Mario Coco è un nutrizionista, dirigente biologo presso l’ASL Napoli 2 Nord. Da esperto della scienza dell’alimentazione ci aiuta a comprendere il ruolo decisivo e troppo spesso sottovalutato di una dieta sana ed equilibrata. I mass media ci impongono il modello della dieta come sacrificio e non come stile di vita sano e la disinformazione contribuisce a perpetuare questa visione sbagliata e pericolosa.
La nostra regione è fra quelle con i più elevati tassi di obesità in Italia. Un paradosso, perché proprio la Campania Felix ha visto nascere la dieta mediterranea, il regime alimentare salutare per antonomasia, rinomato in tutto il mondo e dal 2010 patrimonio immateriale dell’umanità.
In cosa consiste il suo lavoro di dirigente biologo?
In ospedale mi occupo della nutrizione clinica di pazienti sottoposti a chirurgia della mammella e del tratto gastrointestinale. Soprattutto in quest’ultimo caso, il pre-ricovero e il post-ricovero diventano dei momenti fondamentali, perché, con una giusta attenzione all’alimentazione, il paziente ha un recupero migliore in termini di qualità di vita e sopporta meglio i fastidi legati alla chirurgia addominale. L’alimentazione in questi casi diventa una vera e propria terapia. A Pozzuoli (P.O. Santa Maria delle Grazie, ASL Napoli 2 Nord, ndr) abbiamo dei centri di élites della chirurgia oncologica della mammella e del tratto gastrointestinale. Stiamo avendo dei risultati eccezionali, i pazienti si riprendono in tempi sempre più brevi. Tutto ciò è possibile grazie al lavoro dell’equipe di chirurghi e al nostro lavoro legato all’alimentazione, due aspetti ormai in simbiosi.
Che ruolo gioca l’alimentazione nella prevenzione oncologica?
Un ruolo fondamentale. Non ci possiamo più nascondere: diversi studi hanno dimostrato come la prevenzione oncologica rappresenti la vera arma a disposizione dell’essere umano. Dieta deriva dal greco e significa “stile di vita”, non certo “sacrificio”, com’è ormai comunemente intesa. Oggi in Campania si registra il più alto tasso di obesità infantile al mondo e siamo ai primi posti in Italia per obesità e sovrappeso nell’adulto. È un enorme controsenso, perché la dieta mediterranea è nata qui da noi e dal 2010 è persino patrimonio immateriale dell’umanità.
Come nasce la dieta mediterranea?
La dicitura si deve ad Ancel Keys, fisiologo statunitense di inizio Novecento. Keys visitò l’Italia per la prima volta in occasione di una conferenza sull’alimentazione. In quell’occasione scoprì che a Napoli quasi nessuno soffriva di malattie cardiovascolari. Approfondì pertanto l’influenza dell’alimentazione su salute e longevità e coniò l’espressione “dieta mediterranea”. Si trasferì poi a Pioppi, un villaggio del Cilento, dove visse fino a cent’anni assieme a sua moglie. Descrisse la nostra come l’unica vera dieta della longevità. E’ il nostro patrimonio, ma non se ne parla più; è un concetto che va riesumato.
Quali sono i principali luoghi comuni da sfatare sul cibo?
I mass media in materia sono diventati terrificanti, passano tante notizie sbagliate. La dieta ormai viene intesa come sacrificio: quanto più hai un regime sottocalorico, ossia con una quota calorica inferiore al tuo fabbisogno, tanto meglio è. E’ tutto sbagliato. Fra i miti da sfatare vi è senza dubbio quello delle diete lampo. Il modo per fare una dieta sana ed equilibrata esiste, ma è travisato dai grandi guru dell’alimentazione, che fanno quasi sempre disinformazione.
Quali sono allora i suoi consigli per una corretta alimentazione?
Consiglio una dieta equilibrata in termini di nutrienti: carboidrati, grassi, proteine, sali minerali, vitamine che insieme contribuiscono a raggiungere un equilibrio dal punto di vista alimentare, senza demonizzare questo o quell’alimento. Una buona quota di carboidrati complessi come quelli della pasta, una buona prima colazione, spuntini a metà mattinata e a metà pomeriggio, una buona quota di proteine animali (carne, pesce, uova) e vegetali (legumi), olio extravergine di oliva. Sull’olio se ne sentono di tutti i colori; in realtà è il caposaldo della dieta mediterranea. Anche sulle carni rosse, ad esempio, s’è fatto terrorismo psicologico; la discriminante è sempre la misura, quanta se ne mangia e quante volte. A mio avviso, la carne di pollo e tacchino è ben più dannosa, perché ormoni, fattori di crescita e antibiotici assunti da questi animali di piccola taglia sono metabolizzati in modo meno efficiente rispetto a quanto non accada con animali di grossa taglia. Ma non demonizzo carni rosse o bianche in generale. L’unico reale fattore di rischio per la popolazione è l’aumento di peso in termini di grasso corporeo.
