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Politica

Meloni ricuce con Salvini, soddisfa la risposta della Ue

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La Commissione europea promette maggiore coordinamento nelle attività di salvataggio e recupero, mezzo miliardo di euro in due anni per nuovi insediamenti e corridoi umanitari, e una cooperazione più intensa con i partner del Nord Africa, riconoscendo lo sforzo profuso dall’Italia. Palazzo Chigi accoglie con “profonda soddisfazione” la risposta di Ursula von der Leyen alla lettera in cui Giorgia Meloni definiva “un dovere morale” evitare nuove tragedie come quella di Cutro. Il messaggio da Bruxelles è arrivato alla premier mentre il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi svolgeva la sua informativa alle Camere, e mentre fra Viminale e Palazzo Chigi si lavorava al provvedimento urgente da varare al Consiglio dei ministri riunito giovedì in trasferta nel paesino calabrese, davanti alla spiaggia dove hanno trovato la morte almeno 72 persone nel naufragio di dieci giorni fa.

La reazione del governo è stata resa nota una volta concluso un incontro nel tardo pomeriggio fra la stessa Meloni e Matteo Salvini, dopo il quale è stata “confermata piena sintonia” fra i due alleati, e Palazzo Chigi ha espresso il suo “plauso” a Piantedosi per “l’esposizione puntuale dei fatti”. Una nota per ribadire che il governo non ha nulla da rimproverarsi, “al momento della segnalazione di Frontex l’imbarcazione non presentava problemi di navigazione”, e quindi il naufragio “non può essere responsabilità” della Guardia Costiera né della Guardia di Finanza: “Come ha sottolineato il ministro Piantedosi, non ci sono state carenze nelle operazioni di soccorso, la tragedia è stata pertanto causata dal comportamento criminale degli scafisti”. Un faccia a faccia necessario per compattare l’esecutivo dopo le fibrillazioni degli ultimi giorni e il disallineamento, almeno a livello comunicativo, fra i due alleati. Non meno evidente della freddezza che ha accompagnato fin qui le mosse di Piantedosi. Per il ministro di FdI Nello Musumeci, “è un bravo prefetto, potrebbe non essere anche un bravo comunicatore”.

A Montecitorio, il responsabile del Viminale ha parlato con accanto i colleghi Roberto Calderoli, Paolo Zangrillo, Carlo Nordio e Luca Ciriani. I banchi del governo non erano esattamente pieni. Non si è visto Salvini, che però di primo mattino aveva giocato d’anticipo: “Piantedosi è sostenuto al 100%” dal governo, “la squadra è compatta”, il resto “sono solo polemiche giornalistiche”. Forza Italia su questo fronte è più vicina alle posizioni del partito di Meloni che a quelle della Lega. Che giovedì, mentre a Cutro andrà in scena il Consiglio dei ministri, in commissione Affari costituzionali porterà una proposta per una stretta nei permessi per gli immigrati, ripescando norme dei decreti sicurezza. Nessun blitz, è il ragionamento che si fa in FdI, la proposta di legge era calendarizzata da tempo. Ma, si fa anche notare, il dl sicurezza sono già finiti a loro tempo nel mirino del Quirinale e della corte costituzionale, e comunque sul tema migranti Meloni ha sostanzialmente sottratto la comunicazione politica agli alleati leghisti, anche ponendo il discorso sul tavolo dell’Unione europea. Dove però, per dirla con il capogruppo al Senato Massimiliano Romeo, la Lega “vede solo indifferenza”.

Fra Salvini e Meloni, hanno spiegato fonti di maggioranza, c’è stata “piena sintonia” anche sui “nuovi provvedimenti” attesi nel Cdm a Cutro, preceduto domani da una riunione preparatoria. La premier punta a misure realistiche. Gli obiettivi, spiegano fonti di governo, per ora si possono intuire fra le linee del discorso di Piantedosi: rafforzare gli strumenti per favorire l’immigrazione legale e semplificare gli aspetti procedurali, intensificare i corridoi umanitari, e contrastare le reti criminali degli scafisti, “causa principale, immediata e diretta” dei morti in mare, come l’ha definita il ministro dell’Interno. Sul fronte europeo, poi, per il governo serve una sorta di patto sulla Migrazione e l’Asilo, dossier al centro del prossimo Consiglio Ue. Il tema sarà affrontato anche domani da Meloni nell’incontro con il primo ministro olandese Mark Rutte, che insiste sull’applicazione del Regolamento di Dublino per limitare i movimenti secondari. Intanto le risposte e le proposte avanzate da von der Leyen, per Palazzo Chigi “corrispondono perfettamente alle richieste portate in questi mesi dal governo italiano presso le istituzioni europee”.

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Politica

Offese a Kyenge, Calderoli condannato a 7 mesi

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Il ministro per gli Affari regionali e le autonomie Roberto Calderoli è stato condannato a 7 mesi, con pena sospesa e non menzione nel casellario giudiziario, in Tribunale a Bergamo nel nuovo processo per la vicenda delle offese all’allora ministro dell’Integrazione Cecile Kyenge, che il 13 luglio 2013 definì “orango” alla festa della Lega di Treviglio (Bergamo) durante un comizio. L’accusa era diffamazione aggravata dalla matrice razziale. Kyenge non si era costituita parte civile. La Cassazione aveva annullato le precedenti condanne in primo e secondo grado. A dicembre il reato andrà in prescrizione.

