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“Mauro Icardi doveva andare alla Juventus per fare coppia con Ronaldo” lo dice Wanda Nara che vuole più soldi per il rinnovo del marito

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“L’Inter in estate voleva vendere Icardi alla Juve, per fare coppia con Ronaldo”. Le parole che scuotono il mondo nerazzurro sono della moglie-agente del centravanti argentino, nella notte a Tiki Taka-Mediaset, e rilanciate dal profilo twitter della trasmissione. In questi giorni si parla di rinnovo per l’attaccante, ma Wanda Nara ha chiarito: “Siamo lontanissimi”. “Mi da’ fastidio quanto scritto in questi giorni, nessuno mi ha chiamato per chiedermi spiegazioni – ha aggiunto la moglie-agente – Icardi e’ un giocatore che non si deve discutere, deve rinnovare punto e basta. Mi viene da ridere quando sento che Mauro non ha mercato. Con l’Inter non e’ una questione di soldi: quanto prende, per esempio, Higuain? Penso che l’Inter possa pagare il rinnovo. La priorita’ e’ rimanere in nerazzurro, ovviamente: la societa’ mi aveva contattata nel mezzo della Champions, ho risposto che era preferibile aspettare dopo il girone. Ho pianto, avete visto quanto ci tenevo anche io. Perche’ devo sempre fare io la figura di m… ? Perche’ non si dice qualcosa a Suning?”.

L’agente di Icardi. La moglie di Maurito, la bella Wanda Nara

Wanda ha poi continuato: “L’offerta dell’Inter non esiste. Mi devo sedere e parlare e ancora non l’ho fatto. Ora c’e’ la cena di Natale dell’Inter, mi sa che mi ammazzano. Mi portero’ qualcosa da casa”. “La verita’ – la stoccata finale – e’ che l’Inter lo voleva mandare alla Juventus, e’ stato sempre Mauro a dire di no e a voler rimanere all’Inter. Nell’ultima finestra di mercato aveva un piede fuori, la Juve per convincermi mi ha detto che avrebbe fatto coppia con Ronaldo, e alla fine è arrivato davvero”.

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Marquez sorride alla Ducati e riaccende i riflettori

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Pochi giri per ritrovare un sorriso che mancava da parecchio nel paddock della MotoGP. Martedì scorso, a Valencia, erano solo test di fine stagione, ma ha colpito l’espressione da bimbo al luna park che Marc Marquez ha rivolto a Frankie Carchedi, suo nuovo ingegnere di pista, appena sceso dalla Ducati del team Gresini con il quale sarà in pista nel 2024, dopo 11 anni di Honda. Un lampo gli ha illuminato lo sguardo, nelle ultime stagioni più spesso accigliato che felice. Una luce che dovrebbe preoccupare soprattutto gli altri piloti di Borgo Panigale. Ha percorso 49 tornate ed ottenuto il miglior tempo alla 46/a, a 171 millesimi dal più veloce. Il suo è stato il quarto crono, senza rischiare né strafare. Per motivi contrattuali non ha potuto commentare le prime sensazioni. Certo, però, il feeling tra l’uomo ed il mezzo meccanico è parso immediato, quasi frutto di una magia.

L’arrivo del catalano otto volte campione del mondo (sei in MotoGP) nella pattuglia di quanti avranno a disposizione quella che da un paio di stagioni è la moto più performante e competitiva della classe regina è una novità che promette di mettere ulteriore pepe sul motomondiale e già suscita molta curiosità. Marquez avrà la Desmosedici nell’ultima versione guidata da Johann Zarco nel 2023. Ma, per dare l’idea della considerazione in cui è tenuto, la moto che ha provato a Valencia non era un ‘usato sicuro’, bensì un mezzo fresco di fabbrica, approntato appositamente per lui. “Avere un otto volte campione del mondo come Marc è una situazione di potenziale pericolo per l’armonia all’interno delle squadre, uno dei nostri punti di forza. P