Queste sono le ultime immagini riprese dalle telecamere di sorveglianza della Stazione Centrale di Milano in possesso della Procura della Repubblica di Lecco diffuse dai Carabinieri che ritraggono Edoardo Galli mentre cammina sul binario dove è giunto il treno proveniente da Morbegno e mentre transita in uscita dai tornelli di sicurezza lo scorso 21 marzo.
Dopo questi istanti – spiega la nota della Procura- non ci sono, al momento, ulteriori riprese che lo ritraggono dialogare o in compagnia di altre persone ovvero nei pressi di esercizi commerciali.
Da un lato le istituzioni, che con l’IA Act hanno regolamentato il settore dell’intelligenza artificiale a livello europeo, dall’altro le aziende, che continuano a rendere disponibili applicazioni e software di Intelligenza Artificiale generativa per gli utenti. Il rischio? Quello di bruciare i tempi e di creare un’autostrada a due velocità, che rende confuso un panorama già di per sé complesso e in continuo divenire. Nonostante la disponibilità da mesi di app come ChatGpt e Copilot, il grande pubblico si è approcciato all’IA generativa grazie agli smartphone, soprattutto la serie dei Galaxy S24 presentata da Samsung a gennaio.
Nelle ultime ore, il pubblico di riferimento di Galaxy AI è aumentato ulteriormente, con l’approdo delle funzionalità di intelligenza artificiale generativa anche sui “vecchi” Galaxy S23, Galaxy Z Fold 5 e Galaxy Z Flip. Tradotto in numeri, secondo le stime degli analisti di Counterpoint Research, vuol dire poco meno di 40 milioni di dispositivi al mondo capaci di tradurre telefonate e testi con l’IA, scrivere messaggi supportati da un chatbot, persino modificare le foto, scambiando persone e oggetti, per risultati nuovi e, teoricamente, fuorvianti. “Visto l’ampliamento, serve maggiore consapevolezza da parte delle persone. L’IA è oramai ovunque”, osserva Alessandro Piva, direttore dell’Osservatorio Artificial Intelligence del Politecnico di Milano.
“Anche perché – prosegue – applicazioni del genere, destinate alla massa, sono del tutto legittime e non in conflitto con l’IA Act dell’Unione Europea che è in prima linea sull’argomento. La norma prevede quattro livelli di rischio da tener presente nell’adozione su larga scala della tecnologia, e la stragrande maggioranza dei sistemi attualmente in uso rientra nella categoria a ‘rischio minimo’, che include videogiochi e app di libero utilizzo”. Non vuol dire abbassare la guardia, soprattutto quando in gioco c’è la veridicità di un contenuto. Galaxy AI permette di cambiare il modo di usare molte app, tra cui le chiamate e la scrittura di messaggi. Con “traduzione live”, ad esempio, è possibile tradurre una telefonata audio in tempo reale, visualizzando sullo schermo il testo di un interlocutore, già nella propria lingua. Funzionamento simile per la traduzione di chat e file di testo.
La possibilità di cambiare senso a una foto, spostando soggetti da una parte all’altra, persino inserendone di nuovi prima assenti, potrebbe spingere la creazione di fake. Samsung, nei metadati delle singole immagini, inserisce l’indicazione del contenuto generato da Galaxy AI ma non è detto che basti. “In Italia abbiamo un Garante che è molto attento a questi temi, forse più che altrove. Seguendo l’approccio dell’Unione Europea sull’IA Act, che ha richiesto mesi di approvazioni e dibattiti, qualsiasi perplessità dovuta dall’apertura di una piattaforma di IA al grande pubblico non passerà inosservata – rileva ancora Piva – e sarà oggetto di valutazione e analisi. Resta la sfida delle tempistiche: si fa prima a usare una tecnologia che a regolarla ma c’è molta più proattività oggi che in passato. Si sta discutendo proprio in questi giorni, con associazioni di categoria e istituzioni, di copyright e generazione di contenuti digitali. Aspettiamoci una regolamentazione anche in tal senso, che sappia bilanciare creatività e trasparenza”.
