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Mancini fa discutere ma per la regione Marche “resta testimonial”

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Lo spot sull’approdo di Roberto Mancini alla guida della selezione dell’Arabia Saudita, con l’ex ct azzurro che sceglie una cravatta verde e si avvia verso un nuovo futuro sulle note di Bocelli e sulla scorta di commenti e ritagli di giornale sulla vittoria italiana dell’Europeo nel 2021, ha dato fastidio a tanti tifosi italiani. Ma ha fatto storcere il caso anche a vari politici italiani, facendo traballare il ruolo di Mancini quale testimonial della sua regione di origine: le Marche. Oggi il sindaco di Pesaro e coordinatore dei sindaci Pd Matteo Ricci ha attaccato a testa bassa, proponendo all’ente di “recedere dal contratto che vede Mancini nostro testimonial turistico e di sostituirlo con Gianmarco Tamberi (che è già testimonial delle Marche sui social, ndr). Abbiamo bisogno di messaggi e testimonial positivi e unificanti, non divisivi”.

“Alla faccia della Patria – ha incalzato -. Mancini, che va ringraziato per l’Europeo vinto, ha scelto di arricchirsi ulteriormente dando poca importanza alla sua immagine, che ne esce danneggiata da questa vicenda”. Con conseguenti danni, secondo il sindaco di Pesaro, sull’immagine della Marche: la nuova campagna con Mancini e il claim ‘Let’s Marche’ dovrebbe partire a breve, di fronte a un muro di critiche. Ieri il responsabile Sport del Pd ed ex allenatore dell’Italvolley, Mauro Berruto, aveva parlato di “vilipendio alla maglia azzurra” e di “valori non negoziabili”. Il leader della Lega e vice premier Matteo Salvini invece l’ha presa alla larga (“serve una rivoluzione del calcio”) e ha ironizzato: “Bastava dirlo ai tifosi italiani che c’erano in ballo i milioni degli sceicchi”. Forse anche per questo la risposta del presidente della Regione Marche Francesco Acquaroli, via facebook, suona molto ecumenica: “ogni stagione, anche nello sport, ha un inizio e una fine, non sta a me addentrarmi in giudizi che non mi competono e che non riguardano il rapporto tra la Regione Marche e Roberto Mancini, che continuerà anche in futuro, su nuove strategie di promozione mirate oggi più che mai anche ai mercati esteri, come abbiamo fatto con il lancio della campagna ‘Let’s Marche!’.

“La scelta dei testimonial non deve dividere, o mettere in contrapposizione figure che amano le Marche, deve essere un percorso costruttivo” aggiunge, sottolineando che una regione piccola è riuscita ad esprimere eccellenze come Tamberi, neo campione mondiale di salto in alto, e lo stesso Mancini. Nessun pentimento, sembra lasciare intendere, sulla scelta di Mancini testimonial. Ma forse si tratta di fare di necessità virtù. In soldoni, c’è un contratto tra l’ex ct azzurro e la sua regione di origine fino al 2025. Certo, con Mancini ancora alla guida dell’Italia i nuovi spot sarebbero stati un formidabile veicolo promozionale in occasione delle partite di qualificazione all’Europeo. Ma forse, come per altro aveva già dichiarato in passato lo stesso Acquaroli, le Marche puntano davvero ad un nuovo mercato estero e a quel punto l’allontanamento dai media italiani dovrebbe pesare di meno e il rapporto con Mancini potrebbe proseguire su altre basi.

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Fiorentina avanti in Conference, battuto il Genk

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Battendo per 2-1 il Genk la Fiorentina consolida il primo posto nel girone, fa un passo importante verso la qualificazione agli ottavi ma per riuscirci le manca ancora un punto, quello che dovrà andare a conquistarsi fra due settimane in Ungheria, in casa del Ferncvaros capace di vincere in extremis sul Cukaricki. Intanto però Vincenzo Italiano ha ottenuto quello che aveva chiesto, vincere per ripartire dopo il ko con il Milan di sabato scorso.

