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Cronache

Mafia restaurant, ecco come e perchè in giro per il mondo molti si “fregiano” di questo titolo quando aprono esercizi che spesso servono anche a riciclare

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Ci sono ristoranti che si “fregiano”, si fa per dire, del nome “Mafia Restaurant”. Ce ne sono ad Amman, Giordania; Kiev, Ucraina; Hurghada, Egitto; E poi ovunque in Europa: da Saragozza a Madrid, Bruxelles, Stoccolma.  Quella dei ristoranti ‘Cosa nostra’ sembra quasi una catena internazionale in franchising ma non lo è. E’ il cosiddetto ‘Mafia Sounding’ a tavola, un business milionario che lucra sulla notorietà di tutte le mafie, dalla ‘ndrangheta alla camorra, provocando però, attraverso queste pericolose ‘evocazioni’, un pesante danno di immagine al Made in Italy poiché “sfrutta gli stereotipi legati alle organizzazioni mafiose e banalizza fin quasi a normalizzarlo un fenomeno che ha portato dolore e lutto lungo tutto lo Stivale”, ha denunciato Coldiretti.

Dunque, oltre al fenomeno dei circa 5mila tra ristoranti, bar, bistrot del nostro Paese finiti nelle grinfie della criminalità organizzata e usati per riciclare il denaro dalle attività illecite delle cosche, ci sono quelli in giro per il mondo che fanno leva sulle suggestioni provenienti dal nome. Apprezzatissimo a Città del Messico ‘Nona di Mafia’, pizzeria che su Tripadvisor ha quasi 5 stelle, 4,5/5 per l’esattezza. Sempre in Sud America, a Villa Maria, in Argentina con quattro stelle su cinque piace ‘La camorra’. Negli Stati Uniti sono frequenti i locali con riferimenti a background familiari legati al ‘mob’ (la combriccola) di Cosa nostra. Ecco allora a Denver ‘Gaetano’s’ che si autodefinisce on line “istituzione della cultura italiana fondata nel 1947 dalla leggendaria famiglia Smaldone” mentre la catena di bar ‘Trivia Mafia’ da Minneapolis ha aperto decine di locali in tutto il Minnesota.

Volando al vecchio continente ha fatto in questi giorni polemica l’apertura a Parigi del ristorante “Corleone”, fondato da Lucia Riina, la figlia del boss di Cosa Nostra morto in carcere nel novembre del 2017. Ma non si tratta di un caso isolato: in Grecia il ‘Mafioso Pizza Cafe’ è considerato un’eccellente tappa della ristorazione nelle classifiche di Tripadvisor. La ‘Camorra’ piace in Austria, a Vienna, e anche in Polonia, dove la cittadina di Myślenice, in provincia di Malopolskie, trionfa su Tripadvisor grazie a una cliccatissima pizzeria a cui il portale web di viaggi e recensioni attribuisce 4 stelle piene su 5. In Belgio ‘I Mafiosi’ è il numero 1 di 5 ristoranti a Moorsel. Anche in Africa il crimine attira: a Johannesburg c’è ‘Mafiosi Italian Deli’, piccolo ma gradito ristorante-paninoteca secondo Trip Advisor. Infine, a Phuket, in Thailandia, a Tri Trang Beach, a richiamarsi a Cosa nostra è un take-away, ovviamente ‘battezzato’ La Mafia.

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La famiglia Maradona a Roma contro l’ex manager Ceci: “Accuse false e senza prove”

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Claudia Villafañe e le figlie Dalma e Giannina sono arrivate a Roma direttamente da Buenos Aires per partecipare al processo che vede imputato l’ex manager di Diego, Stefano Ceci. Le tre donne, costituite parte civile, sono state ascoltate per oltre due ore dal giudice del tribunale monocratico di piazzale Clodio.

L’intervista contestata e le frasi ritenute diffamatorie

Il procedimento nasce da un’intervista del 30 ottobre 2021 in cui Ceci, parlando delle dispute sui diritti di immagine del Pibe de Oro, aveva definito alcuni familiari “parassiti”, “miserabili” e aveva raccontato episodi che la famiglia ritiene completamente falsi, come:
“Lui era sul letto, morto, e c’era chi gli svuotava il frigorifero”.

Parole durissime che hanno spinto la famiglia a rivolgersi alla magistratura italiana.

La replica di Claudia Villafañe: “Ha detto solo menzogne”

In aula, Claudia ha parlato con grande fermezza:
Ha detto solo falsità. Sono accuse terribili che ci hanno fatto molto male”.

Ha poi risposto all’accusa di aver sottratto oggetti del campione:
Quando io e Diego ci siamo separati, le sue cose sono rimaste in casa mia e un giudice argentino le ha riconosciute come mie. Non ho venduto nulla”.

La testimonianza di Dalma e Giannina

Le due figlie hanno raccontato di aver scoperto solo dopo la morte del padre l’esistenza di un contratto tra Maradona e Ceci per i diritti di immagine:
Ci disse di aver messo da parte soldi per noi eredi, ma non abbiamo mai visto nulla”.

Hanno precisato di essere indipendenti economicamente:
Non abbiamo bisogno dei soldi di papà. Ma lui fa affermazioni senza alcuna prova”.

