Collegati con noi

Cronache

Mafia, il sindaco di Napoli Luigi de Magistris: sono vicino a Nino Di Matteo, pm ostacolato dai poteri forti

Pubblicato

del

“Senza lavoro non c’è libertà e non c’è democrazia compiuta. Per chi ha dedicato una vita alle Istituzioni, il lavoro per il bene comune diviene non di rado anche una missione. Non avere il lavoro, perdere il lavoro, essere sconfitto o colpito nelle Istituzioni, sono ferite sanguinanti, talvolta anche mortali. Poi impari nella vita che le persone piu’ forti sono quelle che quando cadono o vengono colpite si rialzano piu’ forti di prima. Nella vita comprendi che i legami umani valgono piu’ di ogni altra cosa. Le Istituzioni passano, i sentimenti umani rimangono per sempre. Ti possono colpire ma le tue idee, la tua azione, i tuoi sentimenti camminano sui corpi di altre persone”. A scrivere queste parole su Facebook è il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris. Lo fa in un post dedicato a Nino Di Matteo, il magistrato che a Palermo ha incardinato il processo sulla trattativa Stato-mafia,  rimosso dal pool della Procura nazionale antimafia che indaga sulle stragi mafiose. De Magistris di dice “vicino” a Di Matteo e scrive, con amarezza misto a sarcasmo che “la strada è più sicura del Palazzo”. Secondo de Magistris “si diviene forti non perchè si costruiscono legami di potere, ma perchè si rimane umani. Si diviene punto di riferimento se si è credibili e coerenti. Le persone forti sono quelle oneste, autonome, libere, umili, coraggiose. È forte chi non ha un prezzo, non chi ha tanti denari per comprare anche le persone. Si è forti se si vive più per strada tra la gente, a testa alta, perchè si é incorruttibile, anziché costruendo trame di potere in salotti e palazzi. Si è forti se si è forti con i forti e comprensivo con i deboli. Si è forti se si è bersaglio del sistema di potere e si è, nello stesso tempo, amati dalle persone senza potere”.

Nino di Matteo. Il pm che indagava sulla trattativa Stato-mafia

“Nella vita – ricorda l’ex pm – quando sono caduto, ho trovato la solidarietà più nelle relazioni umane e nella gente che nelle Istituzioni. Da quando sono sindaco, poi, soprattutto nei bambini, nei giovani, nelle persone semplici, ho trovato ossigeno di vita che mi ha reso forte. E quando caddi da magistrato, quando mi sottrassero le inchieste che puntavano al cuore del sistema criminale del nostro Paese, e fui anche trasferito, con sottrazione delle funzioni di pubblico ministero, per evitare che arrivassi a verità che non si dovevano scoprire, mi sono, dal primo momento, trovato al mio fianco anche un magistrato di cui ho sempre avuto grandissima stima: il pubblico ministero Nino Di Matteo. Uno di quei magistrati coraggiosi che da anni, con ostacoli di ogni tipo, anche di Stato, si ostina, doverosamente, a cercare la verità sulle stragi di mafia e sulla trattativa Stato-Mafia”. “Oggi – conclude de Magistris – mi sento di stargli vicino, come sempre, perchè non riesco ad immaginare che Nino Di Matteo non si possa più occupare delle investigazioni sulle stragi. Caro Nino, nella vita i rapporti istituzionali, e quanti ne abbiamo, sono fondamentali, ma sono ancora più importanti rapporti umani ed amicizie, stima e rispetto, che nascono nelle lotte che si affrontano dentro le Istituzioni. Nelle Istituzioni dovresti avere alleati, ma nella mia vita di magistrato e sindaco ho imparato che, non di rado, è più sicura la strada che il palazzo”.

Advertisement

Cronache

Chirurgo sospeso sorpreso a operare di nascosto a Roma: blitz dei carabinieri blocca intervento clandestino

Carlo Bravi, chirurgo 73enne sospeso per la morte di una paziente, è stato sorpreso mentre stava per operare in un appartamento sporco al Quadraro. Blitz del Nas.

Pubblicato

del

Una stanza sporca e piena di oggetti abbandonati, scarpe, vestiti, immondizia. Un lettino precario. Un bisturi in mano. Il chirurgo 73enne Carlo Bravi, già sospeso per sei mesi dopo la morte di una paziente in seguito a una liposuzione clandestina, è stato sorpreso dai carabinieri del Nas di Roma mentre si apprestava a eseguire un altro intervento illegale.

