L’ex ministro dell’Interno Marco Minniti ha rilasciato un’intervista al Corriere della Sera in cui ha affrontato temi di grande attualità, tra cui la gestione della crisi migratoria, il caso Almasri e il conflitto tra politica e magistratura. Con un’esperienza diretta sul campo, Minniti ha sottolineato l’importanza della sicurezza nazionale e la necessità di un approccio strategico e non emergenziale nella gestione dei flussi migratori.
“La Libia è una questione di sicurezza nazionale”
Minniti ha respinto l’idea che la Libia abbia ricattato il governo italiano sul caso Almasri utilizzando l’arma dei migranti. “Non si può utilizzare questo tema. La questione è più generale”, ha dichiarato, ribadendo che il paese nordafricano “era ed è una questione di interesse nazionale al suo livello più alto”.
Secondo Minniti, la Libia riveste un ruolo centrale per tre motivi:
- È la base più avanzata dei trafficanti di esseri umani;
- Ha un ruolo chiave nella sicurezza energetica, soprattutto dopo la crisi ucraina;
- È un possibile incubatore di terrorismo internazionale, come dimostrato dalla precedente occupazione di Sirte da parte dell’ISIS.
Riguardo al Memorandum del 2017 tra Italia e Libia, siglato quando era ministro, Minniti ha evidenziato che quell’accordo fu adottato anche dall’Unione Europea e permise all’ONU di operare direttamente in Libia.
“Le migrazioni non sono un’emergenza, ma un fenomeno strutturale”
L’ex ministro ha criticato l’approccio episodico dell’Europa nei confronti delle migrazioni: “Non chiamiamole più migrazioni, ma movimenti di persone”, ha detto, mettendo in guardia dal rischio di ridurre il dibattito a un’emergenza temporanea, quando invece si tratta di un fenomeno strutturale.
Il caso Almasri e il ruolo della sicurezza nazionale
Sul caso Almasri, il generale libico espulso dall’Italia e poi liberato a Tripoli, Minniti ha affermato che avrebbe “utilizzato sin dall’inizio il tema della sicurezza nazionale”, considerandolo un argomento netto. Ha inoltre paragonato la vicenda a quella di Abdullah Öcalan nel 1998, quando la Germania evitò un processo per non creare tensioni interne tra la comunità turca e curda presente nel paese.
Ha poi chiarito che Almasri non è paragonabile a Bija, il controverso ufficiale libico presente in Italia nel 2017 per un programma di formazione organizzato da ONU e UE: “Non c’entra nulla. Io non l’ho mai incontrato”.
“Il Piano Mattei è l’intuizione giusta, va reso europeo”
Minniti si è detto favorevole al Piano Mattei per l’Africa, ma ha suggerito di concentrarlo a livello europeo: “È l’intuizione giusta. Concentrerei tutte le mie risorse finanziarie e politiche per farne un piano europeo”.
Tuttavia, ha espresso perplessità sui modelli di “esternalizzazione” del problema migratorio, come l’accordo con l’Albania: “Non funziona l’idea dei Paesi terzi. L’Europa deve stabilire con l’Africa un rapporto da pari a pari”.
Il conflitto tra politica e magistratura
Minniti ha anche commentato il caso del procuratore di Roma Francesco Lo Voi, criticato per aver iscritto nel registro degli indagati la premier Giorgia Meloni e alcuni ministri. Pur invitando a evitare polemiche e cacce alle streghe, ha evidenziato l’importanza del contesto in cui avvengono certe decisioni:
“Se un esposto sottolinea criticità nell’azione del governo ed è prevista per il giorno dopo l’audizione dei ministri della Giustizia e dell’Interno, forse è doveroso aspettare le due audizioni, anche per valutare meglio la fondatezza dell’esposto”.
Secondo l’ex ministro, evitare scelte precipitose serve a prevenire tensioni istituzionali che rischiano di danneggiare i cittadini, la democrazia e l’Italia nel suo complesso.
Conclusioni
Dall’analisi di Marco Minniti emerge un quadro chiaro: la Libia resta un tassello fondamentale per la sicurezza italiana, i flussi migratori vanno affrontati con un approccio strategico, e il conflitto tra politica e magistratura deve essere gestito con maggiore equilibrio.
L’ex ministro conferma la sua visione pragmatica e realista, cercando un punto di equilibrio tra necessità di sicurezza e rispetto dei diritti umani, tra politica interna e geopolitica internazionale.