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Mbappè al Real Madrid, è questo il colpo dell’anno del prossimo calciomercato mondiale

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Il Real Madrid verosimilmente sara’ l’assoluto protagonista del prossimo mercato. Ne sono consapevoli anche i media spagnoli che cominciano a snocciolare i nomi di possibili obiettivi della ‘Casa blanca’, primo fra tutti l’asso francese Kylian Mbappè. “Tutte le strade portano a Mbappè”, e’ il titolo con cui oggi apre l’edizione di As, giornale da sempre vicino alle vicende madridiste. L’attaccante francese, piu’ che un sogno proibito, viene definito un obiettivo. Innanzi tutto, perche’ il PSG, club di appartenenza dell’attaccante, ha bisogno di coprire un buco da 150 milioni, e poi perche’ ha recepito i mal di pancia del giocatore che non avrebbe gradito la multa per essere arrivato tardi a un colloquio con l’allenatore Thomas Tuchel. Lo stesso Mbappe’, scrivono in Spagna, riterrebbe il Real una possibile base di lancio per ambire concretamente alla conquista del Pallone d’Oro.

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Il Napoli doma anche il Toro, McTominay continua a far volare gli azzurri in testa del campionato

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Il Napoli vince 1-0 allo stadio Olimpico-Grande Torino e resta solitario in vetta alla classifica. Gli azzurri si impongono sui granata grazie al gol di McTominay al 31′ del primo tempo e salgono a quota 32 in classifica allungando momentaneamente a +4 sul quartetto delle inseguitrici: Atalanta, Inter, Fiorentina e Lazio, in attesa della sfida di stasera tra viola e nerazzurri e della trasferta degli orobici con la Roma. Continua invece la crisi dei granata, al 4° ko nelle ultime 5 partite, che in classifica sono agganciati dal Parma in 11/a posizione con 15 punti.

La prima palla gol del match arriva dopo solo quattro minuti: cross dalla sinistra per Adams che stacca libero in area ma il suo colpo di testa finisce di poco a lato. Al 9′ chance per Lukaku, il belga approfitta di un mezzo scivolone di Coco, si crea lo spazio in area ma fatica nel controllo e scivola anche lui, calciando da terra in precario equilibrio: facile la parata di Milinkovic-Savic. Al 18′ bel movimento di McTominay alle spalle della difesa, poi rientra e mette in mezzo: la corta respinta premia Kvaratskhelia che si mette palla sul destro ma calcia male e spreca l’occasione del vantaggio.

Un minuto dopo altra opportunità per il georgiano su un passaggio del portiere intercettato da Anguissa e subito trasformato in assist: Kvara calcia dal limite dell’area ma colpisce Lukaku che devia fuori la sfera. Al 23′ cross dalla sinistra di Kvaratskhelia per Lukaku che tenta il colpo di tacco: Milinkovic-Savic in tuffo respinge la conclusione ravvicinata. Un minuto dopo ci prova Kvara di testa e il portiere granata risponde ancora presente.

Al 31′ gli azzurri sbloccano la partita con McTominay. Grande giocata di Kvaratskhelia che fa slalom in mezzo a due e serve a rimorchio lo scozzese che la controlla col mancino e calcia subito sul primo palo, battendo il portiere: 0-1. Al 37′ padroni di casa a un passo da pari. Gran giocata spalle alla porta di Sanabria che trova il filtrante per Adams: palla in mezzo per Coco che deve solo appoggiare in rete ma incespica sul pallone senza riuscire a calciare e grazia gli avversari. Al 39′ il primo cartellino giallo del match: è per Walukiewicz che arriva in netto ritardo su Kvaratskhelia. Due minuti dopo ammonito Pedersen che ferma con un braccio sulla spalla prolungato la corsa del solito Kvara.

La ripresa parte con una novità tra le fila granata: l’ammonito Pedersen è sostituito da Lazaro. Al 4′ imbucata di Ricci per Vojvoda che controlla in area e calcia, trovando una deviazione che vale il corner. Al 7′ Ricci prova un ambizioso tiro al volo in precario equilibrio e la palla termina abbondantemente fuori. Due minuti dopo ci prova Kvaratskhelia dal limite dell’area, con la difesa granata che mura la conclusione. Al 10′ coast to coast di Anguissa, fermato con le cattive da Coco che di prende l’ammonizione.

Al 12′ intercetto di McTominay in mezzo al campo e transizione rapida per Lukaku che salta il portiere e da, posizione defilata, ha la lucidità per servire di tacco Politano ma l’esterno guadagna solo un corner. Due minuti dopo occasione per Di Lorenzo ma il suo colpo di testa su azione d’angolo si spegne a lato. Al 17′ ancora Napoli, ci prova Politano ma il suo mancino finisce di poco a lato. Al 19′ doppio cambio per Vanoli: fuori Sanabria e Linetty, dentro Njie e Vlasic.