ùerò credo che in questi anni ci siamo fatti le ossa. Dovremo essere bravi a gestirla, ma siamo ben allenati”, ha commentato Gigi Dall’Igna, direttore generale del settore corse. Il team ufficiale sarebbe certamente quello messo più in difficoltà da un Marquez subito vincente, trovandosi a dover difendere il titolo-bis di Francesco Bagnaia su più fronti. Perché è certo che Jorge Martin – anche lui in Ducati, con il team Pramac che ha una moto quasi identica alla factory – tornerà alla carica ancor più sicuro delle sue capacità, dopo aver conteso, un po’ a sorpresa, il primato a Pecco. Che potrebbe così finire in una morsa, insidiato contemporaneamente da un Marquez agguerritissimo, affamato di riscatto – la sua ultima vittoria risale all’ottobre 2021, GP dell’Emilia Romagna – e che, alla soglia dei 31 anni, anela al nono titolo, per riuscire almeno ad affiancare Valentino Rossi.

D’altra parte, se il ramo ‘sportivo’ della Ducati lo ha accolto non proprio a braccia aperte, quello che guarda al marketing sa che avere in casa un campione ritrovato può rivelarsi la mossa vincente per un marchio che vola nelle classifiche delle vendite. Si tratta pur sempre “di uno dei piloti più importanti della storia del motociclismo – ha aggiunto Dall’Igna, parlando a Valencia – ed è un onore che abbia voluto correre con noi”. Marc “è un pilota ingombrante”, ma “la nostra moto ha vinto con quasi tutti coloro che l’hanno usata, quindi immagino che saremo in grado di adattarla al suo stile di guida”, ha concluso l’ingegnere veneto. Il rischio è che con Marquez la Ducati, da moto che tutti guidano alla grande, diventi la moto che sa guidare solo… lui. Come è successo alla Honda. L’intelligenza di Ducati si vedrà anche da come saprà gestire i tanti galli che affolleranno i box.

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Tris al Franchi, la Fiorentina domina la Salernitana

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Dopo quello ottenuto giovedì in Conference League sul Genk che l’avvicina alla qualificazione diretta agli ottavi la Fiorentina ritrova il successo anche in campionato battendo per 3-0 la Salernitana al Franchi e arrivando a quota 102 gol nell’anno solare 2023, record nella storia del club. Il risultato avrebbe potuto essere ancora più rotondo se non ci fossero state le parate di Costil che però nulla ha potuto sul rigore realizzato in apertura da Beltran (primo gol in A), sulla magia di Sottil e nella ripresa sul sinistro preciso di Bonaventura, arrivato a quota 6 in campionato. I campani, in evidente difficoltà e sempre ko in cinque confronti a Firenze, si sono resi pericolosi solo con Ikwuemesi che all’inizio del secondo tempo ha colpito la traversa.

La squadra viola ha sempre avuto il pieno controllo del match e grazie alla vittoria odierna, peraltro ottenuta senza Nico Gonzalez (rimasto in panchina) ha superato in classifica il Bologna fermato a Lecce. L’esclusione dell’esterno argentino è stato il cambio più vistoso deciso da Italiano, ma non l’unico considerando che rispetto alla gara di coppa ne ha avvicendati in tutto otto: dentro fra gli altri Kayode (di nuovo titolare dopo oltre un mese), Milenkovic, Ranieri, Sottil e Bonaventura, recuperato dopo l’affaticamento muscolare. Nel ruolo di centravanti l’ha spuntata Beltran, mentre Nzola per la seconda gara di fila ha iniziato in panchina subentrando nella ripresa. Più conferme che sorprese nella Salernitana: Inzaghi ha rilanciato Fazio e nonostante il recupero di Dia ha dato fiducia in avanti a Ikwuemesi sostenuto da Kastanos e Candreva autori dei gol-vittoria contro la Lazio.

