Impedire ogni possibile compromissione dell’immagine della magistratura, tenendola lontana dal mondo del calcio, intorno al quale gravitano interessi economici rilevanti. Con questo spirito nel giugno del 2006 il Csm mise fine alla lunga esperienza dei magistrati “prestati” allo sport, revocando tutti insieme gli allora 55 incarichi di giustizia sportiva di cui erano titolari altrettante toghe e sancendo il principio che i giudici ordinari non avrebbero mai piu’ potuto ricoprire simili ruoli. Una scelta indotta dai primi accertamenti di Calciopoli, l’inchiesta che in poco tempo avrebbe poi di fatto azzerato il sistema-calcio in Italia, e che in quei primi mesi fece finire sui giornali intercettazioni che chiamavano in causa magistrati titolari di incarichi sportivi. Ora, a distanza di 13 anni, il Csm si appresta a fare marcia indietro. E dunque a far cadere quel divieto, che sull’onda dello scandalo del calcio fu deciso all’unanimita’, anche sulla spinta dell’Associazione nazionale magistrati.
La cancellazione di quel drastico giro di vite e’ uno degli obiettivi della circolare sugli incarichi extragiudiziari dei magistrati a cui sta mettendo mano la Prima Commissione di Palazzo dei marescialli, presieduta dal laico di Forza Italia Alessio Lanzi. Un lavoro che e’ ormai in dirittura di arrivo e che ha visto anche un confronto con il presidente del Coni Giovanni Malagò. Non si tratterebbe di un mero ritorno al passato: gli incarichi di giudice sportivo, nelle intenzioni della Commissione, dovranno essere in futuro a titolo gratuito, temporanei e a rotazione tra i magistrati selezionati. E diversamente da quello che avveniva negli anni delle vacche grasse, quando si arrivò a quasi 200 magistrati titolari di incarichi sportivi, il Csm non si limiterebbe solo a concedere o negare l’autorizzazione. Avrebbe invece voce in capitolo nella selezione dei magistrati, che verrebbero reclutati tramite un interpello periodico: un serbatoio da cui il Coni attingerebbe per il conferimento di specifici incarichi. Quello sugli incarichi sportivi non e’ il solo divieto per le toghe che presto potrebbe cadere (ma la parola ultima spettera’ al plenum del Csm). La Commissione intende anche derogare alla norma che oggi non consente in assoluto ai giudici ordinari di assumere incarichi di docenza nelle scuole private di preparazione a concorsi per accesso alle magistrature. Ma solo in presenza di un paletto: che ci sia un impegno orario e un corrispettivo contenuto e prestabilito. E potrebbe essere ripristinata anche la possibilita’ per i magistrati ordinari di organizzare corsi di formazione e preparazione al concorso in magistratura, ma solo se a titolo gratuito e a condizione di non partecipare per 10 anni alle commissioni di esame.
È già stata una rivoluzione copernicana nella cardiochirurgia mondiale: l’equipe padovana guidata da Gino Gerosa ha effettuato con successo un trapianto di cuore sempre battente, dal prelievo all’impianto. L’intervento è stato eseguito nell’Azienda ospedaliera di Padova su un uomo di 65 anni. “È il primo al mondo a cuore totalmente battente”, ha detto Gerosa. E spiega: “Mentre in un consueto trapianto di cuore, l’organo viene prelevato e impiantato da fermo, in questo caso ha sempre battuto e quindi tutto il trapianto è stato eseguito a cuore battente dal momento del prelievo a quello dell’impianto”. L’operazione è avvenuta due settimane fa, il paziente, che era affetto da una cardiopatia post ischemica, sta bene e prima di Natale, dice l’Azienda ospedaliera, tornerà a casa. Il macchinario usato per l’operazione è quello utilizzato da anni dall’equipe, ha conservato la corretta temperatura e ha perfuso il cuore, allungandone la sopravvivenza dalle quattro ore fino a otto.
