Lo studio porta la firma di ricercatori italiani ed è stato pubblicato sul Journal of Cellular Physiology. Secondo questo studio, nella cosiddetta terra dei fuochi, quei comuni ricompresi tra l’area nord di Napoli e il basso casertano, nel sangue di pazienti oncologici (dunque parliamo di persone già affette da neoplasie e dunque in cura per debellare questo male) sono state riscontrate concentrazioni elevate e fuori norma di metalli pesanti come cadmio e mercurio. Secondo quanto sostengono gli studiosi queste concentrazioni di metallo sono da mettere in relazione alla presenza di molti siti illegali di smaltimento dei rifiuti che rilasciano nell’ambiente quantità ingenti di questi metalli che poi finiscono nella catena alimentare e negli organismi umani. Questo studio dimostrerebbe la relazione che c’è tra smaltimento criminale di rifiuti e neoplasie. Perchè sempre secondo questo studio, questa alta concertazione di sangue nei pazienti oncologici rispetto a livelli assai più bassi nel sangue di individui sani, sarebbe una conferma – scrivono gli studiosi – del legame tra “l’illecita gestione dei rifiuti in comuni come Giugliano e lo sviluppo di tumori in quelle aree”.
Questo studio sarà presentato tra poche ore nel corso di una conferenza in Sala Stampa della Camera dei Deputati. Saranno resi noti i risultati del cosiddetto “Progetto Veritas”, titolo evocativo della necessità di verità e non più chiacchiere circa la connessione tra salute e smaltimento criminale dei rifiuti. Quello che verrà presentato è uno studio pilota eseguito su un campione di 100 pazienti oncologici residenti nei comuni della Terra dei Fuochi attraverso test tossicologici finalizzati – come spiegavamo – a rilevare la quantità di metalli pesanti presenti nel sangue. La finalità dello studio è quella di contribuire a fornire dati ed evidenze scientifiche che aiutino a dimostrare la correlazione tra esposizione a contaminanti e insorgenza di patologie tumorali. Alla conferenza stampa parteciperanno: Antonio Giordano, Direttore dello Sbarro Institute di Philadelphia, partner scientifico del progetto; Pierpaolo Sileri, Viceministro alla Salute; Michela Rostan , vicepresidente della XII Commissione Affari Sociali della Camera, Salvatore Micillo, Deputato Movimento 5 Stelle e fino a pochi mesi fa sottosegretario all’Ambiente; Vincenzo Tosti , leader della Rete di Cittadinanza e Comunità Campania; Rita Cantalino, Associazione A Sud. Allo studio hanno partecipato – è scritto in una note dell’associazione A Sud – anche l’Università di Siena (dove insegna Giordano) e l’Istituto Nazionale Tumori Fondazione Pascale CROM Mercogliano con la scienziata Iris Maria Forte.
Che cosa c’è di nuovo in questo studio pilota definito progetto Veritas? Quali sono le novità rispetto ai tanti studi già effettuati su quel territorio? “Le nostre osservazioni, anche se preliminari, confermano alcuni studi precedenti in cui il livello di metalli tossici nel sangue dei pazienti oncologici in alcuni comuni della Terra dei Fuochi è del tutto fuori norma” spiega Giordano. Non resta che attendere di leggere i dati dello studio e capire quale impatto avrà sulla comunità scientifica “tenendo presente che il campione di persone che abbiamo studiato si allargherà sempre più e dunque i dati avranno una evidenza e una importanza sempre maggiore” precisa Giordano. Ci sono alcuen domande che si fanno, anzi sono obbligatorie, quando c’è un progetto che viene partorito da una comunità scientifica ed impatta su una comunità umana importante: Chi ha partecipato allo studio? Che cosa si propone? Chi ha pagato questo studio? Alla prima domanda abbiamo già risposto. Su che cosa si propone, occorre per serietà ascoltare la presentazione e leggere i dati emersi con l’aiuto della comunità scientifica. Alla terza domanda possiamo dire che il progetto è costato tra i 35 e i 40 mila euro e che l’importo è stato finanziato più o meno ripartendo equamente la somma tra Sbarro Institute di Philadelphia, la Fondazione A Sud e la Rete di Cittadinanza e Comunità Campania.
