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Mattarella da Macron, nostri rapporti solidi e secolari

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I rapporti tra Italia Italia e Francia sono solidi e secolari: “insieme abbiamo costruito l’Unione europea”. Sergio Mattarella prepara la sua visita privata in Francia ricordando quanto i due Paesi siano “interdipendenti” e di fatto devono sempre essere capaci di superare le inevitabili divergenze tra governi che la costruzione dell’Europa comporta. Alla vigilia di una giornata che il capo dello Stato passerà con Emmanuel Macron, tra il Louvre e l’Eliseo, Mattarella ricorda l’importanza del Trattato del Quirinale appena firmato che rappresenta una cooperazione rafforzata tra i due Paesi latini. E lo fa incontrando all’ambasciata italiana di Parigi un gruppo di giovani diplomatici dei due Paesi riuniti appunto sotto l’ombrello del Trattato. “Voi siete la speranza e il futuro”, sottolinea il presidente in un breve discorso tutto teso a non far dimenticare quali sono gli obiettivi dell’Unione. “La vostra passione, conoscenza e dedizione sono indispensabili per la costruzione europea, per la sua crescita ed evoluzione per affrontare le crisi di oggi e le sfide di domani. E, alzando lo sguardo anche oltre il nostro continente, sarà vostro compito – spiega ai diplomatici – alimentare costantemente il dialogo e la comprensione reciproca, per contribuire allo sviluppo pacifico delle relazioni internazionali, lavorando per la risoluzione dei conflitti, la promozione dei diritti umani, la tutela dell’ambiente”.

Ecco il vero ruolo dell’Unione: risolvere i conflitti ed andare avanti. Quasi un invito anche a Roma e Parigi a superare le recenti distanze, le divergenze, ad abbassare i toni perchè Italia e Francia sono, se non costrette, destinate a cooperare. Non ci sarà quindi bisogno domani, nell’incontro con Macron all’Eliseo, di riaffrontare questo tema, smussare gli angoli o recuperare rapporti e sintonia. Il presidente cita De Gaulle per ricordare quanto le radici del Trattato del Quirinale siano profonde: “il giorno della sua firma pensavo a quanto dichiarato dal Generale de Gaulle, da Algeri, il 27 luglio 1943. Erano trascorsi appena due giorni dalla caduta del fascismo e De Gaulle parlò di “stretta vicinanza” e di “interdipendenza tra due grandi popoli latini”.

Tanta strada è stata fatta insieme, assicura il capo dello Stato. Una strada che domani verrà illuminata – presente il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano – dall’inaugurazione di una fantastica mostra italiana al Louvre. Più precisamente napoletana visto che il prestigioso museo parigino ospiterà ben 60 capolavori provenienti dal museo di Capodimonte. Quale migliore dimostrazione plastica della connessione di due Paesi latini che hanno incrociato secoli e secoli di storia. Ecco, viste oggi da Parigi con gli occhi del capo dello Stato polemiche, asprezze dialettiche e piccoli sgarbi reciproci sembrano davvero lontani. Certamente non saranno nel menù della colazione all’Eliseo che Macron offrirà al presidente italiano. Ci sarà invece un’analisi preoccupata della lentezza della costruzione europea: se in passato abbiamo costruito in un attimo la Comunità europea del carbone e dell’acciaio (Ceca), “nei nostri giorni abbiamo molto faticato per concordare soltanto un modesto tetto al prezzo del gas. Abbiamo molto da recuperare in fiducia e speranza nel futuro!”, assicura il presidente.

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Cronache

Campi Flegrei, che cosa succede? Parla il vulcanologo Giuseppe Mastrolorenzo

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La preoccupazione è alta: le scosse di terremoto nei Campi Flegrei sono tante nelle ultime settimane. Bradisismo, eruzione, piani di evacuazione… La gente ha paura. Quello che potrebbe succedere nell’area flegrea puo interessare fino a 3 milioni di persone: abbiamo chiesto di capire di più ad un vulcanologo esperto, Giuseppe Mastrolorenzo. Ed ecco che cosa ci ha spiegato.

