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Cronache

Mangia un piatto di gnocchi, muore bimba di nove anni

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Una bimba di nove anni è morta a Roma dopo avere mangiato un piatto di gnocchi al ristorante. Probabile causa del decesso una reazione allergica, si ipotizza al frumento. La bimba si è sentita male subito dopo il pasto, consumato con la famiglia in un ristorante, ed è stata portata al policlinico Casilino. Poi le condizioni sono peggiorate ed è stata trasportata al Gemelli dove è morta.

I fatti risalgono a giovedì scorso. Subito dopo avere mangiato gli occhi la bambina ha accusato spasmi, vomito e difficoltà respiratorie. Sintomi che si sono andati via via aggravando tanto da spingere i genitori a chiamare il 118. La ragazzina è stata portata al Pronto soccorso del Policlinico Casilino dove è stata rianimata. Dopo un ulteriore aggravamento delle condizioni si è deciso di trasferirla a , i medici hanno deciso di dirottare la piccola al Gemelli. Vani i tentativi di rianimarla.

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Cronache

Mafia, Michele Senese condannato a 11 anni in appello

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ìUndici anni di carcere e riconoscimento dell’ aggravante mafiosa. E’ quanto inflitto dalla Corte di Appello di Roma per Michele Senese, detto ‘O’ Pazz’ nel processo di appello bis nato dalla maxi inchiesta della Dda capitolina ‘Affari di Famiglia’. Il secondo processo di appello era stato disposto dalla Cassazione che aveva annullato a febbraio scorso l’assoluzione di Senese decisa nel primo processo di appello, quando era caduta anche l’aggravante mafiosa. La moglie di Senese Raffaella Gaglione è stata condannata a 5 anni, il figlio Vincenzo a 13 anni e il fratello Angelo a 6 anni e mezzo. Le accuse contestate nell’inchiesta vanno dall’estorsione, all’usura al riciclaggio.

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Cronache

Crudeltà sulle cavie e omissioni, arresti a Catanzaro

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Topi e ratti seviziati, uccisi senza anestesia come prescrive la legge, spesso decapitati, il tutto in laboratori scientifici (stabulari) con numerose criticità igieniche e ambientali. Una situazione che avrebbe dovuto essere rilevata dai veterinari incaricati dei controlli e segnalata. Ma tutto ciò, all’Università Magna Graecia di Catanzaro, non sarebbe avvenuto perché regnava un “collaudato sistema illecito” che faceva sì che le ispezioni nei laboratori da parte dell’Asp fossero “pilotate” per ottenere l’attestazione di regolarità delle ricerche ed evitare la revoca dei finanziamenti ministeriali ammontanti a circa due milioni per vari progetti. E’ questa la convinzione della Procura della Repubblica e dei finanzieri del Gruppo di Catanzaro che stamani hanno eseguito un’ordinanza del gip che ha portato agli arresti domiciliari undici tra docenti e ricercatori dell’Ateneo – tra i quali l’ex rettore Giovambattista de Sarro – e veterinari dell’Asp.

Un altro veterinario dell’Asp è stato interdetto dall’esercizio delle pubbliche funzioni per 12 mesi. Le accuse ipotizzate nei confronti degli indagati sono, a vario titolo, associazione per delinquere, corruzione, falso, truffa aggravata ai danni dello Stato, maltrattamento e uccisione di animali. Altre 21 persone sono indagate in stato di libertà. I finanzieri hanno anche sequestrato due laboratori scientifici adibiti alla sperimentazione sugli animali nonché 23.222,17 euro nei confronti di due indagati, ritenuta provento della truffa allo Stato. Per gli inquirenti era stato creato “un rapporto di compartecipazione e di reciproci favoritismi tra” gli indagati.

Il coinvolgimento dei veterinari dell’Asp, secondo gli inquirenti, si era reso necessario proprio a causa delle criticità presenti nei laboratori alle quali bisognava sopperire per non perdere i finanziamenti. Si era quindi instaurato quello che i magistrati indicano come un rapporto corruttivo tra alcuni indagati, in un caso, aveva interessato anche la redazione delle graduatorie finali riguardanti specifici concorsi all’Università, uno dei quali vinto dalla figlia di uno dei veterinari dell’Asp ed in un altro al pagamento di cospicue somme di denaro ad un altro veterinario grazie a numerosi incarichi di docenza che avrebbe ottenuto illecitamente all’Ateneo in cambio del sistematico esito positivo delle ispezioni svolte.

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Cronache

Ucciso per un parcheggio, 16 anni la pena per i tre colpevoli

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Sedici anni di reclusione: è la condanna emessa dalla Corte d’Assise di Avellino nei confronti di ognuno dei tre imputati per l’omicidio di Roberto Bembo, il 21enne di Mercogliano (Avellino) ferito a coltellate nei pressi di un bar la mattina del primo gennaio 2023. Il giovane morì dopo dieci giorni di ospedale. Nico Iannuzzi e i fratelli Luca e Daniele Sciarrillo sono stati riconosciuti colpevoli di omicidio volontario in concorso.

Nei confronti di Iannuzzi è stata riconosciuta la condanna ad ulteriori otto mesi per detenzione di arma con la quale inferse sei coltellate, una delle quali alla carotide, a Roberto Bembo. La Corte, presieduta da Gian Piero Scarlato, giudice a latere, Pier Paolo Calabrese, ha escluso le aggravanti a carico degli imputati. Il dramma si consumò all’alba a Torrette di Mercogliano dopo una lite tra gruppi di giovani per motivi di parcheggio.

Il pm, Vincenzo Toscano, aveva chiesto la condanna di Iannuzzi a 25 anni di reclusione; di Luca Sciarrillo a 21 anni e nove mesi e di Daniele Sciarrillo a otto anni. I difensori degli imputati, nell’arringa di stamattina prima che la Corte e i giudici popolari si ritirassero in Camera di Consiglio, avevano chiesto la derubricazione dell’accusa in eccesso colposo di legittima difesa oltre a sottolineare le ingerenze mediatiche sul processo e le false testimonianze rese in udienza dagli amici della vittima.

I tre imputati hanno atteso la sentenza nello loro abitazioni di Avellino, dove erano sottoposti agli arresti domiciliari. Contro questa disposizione, nei mesi scorsi si registrò la clamorosa protesta da parte di ignoti che tappezzarono l’ingresso del Tribunale di Avellino con la scritta “Vergogna”.

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