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Mascherine-divisori, via limiti capienza bus: le regioni contro il Covid19

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Divisori in plexiglass ai lati delle sedute tra i passeggeri sui bus extraurbani e treni regionali affinche’ tornino a pieno carico, mascherine per tutti i passeggeri, turnazioni per gruppi scaglionati di alunni in orari diversi, che in alcuni casi potrebbero anche anticipare l’entrata negli istituti. Le Regioni lanciano un appello al governo per un test dei trasporti a settembre, che punta a deroghe al Dpcm per scongiurare il caos della mobilita’ in vista del rientro a scuola e della ripresa delle attivita’, quando altri dieci milioni di persone si rimetteranno in moto tra studenti, professori e famiglie. L’obiettivo dei governatori e’ quello di ottenere – grazie a divisori e mascherine obbligatorie a bordo – una deroga al distanziamento e a quel limite del 60% di passeggeri, per permettere a bus e convogli regionali di tornare a viaggiare sfruttando la normale capienza consentita prima del Covid. “Bisogna rivalutare l’obbligo del distanziamento di un metro a bordo dei mezzi in presenza di condizioni operative e di condotta che consentano adeguata protezione da contagio, a partire dall’uso obbligatorio della mascherina”, chiedono le Regioni. Le richieste al governo sono arrivate durante l’incontro tra i governatori, gli enti locali e i ministri di Trasporti, Salute e Autonomie. Il problema, poi, riguarderebbe secondo i governatori proprio gli studenti: “Il Dpcm e gli allegati ripropongono di fatto le limitazioni del decreto precedente – dicono – Di fatto queste regole rendono impossibile portare gli studenti a scuola se non in misura pari alla meta’ per quelli degli istituti superiori, senza considerare l’impossibilita’ di fatto di portare pendolari e turisti nelle ore di punta”. Ma Francesco Boccia assicura con ottimismo che tra un mese il trasporto pubblico locale “tornera’ alla fase pre-Covid”, pur essendo il virus ancora in circolo. Questo purche’ ci sia un “coordinamento forte e una collaborazione massima” tra tutti “per evitare ordine sparso”. E il primo passo e’ stato fatto: per il trasporto pubblico locale sono stati messi a disposizione 700 milioni per il 2020. Il governo ha “rispettato gli impegni presi”, ha aggiunto la ministra De Micheli mentre Speranza avverte che bisogna avere “prudenza anche nel gestire la ripartenza a settembre”. Il ministro della Salute sa che adesso bisognera’ lavorare per “trovare un punto di equilibrio tra le valutazioni del Comitato tecnico scientifico e le istanze, anche politiche, di Regioni e Comuni”. E’ per questo che sta per essere redatto un documento condiviso con gli enti locali che sara’ sottoposto al Cts. Pronte ad entrare nella bozza ci sono gia’ diverse novita’, come l’installazione di parafiati laterali tra le sedute sui treni regionali e sugli autobus extraurbani per permettere una deroga, laddove e’ possibile installarli, ai limiti sul carico di passeggeri sui mezzi del trasporto pubblico locale. In quei casi, la cancellazione del limite sul 50% di persone a bordo potrebbe riportare ad un graduale ritorno alla normalita’. Un’alternativa al plexiglass -tra le ipotesi- sarebbe quella di installare dei separatori leggeri come divisori in stoffa o altro materiale. Ma la proposta e’ in attesa del parere degli scienziati e in particolare dell’Inail, per gli aspetti riguardandi la sicurezza dei passeggeri a bordo. Dall’ autorizzazione dei mezzi turistici per svolgere i servizi di linea agli interventi sulle tratte extraurbane, sono tante le nuove disposizioni che aiuteranno il Paese a ripartire in strada e sui treni. Si punta anche ad una soluzione “condivisa” tra governo, regioni e Comuni sul servizio di scuolabus per garantire a tutti gli alunni di poter tornare in classe, come chiarisce lo stesso presidente della conferenza delle Regioni Stefano Bonaccini: “Chiudiamo con una soluzione in tempi brevi, entro la prossima settimana”, spiega. Nei prossimi giorni, infatti, Regioni, Province e Comuni predisporranno un tavolo con il Ministero del’Istruzione dove proporre, per far fronte alle esigenze del Tpl, una modifica dei tempi di entrata nelle scuole nell’arco di fasce orarie comprese tra le 7.30 e le 9.30 per le scuole secondarie (medie e superiori) e – laddove necesario – maggiori linee bus nelle fasce orarie di entrata e uscita dagli istituti, tra le 7.30 e le 9.30 e tra le 13.00 e le 15.00. Tali misure potrebbero essere accompagnate con la proposta di prevedere una riorganizzazione degli orari delle lezioni: in alcune scuole potrebbero anche essere anticipate alle 8 del mattino. Maggiore flessibilita’ emerge anche da quanto stilato negli allegati all’ultimo Dpcm firmato dal premier Conte e dedicato esplicitamente alle “linee guida per il trasporto scolastico dedicato”: gli scuolabus potranno viaggiare con la capienza massima consentita “nel caso in cui la permanenza degli alunni nel mezzo non sia superiore ai 15 minuti” e “nel caso in cui sia possibile l’allineamento verticale degli alunni su posti singoli e sia escluso il posizionamento cosiddetto faccia a faccia”. In tutti gli altri casi, sottolinea il protocollo dovra’ essere rispettata la distanza di un metro. Tutti gli studenti, ad eccezione di quelli di eta’ inferiore ai sei anni e a coloro che hanno delle disabilita’, dovranno indossare obbligatoriamente la mascherina “al momento della salita sul mezzo”.