A terra, su un lettino improvvisato, una giovane trans brasiliana di 22 anni, che aveva appena pagato poco più di 500 euro in nero per un’otoplastica, un lifting delle orecchie. A passargli il bisturi, una ferrista 65enne romana, ex infermiera specializzata ora in pensione. Alla vista dei militari, lei ha pianto. Bravi, invece, ha provato a negare l’evidenza, affermando: «Non sto operando, sto solo rimuovendo una cisti».

Un’operazione organizzata nel degrado e nella totale illegalità

L’intervento era in programma in un appartamento del Quadraro, affittato a ore da un sudamericano residente in zona. La stanza non aveva alcun requisito igienico-sanitario. I carabinieri lo pedinavano da settimane, certi che il medico sarebbe tornato a operare nonostante la sospensione.

La paziente è stata soccorso e trasferita in ospedale: per ora non ha sporto denuncia, ma l’indagine è in corso. Bravi e la ferrista sono stati denunciati per esercizio abusivo della professione medica e allestimento di ambulatorio non autorizzato. Il chirurgo rischia una misura cautelare in carcere per aver violato il provvedimento di sospensione già emesso nei suoi confronti.

Un passato pieno di ombre e una lunga scia di abusi

Bravi è sotto accusa per la morte di Simonetta Kalfus, deceduta dopo una liposuzione clandestina in un ambulatorio a Cinecittà lo scorso marzo. La donna, 62 anni, è morta dopo tre giorni di agonia all’ospedale Grassi di Ostia per una sepsi post-operatoria. In passato, il chirurgo era già stato condannato a un anno di reclusione (pena sospesa) per lesioni: nel 2017 aveva reciso per errore un muscolo a una paziente, consigliandole acqua e zucchero invece di chiamare l’ambulanza. Anche per quella vicenda, i familiari furono convinti a non denunciare.

Nella primavera del 2024, l’Ordine dei medici lo ha sospeso, ma nonostante tutto Bravi ha continuato a operare, ordinando protesi per il seno e affittando appartamenti a giornata nelle zone tra Cinecittà, Don Bosco e Quadraro. Gli inquirenti ritengono che l’intervento interrotto il 16 luglio non sia stato un caso isolato. L’indagine punta ora a ricostruire l’intera rete clandestina e i pazienti coinvolti.

Continua a leggere

Cronache

Pedro pubblica la foto del figlio vestito da principessa: valanga di insulti, ma anche tanta solidarietà

Insulti omofobi contro Pedro per la foto del figlio vestito da principessa. Il calciatore non cancella e riceve il sostegno di migliaia di utenti.

Pubblicato

del

Una foto dolce, tenera, di un bambino felice il giorno del suo compleanno. Ma sui social, troppo spesso, anche un’immagine di gioia innocente si trasforma in un campo di battaglia. È quanto accaduto a Pedro Rodríguez, attaccante della Lazio, che ha condiviso su Instagram uno scatto del figlio Marc, 8 anni, immortalato con una tiara e un vestitino colorato a tema Lilo & Stitch, durante una festa in un parco acquatico a Tenerife.

Valanga di insulti: “È un maschio o una femmina?”, “Cancellalo finché sei in tempo”

In poche ore, quello che doveva essere un ricordo felice è diventato virale per le peggiori ragioni. Sotto la foto si è riversata un’ondata di odio omofobo e sessista: “Chi veste suo figlio da ragazza?”, “Così lo rovini”, “Questo è il mondo al contrario”. Più di tremila commenti, spesso offensivi, irridenti, violenti. Alcuni hanno anche insinuato che Pedro fosse un cattivo genitore per aver permesso a suo figlio di indossare un abito femminile.

Altri ancora, con toni da caccia alle streghe, hanno scritto: “È un padre da denunciare”, “Cancellalo finché sei in tempo”, “Omosessuale”, “Recuperalo prima che sia troppo tardi”.

Pedro non cede: mantiene la foto online e limita i commenti

Il calciatore non ha risposto pubblicamente, ma il suo gesto è stato eloquente: non ha rimosso lo scatto, limitandosi a disattivare i commenti. Niente dichiarazioni ufficiali, se non una secca smentita tramite il club su alcune frasi circolate online e a lui attribuite. L’atteggiamento di Pedro conferma una scelta di discrezione e fermezza, in linea con il suo stile di sempre, lontano dalle polemiche.