“È per me un grandissimo onore essere accolto nella Maison Valentino. Sento l’immensa gioia e l’enorme responsabilità nel fare ingresso in una maison de couture che ha inciso la parola bellezza in una storia collettiva fatta di ricercatezza ed estrema grazia. A questa storia va il mio primo pensiero: alla ricchezza del suo patrimonio culturale e simbolico, al senso di meraviglia che ha saputo costantemente generare, all’identità preziosissima che i suoi padri fondatori, Valentino Garavani e Giancarlo Giammetti, le hanno donato con amore sfrenato. Si tratta di riferimenti che hanno sempre rappresentato per me un’ irrinunciabile fonte di ispirazione e a cui intendo rendere omaggio rileggendoli attraverso la mia visione creativa”.
Così Alessandro Michele, che a pochi giorni dall’addio alla Valentino di Pierpaolo Piccioli, cresciuto per 25 anni nella maison romana, ne assume il ruolo di direttore creativo. Il suo nome in verità era circolato subito tra i papabili, suscitando però qualche perplessità negli addetti ai lavori. Questo perché il nuovo responsabile del team creativo della maison aveva lasciato Gucci, di cui è stato designer per quasi otto anni, nel novembre 2022. Ma nel suo regno da Gucci si era distinto per la sua moda anticonvenzionale e innovativa, per l’imposizione dello stile genderless e per l’abilità nel commercializzare pezzi sciolti e accessori. Doti che avevano portato il fatturato di Gucci da 3 miliardi di euro appena arrivato nel 2015 a 10 miliardi nel 2022. Ma la sua estetica è molto distante da quella imposta invece dalle rigide regole sartoriali delle maison di haute couture.
Del resto però, con Michele rimane tutto in famiglia, perchè Gucci è entrato a far parte dei marchi del Gruppo Kering, che ha acquisito il 30% della Valentino nel luglio scorso, dal gruppo del Qatar Mayhoola, attuale proprietario, con l’opzione di arrivare al controllo del 100% entro il 2028. Per quanto riguarda il rodaggio del neo direttore creativo, che assume comunque un’eredità pesante dalla perfezione raggiunta da Piccioli, servono i tempi tecnici per il debutto. Quindi, dopo aver annunciato che Valentino salterà le collezioni uomo e alta moda che avrebbero dovuto sfilare a giugno, la prima collezione firmata da Michele sarà in pedana il prossimo ottobre, durante la fashion week parigina dedicata alle collezioni donna Primavera/Estate 2025. Ma lo stilista comincerà a lavorare per la maison da martedì 2 aprile, chiarisce la nota ufficiale, “nella sede storica di Roma, dove la maison fu fondata nel 1960” da Valentino Garavani. Il nome di Alessandro Michele in questi mesi era stato fatto ipotizzando il suo arrivo da Fendi e da Walter Albini. Ma si trattava di pure congetture. L’unico dato certo era che dal 2022 l’ex di Gucci era libero.
“Il mio grazie, immenso e sconfinato – scrive ora lo stilista – va a Jacopo Venturini (ceo della Valentino con un passato in Prada e in Gucci, ndr). Tornare a lavorare con lui è per me un sogno meraviglioso che si avvera. Oggi cerco le parole più adatte per dire la gioia, per renderle omaggio: i sorrisi che scalciano in petto, il senso di profonda gratitudine che accende gli occhi, quel momento prezioso in cui necessità e bellezza si tendono la mano. La gioia è però cosa talmente viva che temo di ferirla, dicendola. Che basti quindi il mio inchino a braccia spalancate per celebrare in questo inizio di primavera, la vita che si rigenera e la promessa di nuove fioriture”. “Sono molto contento ed emozionato di tornare a lavorare con Alessandro Michele – ribatte Venturini – dopo anni di lavoro insieme. Il suo talento, la sua creatività, la sua intelligenza sempre legata ad una meravigliosa leggerezza, scriveranno un altro capitolo della Maison Valentino. Sono certo che la rilettura dei codici della maison e dell’heritage creati dal signor Valentino Garavani uniti alla straordinaria visione di Alessandro ci faranno vivere momenti di grande emozione e si tradurranno in oggetti irresistibilmente desiderabili”.