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Esteri

Ricatto di Saied, l’arma dell’invasione per i fondi

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Saied presidente Tunisia

Un gioco al rialzo o rivendicazioni a uso e consumo interno? Il presidente tunisino Kais Saied ha rifiutato un primo assegno da 127 milioni dell’Unione europea, bollandolo come “elemosina”, con un rigurgito – almeno all’apparenza – di anticolonialismo. O, piuttosto, per alzare la posta, brandendo la minaccia dell’invasione di migliaia di migranti pronti a salpare da Sfax verso le coste italiane. Con un duplice obiettivo: ricevere una somma più alta, sul modello dell’accordo da 6 miliardi di euro raggiunto dall’Ue con la Turchia di Erdogan nel 2016 per chiudere i rubinetti della rotta balcanica; e riuscire ad ottenere i 900 milioni di assistenza macrofinanziaria previsti dal memorandum del luglio scorso, sganciandoli dai quasi 2 miliardi che l’Fmi tiene bloccati in attesa di riforme. Riforme che Saied – che dal 2021 si presenta come nuovo autocrate del Nord Africa – non sembra intenzionato nemmeno ad avviare.

La Commissione europea aveva annunciato nei giorni scorsi di aver stanziato i 127 milioni da versare “rapidamente” a Tunisi. Bruxelles aveva precisato che si trattava di 67 milioni per combattere l’immigrazione illegale (i primi 42 milioni dei 105 milioni di aiuti previsti dal memorandum firmato due mesi fa e altri 24,7 milioni nell’ambito di programmi già in corso) e 60 milioni legati al sostegno del bilancio tunisino. Ma Saied ha bloccato tutto: “La Tunisia accetta la cooperazione, ma non accetta nulla che somigli a carità o favore, quando questo è senza rispetto”, ha dichiarato il presidente dopo aver rinviato e sospeso nei giorni scorsi anche le visite delle delegazioni europee, prima parlamentare e poi della Commissione. Questo rifiuto, ha tenuto a sottolineare Saied, “non è dovuto all’importo irrisorio ma al fatto che questa proposta va contro” l’accordo firmato a Tunisi e “lo spirito che ha prevalso durante la Conferenza di Roma” di luglio, “iniziativa avviata da Tunisia e Italia”.

“Non abbiamo capito ancora cosa volesse dire Saied. Non abbiamo avuto la trascrizione e stiamo lavorando per avere più informazioni”, ha ammesso un alto funzionario Ue, intuendo però che il tunisino “avrebbe preferito più aiuti” rispetto alla prima tranche. Sullo stato dell’intesa la fonte ha ricordato che il Consiglio “non è stato coinvolto” nei negoziati. Ma, ha sottolineato, “non possiamo dire che il Memorandum sia un fallimento”. E se anche a Bruxelles l’intesa con Tunisi trova un ostacolo nelle diverse posizioni dei 27, preoccupa lo stato dei diritti umani nel Paese, dove la democrazia sognata dalla rivoluzione dei Gelsomini è ormai naufragata e dove lo stesso Saied ha di fatto aizzato una caccia al migrante subsahariano, ormai poco tollerato da una popolazione alle prese con una grave crisi economica e alimentare.

Resta il fatto che l’Europa e l’Italia non possono fare a meno di lavorare con la Tunisia per arginare gli sbarchi che rischiano di mettere in crisi l’Unione e il suo futuro dopo le elezioni di giugno. E Saied lo ha capito, rilanciando ogni giorno, non solo per sedare le tensioni interne ma anche e soprattutto per spingere l’Europa, di fronte ad una crisi migratoria senza precedenti, a fare pressione su Washington per lo sblocco degli 1,9 miliardi del Fondo Monetario Internazionale.

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Sinner nella storia: batte Alcaraz e vola in finale contro Medvedev a Pechino

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Jannik Sinner nella storia: batte Carlos Alcaraz e vola in  finale del “China Open” a Pechino,  sui campi in cemento dell’Olympic Green Tennis Centre. Un torneo che ha come montepremi 3.633.975 dollari.

Sinner, 22 anni era la sesta testa di serie ed ha sconfitto in semifinale lo spagnolo Alcaraz, numero 1 del tabellone e del ranking mondiale, in due soli set con il punteggio di 7-6, 6-1, poco meno di due ore di gioco.  Il giovane azzurro altoatesino sfiderà per il titolo il russo Daniil Medvedev, seconda testa di serie e numero 3 del mondo, che in semifinale aveva battuto Alexander Zverev.

 

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