Una vicenda che riapre ferite ancora vive

Il giudice dovrà ora stabilire se le dichiarazioni dell’ex manager costituiscano diffamazione. Intanto il processo riporta al centro dell’attenzione la memoria di Diego Armando Maradona, ancora oggi al centro di dispute, racconti e contestazioni che continuano a generare dolore nella sua famiglia.

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Cronache

Gianfranco Marcello è il nuovo direttore del carcere di Secondigliano

Gianfranco Marcello, già direttore degli istituti di Benevento e Ariano Irpino, è il nuovo direttore del carcere di Napoli Secondigliano. L’USPP gli augura buon lavoro e chiede collaborazione per affrontare le criticità del personale di polizia penitenziaria.

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Gianfranco Marcello, già al vertice delle case circondariali di Benevento e Ariano Irpino, è stato nominato nuovo direttore del carcere di Napoli Secondigliano. Figura di lunga esperienza nell’amministrazione penitenziaria, Marcello si è distinto nel corso della carriera per competenze operative e attenzione costante ai temi della sicurezza.

Gli auguri e le richieste dell’USPP

L’USPP ha accolto la nomina con un messaggio di benvenuto, augurando al nuovo direttore «i più sinceri auguri» e auspicando una collaborazione proficua con la polizia penitenziaria e le organizzazioni sindacali.
Il sindacato ha sottolineato l’importanza di affrontare «con la massima trasparenza» le problematiche che riguardano il personale, convinto che solo «un confronto sereno e costruttivo» possa garantire condizioni di lavoro adeguate e la tutela della dignità professionale degli agenti.

Le priorità in uno degli istituti più complessi d’Italia

Con la direzione di Secondigliano, Marcello assume la guida di uno degli istituti penitenziari più grandi e complessi del Paese, un carcere dove le sfide legate alla sicurezza, alla gestione interna e alle condizioni del personale richiedono equilibrio, fermezza e capacità di coordinamento.
Le aspettative sono alte, ma l’esperienza maturata negli anni rappresenta una solida premessa per affrontare questo nuovo incarico.

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Cronache

Camorra 2.0 nel Nolano: l’ingegnere del clan imponeva consulenze e controllava le compravendite

L’indagine nel Nolano rivela un nuovo sistema di estorsioni “2.0”: un ingegnere del clan imponeva consulenze e progetti nelle compravendite immobiliari. Emersa anche una rete criminale sul gioco online.

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L’indagine nel Nolano rivela un nuovo sistema di estorsioni “2.0”: un ingegnere del clan imponeva consulenze e progetti nelle compravendite immobiliari. Emersa anche una rete criminale sul gioco online.

Suggerimento immagine (corpo 3)

Foto dell’ingresso del Tribunale di Napoli o immagine generica delle forze dell’ordine durante un’operazione, senza volti riconoscibili.


Camorra 2.0 nel Nolano, l’ingegnere del clan imponeva consulenze obbligate

Dal ‘porta a porta’ al metodo professionale

Niente più estorsioni tradizionali, ma un sistema “sofisticato”, che si infiltra nell’economia attraverso professionisti. È quanto emerso dall’indagine sulla camorra nel Nolano: un giovane ingegnere, rampollo del clan, utilizzava il proprio studio tecnico per imporre consulenze e progetti nelle compravendite e nelle pratiche edilizie.
«Un metodo aggiornato di estorsione», ha spiegato il procuratore di Napoli Nicola Gratteri. Non richieste esplicite di denaro, ma l’obbligo di ingaggiare lo studio del clan per qualsiasi operazione immobiliare.

Pressioni anche sulla Curia di Nola

Il sistema era così radicato da coinvolgere anche la Curia di Nola. Quando l’ente ecclesiastico decise di vendere un terreno, fu costretto a subire la pressione dell’ingegnere legato al clan Russo.
Un controllo capillare, silenzioso e costante, che permetteva all’organizzazione di orientare affari e transazioni sul territorio.

L’alleanza criminale tra Russo e Licciardi

Il procuratore aggiunto Sergio Ferrigno ha sottolineato come l’indagine abbia rivelato una collaborazione strategica tra i Russo del Nolano e i Licciardi, parte dell’Alleanza di Secondigliano.
L’asse criminale si concretizzava soprattutto nel settore del gioco d’azzardo. I due clan gestivano piattaforme online, reti di agenti e centri scommesse clandestini. Chi non pagava la quota dovuta veniva minacciato.

Scommesse online e struttura capillare

Secondo gli investigatori, il sistema era ormai industriale: siti dedicati, raccolta delle giocate fuori dai circuiti legali, gestione dei profitti e redistribuzione interna. Un giro d’affari enorme, controllato dai vertici clanici e protetto da una rete di intermediari.

Indagini su Caf e pratiche dei migranti

L’inchiesta non è chiusa. Restano accesi i fari su un Centro di Assistenza Fiscale e sulle pratiche relative ai migranti, che potrebbero nascondere ulteriori infiltrazioni criminali.

Un territorio che non denuncia

«L’agro Nolano è solo apparentemente tranquillo», ha detto il maggiore Andrea Coratza, comandante del Nucleo Investigativo di Castello di Cisterna.
«La realtà è che nessuno denuncia».
Un silenzio che permette alla camorra di radicarsi, evolversi e controllare interi settori dell’economia locale.

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