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Guerra Ucraina

Madri russe a Putin, ‘non mandare nostri uomini al macello’

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Diverse mogli e madri russe si sono unite per chiedere al presidente Vladimir Putin di smettere di mandare i loro mariti e figli “al massacro” costringendoli a unirsi a gruppi d’assalto senza un addestramento o rifornimenti adeguati. Lo scrive Cnn online citando un video condiviso dal canale indipendente russo Telegram SOTA, in cui le donne affermano che i loro figli o mariti sono stati “costretti a unirsi a gruppi d’assalto” all’inizio di marzo dopo appena quattro giorni di addestramento. Il video mostra le donne con in mano un cartello con scritto in russo “580 Separate Howitzer Artillery Division”, datato 11 marzo 2023. “Mio marito… si trova sulla linea di contatto con il nemico”, dice una donna nella registrazione, aggiungendo che “i nostri mobilitati vengono inviati come agnelli al macello per assaltare le aree fortificate, cinque alla volta, contro 100 uomini nemici pesantemente armati”, pertanto “vi chiediamo di ritirare i nostri uomini dalla linea di contatto e di fornire agli artiglieri armi e munizioni”, riferisce ancora la Cnn, precisando di non aver potuto verificare in modo indipendente le affermazioni fatte dal gruppo di donne nel video.

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Esteri

Zelensky, ‘navi russe sanno cosa le aspetta nelle acque ucraine’

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Le navi russe sanno già cosa le aspetta nelle acque ucraine. Lo ha detto presidente ucraino Volodymyr Zelensky nel suo discorso ai diplomati dell’Accademia marittima di Odessa, citato da Ukrinform. Il presidente ha ringraziato gli ufficiali della Marina ucraina per aver protetto lo Stato nel settore della difesa marittima e ha aggiunto che l’Ucraina ha bisogno di una vittoria sul nemico in mare, a terra e in cielo. “Le navi russe hanno già memorizzato l’unica prospettiva per loro nelle acque ucraine. L’ammiraglia russa del Mar Nero ha già dimostrato ciò che qualsiasi nave che minaccia l’Ucraina dovrebbe affrontare, ed è solo una questione di tempo prima che ripeta il destino della nave Moskva”, ha detto Zelensky riferendosi all’incrociatore russo affondato dalle forze ucraine lo scorso aprile. In conclusione, ha aggiunto in presidente ucraino, “le nostre forze di difesa e di sicurezza hanno dimostrato fermamente che l’Isola dei Serpenti ucraina non tollererebbe una bandiera nemica”.

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Esteri

Kiev pronta al contrattacco a Bakhmut, Mig da Bratislava

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Kiev è pronta a lanciare una controffensiva per allontanare le truppe russe da Bakhmut, nel Donbass, approfittando del fatto che esse sarebbero ormai “stremate” dopo mesi di assedio inconcludente. L’annuncio è stato fatto dal comandante delle forze di terra ucraine, Oleksandr Syrsky, nel giorno in cui l’Ucraina ha ricevuto i primi jet da combattimento da un Paese Nato, quattro Mig-29 donati dalla Slovacchia, che ne dovrebbe consegnare 13 in tutto. L’arrivo dei caccia, peraltro antiquati e a terra da diversi mesi, ha provocato la reazione di Mosca: “I Paesi della Nato e dell’Ue continuano il percorso verso l’escalation del conflitto, cercando di trascinarlo e di combattere fino all’ultimo ucraino”, ha detto il viceministro degli Esteri Alexander Grushko. Ma i russi sembrano avere problemi più urgenti, stando a quanto scrive il Conflict Intelligence Team, un’organizzazione open source con sede a Tbilisi, secondo la quale Mosca sta recuperando dai magazzini carri armati T-54 e T-55 risalenti agli Cinquanta, probabilmente per far fronte alle perdite di mezzi corazzati in Ucraina. Intanto però la Russia ha annunciato di aver messo in orbita un nuovo satellite militare, il Kosmos-2567, portato nello spazio da un razzo Soyuz-2.1a lanciato dal cosmodromo di Plesetsk. Non si placano intanto le reazioni di Mosca dopo la notizia che Londra si appresta a inviare all’Ucraina proiettili perforanti anti-carro all’uranio impoverito.

