“Da sei mesi la mia vita e quella della mia famiglia sono state sconvolte dalla malattia di nostro figlio più piccolo. Ad Alessandro è stato diagnosticato il diabete di tipo 1, che è una malattia autoimmune, cronica e degenerativa. Una malattia che non si vede, ma può avere conseguenze gravissime”. Sono queste le parole di Massimo Ambrosini, ex calciatore, dirigente sportivo e commentatore televisivo in un video pubblicato su Instagram per la Fondazione Italia Diabete, in cui scende in campo a sostegno della ricerca su questa malattia. Nato a Pesaro, Ambrosini è sposato con Paola Angelini da cui ha avuto 3 figli, tra cui Alessandro, di 3 anni affetto dal diabete di tipo 1, la forma autoimmune che colpisce i bambini. “Siamo costretti costantemente – spiega Ambrosini – a tenere monitorata la sua glicemia e fare iniezioni di insulina più volte al giorno, tutti i giorni”. Al momento, aggiunge, “il diabete di tipo 1 è una malattia inguaribile, ma c’è una speranza che passa esclusivamente dalla ricerca scientifica”.
A parlare dell’esperienza è anche la moglie, sempre su Instagram. “Ogni giorno è una sfida, ogni giorno è diverso – scrive Paola Angelini-. Quando pensi di aver azzeccato qualche incrocio strano di numeri sulla tua macchina, tutto improvvisamente non funziona più ma… se tu sorridi, i numeri possono anche non essere buoni, qualcosa però…sta funzionando lo stesso”. Di diabete di tipo 1, spiega Edoardo Mannucci, diabetologo dell’Università di Firenze e direttore della Diabetologia dell’Ospedale Careggi di Firenze, “ne soffre l’1-2 per mille della popolazione, ovvero tra le 60-120.000 persone in Italia. Può esordire nell’infanzia ma anche in adolescenza e giovane età adulta. Diversamente dal diabete di tipo 2, non è legato a stili di vita sbagliati, ma è dovuto al fatto che il sistema immunitario distrugge le cellule che producono insulina, ormone che serve a tenere sotto controllo gli zuccheri nel sangue”. I sintomi, precisa, “sono aumento di sete, produzione abbondante di urine. Tipica possibile complicanza all’esordio, specie nei bambini, è la chetoacidosi che può portare fino al coma e spesso richiede il ricovero in ospedale. La malattia non ha una cura definitiva ma si tiene sotto controllo con l’insulina, che per queste persone è un farmaco salvavita”.
Inoltre, quando non ben controllato il diabete, sia quello di tipo 1 che 2, può portare una serie di complicanze, come aumentato rischio di malattie cardiovascolari, retinopatie e insufficienza renale. “Io, mia moglie e tutti i parenti delle persone che hanno questa malattia, vogliamo che si arrivi ad una cura definitiva”, spiega ancora Ambrosini nel video. Per questo, dice, “ho deciso di correre alla Milano Marathon, insieme a qualche mio ex compagno di squadra, per sostenere la Fondazione Italiana Diabete” e aiutare “la ricerca a correre più veloce”. Proprio grazie alla ricerca e alle nuove tecnologie, conclude Mannucci, “la terapia sta conoscendo una grande evoluzione: in primis con strumenti di misurazione che, attraverso sensori, moniotrano in continuo la glicemia e sostituiscono le vecchie ‘punture sul dito’. L’altra grande innovazione sono i microinfusori che servono a fornire e erogare insulina h24, evitando eccessi e cali”.