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Manovra economica, c’è “quasi” accordo con i commissari Ue per evitare la procedura d’infrazione

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La questione non è l’Italia o il governo italiano (quale che sia) ma l’Europa così com’è. Non può una burocrazia autoreferenziale paralizzare un Parlamento eletto, mettere a rischio i conti pubblici di un Paese con critiche, mancare di rispetto ad un popolo che ha votato su programmi elettorali. Comunque sia, il giorno del giudizio dell’Ue contro l’Italia sembra allontanarsi. Forse è stata trovata un’intesa per evitare la procedura d’infrazione. Anche se per  l’Italia ancora non c’è il sì definitivo alla manovra che il Parlamento dovrà approvare entro il 31 dicembre, pena esercizio provvisorio. L’interlocuzione prosegue, la strada appare ancora in salita, ma il ministro dell’Economia Giovanni Tria, che ha inviato a Bruxelles un nuovo “schema”, che disegna una manovra più snella, è molto sereno ed è convinto di farcela convincere i commissari Ue. Il deficit si abbassa al 2,04%, la stima di crescita del Pil nel 2019 potrebbe calare dall’1,5% fino all’1%. Se la proposta convincerà i tecnici della commissione, potrebbe essere tradotta in una lettera del ministro all’Ue e poi finalmente nelle norme della legge di bilancio. La partita è aperta. Lo testimonia il nuovo rinvio al Senato della legge di bilancio. E l’ennesima riunione notturna a Chigi di Tria con Giuseppe Conte, che convoca il ministro – facendogli saltare un’intervista – per “finalizzare l’accordo”. Forse anche alla luce della conversazione telefonica, in mattinata, tra il ministro dell’Economia e i commissari Pierre Moscovici e Valdis Dombrovskis. Nel vertice di domenica notte i vicepremier Luigi Di Maio e Matteo Salvini hanno dato l’avallo politico a portare fino in fondo la trattativa per evitare la procedura con Bruxelles. Ma hanno detto ‘no’, chiaro e tondo, all’ipotesi avanzata da Conte di ridurre di altri 3 miliardi, oltre i 4 già previsti, il fondo per finanziare reddito di cittadinanza e “quota 100” sulle pensioni. Le due misure sono le bandiere della prossima campagna elettorale: aver portato le risorse da 16 miliardi a circa 12 – hanno detto all’unisono i vicepremier – e’ il massimo che si puo’ fare. Non sono escluse altre limature, “piccole”, al fondo, contando anche su risorse ‘esterne’. Ma nulla di piu’. Al premier e al ministro, l’onere di reperire – con il ragioniere dello Stato Daniele Franco – i soldi che mancano. Uno schema possibile prevede tre azioni: sospendere o rinviare di 1 anno o 2 – ricavando 1 miliardo – le agevolazioni fiscali per le operazioni delle grandi imprese, come fusioni e acquisizioni; stimare oltre 1 miliardo aggiuntivo di dismissioni immobiliari, da realizzare via Cassa depositi e prestiti; realizzare “nelle pieghe del bilancio” tagli aggiuntivi fino a 500 milioni di euro. Ma convincere Bruxelles che gli interventi incidano davvero sul calo del deficit strutturale (in tal senso il taglio delle stime del Pil puo’ aiutare) e’ processo laborioso e ancora tutto da disegnare oltretutto mentre e’ ancora in corso il confronto nella maggioranza su misure della manovra come il rinvio della direttiva Bolkestein (l’ipotesi e’ farlo di 15 anni per i soli balneari ma la Lega punta ad allargare le maglie). Ed e’ forse per questa situazione che a Roma si esalta – forse unica notizia buona – l’ipotesi che il giudizio della Commissione Ue sulla legge di bilancio italiana non venga pronunciato mercoledi’ 19, come era previsto.

Il premier e il ministro – spiegano fonti di governo – avevano lavorato anche per questo obiettivo. E ora sembra a portata di mano per una duplice ragione: la prima e’ che solo il via libera del Parlamento alla manovra potra’ certificare gli impegni presi dai gialloverdi con l’Ue; la seconda e’ tutta politica ed e’ che la Commissione non sembra voler rischiare di aggiungere un riacutizzarsi dello scontro con Roma, a nodi spinosi come la Brexit e le tensioni per i gilet gialli francesi (con sforamento del deficit). E’ proprio a Parigi che Salvini torna a guardare quando si augura “che a Bruxelles ci sia buonsenso e non figli e figliastri: all’Italia contano anche i peli del naso e a Macron fanno fare quel che gli pare”. Mentre Di Maio, combattivo, proclama che nella legge di bilancio ci sono “i sogni di chi vuole cambiare l’Italia” e “per questo siamo imbattibili e inarrestabili”. I due vicepremier, che nelle ultime settimane hanno proseguito l’interlocuzione con il Quirinale, hanno lasciato a Conte l’incarico di sbrogliare la matassa. Ma i tempi sono stretti e l’esito non scontato: in Parlamento (al Senato, tra le proteste dell’opposizione per la restrizione del dibattito, la manovra non arrivera’ in Aula prima di venerdi’) e’ corsa contro il tempo per chiudere il testo entro l’anno ed evitare l’esercizio provvisorio di bilancio.

