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Merkel, l’Europa può fare deterrenza solo nella Nato

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L’Europa non può difendersi da sola contro la Russia. Può esercitare la deterrenza soltanto nella Nato, e con Donald Trump si deve collaborare. Angela Merkel scende di nuovo nel campo dell’agenda politica della stretta attualità, negandosi solo a una risposta sui Taurus: li consegnerebbe lei a Kiev? “Da ex cancelliera non rispondo su decisioni operative”, la risposta netta e invalicabile della Frau di ferro. L’ex cancelliera ha presentato in anteprima mondiale oggi a Berlino, al Deutsches Theater, il suo libro ‘Libertà’. E non ha fatto giri di parole su cosa pensi della situazione attuale: “L’Ucraina non deve perdere”, ha spiegato e “va sostenuta”. Vladimir Putin però “non va sottovalutato”. E bisogna immaginare “delle iniziative diplomatiche in anticipo, e capire bene quando sarà il momento giusto per presentarle”.

“L’Europa da sola non può esercitare una deterrenza reale contro la Russia, che è una potenza nucleare – ha anche affermato -. Questa deterrenza può esserci solo nella Nato. Ed è di grande interesse per noi europei quindi collaborare con gli Usa. Ma è anche grande interesse degli americani collaborare con l’Europa”. Dopo tre anni di lontananza dal potere e due impiegati a scrivere le sue memorie a due mani con la sua assistente Beate Baumann, l’ex cancelliera non è affatto cambiata. E neppure il suo modo di vedere le cose lo è. Tanto che alla giornalista Anne Wille, che l’ha incalzata su tutti gli errori che oggi le vengono attribuiti, ha replicato ironica: “io non sottoscriverei quello che sta dicendo, ma se questo aiuta si dica pure che è stata Merkel'”.

Il punto è che non sembra sia possibile convincerla: tutti sollevano critiche contro di lei, ma di autocritica in due ore di intervista sul palco di un teatro strapieno ce n’è davvero poca. Fu giusto nel 2008 non dare il via libera all’invito a Kiev nella Nato, per la sicurezza dell’Alleanza e della stessa Ucraina, puntualizza ancora una volta. “Putin non sarebbe rimasto inerte”. E approvare Nord Stream 2, dopo l’annessione dell’Ucraina? “Ho cercato di non tagliare tutte le relazioni economiche con la Russia e credo che non sia stato un errore”. “So che questo è controverso”, ha aggiunto. Ma non avrebbe senso dire il contrario solo perché “ci si aspetta” questo da lei, la replica. Tanti hanno un’altra opinione, chiarisce mostrandosi consapevole del dibattito in corso nel Paese, “e io devo conviverci”. Molto tempo viene dedicato anche alla formazione nella Ddr: “ho due vite: 35 anni sotto una dittatura e 35 in una democrazia, ma alla fine la mia vita è una”.

Scriverne le è servito a pensare, è stato “un processo”. E nel rievocare i primi passi in politica – “ho dovuto imparare tutto, io ero un fisico” – ha dedicato un passaggio anche al celebre voltafaccia a Helmut Kohl con l’articolo alla Faz che le aprì la strada alla leadership della Cdu: “Quando in Germania ci fu lo scandalo dei fondi ai partiti nella Cdu vidi che non si volevano chiamare le cose con il loro nome al 100%, tutti avevano grande rispetto per Helmut Kohl. E io ero molto preoccupata che finisse come per la Democrazia cristiana in Italia, che era sparita”. L’articolo però, ha anche spiegato, “fu un azzardo. Pensai: devi farlo. Io non sapevo affatto come sarebbe andata a finire, rischiai. Poi è stata una meravigliosa esperienza”. La gente la “portò” percependo una fondamentale “onestà” in quello che aveva fatto. Il passo successivo fu chiedersi: “me la sento di diventare presidente della Cdu e dunque poi anche cancelliera? E pensai: Sì, me la sento”.

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La presidente del Messico Sheinbaum conferma: mio telefono è stato hackerato

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La presidente del Messico, Claudia Sheinbaum, ha ammesso che uno dei suoi telefoni cellulari, già utilizzato per la sua comunicazione personale e contenente un vecchio indirizzo email, è stato hackerato, come anticipato dal quotidiano statunitense New York Times. Nella sua consueta conferenza stampa mattutina, ha confermato che l’intrusione informatica nel cellulare è avvenuta dopo che il governo messicano ha inviato 29 capi negli Stati Uniti alla fine di febbraio. Sheinbaum ha detto che si tratta di un apparecchio che le è stato regalato da tempo dall’attuale governatrice dello stato meridionale di Campeche, Layda Sansores, e che la posta elettronica intercettata è una delle prime che ha registrato su Yahoo. “Si tratta di un numero ampiamente conosciuto dove ricevevo richieste, ma lo conservavo per il suo carattere simbolico”, ha assicurato la presidente, minimizzando l’hackeraggio anticipato dal Nyt.

