La Camera, in terza lettura, ha dato l’ok alla fiducia al governo sulla manovra economica. I si’ sono stati 327, contrari 228 e un astenuto. Passa, ma è caos fino alla fine. Con accuse reciproche di insulti, bagarre e sospensioni dell’Aula. E poi proteste in piazza del Pd cui si unisce quella, inusuale, di Forza Italia, che non solo interrompe i lavori di Montecitorio, coi deputati bardati di ‘gilet azzurri’ al ‘grido’ basta tasse, ma annuncia di essere pronta a sua volta alla piazza. Il tutto a poco piu’ di 48 ore dal limite ultimo per approvarla, il 31 dicembre. E’ questa la cronaca del sofferto via libera definitivo alla prima manovra gialloverde, che – dopo il voto di fiducia ottenuto con un 327 a 228 no – arrivera’ solo domenica a un soffio dall’esercizio provvisorio. Senza contare i sindacati pronti alla mobilitazione, i pensionati arrabbiati per il ‘raffreddamento’ degli adeguamenti degli assegni e i sindaci in allarme per il rischio di dover tagliare i servizi, per evitare di alzare le tasse. Intanto il governo ha incassato l’ultima fiducia del 2018 su una manovra fatta “sapendo che non ne farete un’altra e che scarica i costi sulle generazioni future”, attacca il capogruppo Dem Graziano Delrio, mentre Forza Italia consuma l’ennesimo strappo dall’ormai ex alleato, accusato di ‘alto tradimento’. Il governo a trazione grillo-leghista ha prodotto una manovra che e’ “un mix di pauperismo e dilettantismo che l’Italia non puo’ permettersi di subire a lungo”, affonda Silvio Berlusconi mentre con una buona ora di ritardo i deputati cominciano a sfilare per la chiama davanti ai banchi del governo. Ci sono quasi tutti, ad assistere, a partire dal premier Giuseppe Conte e dal ministro dell’Economia, Giovanni Tria. Presente Luigi Di Maio, assente (ma e’ senatore) il suo ‘omologo’, Matteo Salvini. E assistono all’escalation di tensione in Aula, e di sfoghi delle opposizioni contro Fico, accusato ad esempio dal Pd di non essere imparziale per non aver censurato le “offese” della deputata M5S Teresa Manzo, ‘colpevole’ di avere accusato i dem “di un reato, difendere i truffatori delle banche”, come dice Emanuele Fiano, uno dei piu’ accalorati in Aula. Fanno “quello che facevamo noi,e ci chiamavano squadristi e violenti”, solo che “noi difendevamo i piu’ deboli”, loro “chi e’ stato truffato dalle banche” dice ironico Di Maio, commentando su Fb gli attacchi delle opposizioni, “nervose” perche’ oggi “vedono cadere tutte le teorie con cui hanno ipnotizzato gli italiani per anni”. Il governo sta andando incontro ai bisogni di chi “si e’ sentito abbandonato fino al 4 marzo”, con una manovra, aggiunge il ministro per i Rapporti con il Parlamento Riccardo Fraccaro, “tutta made in Italy” e non certo scritta ‘sotto dettatura’ europea. Ecco spiegato “il ritardo” con cui arriva l’approvazione. I tempi stretti, sottolinea peraltro proprio da Bruxelles Marco Buti, direttore generale della Direzione generale per gli Affari economici e finanziari della Commissione europea, vanno proprio imputati all’esecutivo italiano, visto che il primo alert era arrivato il 5 ottobre. Non solo, l’accordo in extremis e’ stato trovato sui conti del 2019, non degli anni successivi, e la Commissione, ha ricordato Buti, non tiene in considerazione nemmeno nelle stime le clausole di salvaguardia sull’Iva, che sono quindi, anche in questo caso, frutto di una scelta tutta di Roma. La Ue, insomma, ha approvato “i numeri, non i contenuti della manovra”. Che saranno comunque sotto osservazione nei prossimi mesi quando si concretizzeranno le misure ‘bandiera’ dei gialloverdi, reddito di cittadinanza e quota 100 per le pensioni. I due interventi dovrebbero arrivare ‘a braccetto’ e anche nello stesso decreto, secondo gli orientamenti che stanno maturando nel governo, anche per evitare nuove tensioni tra i due azionisti di governo. Lega e 5 Stelle continuano a limare, separatamente, le due misure, dopo che ci sono state comunque ‘contaminazioni’, come la decisione di dirottare il reddito il piu’ possibile verso le imprese che assumono, cui andranno da tre a 18 mensilita’ (ma il numero e’ ancora in via di definizione). Altro incentivo alle assunzioni sarebbe allo studio dei leghisti, per favorire la ‘staffetta generazionale’ innescata dai pensionamenti anticipati con Quota 100.