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Influenza e Covid, attesa crescita con ritorno a scuola

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La riapertura delle scuole dopo le festività natalizie potrebbe dare un’ulteriore spinta alle infezioni respiratorie: influenza, soprattutto, ma anche Covid-19 e virus respiratorio sinciziale. È il timore espresso da più parti e confermato anche dalla Società Italiana di Pediatria. “Con il rientro dei bambini a scuola ci aspettiamo un aumento dei casi di influenza anche se – c’è da dire – durante il periodo delle vacanze non si è osservato un calo dei contagi, probabilmente per le occasioni di vita sociale durante le festività.

Inoltre, siamo nel momento del clou del virus respiratorio sinciziale”, dice Rino Agostiniani, consigliere nazionale della Società Italiana di Pediatria, che sottolinea che “è importante che i bambini che hanno sintomi influenzali rimangano a casa”. “Ho scritto al ministro della Salute con l’obiettivo di accedere un faro su una malattia che provoca, soprattutto tra i neonati, gravi patologie, anche mortali: la bronchiolite.

La Commissione europea ha autorizzato il vaccino Nirsevimab che ha già passato severissime e rigidissime misure di controllo da parte di Ema. Questo farmaco potrebbe essere uno strumento fondamentale per la lotta alla bronchiolite ed è arrivato il momento che venga adottato anche nel nostro Paese, quanto prima”, ha intanto fatto sapere Orfeo Mazzella, capogruppo del Movimento 5 Stelle in Commissione Affari Sociali al Senato, citando il caso di una neonata di tre mese morta a fine anno probabilmente proprio a causa di questo virus.

Intanto nelle ultime due settimane, in Italia, l’influenza e le sindromi simil-influenzali hanno fatto registrare numeri da record: due milioni di persone messe a letto solo nelle ultime due settimane dell’anno, con tassi elevati soprattutto nei bambini più piccoli “che sono quelli nel corso degli ultimi anni non hanno sviluppato un patrimonio immunitario per difendersi dall’infezione”, spiega Agostiniani. Covid-19, al contrario, nell’ultima rilevazione del ministero della Salute e dell’Istituto Superiore di Sanità ha mostrato un lieve rallentamento.

Tuttavia, nel mondo sembra che i contagi abbiano ripreso a salire: secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, nelle ultime 4 settimane ci sono stati 850mila casi di Covid nel mondo, con un aumento del 52% rispetto al mese precedente. I numeri reali, tuttavia, potrebbero essere molto più alti.

“Sappiamo che in tutto il mondo le segnalazioni sono diminuite, i centri di sorveglianza sono diminuiti, i centri di vaccinazione sono stati smantellati o chiusi. Questo fornisce un quadro incompleto della situazione e purtroppo dobbiamo aspettarci più casi di quelli che abbiamo dichiarato ufficialmente”, ha detto Christian Lindmeier dell’Oms.

Che la situazione stia peggiorando si intuisce anche dai ricoveri: tra il 13 novembre e il 10 dicembre, nei Paesi che segnalano sistematicamente i dati all’Oms e che sono ormai meno di 60, sono stati registrati più di 118 mila nuovi ricoveri per Covid e più di 1.600 nuovi ricoveri in terapia intensiva, con un aumento rispettivamente del 23% e del 51%.