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Cronache

Le tre gemelle di Brescia, laureate tutte e tre in tre giorni con 110 e lode

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Quando il presidente della Commissione esaminatrice si è trovato davanti a queste tre giovani donne, ha pensato che ci fosse stato un errore. Era difficile credere ai propri occhi, ma la realtà è che le gemelle Roberta, Claudia ed Elisa Cornale hanno fatto la storia laureandosi con 110 e lode alla stessa facoltà, Matematica, presso l’Università Cattolica di Brescia. Tutto questo è avvenuto lo scorso 26 settembre, e la notizia ha rapidamente fatto il giro della città.

Ma la sorpresa non finisce qui. Tre giorni dopo, Elisa Cornale, l’ultima delle tre gemelle, ha conseguito la sua laurea magistrale in Filologia moderna, sempre con il massimo dei voti, 110 e lode. Se c’è una variabile in questo gioco degli specchi, è la scelta di carriera di Elisa, che ha optato per un campo diverso, iscrivendosi inizialmente a Lettere e successivamente completando la sua Specialistica in Cattolica.

Pertanto, per riassumere, tre gemelle, tre lauree, tutte con il massimo dei voti, in tre giorni. Una realtà che ha riempito di orgoglio i genitori delle ragazze, Emanuela e Germano Cornale, residenti a Remedello, un tranquillo comune tra Brescia e Mantova, dove gestiscono un’azienda artigianale di tornitura.

Persino il sindaco del comune, Simone Ferrari, ha voluto congratularsi con le tre gemelle, riconoscendo l’esempio che hanno dato. Il sindaco ha annunciato che le tre giovani verranno premiate con borse di merito, insieme agli altri neolaureati del paese.

Le tre gemelle Cornale non sono estranee a imprese straordinarie. Già nel settembre 2021, Claudia e Roberta avevano ottenuto la loro laurea triennale contemporaneamente, entrambe con 110 e lode. La terza gemella, Elisa, le aveva seguite qualche mese più tardi, ottenendo comunque un notevole voto di 108. In quell’occasione, a causa del lockdown, Roberta e Claudia avevano rinunciato alla proclamazione per lasciare spazio a Elisa, dimostrando una solidarietà sorprendente.

Questo incredibile traguardo ha reso orgogliose le tre gemelle, che sono cresciute insieme, condividendo sia momenti scolastici che personali. Nonostante abbiano caratteri e interessi diversi, il legame tra loro è rimasto forte. Oltre allo studio, condividono la passione per i concerti e l’amore per la cucina.

Ora, il futuro le attende, e potrebbero dover prendere strade diverse. Elisa ha il desiderio di insegnare materie umanistiche nelle scuole medie e nei licei, mentre Roberta e Claudia, con una laurea in Matematica orientata verso le applicazioni economiche e finanziarie, ambiscono a lavorare in aziende del settore finanziario. Nonostante abbiano trascorso gran parte della loro vita insieme, ora potrebbero iniziare a percorrere strade diverse, ma sicuramente porteranno con sé la forza e la determinazione che le ha portate al successo in questo incredibile percorso accademico.

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Esteri

Musk deride Zelensky, ‘non chiedi aiuti da 5 minuti’

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Incontenibile Elon Musk. Non pago di aver rivoluzionato finora il settore delle auto elettriche, aperto la strada ai chip nel cervello e inventato il turismo spaziale, l’uomo più ricco del mondo ha deciso di scendere sulla terra per occuparsi, a modo suo, delle principali questioni d’attualità: dall’Ucraina alla crisi dei migranti negli Usa e in Europa fino al sempre verde tema del vaccino contro il Covid. L’ultimo affondo, sul social media acquistato per 44 miliardi di dollari, ha preso di mira il presidente ucraino Volodymyr Zelensky subito dopo il passaggio al Congresso americano di una legge di bilancio provvisoria che prevede un taglio ai fondi a Kiev. “Quando sono passati cinque minuti e non hai chiesto aiuti per l’Ucraina”, ha scritto Musk ripostando su X una versione del famoso meme del ‘viso in tensione’ (‘strained face meme’) con il volto del leader ucraino al posto di quello dello studente protagonista della foto originale che risale a dieci anni fa.

Immediata la reazione irritata dell’Ucraina che, usando la stessa immagine ma con la faccia del miliardario, ha ribattuto sull’account del parlamento: “Quando sono passati cinque minuti e non hai diffuso propaganda russa”. In quasi due anni l’atteggiamento del patron di Tesla sulla guerra lanciata da Mosca è stato piuttosto ambiguo. Da una parte il controverso imprenditore, forse anche su pressione del Pentagono, ha subito messo a disposizione di Kiev i suoi satelliti Starlink per facilitare le comunicazioni militari e civili degli ucraini. Dall’altra alcune sue dichiarazioni sul conflitto (“tanti morti per nulla”) e il sospetto che l’anno scorso abbia ordinato di spegnere gli stessi satelliti per evitare un attacco contro la flotta russa hanno suscitato dubbi e preoccupazione in Occidente.