Da 20 anni a questa parte si respira un’aria più pulita in Europa, ma nonostante ciò la maggior parte della popolazione vive in zone in cui le polveri sottili (PM2.5 e PM10) e il biossido di azoto (NO2) superano ancora i livelli di guardia indicati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità: il Nord Italia, in particolare, è tra le regioni con le concentrazioni più alte. Lo dimostra uno studio pubblicato su Nature Communications dall’Istituto di Barcellona per la salute globale (ISGlobal) e dal Centro nazionale di supercalcolo di Barcellona (Bsc-Cns). I ricercatori hanno sviluppato dei modelli di apprendimento automatico per stimare le concentrazioni giornaliere dei principali inquinanti atmosferici tra il 2003 e il 2019 in oltre 1.400 regioni di 35 Paesi europei, abitate complessivamente da 543 milioni di persone. Per lo studio sono stati raccolti dati satellitari, dati atmosferici e climatici e le informazioni riguardanti l’utilizzo del suolo, per ottenere una fotografia più definita rispetto a quella offerta dalle sole stazioni di monitoraggio. I risultati rivelano che in 20 anni i livelli di inquinanti sono calati in gran parte d’Europa, soprattutto per quanto riguarda il PM10 (con un calo annuale del 2,72%), seguito da NO2 (-2,45%) e dal PM2.5 (-1,72%).
Le riduzioni più importanti di PM2.5 e PM10 sono state osservate nell’Europa centrale, mentre per NO2 sono state riscontrate nelle aree prevalentemente urbane dell’Europa occidentale. Nel periodo di studio, il PM2.5 e il PM10 sono risultati più alti nel Nord Italia e nell’Europa orientale. Livelli elevati di NO2 sono stati osservati nel Nord Italia e in alcune aree dell’Europa occidentale, come nel sud del Regno Unito, in Belgio e nei Paesi Bassi. L’ozono è aumentato annualmente dello 0,58% nell’Europa meridionale, mentre è diminuito o ha avuto un andamento non significativo nel resto del continente. Il complessivo miglioramento della qualità dell’aria non ha però risolto i problemi dei cittadini, che continuano a vivere per la maggior parte in zone dove si superano i limiti indicati dall’Oms per quanto riguarda il PM2.5 (98%), il PM10 (80%) e il biossido di azoto (86%). Questi risultati sono in linea con le stime dell’Agenzia europea dell’ambiente per 27 Paesi dell’Ue, basate sui dati provenienti dalle stazioni urbane. Inoltre, nessun Paese ha rispettato il limite annuale di ozono durante la stagione di picco tra il 2003 e il 2019.
Lo studio ha infine esaminato il numero di giorni in cui i limiti per due o più inquinanti sono stati superati simultaneamente. E’ così emerso che nonostante i miglioramenti complessivi, l’86% della popolazione europea ha sperimentato almeno un giorno all’anno con sforamenti per due o più inquinanti: le accoppiate più frequenti sono PM2.5 con biossido di azoto e PM2.5 con ozono. Secondo il primo autore dello studio, Zhao-Yue Chen, “sono necessari sforzi mirati per affrontare i livelli di PM2.5 e ozono e i giorni di inquinamento associati, soprattutto alla luce delle crescenti minacce derivanti dai cambiamenti climatici in Europa”.
Il mese di febbraio 2024 è stato il piu’ caldo mai registrato al mondo, parte di una serie di nove record mensili consecutivi, con temperature ben al di sopra della norma in Europa. Lo ha annunciato Copernicus. La temperatura degli oceani, insolita da quasi un anno, contribuisce in gran parte a questa straordinaria serie. Secondo il bollettino mensile dell’Osservatorio europeo si e’ raggiunto un nuovo record assoluto, sommando tutti i mesi, con 21,06 C registrati a febbraio sulla superficie dei mari (escluse le zone vicine ai poli).