La ripresa dei contagi potrebbe essere legata alla nuova JN.1 del virus Sars-CoV-2. I dati che arrivano dagli Stati Uniti sembrano confermarlo. Secondo le ultime stime dei Centers for Disease Control and Prevention (Cdc) nell’ultima settimana JN.1 è arrivata al 61,6% di prevalenza. JN.1, che ormai è dominante anche in Italia, discende dalla variante BA.2.86 (Pirola) ed è stata isolata proprio negli Stati Uniti lo scorso settembre. Per i Cdc “al momento non vi è alcuna indicazione di un aumento della gravità da JN.1”. Tuttavia, è possibile che “questa variante possa determinare un aumento delle infezioni”.

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Covid, meno ricoveri in ospedale e meno contagi

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L’indice di trasmissibilità per il Covid-19 basato sui casi con ricovero ospedaliero al 26 dicembre si conferma sotto soglia epidemica e sostanzialmente stabile con 0,75; in leggera diminuzione anche i ricoveri sia nei reparti che i terapia intensiva. Anche l’incidenza di casi Covid-19 diagnosticati e segnalati nel periodo 28 dicembre 2023-3 gennaio 2024 è in lieve diminuzione pari a 66 casi per 100.000 abitanti rispetto ai 70 della settimana precedente. Il numero di nuovi contagi segnalati è 38.736 contro i 40.988 della settimana precedente e i 60.556 della settimana ancora prima. Questo quanto emerge dall’ultimo monitoraggio del ministero della Salute-Istituto Superiore di Sanità, in cui viene spiegato che, per l’Rt, i valori potrebbero essere sottostimati “a causa di un ritardo di notifica dei ricoveri durante i giorni festivi” e per l’incidenza “in parte per una ridotta frequenza di diagnosi effettuate durante i giorni festivi”.

Per le ospedalizzazioni, al 3 gennaio l’occupazione dei posti letto in area medica risulta pari al 10,1% (6.320 ricoverati) rispetto all’11,0% rilevato al 27 dicembre 2023. In riduzione anche l’occupazione dei posti letto in terapia intensiva, pari a 2,8% (246 ricoverati), rispetto alla settimana precedente (3,2% al 27 dicembre 2023). I tassi di ospedalizzazione e mortalità, viene rilevato nel monitoraggio, aumentano con l’età, presentando i valori più elevati nella fascia d’età 90+ anni; anche il tasso di ricovero in terapia intensiva aumenta con l’età. L’incidenza settimanale dei casi diagnosticati e segnalati risulta in diminuzione nella maggior parte delle Regioni e Province.

L’incidenza più elevata è stata riportata nella Regione Lazio (128 casi per 100.000 abitanti) e la più bassa in Sicilia (6 casi per 100.000 abitanti). Le reinfezioni sono al 43% circa, in lieve diminuzione rispetto alla settimana precedente. Per quanto riguarda le varianti, alla data della più recente indagine rapida condotta dall’11 al 17 dicembre 2023, JN.1 (discendente di BA.2.86) è predominante, con una prevalenza nazionale stimata pari a 38,1%. Si conferma, inoltre, se pur con valori di prevalenza in diminuzione, la co-circolazione di ceppi virali ricombinanti riconducibili a XBB, ed in particolare alla variante d’interesse EG.5 (prevalenza nazionale stimata pari a 30,6%).

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In Spagna torna mascherina contro boom virus respiratori e Covid

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Un appello al “buon senso” e la raccomandazione “ad avere sempre a portata di mano la mascherina” da indossare negli ambienti affollati o sui trasporti pubblici è stato lanciato oggi dalla ministra spagnola di Sanità, Monica Garcia, a causa del “notevole aumento” di virus respiratori registrati negli ultimi giorni, che hanno già portato in emergenza numerosi centri di salute e servizi di pronto soccorso ospedalieri. In una dichiarazione alla tv nazionale Rtve, Garcia ha fatto riferimento all’incidenza attuale di virus respiratori “di 1.000 casi per 100.000 abitanti”, secondo il rapporto settimanale dell’Istituto Carlos III di riferimento.

“Il tasso di ricoveri, nonostante il lieve aumento, si mantiene basso, sotto i 30 casi per 100.000 abitanti”, ha aggiunto, ma “è prevedibile che continuerà a intensificarsi nei prossimi giorni”. La ministra ha convocato per lunedì il Consiglio interterritoriale del Sistema sanitario nazionale di salute, per “unificare i criteri per “affrontare i picchi di virus respiratori”, dopo che regioni come la Catalogna e la Comunità Valenziana hanno ripristinato da oggi l’obbligo di mascherina in ospedali, centri sanitari e residenze di anziani.

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