“Siamo molto felici in primis per il paziente e soprattutto perchè questo risultato apre la strada a molti altri pazienti – osserva Gerosa – . È una vera e propria rivoluzione perchè proteggiamo al meglio il cuore e le aspettative di vita del paziente che lo riceve”. “Il primo grazie va ai familiari del donatore, poichè senza donazione tutto ciò non sarebbe stato possibile”, aggiunge. “È un lavoro di team che ci porta a segnare una tappa che riporta a Padova al 14 novembre 1985 quando il professor Gallucci fece il primo trapianto in Italia. Nel maggio dell’anno scorso abbiamo realizzato il primo trapianto in Italia da donatore a cuore fermo’, osserva il cardiochirurgo. Sulla scia delle esperienze del professore Joseph Woo, abbiamo scelto quindi di continuare a far battere il cuore che avevamo prelevato, facendolo continuare a battere senza danni da ischemia da perfusione'”. Soddisfatto, per primo il direttore dell’azienda ospedaliera Giuseppe Dal Ben.
“Ancora una volta in azienda ospedaliera arriva un primato mondiale – spiega. È un grande gesto tecnico, un risultato della cardiochirurgia di Padova che viene condiviso con l’azienda ospedaliera e siamo orgogliosi di poter ospitare una eccellenza mondiale di questo livello”. “Gino Gerosa e la sua straordinaria equipe hanno varcato, primi nel mondo, una nuova frontiera della cardiochirurgia e della trapiantistica – commenta il presidente del Veneto Luca Zaia -. E’ stata scritta in Veneto una nuova pagina indelebile della storia internazionale di questa disciplina. Non ci sono più parole – conclude – per esprimere la stima e la gratitudine al Professor Gerosa, a tutti i componenti della sua squadra, e all’Azienda Ospedale Università di Padova”.
Un discorso mai formale, dal timbro progressista che non ci si sarebbe aspettato da un monarca, seppur costituzionale. Un intervento solenne al Parlamento italiano, decisamente politico, con il quale re Felipe VI ha affrontato tutti i temi più caldi della politica europea partendo da un pubblico riconoscimento dell’autorevolezza del presidente della Repubblica: voglio ringraziarlo, ha subito premesso parlando in italiano, “per la sensibilità verso la Spagna, per aver sempre trovato nel presidente della Repubblica i consigli. Lo sapete meglio di me, è un punto di riferimento per l’Italia e gli italiani, nonché per molti capi di stato tra cui ci sono io”. La cerimonia a Montecitorio è stato il momento centrale della visita di Stato del sovrano che è stato accompagnato in tutti i suoi appuntamenti dalla moglie Letizia.
Se il Re ha impressionato per la chiarezza delle sue prese di posizione, dall’Europa alla Nato, la consorte ha rubato l’attenzione dei cittadini e dei media: la sua eleganza – amplificata da diversi cambi di abiti in poche ore – è stata immortalata dai fotografi con centinaia di scatti visti e rivisti sui social. D’altronde la storica simpatia italo-spagnola era stata ben interpretata sin dalla mattina dallo stesso Mattarella che aveva parlato di relazioni bilaterali “straordinarie”. Concetto subito ricambiato dal re che, come ancor di più il padre Juan Carlos, ha un debole per l’Italia: “venire in visita di Stato in Italia è qualcosa di molto speciale, non è una visita qualsiasi, i nostri Paesi – ha sottolineato – hanno relazioni intense e sono molto amici”. La grande sintonia politica tra Mattarella e il re è apparsa subito evidente.
Se il capo dello Stato ha definito “ineluttabile” la necessità di riforme profonde per le istituzioni europee, il sovrano gli ha fatto specchio in Aula confermando la ferrea visione euro-atlantica di Roma e Madrid spiegando ai parlamentari che “la nuova Commissione deve orientare l’Unione verso il futuro, garantire la competitività globale e scommettere su un nuovo mercato interno”. Ma non solo. Dopo aver citato De Gasperi (“il futuro si può costruire solo con l’applicazione metodica del metodo democratico”), re Felipe ha lodato l’opera di due italiani ben presenti nelle dinamiche europee: Mario draghi ed Enrico Letta. Per poi chiudere con un riferimento alle radici antifasciste che ci legano: “siamo due Paesi che hanno una chiara consapevolezza del passato, in particolare del fatto che c’è un passato che non deve e non può ripetersi neanche per scherzo”.