Loaiza attacca i tifosi della Lazio, scoppia un altro fronte

Il caso ha preso una piega anche politica. Il giornalista spagnolo Fonsi Loaiza, molto seguito sui social, ha scritto che molti insulti provenivano da account di tifosi della Lazio, sostenendo che tra questi vi sarebbero neonazisti impunitiin Italia. Parole che hanno fatto infuriare molti sostenitori biancocelesti, che hanno chiesto alla società di reagire per vie legali. Per ora, nessuna presa di posizione ufficiale da parte del club.

La solidarietà silenziosa che fa rumore: “Marc è fortunato ad averti come padre”

Ma non tutto è stato odio. Anzi, la valanga di messaggi violenti ha generato una reazione di segno opposto, che ha invaso i commenti di amore, rispetto e incoraggiamento: “L’amore è la forza più potente”, “Fai come i veri laziali: non mollare mai”, “Viva la libertà”, “Lascia parlare gli stolti, siete una bellissima famiglia”.

Tanti tifosi e semplici utenti hanno preso le difese del calciatore e del piccolo Marc, trasformando lo sfregio in un gesto collettivo di empatia.

Una foto che voleva essere un ricordo d’infanzia, una giornata di spensieratezza, si è trasformata in un’istantanea del clima tossico che serpeggia in rete. Ma anche in un atto di resistenza civile contro la cultura dell’odio, nel nome dell’amore e della libertà d’espressione.


Titolo SEO: Pedro pubblica la foto del figlio vestito da principessa: valanga di insulti, ma anche tanta solidarietà
Meta description SEO: Insulti omofobi contro Pedro per la foto del figlio vestito da principessa. Il calciatore non cancella e riceve il sostegno di migliaia di utenti.
Parole chiave SEO: Pedro Lazio, figlio Pedro vestito da principessa, foto Pedro Instagram, insulti omofobi Pedro, Marc figlio Pedro, social odio, solidarietà Pedro, tifosi Lazio

Continua a leggere

Cronache

Matrimonio da favola per Benjamin Pavard e Kleofina Pnishi: nozze tra l’Abbazia di Cava e la Costiera Amalfitana

Nozze da favola per Benjamin Pavard e Kleofina Pnishi: cerimonia a Cava, festa sul mare a Vietri. Ospiti vip, abiti esclusivi e dolci della Costiera.

Pubblicato

del

Immersi nel verde dei Monti Lattari, avvolti dal silenzio millenario dell’Abbazia Benedettina della Santissima Trinità di Cava de’ Tirreni, Benjamin Pavard, difensore dell’Inter e della nazionale francese, e l’attrice e modella Kleofina Pnishi, si sono detti sì. Una cerimonia solenne e intima, seguita da una festa blindatissima nella scenografica cornice dei giardini del Fuenti a Vietri sul Mare, alle porte della Costiera Amalfitana.

Ospiti d’eccezione e atmosfera da sogno

All’evento hanno preso parte volti noti del calcio europeo e personalità della moda e dello spettacolo. Presenti i compagni di squadra Nicolò Barella, Lautaro Martinez, i fratelli Theo e Lucas Hernandez, Kingsley Coman, Jamal Musiala e l’ex interista Fabio Galante. Al fianco dello sposo, Theo Hernandez in veste di testimone insieme alla moglie Julia. La sposa, accompagnata da damigelle in bianco, ha fatto il suo ingresso sulle note del Canone di Pachelbel, eseguito da musicisti albanesi.

Una festa tra tradizione e glamour

Dopo il commovente scambio delle fedi, Pavard e la sua neoconsorte sono stati accolti da cori da stadio e l’affetto di amici e tifosi. Poi una breve sosta all’Hotel Scapolatiello per prepararsi alla festa, con trucco, parrucco e relax. Kleofina ha sorpreso tutti con un giro tra i vicoletti di Cava a bordo di una Mercedes cabrio d’epoca, prima di imbarcarsi per raggiungere via mare il ricevimento.

Tre abiti per la sposa e dolci della tradizione

La sposa ha cambiato ben tre abiti durante la serata, scegliendo per il saluto finale una minigonna elegante. Il menù ha omaggiato il territorio, con dolci tipici della Costiera Amalfitana e l’immancabile delizia al limone. La festa è rimasta top secret: tutti gli invitati e il personale hanno lasciato i cellulari all’ingresso, in vista di un servizio esclusivo concesso dalla coppia.

Continua a leggere

In rilievo

error: Contenuto Protetto