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Cronache

Magistrati che abusano dei social network, il richiamo di Mattarella: così minate la credibilità della magistratura

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Occhio ai social network. Una foto poco castigata, un commento volgare, un giudizio non richiesto. A volte basta un post sconveniente per delegittimare un pubblico ministero o gettare l’ombra di mancanza di terzietà su tutta la magistratura. Ora questo rischio è diventato un richiamo. Un richiamo forte. E l’ha fatto il “primo magistrato” d’Italia, il presidente della Repubblica e del Csm, Sergio Mattarella, parlando alla platea togata della Scuola superiore della magistratura a Scandicci.

Monica Supertino. La pm di Torino col canale YouTube proponeva diete e altre ricette di benessere

“Una questione nuova, tra le più delicate, è l’uso dei social media da parte dei magistrati; sono strumenti che se non amministrati con prudenza e discrezione, possono offuscare la credibilità e il prestigio della funzione giudiziaria” ha avvertito Mattarella. “Se la qualificazione professionale” è lo strumento principale, “questa non può prescindere, anche a garanzia dell’ imparzialità, da un profondo rispetto della deontologia professionale e da sobrietà nei comportamenti”, sottolinea il capo dello Stato.
A chi si riferiva il capo dello Stato? Che cosa voleva denunciare? Mattarella metteva in guardia da abusi da social finiti dritti sulla scrivania della prima commissione del Csm, quella che si occupa di disciplina. Tra i protagonisti la pm di Trani Simona Merra, immortalata a una festa estiva mentre l’ avvocato Leonardo de Cesare, difensore di uno degli indagati per la strage del disastro ferroviario tra Corato e Andria, le baciava il piede. Travolta dalle polemiche ha lasciato l’inchiesta ed è stata condannata alla sanzione della censura. Assolta invece la pm di Imperia Barbara Brescia che, titolare dell’indagine sull’esplosione nella villetta di Sanremo in cui rimase ferito Gabriel Garko, si lasciò andare ad apprezzamenti in rete con le amiche: “Com’era bello, Garko”. Lo scorso febbraio l’ex presidente dell’Anm Eugenio Albamonte affrontò il tema dei social all’interno dell’ associazione, aprendo la strada a una possibile modifica del codice deontologico. La riflessione è la seguente: vi sono comportamenti non necessariamente censurabili dal punto di vista disciplinare ma non opportuni, perché espongono la magistratura ad addebiti di scarsa serietà. E su questo Mattarella, parlando a Scandicci, è stato chiarissimo. “Nel nostro sistema costituzionale la magistratura non è composta da giudici o pubblici ministeri elettivi e neppure ovviamente da giudici o pm con l’obiettivo di essere eletti, la magistratura non deve mai farsi suggestionare dal clamore mediatico intorno ai processi, da spinte emotive evocate da un presunto e indistinto sentimento popolare”.

Infatti il Csm ha aperto una pratica nei confronti del pm di Trani Michele Ruggiero, che in merito all’ assoluzione del processo rating ha scritto su Facebook: “Sono stato lasciato solo. Evidentemente ci sono verità che è bene restino sullo sfondo”. Condannato per diffamazione aggravata a otto mesi in primo grado (pena sospesa) Luigi Bobbio, magistrato di Nocera che sul web definì “feccia, teppista” Carlo Giuliani, morto nel G8 di Genova, e pratica aperta per Giorgio Nicoli, gip di Trieste, che bollò l’ ex governatrice Debora Serracchiani come “supponente e inconsistente”. Ammonimento del Csm invece per Desirée Digeronimo, pm di Roma: nel 2015 sul suo profilo scrisse che l’ex sindaco Ignazio Marino “ha applaudito beotamente per essere stato messo sotto tutela”. E corre il rischio di sanzioni anche la pm di Torino Monica Supertino, cinquant’anni portati splendidamente, che su YouTube ha lanciato due video di ricette e benessere. Ma il «metodo Supertino» è stato rimosso di tutta fretta in un paio di giorni.

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Cronache

Cantone & Costabile firmano il Presepe di San Pietro: eccellenza artigianale napoletana nel cuore del Vaticano

Storico traguardo per l’artigianato napoletano: Cantone & Costabile realizzano il primo presepe mai affidato a una ditta esterna nella Basilica di San Pietro. Arte, fede e tradizione si incontrano nel cuore del Vaticano.