Fin qui il Quirinale, che Felipe e Letizia ritrovano in serata per una cena di Stato offerta dal presidente. A pranzo entra in scena la premier che riceve i due ospiti nella residenza governativa di villa Doria Pamphili per un pranzo di lavoro. Giorgia Meloni li ha accompagnati a visitare i giardini della residenza, con il celebre labirinto di siepi. Poi le foto di rito e qualche imbarazzo di cerimoniale sul posto da prendere davanti ai fotografi: ci pensa il sovrano e risolvere le cose mettendosi alla sinistra della premier e collocando la moglie alla destra. Non poteva mancare infine un omaggio alla città, a quella Roma che re Felipe definisce “una delle principali culle della nostra civiltà” che “appartiene ed è sempre appartenuta al nostro immaginario collettivo europeo”. Quindi l’entrata in Campidoglio con gli squilli di tromba dei Fedeli di Vitorchiano in abiti storici, l’immancabile affaccio sul balcone con vista sui Fori e il regalo della Lupa da parte del padrone di casa, il sindaco Roberto Gualtieri. Giovedì si cambia scenario ma non sarà meno spettacolare: i sovrani di Spagna si spostano a Napoli. Prima una colazione di saluto con il presidente a villa Rosebery a Posillipo. Poi una Lectio magistralis di re Felipe IV al San Carlo, dove, in occasione degli 800 anni dell’Università Federico II, gli sarà conferita una laurea ad honorem in Scienze sociali e statistiche.
Napoli conquista il primato come città numero uno al mondo per il cibo, secondo gli Awards 24/25 di TasteAtlas, una delle piattaforme più autorevoli nella valorizzazione della gastronomia globale. Con un punteggio di 5,00, la città partenopea supera giganti gastronomici come Milano, Bologna, e persino Parigi, confermandosi una meta imprescindibile per gli amanti della buona cucina.
La supremazia della cucina napoletana
Non solo la città, ma anche i suoi piatti simbolo brillano nella classifica delle 100 Migliori Pietanze al Mondo. Napoli è rappresentata da ben tre piatti iconici:
Pizza napoletana (2° posto, punteggio 4,75): il simbolo per eccellenza della città, amata e imitata in tutto il mondo, è stata riconosciuta come uno dei capolavori culinari più apprezzati a livello globale.
Parmigiana di melanzane alla napoletana (38° posto, punteggio 4,51): un piatto ricco di sapori, che esalta la semplicità e la bontà degli ingredienti mediterranei.
Linguine allo scoglio (50° posto, punteggio 4,50): un’esplosione di gusto che celebra il connubio tra pasta fresca e frutti di mare freschissimi.
Un primato meritato
Questo riconoscimento non è solo un tributo alla tradizione culinaria di Napoli, ma anche al ruolo che la città riveste come ambasciatrice del gusto italiano nel mondo. L’autenticità dei sapori, la qualità degli ingredienti e la maestria dei suoi artigiani del cibo rendono Napoli unica nel panorama gastronomico internazionale.
Il valore della tradizione
La cucina napoletana è molto più di un insieme di ricette: è una cultura, una storia di generazioni che tramandano segreti e tecniche per preservare il sapore autentico della città. Dai vicoli dei Quartieri Spagnoli ai ristoranti stellati, il cibo di Napoli è un’esperienza che coinvolge tutti i sensi e racconta l’anima di una comunità.
Napoli al centro del turismo gastronomico
Questo primato non farà che accrescere l’attrattiva di Napoli come destinazione di turismo gastronomico. I visitatori di tutto il mondo avranno un motivo in più per immergersi nella città del Vesuvio, esplorando non solo la cucina, ma anche le sue bellezze artistiche, storiche e paesaggistiche.
Napoli non è solo una città, è una tavola imbandita che aspetta di essere scoperta e amata da chiunque desideri vivere un’esperienza indimenticabile.