“Stellantis non intende chiudere nessun stabilimento in Italia, così come non ha nessuna intenzione di fare licenziamenti collettivi”. Lo ha ribadito Giuseppe Manca, responsabile Risorse Umane di Stellantis Italia, illustrando il piano industriale per l’Italia, al tavolo convocato dal ministro Adolfo Urso. In particolare su Melfi (foto Imagoeconomica di una catena di montaggio Stellantis) Manca ha ricordato che arriveranno cinque modelli precisando cìi tempi dei lanci: nel 2025 uscirà nel primo trimestre la prima Ds e, nel terzo, la nuova Jeep Compass elettrica. Nel 2026 arriverà nel primo trimestre la seconda vettura Ds, nel secondo la Jeep Compass Ibrida e nel terzo la nuova Lancia Gamma.
A Cassino, sulla nuova piattaforma Stella Large – ha spiegato Manca – saranno prodotte la nuova Stelvio (2025) e la nuova Giulia (2026), in versione Bev; più un ulteriore modello negli anni successivi. La Maserati Grecale andrà oltre il 2030. Per quanto riguarda Pomigliano “grazie anche alla normativa Euro 7 rivista, risultato per il quale ringraziamo di nuovo il governo per la sua azione in Europa – ha detto il responsabile Risorse Umane di Stellantis Italia – abbiamo prolungato l’amata Panda di Pomigliano fino al 2029, data oltre la quale si sta lavorando alla possibilità di un nuovo progetto su cui ancora stiamo verificando la possibilità all’interno del gruppo. Nel frattempo, prosegue la produzione di Hornet e Tonale almeno fino al 2027”. A Mirafiori entro il 2025 sarà effettuato il reshoring della 500 ibridai, inoltre sarà dotata di una nuova batteria anche la versione Bev. Con un investimento di 240 milioni di euro sta nascendo il Mirafiori Automotive Park 2030, che, oltre alle carrozzerie, include lo stabilimento eDCT che attualmente occupa 852 persone rispetto alle 500 previste, 20 turni settimanali e una produzione che a regime raggiunge 600.000 unità all’anno
In piena era di rinnovata corsa allo spazio, con una economia di settore capace di generare, a livello globale, circa 630 miliardi di dollari ed una propensione nel prossimo decennio a triplicare finoa circa 2.000 e più miliardi, l’Italia e l’Europa vantano un’ottima e consolidata posizione nel settore satellitare per osservazione della Terra e telecomunicazioni, ma in altri settori strategici come quello (invero cruciale) dei lanciatori, restano molto indietro rispetto agli altre realtà come USA, Russia e Cina, a parte l’esperienza francese che con i lanciatori Vega ed Ariane rappresentano l’unica concreta esperienza europea del comparto.
Non avendo un tessuto industriale tale da generare in ambito europeo colossi del calibro di SpaceX e Virgin Galactic, la corsa allo spazio si affida nel vecchio continente, a parte importanti realtà di derivazione nazionale come Airbus, BAE Systems, Leonardo, Thales, Dassault, Saab, eccetera, a tantissime esperienze appartenenti alla piccola e media impresa, capaci così di trainare l’innovazione tecnologica e imprenditoriale dell’intera Unione Europea, grazie alle resilienza e propensione ad affrontare tutte le difficoltà del caso, senza rete e senza garanzie, in un contesto internazionale caratterizzato da concorrenza spietata e fortissime barriere all’ingresso.
Per questi motivi da circa un decennio l’Unione Europea, assieme ai singoli stati di partenenza, hanno posto in essere strumenti finanziari a supporto di tali realtà, spesso attraverso l’erogazione di misure economiche a fondo perduto, nell’ottica di un ormai urgente riavvicinamento alle esperienze di top players non solo come USA, Cina e Russia, ma anche di nuovi paesi con ormai consolidate aspirazioni spaziali come Canada, Giappone, Inghilterra, India ed Emirati Arabi.
In questo contesto così vivace se non turbolento, di altissima competizione ed eccellenza produttiva, c’è chi è convinto che per essere competitivi di fronte a realtà dominanti sul mercato, sia necessario rivoluzionare dalle basi il concetto di trasporto spaziale. In rappresentanza di questa categoria, a correre la maratona per la conquista dello spazio, possiamo quindi incontrare realtà come quella di Alpha Impulsion, start up italo- francese, con sede a Napoli e Tolosa, che vuole inserirsi nel gotha dei lanciatori spaziali, realizzando servizi di lancio dedicati in grado di portare fino a 1000 kg in orbita bassa ad un prezzo 5 volte inferiore rispetto a ciò che viene proposto da altri operatori. La rivoluzione tecnica che consente di realizzare tutto ciò è rappresentata della propulsione autofaga ibrida, capace di stravolgere l’architettura del classico lanciatore.
Difatti, nel lanciatore ibrido di Alpha Impulsion, il combustibile solido svolge la funzione di struttura e allo stesso tempo di serbatoio per l’ossidante liquido. Durante il volo, la camera di combustione è in grado di bruciare progressivamente il corpo proprio del lanciatore, da cui ne deriva l’aggettivo “autofago”, determinandone l’accorciamento, come se fosse una candela che si consuma. Alla fine del volo, solo la camera di combustione ed il satellite arrivano nello spazio.