“I Paesi occidentali guidati dagli Stati Uniti hanno deciso di portare l’umanità sull’orlo di un Armageddon nucleare”, ha tuonato l’ambasciatore russo a Washington, Anatoly Antonov. Mentre l’ex presidente Dmitri Medvedev è tornato sul mandato di cattura della Corte penale internazionale contro Vladimir Putin avvertendo che ogni Paese che lo dovesse eseguire si renderebbe responsabile di una “dichiarazione di guerra” nei confronti di Mosca. Le fonti militari ucraine continuano a diffondere notizie sulle difficoltà che incontrerebbero quelle russe. Lo stato maggiore di Kiev ha scritto che ieri le forze di Mosca hanno abbandonato, senza che vi fossero combattimenti, Nova Kakhovka, la cittadina sulla riva sinistra del fiume Dnepr, nella regione di Kherson, dove si erano ritirate nel novembre scorso dopo avere lasciato la città capoluogo. Poco dopo però l’esercito ucraino ha dovuto fare marcia indietro con un’auto-smentita in cui ha ammesso di essersi sbagliato ad analizzare “i dati disponibili”.

Nova Kakhovka è d’importanza strategica perché situata vicino a una diga all’uscita di un enorme bacino, utilizzato per il rifornimento idrico ed elettrico della Crimea. Proprio nella regione di Kherson peraltro si è recato oggi in visita il presidente Volodymyr Zelensky, dopo la missione di ieri sul fronte di Bakhmut. In prima linea da parte russa per la conquista di quest’ultima città vi è la compagnia privata Wagner, che secondo l’agenzia americana Bloomberg sarebbe pronta ad abbandonare la battaglia per i troppi contrasti con Mosca e trasferire le sue forze in Africa, dove è già presente in diversi Paesi. Yevgeny Prigozhin, fondatore e capo del gruppo, ha subito smentito: “Fino a quando il nostro Paese ha bisogno di noi, rimarremo a combattere in Ucraina”, ha detto. Intanto, se l’offensiva di Bakhmut sembra essersi arenata, l’intelligence militare britannica avverte che più a nord i russi stanno avanzando verso la città di Kupyansk, nella regione di Kharkiv, che è anche un hub logistico. Si aggiorna intanto il bilancio delle vittime degli ultimi bombardamenti. Secondo i servizi d’emergenza ucraini, sono saliti a nove i morti di un attacco con droni lanciato la notte tra martedì e mercoledì dai russi nella città di Rzhyshchiv, a sud-est di Kiev. E due persone sono state uccise la scorsa notte in un attacco missilistico sulla città di Avdiivka, nella regione di Donetsk.

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Esteri

Intelligence, Mosca a corto di tank, pensa a mezzi anni ’50

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L’esercito russo potrebbe schierare al fronte carri armati risalenti agli anni ’50 per compensare le enormi perdite di mezzi corazzati subite dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina: lo scrive il Conflict Intelligence Team, un’organizzazione open source con sede a Tbilisi, come riporta il Kyiv Independent. Il centro studi ha reso noto che le forze russe hanno trasportato un carico di carri armati T-54/55 da un deposito di Primorye, nell’estremo sud-est del Paese, verso la Russia occidentale e si ipotizza che potrebbero dispiegare questi mezzi in Ucraina.

Secondo Oryx, un’altra organizzazione di intelligence open-source che documenta le perdite russe in Ucraina, Mosca ha perso dall’inizio della guerra circa 1.871 carri armati. Anche l’Istituto per lo studio della guerra (Isw) ritiene che le forze russe potrebbero ricorrere ai vecchi carri armati T-54/55 per prepararsi alle previste controffensive meccanizzate ucraine, commentando che le perdite di veicoli corazzati subite finora da Mosca “attualmente limitano” la capacità dell’esercito russo di condurre un’efficace guerra di manovra meccanizzata. I carri armati T-54 e T-55 furono introdotti negli anni successivi alla seconda guerra mondiale e dalla fine degli anni ’50, il T-54 divenne il carro armato principale delle unità corazzate dell’esercito sovietico.

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