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Per la prima volta nella storia, il Presepe della Basilica di San Pietro è stato realizzato da una ditta esterna al Vaticano. E non poteva che essere napoletana: Cantone & Costabile, autentica eccellenza dell’artigianato partenopeo, già celebre nel mondo per i presepi monumentali di Piazza San Pietro del 2013, 2017 e 2023.

L’opera, che sarà collocata all’interno della Basilica a partire dal 1° dicembre, rappresenta un momento storico e simbolico, capace di unire arte, fede e tradizione in uno degli spazi più sacri della cristianità.


Un capolavoro di arte e tradizione

Ogni elemento del presepe porta la firma inconfondibile della scuola napoletana: materiali pregiati, cure minuziose nei dettagli, colori caldi e armonie luminose che raccontano la nascita di Cristo con l’autenticità e la poesia tipiche di Napoli.

Cantone & Costabile, noti per aver portato la tradizione partenopea nelle piazze e nei santuari più importanti del mondo, confermano con questa impresa la loro maestria artigianale di livello internazionale.

“Per noi è un onore e una profonda emozione poter portare la nostra arte all’interno della Basilica di San Pietro. È un riconoscimento al lavoro e alla passione di tutta la nostra squadra”,
dichiarano Antonio Cantone e Maria Costabile, fondatori dell’azienda.


Un riconoscimento al genio creativo di Napoli

Il nuovo presepe sarà visitabile per tutto il periodo natalizio e offrirà a fedeli e visitatori un’esperienza di spiritualità e bellezza, con il tratto distintivo di un’arte che ha reso Napoli capitale mondiale del presepe.

Con questa nuova creazione, Cantone & Costabile scrivono un’altra pagina straordinaria della loro storia, confermando che l’eccellenza artigianale napoletana è un patrimonio vivo, capace di unire il sacro e il popolare, la tradizione e l’innovazione, sotto la cupola più celebre del mondo.

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Torre del Greco, scoperto un “hub di bitcoin” usato per riciclare soldi delle truffe agli anziani

Un’indagine della Procura di Napoli ha svelato un presunto “hub di bitcoin” a Torre del Greco, usato per riciclare denaro proveniente da truffe e traffici illeciti. Sequestrati 900mila euro e decine di dispositivi informatici.

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È uno scenario sorprendente quello ricostruito dagli inquirenti napoletani: una stamperia di Torre del Greco trasformata in un vero e proprio “hub di bitcoin”, una piattaforma per la monetizzazione e il riciclaggio di denaro proveniente da attività illecite.

A rivelarlo è il quotidiano Il Mattino, in edicola oggi, che racconta i dettagli di un’inchiesta destinata a far discutere.

L’indagine, condotta dal pm Ciro Capasso sotto il coordinamento dei magistrati Vincenzo Piscitelli e Nicola Gratteri, ha portato al sequestro di oltre 900mila euro, decine di schede sim, telefoni cellulari e supporti informatici. Un’operazione che il gip del Tribunale di Napoli, Ivana Salvatore, ha definito “un sequestro unico nel suo genere”.


Il dominus e il wallet “98N”

Al centro della vicenda c’è un imprenditore incensurato, P.P., ritenuto il dominus di una piattaforma informatica che avrebbe gestito flussi di denaro di origine illecita.

Le indagini si concentrano su un wallet elettronico denominato “98N”, che avrebbe fatto da crocevia per numerosi altri portafogli virtuali riconducibili a soggetti con precedenti per reati informatici.

Il sistema, spiegano gli inquirenti, funzionava come una banca d’affari parallela: si entrava con contanti — banconote da 100 o 200 euro — e si usciva con codici numerici, equivalenti a somme di bitcoin pronti a sparire nei circuiti digitali.


Le accuse: attività finanziarie senza autorizzazione

Secondo il gip Salvatore, l’esercizio commerciale coinvolto, pur essendo formalmente registrato come attività di consulenza informatica, non risultava autorizzato alla compravendita di criptovalute presso gli elenchi ufficiali dell’OAM (l’Organismo per gli Agenti e i Mediatori finanziari).