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Politica

Stop ai controlli sul Pnrr,tensione Corte conti-governo

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Nessun passo indietro, ma la promessa di trovare un nuovo “modello” di relazioni, “nel rispetto delle competenze”. E per elaborare, insieme, un “codice dei controlli”, che fissi una volta per tutte le regole. Nel giorno in cui ufficialmente cambia i poteri della Corte dei Conti sul Pnrr, escludendo il “controllo concomitante” per i progetti legati al Piano, il governo incontra i magistrati contabili per spiegare la ratio dell’intervento e cercare di chiudere uno scontro istituzionale che si è trascinato per giorni. Proprio mentre il presidente della Corte, Guido Carlino, siede di fronte a Raffaele Fitto e al sottosegretario Alfredo Mantovano a Palazzo Chigi, alla Camera le commissioni votano l’emendamento della discordia, che esclude il Pnrr dal check in corso d’opera dei magistrati contabili e che, in aggiunta, proroga di un altro anno, fino a giugno 2024, lo scudo alla responsabilità erariale, bocciato ripetutamente dalla Corte.

“Il controllo concomitante può accelerare le opere” anche del Pnrr, aveva spiegato poco prima Carlino alla commissioni congiunte Affari costituzionali e Lavoro, difendendo la bontà dell’azione della Corte a supporto delle attività delle amministrazioni. Una azione preventiva utile anche a non incorrere in errori, bocciature successive e pure nel rischio di essere perseguiti per danno erariale. Ma sul Pnrr alla Corte è affidato “il controllo ex post”, ha precisato Fitto in Aula, cercando al contempo di smorzare la polemica e di assicurare che non era in corso alcuno “scontro” tra poteri. Lo stesso ragionamento che il titolare del Piano ha esposto anche ai giudici a Palazzo Chigi, affiancato da Mantovano. Il risultato di un’ora e mezza di confronto è un messaggio, veicolato da Palazzo Chigi, di pace fatta. Di condivisione della necessità di una “leale collaborazione” assieme a quella di stringere i bulloni di una interlocuzione che, evidentemente, in queste settimane ha subito qualche intoppo. La promessa è di rivedersi già la prossima settimana per aprire un tavolo per la “revisione della disciplina della responsabilità erariale, del meccanismo di controllo concomitante e dell’adozione di un codice dei controlli”.

Bisogna poi impostare “un modello di relazione e scambio di informazioni più intenso e puntuale”. La volontà, insomma, è quella di gettare acqua sul fuoco di uno scontro stigmatizzato duramente dalle opposizioni, che invano hanno cercato la via della non ammissibilità dell’emendamento del governo al decreto Pa. Criticata duramente, in particolare dai Dem, anche la scelta di votare proprio mentre era in corso l’incontro a Palazzo Chigi. Il governo è pronto a mettere mano anche allo scudo erariale per dare “stabilità” alla disciplina, ferma restando la proroga attuata pur avendo “preso atto della contrarietà della Corte”. Si tratta di una norma “transitoria” in attesa della riforma in materia di responsabilità amministrativa e contabile”, ha assicurato sempre Fitto, ribadendo che l’intenzione dell’esecutivo è quella di accelerare sull’attuazione del Pnrr.

Nel frattempo è anche già stata avviata “dal 18 maggio”, come precisa via Twitter, l’interlocuzione con Bruxelles sul nuovo capitolo legato al RepowerEu, che avrà due linee di intervento sostanziali, sulle “infrastrutture energetiche” e sugli “incentivi per dare una risposta per l’efficientamento energetico per famiglie e imprese”. “Siamo pronti a collaborare”, ha assicurato da Torino il commissario europeo Paolo Gentiloni. Precisando però, interpellato sulla scelta dell’esecutivo italiano rispetto alla Corte dei Conti, che non spetta all’Europa il controllo di “fenomeni di frode, di corruzione, di doppia spesa dei diversi fondi”.

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Economia

L’ultima di Visco, ora si apre il nodo successione a Bankitalia

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Poche parole ‘a braccio’ di ringraziamento ai colleghi di 50 anni di lavoro nella Banca, una relazione senza sconti su quei temi e proposte che non condivide ma con toni pacati e un lungo applauso finale. Le ultime considerazioni finali del governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco si svolgono, nel salone dei partecipanti di Palazzo Koch, come da tradizione dopo la parentesi del Covid: platea gremita di banchieri, industriali, autorità e sindacalisti. In prima fila gli alti vertici della banca e l’ex premier e numero uno di Via Nazionale e della Bce Mario Draghi. Assente, come d’abitudine, il governo che da ora fino a novembre, quando scadrà il secondo mandato del governatore, dovrà trovare il nome del sostituto. Una casella ‘pesante’ nel puzzle delle nomine che molti indicano verrà occupata da Fabio Panetta, ora nel board della Bce ma con un lungo e inappuntabile curriculum in Banca d’Italia.

A Via Nazionale è arrivato fino alla carica di direttore generale prima di essere chiamato a Francoforte a inizio 2020. Altre soluzioni, quella interna con l’attuale dg della banca Luigi Federico Signorini o di un outsider esterno riscuotono quotazioni inferiori negli ambienti finanziari e della maggioranza parlamentare. L’iter della nomina tuttavia vede un ruolo non notarile del Presidente della Repubblica al quale, secondo la legge, spetta il decreto di nomina su “proposta del presidente del Consiglio dei ministri, previa deliberazione del Consiglio dei ministri, sentito il parere del Consiglio superiore della Banca d’Italia”. Va poi ricordato come la banca sia parte dell’Eurosistema Bce che non deflette sulle caratteristiche di autonomia e indipendenza. Per il momento Visco incassa le parole di elogio dei diversi attori della scena finanziaria. Per Gros Pietro “il governatore è un grande economista, un bravissimo economista” mentre il presidente di Unciredit Pier Carlo Padoan (che occupava la carica di ministro dell’economia ai tempi delle crisi bancarie con Visco governatore), “”il paese deve essere grato a Ignazio Visco” per ” il suo contributo personale a quello che ha fatto la Banca d’Italia in questi anni”.

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