Un minuto dopo partenopei vicinissimi al raddoppio. Sul cross dal fondo di Politano stacca benissimo Olivera che schiaccia di testa, ma Milinkovic-Savic riesce a respingere quasi sulla linea di porta. Arriva alla mezz’ora il primo cambio di Conte, con Spinazzola che sostituisce Politano. Vanoli invece ne cambia due: escono Vojvoda e Masina, entrano Karamoh e Sosa.

Al 33′ il neo-entrato Karamoh calcia subito dall’interno dell’area ma non colpisce benissimo e Meret fa sua la sfera. Al 35′ secondo cambio per il Napoli con Neres al posto di Kvaratskhelia. Poco dopo ammonito Anguissa per un fallo tattico a centrocampo. Al 39′ altro ammonito: è Ricci per un’entrata dura su McTominay. Al 41′ tentativo di Lukaku da fuori area, con palla larga. Poco dopo doppio cambio per Conte, fuori Lukaku e Anguissa al loro posto Simeone e Folorunsho. Al secondo minuto di recupero ospiti a un passo dal raddoppio con Simeone che calcia a incrociare, strepitoso ancora Milinkovic-Savic a parare di piede.

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Sorride Vieira, il Genoa vince in casa dell’Udinese

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Il Genoa torna a sorridere (2-0) sfruttando un’incredibile serie di errori dell’Udinese, che spalanca un’autostrada al grifone verso i tre punti. Gara condizionata dall’espulsione di Tourè al 3′, per un fallo da ultimo uomo. Per i friulani è la settima sconfitta nelle ultime dieci gare, da quando cioè erano soli in vetta con 10 punti. All’inizio è storica rivoluzione in casa Udinese: dopo svariati anni di difesa a 3, Runjaic rompe il tabù e schiera quella a 4, anche per tamponare l’assenza dello squalificato Bijol. In avanti, capitan Thauvin chiamato a ispirare il doppio centravanti pesante Lucca-Davis. Viera risponde con il tridente agile formato da Miretti, Zanoli e Pinamonti. Per Balotelli, l’inizio è ancora in panchina. Il match cambia dopo soli 120 secondi perché Tourè paga i suoi 206 centimetri di altezza e la lentezza nel breve: sbaglia un retropassaggio e rifila una manata per fermare Zanoli lanciato verso Okoye.

Rosso diretto per aver impedito una chiara occasione da rete. Sulla punizione dal limite, Pinamonti cerca di sorprendere Okoye sul suo palo, ma il portiere nigeriano respinge in tuffo. Il tecnico tedesco dei friulani, nonostante l’inferiorità numerica, a sorpresa non rinuncia al tridente – arretrando Karlstrom al centro della difesa – e così per l’Udinese inizia una gara di sofferenza: nei primi 13′ il possesso dei bianconeri è appena oltre il 10%. E, infatti, dopo aver fatto girare la palla da una parte all’altra del campo, il Genoa trova la rete. Badelj lascia partire una conclusione su cui Thorsby tocca per Pinamonti, che insacca da due passi dopo una interminabile revisione al Var per valutare la posizione del bomber di scuola Inter.

L’Udinese è in bambola e Ehizibue fa un altro regalo di Natale anticipato: con un secondo retropassaggio sciagurato consegna a Thorsby la sfera. Il norvegese salta con una finta Okoye e cerca di depositare in fondo al sacco, ma Giannetti in scivolata miracolosa evita il raddoppio. Nell’intervallo Runjaic torna sui suoi passi: inserisce Ebosse e Kristensen in difesa spostando Zemura a destra: i sacrificati sono Ehizibue e Lucca, lasciando a Thauvin il compito di provare a sostenere Davis. Il giro palla del Genoa è lentissimo: i liguri hanno paura di sbilanciarsi e offrirsi al contropiede e i padroni di casa di sbilanciarsi, così per 23′ non accade nulla. Fino a che Zanoli si accende sulla destra, lascia sul posto Ebosse e arriva quasi sul fondo, lasciando partire un cross che tocca il piede di Giannetti e si insacca alle spalle di Okoye. Alla mezz’ora arriva anche il turno di Balotelli accolto dai tifosi genoani con un boato. Ma la gara è finita da un pezzo. E a Udine si sentono i primi fischi di stagione: ora bisogna guardarsi le spalle.