La squadra belga è passata per prima con Kayembe, cui ha risposto subito dopo Martinez Quarta. Il raddoppio è arrivato nella ripresa grazie al rigore battuto con la consueta precisione da Nico Gonzalez, al 9° gol stagionale, mettendo il timbro su una gara contrassegnata da 12 ammoniti (compresi i due allenatori), nervi tesi e accenni di rissa. Vincenzo Italiano è partito escludendo sia Nzola che Beltran, i due centravanti finiti nel mirino, la cui perdurante sterilità ha pesato finora sul rendimento della squadra specialmente in campionato: al loro posto il tecnico viola ha schierato Kouamé (non è la prima volta) sostenuto da Nico Gonzalez e Ikoné. Cambiamenti anche in difesa con Mina per la prima volta titolare.

In un Franchi con molti spalti vuoti è stato il Genk ad andare subito vicinissimo al gol: un errore di Parisi ha spianato la strada a Fadera che a tu per tu con il portiere viola ha però calciato sul palo. Il pericolo corso ha suggerito alla Fiorentina di accelerare la manovra ma la squadra belga era pericolosa con Paintisil I viola ci provavano con Gonzalez e Barak, senza trovare il bersaglio. L’arbitro intanto graziava sia Quarta, per un’entrata pericolosa e soprattutto Fadera (già ammonito) per gioco pericoloso su Parisi: non a caso Vrancken lo ha sostituito di lì a poco.

La squadra belga si difendeva bene (salvataggio sulla linea di Hrosovsky sul tiro di Ikoné) e continuava sfruttare gli spazi in ripartenza riuscendo prima dell’intervallo a passare con Kayembe bravo a saltare Quarta. Il centrale argentino si riscattava poco dopo, nel recupero, raccogliendo e calciando in porta una respinta del portiere sul colpo di testa di Mina. Il risultato restava in bilico anche nella ripresa fra squadre che si affrontavano senza tatticismi. Italiano inseriva Milenkovic, Kayode e poco più tardi Arthur e Beltran (per Barak) in una Fiorentina col doppio regista e il centravanti argentino posizionato dietro Kouamé: proprio l’ex River e il giovane terzino si rivelavano determinanti nell’azione sfociata nel raddoppio, il primo lanciando il secondo sul quale l’intervento di Sadick veniva sanzionato (anche dal Var) con il rigore battuto dallo specialista Gonzalez.

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Scamacca gol, Atalanta agli ottavi di Europa League

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L’Atalanta pareggia 1-1 a Bergamo con lo Sporting Lisbona e conquista con un turno di anticipo il primato del gruppo D di Europa League: +3 e scontri diretti a favore di Gasperini, con l’accesso agli ottavi di finale diretti per i bergamaschi. Un risultato prezioso difeso a denti stretti e raggiunto grazie al gol di Scamacca, in gol da quasi venticinque metri, su passaggio di Koopmeiners, al 23′ del primo tempo. I portoghesi non sono riusciti invece a bissare la rete del pareggio, segnata all’11’ della ripresa da Edwards, anche per colpa dei tre errori di mira di Goncalves, che ha preso anche un doppio palo. Dopo le iniziali schermaglie, al 12′ Koopmeiners non angola una punizione interessante a due con Ederson. Ma i nerazzurri devono guardarsi dalle verticalizzazioni degli avversari, tipo quella di Hjulmand che al ventesimo asseconda la fuga di Gyokeres fino al piatto a giro a largo del secondo palo, con Djimsiti, uscito troppo alto sul centravanti. Dopo il gol dell’ex West Ham Scamacca, che punisce Adan con un tiro secco sul proprio palo, l’occasione più ghiotta per lo Sporting capita a Pote Goncalves, al 35′: quello dell’ala sinistra portoghese a Musso è però un passaggio da pochi passi.