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Taiwan, 59 aerei e 9 navi militari cinesi intorno all’isola

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Taiwan ha tracciato 59 aerei e 9 navi da guerra cinesi in attività intorno all’isola nell’arco delle 24 ore alle 6 locali (23 di lunedì in Italia), in quello che è il conteggio più alto dai 153 jet registrati il 15 ottobre scorso, maturato pochi giorni dopo che il presidente William Lai ha definito il Dragone una “forza ostile straniera”.

I numeri, anticipati ieri in due diverse note dal ministero della DIfesa di Taipei, hanno tracciato lo schema di manovre, confermato nella notte dalla stessa Cina: “esercitazioni militari punitive” come “contromisura ai recenti giudizi provocatori” di Lai, “che propugnavano l’indipendenza di Taiwan”, e all’ultima “collusione Usa-Taiwan”, ha precisato Chen Binhua, portavoce dell’Ufficio per gli Affari di Taiwan del governo di Pechino. Si è trattato di attività che “servono come punizione risoluta per la continua promozione da parte di Lai della fallacia separatista dell’indipendenza di Taiwan” e per l’escalation dello scontro tra le due sponde dello Stretto, ha aggiunto Chen.

Nel frattempo, il ministero della Difesa di Taipei ha riferito inoltre che sul totale dei 59 aerei, 54 hanno preso parte a pattugliamenti di “combattimento congiunto” e 43 hanno attraversato la linea mediana dello Stretto di Taiwan. Giovedì scorso, Lai ha bollato Pechino come “forza ostile straniera” al punto da presentare misure per combattere l’infiltrazione cinese nell’isola che prende di mira ufficiali in pensione e in servizio dell’esercito di Taiwan. La Cina considera l’isola una provincia ribelle da riunificare anche con la forza, se necessario.

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Israele riprende l’offensiva su Gaza, raid aerei e scontri a terra: oltre 200 morti

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La tregua è ufficialmente crollata e le operazioni militari di Israele nella Striscia di Gaza sono riprese con un attacco a sorpresa contro Hamas. A guidare le operazioni dal bunker sotto il Ministero della Difesa a Tel Aviv è il nuovo capo di stato maggiore israeliano Eyal Zamir, insieme al capo dello Shin Bet Ronen Bar. L’obiettivo dell’operazione è colpire Hamas, che secondo l’intelligence israeliana stava riorganizzandosi e preparando nuovi attacchi contro Israele.

ATTACCO A SORPRESA CONTRO HAMAS

Le forze di difesa israeliane (IDF) hanno annunciato che l’attacco proseguirà per il tempo necessario e non si limiterà solo ai raid aerei, ma comprenderà operazioni terrestri per colpire le infrastrutture di Hamas. Il piano di attacco è stato tenuto strettamente segreto all’interno dell’esercito per cogliere di sorpresa l’organizzazione terroristica.

TRUMP MINACCIA RAPPRESAGLIE CONTRO L’IRAN E GLI HOUTHI

La ripresa del conflitto ha innescato anche una dura reazione dagli Stati Uniti. La portavoce della Casa Bianca, Karoline Leavitt, ha dichiarato che Hamas, gli Houthi e l’Iran pagheranno un prezzo alto per le loro azioni. Ha poi citato il presidente Donald Trump, affermando che “si scatenerà l’inferno” contro i gruppi terroristici che minacciano Israele e gli Stati Uniti.

IL BILANCIO DELLE VITTIME: OLTRE 200 MORTI A GAZA

Secondo le autorità palestinesi, i raid aerei israeliani della notte hanno causato almeno 200 vittime nella Striscia di Gaza. La cifra è stata riportata dall’emittente araba Al Jazeera, che ha parlato di una situazione drammatica nelle aree colpite dai bombardamenti.

VERSO IL LICENZIAMENTO DEL CAPO DELLO SHIN BET

Nelle prossime ore il governo israeliano dovrebbe votare per il licenziamento di Ronen Bar, capo dello Shin Bet, decisione voluta dal primo ministro Benjamin Netanyahu. Il destino di Bar è legato alla gestione della sicurezza interna e alle tensioni con il governo su alcune scelte strategiche nella lotta contro Hamas.

Con la tregua ormai svanita, il conflitto tra Israele e Hamas entra in una nuova fase di escalation, con conseguenze potenzialmente devastanti per la popolazione civile di Gaza e per l’intera regione mediorientale.

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