A pochi giorni dal clamoroso mandato di arresto emesso dalla Corte penale internazionale contro il presidente russo Vladimir Putin, il falco dello zar Dimitri Medvedev torna ad alzare al massimo i toni, immaginando “un uso spot del missile ipersonico Onyx” sulla sede del tribunale dell’Aja e bollando la decisione della Cpi come l’inizio del “cupo tramonto” dell’intero sistema di relazioni internazionali. E mentre la Cina si schiera dalla parte del Cremlino chiedendo alla Corte di evitare “doppi standard”, da Mosca arriva l’annuncio di una contro-inchiesta penale, aperta dal Comitato investigativo russo contro il procuratore della Cpi, Karim Khan, e altri giudici. L’accusa è di aver preso una decisione “illegale” nel chiedere l’arresto di Putin. Ma l’Aja non cederà: parola dello stesso Khan che da Londra – dove si è tenuta una conferenza internazionale dei ministri della Giustizia per mobilitare ulteriori risorse a sostegno delle indagini della Corte – ha assicurato che “non esiterà ad agire”.
E ha lanciato un appello a Putin: “rimpatri i bambini ucraini”. “Nessuno ha bisogno” della Corte penale internazionale che ha assicurato alla giustizia solo “tre dozzine di sconosciuti”, è però l’affondo di Medvedev. “L’efficacia delle loro attività è zero. Questi non sono i tribunali di Norimberga e Tokyo creati ad hoc. O anche il dubbio tribunale per la Jugoslavia”, ha aggiunto, definendo mostruose le conseguenze del mandato contro Putin e la sua commissaria per i diritti dei bambini, Maria Lvova-Belova, accusati di aver deportato illegalmente minori dall’Ucraina. La Russia continua a difendere le sue azioni, con la commissaria russa sotto accusa che sostiene come “380 orfani” dai territori occupati “hanno trovato una casa presso famiglie russe” e “nessuno è stato separato dai genitori”. E si è detta pronta a “fare il possibile per riunire le famiglie, se ci sono i loro rappresentanti legali”. Per la Cpi, le cose stanno diversamente.
“Purtroppo l’Ucraina è una scena del crimine e sembra che sia stata commessa un’intera gamma di crimini”, ha assicurato Khan. Ma “se c’è un minimo di verità” nelle parole di Mosca secondo cui il trasferimento di bambini sia stato deciso a loro tutela, allora è il momento di dimostrarlo: quei minori devono “essere rimpatriati”. Il procuratore della Cpi è volato a Londra per chiedere ulteriori fondi per perseguire i crimini di guerra russi, presentando il caso contro Putin in una conferenza che ha visto la partecipazione di 40 Paesi impegnati a coordinare gli strumenti legislativi in materia di crimini di guerra e il supporto promesso alla corte nelle indagini sulla Russia. A Londra, la Cpi ha ricevuto nuovo sostegno finanziario e risorse da ventisei Stati membri dell’Ue, in una dichiarazione congiunta dove l’unica firma a mancare è stata quella dell’Ungheria di Viktor Orban. Kiev chiede da tempo l’istituzione di un tribunale speciale ad hoc sui crimini di Mosca, ma secondo i media, l’ordine d’arresto contro lo zar potrebbe indurla ad accettare la giurisdizione della Cpi. Su quest’ultimo organismo pesano però alcune ombre: prima su tutte, il fatto che la Corte non è riconosciuta da un’ampia fetta di Paesi, tra cui, oltre alla stessa Russia, gli Usa e la Cina. Quest’ultima, attraverso il suo ministero degli Esteri, ha chiesto alla Cpi di “evitare sia la politicizzazione sia i doppi standard”, “sostenere una posizione obiettiva e imparziale” e “rispettare l’immunità dei capi di Stato dalla giurisdizione ai sensi del diritto internazionale”. Proprio mentre il presidente Xi Jinping volava verso Mosca per incontrare Putin, in una visita che secondo il segretario Usa Antony Blinken, suggerisce come per Pechino lo zar non debba rispondere delle sue atrocità in Ucraina.