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Da Ingebrigtsn a Tamberi, i papà-coach più odio che amore

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Padri contro figli, figli contro padri ma anche padri e figli che vogliono condividere il percorso agonistico. Senza scomodare Ivan Turgenev e il suo ‘Padri e figli’, nello sport non mancano storie di conflitti ‘familiari’ nel nome del risultato. Rapporti difficili, a volte sfociati in accuse e denunce. L’ultimo caso, in ordine di tempo, è quello del campione norvegese Jakob Ingebrigtsn, che ha denunciato papà Gjert per maltrattamenti con il genitore che sarà processato l’anno prossimo con l’accusa di aver minacciato il due volte campione olimpico, dicendogli che lo avrebbe picchiato a morte. Gjert e i suoi figli erano diventati parte di un reality show televisivo molto popolare in Norvegia, ma nel 2022 si è dimesso dall’incarico di allenatore dei figli, apparentemente per motivi medici.

In quel momento, Jakob e i suoi fratelli Henrik e Filip, anch’essi mezzofondisti, hanno chiesto alla federazione norvegese di atletica di aiutarli a evitare ogni incontro con Gjert nelle gare internazionali: il papà allena anche la medaglia di bronzo dei 1500 metri ai Mondiali: Narve Gilje Nordås. “Siamo cresciuti con un padre molto aggressivo e autoritario. Ha usato violenza fisica e minacce come parte della sua educazione – hanno scritto i fratelli – proviamo ancora disagio e paura, sono dentro di noi fin dall’infanzia”. Secondo VG, Jakob avrebbe raccontato agli inquirenti di abusi fisici e mentali.

“Ha spiegato di essere stato colpito alla testa più volte dal padre – si legge sul giornale norvegese – in un caso l’abuso sarebbe durato fino a 30 minuti”. Nei commenti di un anno fa, Gjert aveva parlato di accuse infondate e aveva detto di non aver mai usato violenza contro i figli. “Ho delle debolezze come padre, sono stato troppo allenatore. È una consapevolezza a cui sono giunto anch’io, anche se troppo tardi”. Il papà coach non sempre funziona: e sono diversi quelli che hanno messo in evidenza il conflitto. Anche quando il sodalizio era vincente come nel caso di Gianmarco Tamberi, che si è separato da papà Marco nel 2022 dopo l’oro olimpico di Tokyo. Gimbo non perdona a suo padre di averlo forzato all’atletica leggera quando avrebbe preferito il basket. “Non avere più rapporti con mio padre lo considero un fallimento. Dopo tutto quello che è successo è molto difficile perdonarsi”.

Dall’atletica al tennis: Andrè Agassi nella sua autobiografia ‘Open’ ha raccontato quanto fosse terribile il padre Mike, pugile appassionato, coach di tennis spietato al punto da convincere il bambino a colpire 2.500 palline ogni giorno. Un padre-allenatore severissimo dal quale il campione statunitense ha cercato di emanciparsi. Una storia analoga è quella di Steffi Graf, moglie di Agassi: papà Peter le mise la racchetta tra le mani a tre anni ed è stato il suo severo allenatore per tutta la carriera nella quale non sono mancati gli scontri anche se poi la tedesca ammise che “senza di lui non sarei mai diventata quella che sono”. E che dire di Richard Williams, che ha scientificamente programmato Serena e Venus per diventare tenniste e riscattare tutta la famiglia dalla miseria. Trenta Slam (23-7 per la precisione) ne sono la prova.

Le ragazze non hanno mai parlato male del padre, anzi, però fin dai loro 4 anni hanno lavorato seguendo un “piano di lavoro di 85 pagine: così trasformerò le mie bambine in campionesse”. Dal tennis allo sci. Quello di Marc Girardelli – cinque Coppe del Mondo generali, sei di specialità, 4 ori Mondiali e 2 argenti olimpici, tra gli altri successi – diventato lussemburghese perché papà Helmut potesse allenarlo in prima persona, con i suoi metodi para-marine, in condizioni meteorologiche estreme, seguendolo solo con la radiolina.

Arrivando a spingere il ragazzo a sciare dopo ogni infortunio anche contro il parere dei medici. Quando, nel 1997, Girardelli si è ritirato, ha deciso di rompere ogni rapporto col padre. Ma ci sono anche le eccezioni, con papà e figlio in campo insieme sfidndo età e generazioni: Lebron e Bronny James hanno fatto la storia diventando i primi padre e figlio a giocare insieme in una partita del campionato Nba con la maglia dei Lakers. Un caso più unico che raro, e che ha ricordato quello di Dino e Andrea Meneghin, che però furono avversari, in una sfida di Serie A fra Trieste e Varese del 14 ottobre del 1990.

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