Nessuna delle operazioni sarebbe stata registrata, a conferma del sospetto di un sistema parallelo per il riciclaggio di denaro e la conversione illecita in bitcoin.


Sim nascoste, cellulari e 50 dispositivi sequestrati

L’inchiesta ha portato anche all’arresto in flagranza di S.A.U., un esperto informatico che avrebbe venduto bitcoin per migliaia di euro in collaborazione con il commerciante di Torre del Greco.

Durante il blitz, l’uomo ha tentato di gettare dal balcone alcune sim e nascondere i dispositivi informatici: nel suo appartamento i carabinieri hanno rinvenuto 50 cellulari, alcuni danneggiati dopo essere finiti sugli alberi, altri occultati nel cestello della lavatrice.


Gli ucraini e il filone anabolizzanti

Nell’indagine compaiono anche due cittadini ucraini, ripresi più volte all’interno del capannone della stamperia. Secondo i carabinieri, avrebbero effettuato operazioni di cambio in criptovalute per oltre 500mila dollari in pochi minuti, in concomitanza con incontri con P.P.

Un ulteriore filone riguarda invece un presunto traffico di medicine anabolizzanti, gestito da A.S. e M.L., che avrebbero utilizzato la stamperia come sportello abusivo per il riciclaggio dei proventi.


Ora la parola al Riesame

La difesa, rappresentata dal penalista Mario Angelino, ha già presentato istanza di dissequestro dei beni davanti al Tribunale del Riesame di Napoli.

L’inchiesta, però, secondo quanto scrive Il Mattino, ha già delineato un quadro inquietante: una rete criminale tecnologica, capace di trasformare il denaro delle truffe agli anziani e di altri traffici illeciti in criptovalute impossibili da rintracciare.

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Grosseto, liceale di 15 anni colpisce la vicepreside con un pugno: sette giorni di prognosi per la docente

Shock a Grosseto: uno studente di 15 anni ha colpito con un pugno al volto la vicepreside del liceo classico Aldi. La docente ha riportato una ferita alla bocca e sette giorni di prognosi.

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Grave episodio di violenza scolastica al liceo classico “Aldi” di Grosseto, dove un liceale di 15 anni ha colpito con un pugno la vicepreside, docente di matematica, causandole una ferita al volto e sette giorni di prognosi.

L’episodio è avvenuto la mattina dell’11 novembre, all’ingresso del Polo liceale, quando la professoressa stava verificando la situazione all’esterno delle aule dopo aver notato che il ragazzo non era ancora entrato in classe nonostante la campanella fosse suonata da più di mezz’ora.


“Sembrava disorientato”: la ricostruzione dei fatti

Secondo i testimoni, il quindicenne, studente di quinta ginnasio, appariva confuso e disorientato. La docente, preoccupata, si è avvicinata per chiedergli se avesse bisogno di aiuto, ma il ragazzo non ha risposto.

La vicepreside ha quindi avvisato la famiglia, e poco dopo è arrivato il padre. È stato in quel momento, alla vista del genitore, che il ragazzo ha improvvisamente sferrato un pugno al volto dell’insegnante, colpendola con violenza.

L’uomo è intervenuto immediatamente, riuscendo a bloccare il figlio e ad evitare che la situazione degenerasse ulteriormente.


Docente ferita e ricoverata in ospedale

La professoressa è stata accompagnata al pronto soccorso dell’ospedale Misericordia di Grosseto, dove le è stata diagnosticata una profonda lacerazione alla bocca, ma sono state escluse fratture al setto nasale.

Dopo le cure, è stata dimessa con sette giorni di prognosi.


Il liceo indaga sul comportamento del ragazzo

L’episodio ha scosso profondamente la comunità scolastica del liceo Aldi, dove il consiglio d’istituto e la dirigenza stanno valutando il comportamento del ragazzo, descritto come “in uno stato di alterazione anomalo” al momento dei fatti.

“Era come disorientato”, hanno raccontato alcuni studenti presenti all’ingresso del plesso.

Il caso è ora oggetto di approfondimenti interni e di un possibile coinvolgimento dei servizi sociali, mentre la scuola si interroga su come affrontare una vicenda che riaccende il dibattito sulla sicurezza e il disagio giovanile nelle aule italiane.

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