Questa soluzione, che appare mutuata da un film di fantascienza è invece concreta realtà, ovviamente unica nel suo genere, e permette così di ridurre i costi di produzione e l’impatto ambientale, trasportando nello spazio solo lo stretto necessario e riducendo così il rischio di inquinare ulteriormente l’orbita terrestre.
E tutto questo viene realizzato dalla start up nata soltanto a fine del 2022 a Tolosa, dalla visione di quattro talentuosi ingegneri: Marius Celette(CEO), Lisa Buxton (CPO), Vincenzo Mazzella (COO) e Martin Gros(CSO).Dopo solo due anni dall’inizio delle sue attività, Alpha Impulsionconta già un organico di 16 dipendenti, tutti under 30.
Da fine 2024, dopo aver partecipato al programma di accelerazione “Take Off” in Torino, la società ha deciso di espandere le proprie attività in Italia con due sedi, una proprio nella nostra Napoli e una prossima a Torino, forte della convinzione che realizzare un lanciatore che possa definirsi “europeo” sia necessario valorizzare le competenze e le eccellenze di più paesi del continente.
Nel 2025 Alpha Impulsion si prepara al lancio di “Ambre”, il prototipo in scala che volerà nei prossimi mesi e servirà a dimostrare il funzionamento della propulsione autofaga in volo. A valle del volo, apriranno un round di investimenti per finanziare la progettazione del lanciatore in scala reale “Grenat”, il cui volo inaugurale è previsto per la metà del 2027.
Ad oggi la start up ha già firmato diversi contratti con il Centro Nazionale degli Studi Spaziali francese (CNES) ed ha ricevuto l’interesse di altre istituzioni, imprese e agenzie spaziali europee, raccogliendo così circa un milione di euro tra fondi pubblici e privati.
Una bellissima storia che di certo avrà ancora tante pagine di meritato successo da scrivere, per il coraggio, la capacità e la passione dei suoi fondatori e collaboratori, capaci di costruire il miglior futuro possibile, concretizzando la straordinaria resilienza e competitività delle aziende europee, che si consolida ancora una volta proprio attraverso l’incontro dei giovani talenti che partono da lontano, si incontrano altrove e poi ritornano nei loro Territori con il tesoro dell’esperienza e dell’innovazione, che condividono con tutti.
Seduce con bagliori metallici e morbidi velluti, fantasie leopardate ed eleganti cravatte, l’uomo vestito Emporio Armani per il prossimo inverno, che ha sfilato oggi a Milano su una passerella tutta nera, dominata da una colonna-totem ruotante con il nome del brand e il suo indirizzo di riferimento, via Manzoni 31, a Milano. Perché tutto nasce sempre da lì, da quella casa che è emblema di un Dna che si arricchisce ogni volta di nuove evoluzioni.
“Ho voluto creare – spiega Giorgio Armani – una collezione allo stesso tempo vivace e misurata. Mi piace l’idea di giocare con elementi estremi, come il metallo e i maculati, i tessuti a pelo lungo e i broccati, sempre visti attraverso la mia personale visione dello stile, creando qualcosa di elegante, con personalità, dall’equilibrio singolare”.
Sono tante personalità e sfaccettature diverse quelle che si inseguono in passerella, sotto gli occhi di ospiti come gli attori internazionali Toby Wallace e Zeng Shunxi, e degli italiani Elia Nuzzolo e Matteo Oscar Giuggioli, lanciati dalla serie Sky ‘Hanno ucciso l’uomo ragno’. Sono ideali ospiti di un club internazionali, un salotto frequentato da uomini impeccabili in lunghi cappotti e mantelli fatti di tessuto a pelo lungo, abiti a tre pezzi con tanto di panciotto e catena, blazer con revers e spalle decise, pantaloni ampi a vita alta, mossi dalle pinces profonde, indossati su scarpe dalle suole spesse. Sono uomini che non rinunciano quasi mai alla cravatta ma si concedono anche l’animalier su cappotti, camicie e mocassini, la luminosità di pullover realizzati con metallo filato, la preziosità di giacche in broccato, la luminosità di ricami argentati per la sera. Sanno miscelare con eleganza tocchi di mondi diversi, come nell’uscita finale: un ampio cappotto in montone a pelo lungo stirato indossato con tuxedo, camicia, papillon e cappello orientale, per essere eleganti cittadini del mondo in ogni dove.
Perplexity AI ha presentato a Bytedance un’offerta di fusione con TikTok Us. Lo riporta Cnbc citando alcune fonti, secondo le quali il piano prevede che gli esistenti investitori di Bytedance possano mantenere una quota nella società che nascerebbe dall’unione. Perplexity AI è una società di intelligenza artificiale che compete con OpenAI e Google, e che è stata lanciata nel 2024 con una valutazione di circa 500 milioni di dollari. Alla fine dello scorso anno la sua valutazione era di 9 miliardi.