Il leitmotiv difesa a cinque-recupero palla-ripartenza (44% a 56% di possesso al 47′) coi due laterali bloccati, sembra non cambiare nella ripresa e dalla destra i subentrati Catamo-Edwards confezionano l’occasionissima del pari davanti all’area piccola, respinta di piede da Djimsiti. Scamacca sbaglia intorno al quinto, sprecando col tocco sotto a lato, sull’uscita di Adan, l’assist di Ederson sul rilancio di Scalvini. Punito, oltre il decimo, dalla puntata secca proprio di Edwards che scambia con Gyokeres per il destro secco all’ingresso in area. Sulla rimessa da metà campo c’è Ederson che allarga di poco dalla destra. Al 18′ ancora Edwards pennella a rientrare per l’incornata alta di Diomande e al 22′ coglie rasoterra il taglio di Pote Goncalves, capace di prendere due pali interni con lo stesso tiro, prima di ritentarci a giro (altissimo) al 23′ e dopo due giri di lancetta su lancio di Morita aprendo il piatto all’eccesso solo davanti a Musso. Poco oltre la mezzora Miranchuk non sfrutta dal limite lo scarico di Muriel dal fondo, riprovandoci al 38′ per un altro mancino, stavolta centrale, da posizione leggermente defilata. Finisce così: a Gasperini va bene e il pubblico nerazzurro esulta per la qualificazione.

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E.League: la Roma pareggia col Servette e si qualifica

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La Roma ha raggiunto a Ginevra l’obiettivo qualificazione al turno successivo di Europa League con un pareggio col Servette, ma la vittoria dello Slavia Praga sullo Sheriff Tiraspol mette a rischio la conquista del primo posto con accesso diretto agli ottavi di finale. Il ritorno in panchina di Josè Mourinho dopo la squalifica per gli insulti all’arbitro Taylor non aiuta i giallorossi, che non spezzano il mezzo tabù fuoricasa, dove nel 2023 hanno vinto solo quattro volte.

Il gol di Romelu Lukaku, comunque sempre decisivo, non è bastato a superare gli elvetici e ora anche una vittoria all’ultima giornata, con lo Sheriff all’Olimpico, potrebbe far mancare il bersaglio pieno. Per scardinare la difesa di casa Mourinho si è affidato alla coppia Dybala-Lukaku, con Celik ed El Shaarawy sulle fasce. In difesa, è rimasto in panchina Mancini e così Cristante è scalato a fianco di Llorente e Ndicka. Stesso ragionamento è stato fatto per Pellegrini a centrocampo, occupato da Paredes, Bove e Aouar. L’elvetico Weiler ha fatto di necessità virtù, schierando una formazione molto offensiva, costringendo così la Roma a sistemarsi ad abbassare Ndicka per controllare Stevanovic.

Gli svizzeri, come previsto da Mourinho, sono partiti forte, obbligando Svilar a interventi su tiri insidiosi di Tsunemoto e Bolla, ma la Roma dopo un quarto d’ora prudente ha ampliato il raggio d’azione con Dybala ed El Shaarawy ed al 22′ è arrivata al vantaggio. Llorente in azione solitaria è arrivato fino in area e ha servito Lukaku tutto solo e pronto al gol di interno sinistro. La decima rete del belga ha dato fiducia ai giallorossi, che hanno controllato il gioco cercando il raddoppio, che però hanno solo sfiorato al 36′, quando su un traversone di El Shaarawy Dybala ha mancato la deviazione da due passi, così come Lukaku, contrastato da un difensore nel suo tentativo di intervenire. Il terreno reso pesante dalla pioggia fitta ha indotto la Roma a frenare e nel finale di tempo Svilar ha evitato l’1-1 con una gran parata su tiro di Kutesa.

Il pareggio è però arrivato poco dopo l’inizio della ripresa, quando su un cross dalla destra Cristante non è intervenuto e Bedia ha stoppato la palla infilando con un tocco il portiere giallorosso. Mourinho ha subito inserito Pellegrini al posto di uno spento Aouar e la Roma ha costruito due buone occasioni, prima su traversone di ElSha non sfruttato da Celic, poi con Dybala che tutto solo a centro area ha sbagliato una facile conclusione. Due cambi a metà del tempo hanno aumentato il peso offensivo del Servette, più esposto però alle ripartenze dei romani. La fatica, nonostante i tanti cambi, e la prudenza hanno però frenato le azioni di entrambe le squadre e il risultato non è più cambiato. Purtroppo per i giallorossi, dalla Transnistria è arrivata la brutta notizia della vittoria in rimonta dello Slavia, ora primo nel girone a +2 sulla Roma.

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