Il popolo “agguerrito e combattente” rimanga in allerta, pronto alla mobilitazione per difendere la patria. È questo il messaggio che su Twitter Nicolas Maduro lancia dopo che il leader dell’opposizione, Juan Guaidò, si è autoproclamato presidente del Venezuela ricevendo il riconoscimento dagli Stati Uniti e da molti altri Paesi del mondo. “Nessun colpo di Stato, nessun interventismo – conclude Maduro – il Venezuela vuole la pace”. Maduro però arringando qualche migliaia di fedelissimi faceva passi importanti in piazza. Minacciando arresti di massa tra i venezuelani che appoggiano Guaidò e firmava in pubblico un ordine di espulsione di tutti i diplomatici Usa. Un ordine al quale gli Usa hanno rispetto con fermezza, ammonendo l’esercito e le forze di sicurezza venezuelani “a continuare a proteggere tutti i cittadini venezuelani, come pure di quelli Usa e di altri cittadini stranieri in Venezuela”. E “invitano tutte le parti ad astenersi da misure che non sono coerenti con i privilegi e le immunità di cui godono i membri della comunità diplomatica”. Gli Stati Uniti, sottolinea il segretario di stato Mike Pompeo, “prenderanno azioni appropriate contro chiunque metta in pericolo la sicurezza della nostra missione e del nostro personale ne risponda”.
Maduro chiama il popolo alla guerra contro l’autoproclamatosi presidente Juan Guaidò e vuole espellere i diplomatici Usa
Nelle strade di Caracas infuriano gli scontri, i moti di piazza. Con l’Esercito bolivarino che al momento è schierato compatto con Maduro e prova a evitare che possa scoppiare una guerra civile. Al momento le proteste di piazza delle opposte fazioni hanno già provocato 13 morti.
“Non ho parole per esprimere il dolore che sento nell’apprendere dei venezuelani che sono stati uccisi durante le proteste nelle ultime ore”ha scritto sempre su Twitter il leader dell’opposizione e presidente ad interim Juan Guaido, “Alle loro famiglie – conclude – posso solo garantire che nel nostro paese regneranno la giustizia e la pace”.
Sul fronte diplomatico ci sono 11 paesi del Gruppo di Lima che riconoscono la legittimità di Juan Guaidò come presidente del Venezuela e auspicano che questo segni l’inizio di “un processo di transizione democratica” a Caracas. “Il processo – si legge nel testo di un comiìunicato – deve partire dalla convocazione, nei termini della Costituzione e in tempi brevi, di elezioni con la partecipazione di tutti gli attori politici e con le garanzie e gli standard internazionali che caratterizzano il voto democratico”. I Paesi firmatari, inoltre, condannano “gli atti di violenza avvenuti in Venezuela” e chiedono che “siano garantiti i diritti fondamentali delle persone e la pace sociale” durante “la transizione al governo”. Il comunicato e’ stato firmato dai governi di Argentina, Brasile, Canada, Cile, Colombia, Costa Rica, Guatemala, Honduras, Paraguay e Peru’.