di candidatura”. Le preoccupazioni riguardano lo sfruttamento dei lavoratori migranti, che saranno mobilitati per migliorare le infrastrutture, lo spostamento dei residenti e la discriminazione che potrebbe colpire alcune categorie di tifosi.

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L’Udinese risorge a Monza, 2-1 e nono posto

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L’Udinese vince a Monza e, dopo oltre un mese e mezzo, torna al successo conquistano il non posto in classifica. A decidere la sfida dell’U-Power Stadium sono Lorenzo Lucca e Jaka Bijol con due reti intervallate dal momentaneo pareggio di Georgios Kyriakopoulos. Il 2-1 finale per gli ospiti mette ancora più in difficoltà la squadra di Alessandro Nesta che resta inchiodata al penultimo posto. Dopo i pareggi contro Torino e Como, arriva l’ennesimo stop di questo campionato per il Monza, unica squadra insieme al Genoa a non aver ancora vinto in casa in questa stagione.

Chi invece può sorridere è Kosta Runjaić che allontana così le paure di una squadra in crisi e, dopo aver trovato 1 solo punto nelle ultime cinque uscite, torna da Monza con il bottino pieno. I padroni di casa tentano un approccio aggressivo alla gara ma l’Udinese non perdona proprio alla prima occasione in cui si presenta nell’area di rigore dei brianzoli: Lucca sfrutta i suoi centimetri e di testa al 5′ porta in vantaggio i bianconeri.

È un inizio in salita per gli uomini di Nesta che, assorbito il colpo, provano nuovamente a fare la gara nella metà campo avversaria, con un possesso palla avvolgente e diversi tentativi dalla distanza di fronte alla solidità difensiva dell’Udinese. A servire l’involontario assist per far breccia nel muro bianconero è il cambio di modulo dei friulani a inizio ripresa: Runjaic passa alla difesa a 3 e i suoi uomini si trovano impreparati a reggere l’urto dei padroni di casa, che dopo appena due minuti sfondano in area di rigore e trovano l’1-1 con Kyriakopoulos.

La partita si infiamma e regala più emozioni: il Monza sfiora il vantaggio, ma subisce in contropiede il gol del sorpasso ospite, firmato da Bijol. Questa volta il colpo è più duro da digerire, Nesta prova allora a mettere la sua squadra a trazione anteriore, ma le speranze di risollevare l’ennesima serata storta si infrangono sulla traversa colpita da Dany Mota. Cinque minuti di recupero non bastano ai brianzoli per raggiungere il pareggio. L’Udinese sale a 20 punti mentre per il Monza la classifica inizia a farsi più buia: 10 punti, uno solo in più del Venezia fanalino di coda e due in meno di Como e Verona.

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Baseball: Juan Soto ai Mets, 15 anni per 765 milioni di dollari

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La superstar del baseball dominicano Juan Soto ha accettato di unirsi ai New York Mets con un contratto record della durata di 15 anni ed un compenso di 765 milioni di dollari. Sia ESPN che il sito web ufficiale della Major League Baseball hanno riportato la notizia. E’ il contratto più ricco nella storia dello sport professionistico nordamericano. Eclissa quello da 700 milioni di dollari in 10 anni che i Los Angeles Dodgers hanno firmato con la star giapponese Shohei Ohtani l’anno scorso. Secondo ESPN il contratto di Soto con i Mets potrebbe in realtà valere più di 800 milioni, bonus compresi. Soto, nativo di Santo Domingo, segna un momento cruciale per la franchigia del Queens, che, accarezzato nella scorsa stagione il sogno di tornare alla World Series per la prima volta dal 2015, punta adesso a costruire una squadra in grado di contendere il titolo per le prossime stagioni.

Soto, 26 anni compiuti lo scorso 25 ottobre, è un battitore di straordinarie abilità e intelligenza. Dopo aver debuttato a 19 anni e 207 giorni il 20 maggio del 2018 con i Washington Nationals, Soto ha vinto 5 Silver Slugger Award, un titolo di battuta (nel 2020), e per 4 volte ha ricevuto la convocazione per l’All-Star Game. Nel 2019 ha vinto, da protagonista, una World Series con i Washington Nationals e, tra 2021 e 2024, è finito per due volte nella top-3 MVP, della National League prima e dell’American League poi. Nella stagione appena conclusa è stato determinante nel primo titolo in 15 anni conquistato dai New York Yankees (il pennant American League), piegando i Cleveland Guardians a suon di fuoricampo (3 in cinque partite), l’ultimo dei quali determinante nella decisiva gara cinque.

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