Dal Centro Nazionale Meteomont arrivano i consigli per evitare di trovarsi coinvolti in valanghe in montagna: le recenti nevicate, scrivono i carabinieri, localmente ancora in corso ed associate a vento forte, determinano attualmente e per i prossimi giorni un ulteriore aumento del pericolo valanghe su tutti i settori alpini. Fortemente sconsigliate le uscite escursionistiche ed alpinistiche al di fuori delle piste battute e segnalate. Attendere qualche giorno dopo le perturbazioni affinchè il manto nevoso si stabilizzi. Pericolo moderato ma in diminuzione alle alte quote dei settori liguri, emiliani ed abruzzesi. Seguire attentamente l’evoluzione dei prossimi giorni anche attraverso l’app METEOMONT CARABINIERI. In dettaglio:
– ALPI. Le diffuse ed abbondanti nevicate delle ultime 24 ore, localmente ancora in corso, associate con quelle dei giorni precedenti e con un forte vento, hanno determinato un ulteriore aumento del pericolo valanghe su tutti i settori alpini, con gradi diversificati a seconda delle cumulate registrate al suolo, delle quote e della posizione geografica. Dalle Alpi Marittime a quelle Lepontine, dalle Retiche alle Giulie, in generale, il grado di pericolo sale a FORTE 4 alle alte quote al di sopra dei 1700/1900 mslm, per problemi connessi principalmente alla NEVE FRESCA, localmente anche ai LASTRONI DA VENTO, mentre al di sotto di tali quote sale a MARCATO 3, per problemi connessi alla NEVE BAGNATA.
In generale, le uscite escursionistiche al di fuori delle piste battute e segnalate, sono sconsigliate alle alte quote delle Alpi. Attendere qualche giorno che il manto nevoso si stabilizzi. Fortemente limitate le attività a quote inferiori. Previste localmente in alta quota ulteriori nevicate nel corso della settimana. Seguire con attenzione l’evoluzione giornaliera e settimanale delle condizioni di stabilità del manto nevoso.
In alta quota il problema è legato alle nevicate in atto o più recenti, il cui sovraccarico progressivo prodotto sul manto nevoso preesistente è il fattore cruciale. Possibili valanghe di medie e, in taluni casi, di grandi dimensioni, a lastroni e a debole coesione asciutte, spontanee e provocate con debole sovraccarico, a tutte le esposizioni, per presenza di strati deboli nel manto nevoso e mancanza di coesione tra le particelle di precipitazione recenti. Pericolo presente durante le nevicate residuali ancora in corso e fino ad alcuni giorni dopo le nevicate. In caso di ulteriori nevicate pericolo stazionario. Avvertenze: fare attenzione ai cambiamenti minimali delle condizioni meteorologiche (es: il cambiamento dell’umidità e della temperatura dell’aria) che influenzano le condizioni della neve fresca. In alcuni casi il pericolo di caduta è più importante del pericolo di seppellimento. Attenzione ai pendii ripidi !
A quote inferiori il problema è legato all’indebolimento del manto nevoso per la presenza di acqua che si infiltra per fusione o per pioggia. Possibili valanghe di medie e, in taluni casi, anche di grandi dimensioni, a lastroni ed a debole coesione di neve bagnata, principalmente spontanee, a tutte le esposizioni (al di sotto dello zero termico o della quota limite della nevicata). Durata del pericolo da ore ad alcuni giorni, possibile una rapida perdita della stabilità. Avvertenze: l’inizio della pioggia, la formazione di pallottole e chiocciole di neve e piccole valanghe a lastroni bagnati o valanghe di neve bagnata a debole coesione sono precursori di un ciclo di valanghe spontanee a lastroni di neve bagnata. Un elevato sprofondamento dello scarpone è un altro segnale di progressivo inumidimento del manto nevoso. Valutare ed evitare le abituali zone di scorrimento ed accumulo delle valanghe di neve bagnata.
– APPENNINO, pericolo valanghe di grado MODERATO 2 alle alte quote dei settori LIGURI,EMILIANO ed ABRUZZESE, per NEVE BAGNATA, ma in progressiva e rapida diminuzione. Da seguire con attenzione l’evoluzione sui settori liguri (Alpi ed Appennino) nel corso della settimana.
Per le necessarie ed indispensabili informazioni locali, di dettaglio e di approfondimento, da seguire con attenzione nel corso della settimana, nonché per interpretare con correttezza i termini, le simbologie, i problemi e le situazioni tipo sopra riportate ed indicate nei bollettini valanghe nel rispetto degli standard europei EAWS, si consiglia di consultare il sito e l’app METEOMONT CARABINIERI.