La partita si è indirizzata nel migliore dei modi per i viola che dopo 6′ erano già avanti grazie al rigore realizzato da Beltran: in assenza del connazionale Gonzalez, specialista dal dischetto, è toccato ad un altro argentino battere il penalty assegnato per un intervento di Fazio su Arthur. La Fiorentina ha continuato a spingere approfittando delle evidente difficoltà degli avversari e dopo averlo sfiorato con Ikoné (paratona di Costil) ha raggiunto il raddoppio con una magia di Sottil, al primo centro stagionale in campionato: il figlio d’arte non segnava in A dal gennaio 2022 e ha festeggiato portandosi l’indice al naso a zittire le critiche di cui è stato bersaglio negli ultimi tempi. La squadra di Italiano non si accontentava e continuava a macinare gioco e occasioni costringendo la Salernitana a stare nella propria metà campo: Ikoné ciccava il tris, Mazzocchi rischiava l’autogol (il proprio portiere toglieva il pallone sulla linea), Beltran andava a caccia della doppietta.

L’unica possibilità per provare ad accorciare i campani la sciupavano nel finale di tempo vanificando una punizione dal limite e andavano vicinissimi al gol a inizio ripresa colpendo la traversa con un colpo di testa di Ikwuemesi, l’unica vera occasione di un match giocato da subito in salita. Inzaghi ha effettuato tutti i cambi ma il verdetto era ormai deciso anche perché la Fiorentina non allentava la presa e centrava il tris con Bonaventura, al 6° gol in campionato, record in maglia viola. Unico neo della gara i cori di discriminazione territoriale intonati dai tifosi della curva Fiesole.

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Calcio: show e gol a Udine, il Verona fa 3-3 al 97′

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Ancora una volta i secondi finali del recupero sono fatali all’Udinese nella conquista della prima vittoria casalinga. Nell’ultimo turno era stato Ederson a riacciuffare il pari per la sua Atalanta. Stavolta è stato Henry – sempre di testa – a strozzare l’urlo in gola ai tifosi friulani, dopo una gara trascorsa quasi sempre al comando. La vera colpa dei bianconeri è stata non chiudere il match dopo l’ultimo vantaggio e con l’Hellas ormai barcollante. A dimostrazione dell’importanza della gara, Cioffi, che aveva annunciato l’assenza di capitan Pereyra, a sorpresa lo lancia in campo dal 1′ attuando una pretattica che non si vedeva da anni. Gli fa spazio Thauvin. Baroni risponde con la formazione collaudata e con Lazovic, Ngonge e Suslov alle spalle di Djuric.

Passano solo 4 minuti e già l’Udinese deve sostituire Success per un problema al ginocchio dopo uno scontro con un difensore: al posto del nigeriano entra Lucca. La partita la fanno i padroni di casa spingendo sempre sulla destra con lo sprinter Ebosele, imprendibile. Bianconeri che al 16′ passano in vantaggio: punizione vellutata di Samardzic, la difesa scaligera è immobile e Kabasele da due passi insacca liberissimo. Risponde subito il Verona, ma l’incornata di Coppola al 21′, su corner, si spegne appena sopra la traversa. Alla mezz’ora arriva il raddoppio con Lucca che batte l’incolpevole Montipò. Il Verona non ci sta e al 37′ accorcia le distanze su rigore assegnato da Maresca per un tocco di mano di Kabasele su conclusione di potenza di Ngonge.

Djuric insacca rasoterra e Silvestri deve ancora rimandare il suo primo penalty parato dopo 161 gare in A. Nel primo quarto d’ora della ripresa non accade nulla, ma al 16′ arriva d’improvviso il pareggio dell’Hellas grazie a una rovesciata da cineteca di Ngonge su cross dalla sinistra di Suslov. Una rete che fa alzare in piedi ad applaudire anche la tribuna friulana. Passano pochi istanti e Pereyra avrebbe la chance per il nuovo vantaggio, ma Montipò d’istinto respinge la conclusione da dentro l’area piccola. La gioia per i tifosi ospiti è solo rimandata: al 26′ il neo entrato Thauvin lascia partire un traversone al bacio dalla sinistra, su cui Lucca incorna di prepotenza per la doppietta personale e il nuovo sorpasso. Il Verona accusa il colpo. Baroni lancia nella mischia Henry e Bonazzoli per cercare di trovare il pareggio con uno schieramento più offensivo. Scelta che paga: al 52′ nell’ultimo disperato assalto è proprio l’attaccante francese a trovare il pareggio di testa, sfruttando anche un’uscita a vuoto di Silvestri.

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