Per non parlare dei suoi rapporti sospetti con Vladimir Putin e le continue incursioni in Cina, accompagnate da frequenti sortite anti-Taiwan. L’attacco contro Kiev arriva peraltro alla fine di una settimana abbastanza dinamica per il Musk opinionista che, in pochi giorni, è passato da una visita a sorpresa al confine tra Messico e Texas ad una polemica contro la Germania sulla gestione della crisi dei migranti. Su X è diventato virale il suo video a Eagle Pass, una delle città di transito dei flussi migratori, con il cappello da cowboy e gli occhiali a specchio mentre dispensa consigli su come risolvere una delle più grandi piaghe degli Stati Uniti. Stessi suggerimenti, non richiesti, che ha dato al governo di Berlino, accusato dal miliardario di lavarsi le mani dal problema a scapito dell’Italia.

E per non farsi mancare nulla, è entrato a gamba tesa anche sul vaccino contro il Covid, nei giorni in cui l’amministrazione di Joe Biden ha rilanciato la campagna per invitare gli americani a sottoporsi alla nuove versione. “Immagina un vaccino così sicuro che ti devono minacciare per fartelo. E immagina un virus così mortale che devi fare il test per scoprire di averlo”, ha scritto su X il miliardario che nell’aprile del 2021 assicurava di “essere favorevole a tutti i vaccini e a quello contro il Covid in particolare. I dati scientifici sono inequivocabili”. Una delle tante giravolte che fanno pensare che Musk sia sempre più vicino alle teorie cospirazioniste dell’estrema destra.

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Vaccini a mRna apripista per combattere nuove malattie

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Dopo avere salvato milioni di vite umane nella pandemia di Covid-19, i vaccini a Rna messaggero si preparano a diventare le armi per combattere altre malattie, prime fra tutti i tumori, ma anche la malaria e la tubercolosi. La tecnologia che li ha resi possibili affonda le radici negli anni ’80, con la tecnica chiamata ‘trascrizione in vitro’, che permetteva di ottenere molecole di mRna senza ricorrere alle colture cellulari. Si aprivano improvvisamente tante strade nuove e i vaccini erano fra queste, ma con qualche ostacolo perché la tecnica doveva essere ancora perfezionata e l’mRna così ottenuto causava infiammazioni. L’entusiasmo inziale si spense rapidamente, ma non abbastanza da scoraggiare la biochimica ungherese Katalin Karikó dal continuare a esplorare nuove strade in cerca di applicazioni terapeutiche. Un lavoro enorme, quello che Karikò portava avanti, ma che non convinceva affatto chi all’Università della Pennsylvania erogava i fondi per la ricerca.

L’unico a considerare il lavoro di Karikò era l’immunologo Drew Weissman, che allora lavorava sulle sentinelle del sistema immunitario, chiamate cellule dendritiche. Weissman si era accorto, infatti, che le cellule dendritiche riconoscevano l’mRna ottenuto con la trascrizione in vitro come una sostanza estranea all’organismo, ma c’erano ancora molti problemi da risolvere legati alla comparsa di infiammazioni. Così Karikó e Weissman pensarono di sostituire una delle quattro basi della molecola di Rna, l’uridina, con una pseudo-uridina. Le infiammazioni sparirono e i due ricercatori ebbero la certezza di trovarsi davanti a un risultato importante per future terapie. I loro primi articoli, del 2005, rifiutati dalle principali riviste scientifiche, uscirono su Immunity; solo nel 2008 e nel 2010 le loro scoperte furono pubblicate, accendendo l’interesse della comunità scientifica. Proprio nel 2010, per esempio, la tecnologia dell’Rna messaggero cominciò a interessare molte aziende farmaceutiche e si cominciarono a studiare vaccini contro il virus Zika e la MersCov.

Da lì al virus sarsCoV2 il passo è stato breve, tanto che i primi vaccini anti Covid-19 vennero approvati nel dicembre 2020 e di lì a poco inziarono le vaccinazioni di massa. Era stata la mossa decisiva per tenere la pandemia sotto controllo, ma soprattutto era l’inizio di una nuova era della ricerca sui vaccini. La comunità scientifica aveva a disposizione una nuova piattaforma che avrebbe permesso di costruire vaccini contro molte altre malattie infettive, ma anche contro alcune forme di tumore. Si sta già studiando, per esempio, la possibilità di utilizzare l’mRna per indurre una risposta immunitaria contro il melanoma e una forma di cancro del pancreas. Risultati che, secondo gli esperti potrebbero arrivare entro 20 anni. Con i tumori, sono nel mirino delle future terapie a mRna anche malaria e tubercolosi. In tutti i casi, infatti, si tratta di dare alle cellule immunitarie nuove istruzioni contro nuovi nemici utilizzando l’Rna messaggero.

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