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Macron e Modi sugli Champs-Elysees, Rafale e polemiche

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Francia blindata per la Festa nazionale, con la prima delle due notti a rischio trascorsa tranquilla, senza la temuta ripresa delle rivolte in banlieue. Ci hanno però pensato le polemiche politiche a riscaldare l’ambiente, soprattutto quelle per un 14 luglio trascorso da Emmanuel Macron a braccetto con Narendra Modi, premier indiano definito “ultranazionalista” nel titolo di Le Monde di oggi. Il controverso leader indiano è stato in primo piano in questa data simbolica per il paese, Macron lo ha eletto “ospite d’onore”, ha fatto sfilare i suoi soldati per primi sugli Champs-Elysées e lo ha decorato con la massima onorificenza della Francia, la Gran Croce della Legion d’Onore. Le proteste della gauche francese non si sono fatte attendere: il leader socialista, Olivier Faure, ha puntato il dito contro una visita di Stato che “onora un autocrate fascistizzante”. Il “tribuno” della gauche radicale, Jean-Luc Mélenchon, ha denunciato da parte sua un’intesa fra due leader “entrambi caratterizzati da violenze autoritaristiche”.

Macron non ha lesinato complimenti e lusinghe all’ospite indiano, che ha firmato nell’occasione ordini per 36 aerei Rafale da combattimento per l’aviazione di New Delhi, aggiungendo ieri l’annuncio di altri 26 apparecchi dello stesso tipo ma nella versione ‘Marine’, utilizzabile su portaerei. Infine, tre sottomarini ‘Scorpène’. Un bottino non indifferente per l’industria francese degli armamenti e dell’aviazione, con la promessa di “continuare a rafforzare questo rapporto storico di fiducia fra i due paesi”, che hanno celebrato il 25/o anniversario della loro partnership strategica, ha ricordato Macron. I due leader hanno parlato insieme prima di dirigersi verso il museo del Louvre, dove ieri sera hanno cenato.

“Noi – ha risposto Modi – consideriamo la Francia come un partner naturale” e “per i prossimi 25 anni” Parigi e New Delhi hanno già “concepito una road map” comune. Insomma, tra le due capitali – come sintetizzato da Macron – emerge una vera “intimità strategica”, fatta di accordi di cooperazione nel settore spaziale, in particolare con la costruzione del satellite franco-indiano a infrarossi termici Trisahna. Più caute le dichiarazioni sul piano della politica internazionale, con la “condivisione della preoccupazione comune per il rischio di frammentazione della comunità internazionale”. Sull’Ucraina, Modi ha garantito che “l’India è pronta a contribuire a restaurare una pace duratura” ma New Delhi continua a cooperare con la Russia. Anche la tradizionale sfilata militare, che si è svolta dopo una notte tranquilla (33% di incidenti in meno rispetto all’anno scorso, quando non c’era l’attualità delle violenze urbane), ha visto l’India protagonista. Con 240 soldati che sono stati i primi a discendere gli Champs-Elysées davanti allo sguardo dei due capi di stato. Nei cieli di Parigi sfrecciavano e facevano tremare i palazzi con il loro frastuono i nove Alphajet della Pattuglia di Francia, con fumi tricolori. Spazio alla commemorazione degli 80 anni dalla creazione del Consiglio nazionale della Resistenza, con il sacrificio dell’eroe francese Jean Moulin e la nascita del ‘Canto dei partigiani’.

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Media, miliziani filo-iraniani uccisi in raid aereo in Siria

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Tre miliziani affiliati ai Pasdaran iraniani sono stati uccisi in un raid aereo al confine tra Siria e Iraq. Lo riferisce l’Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria, secondo cui un drone armato non meglio identificato, ha bombardato un veicolo nei pressi della località frontaliera di Abukamal, vicino all’Iraq, uccidendo sul colpo un miliziano iracheno e altri due siriani.

Le fonti attribuiscono l’azione o agli Stati Uniti o a Israele, interessati a contrastare la presenza delle forze filo-iraniane in Medio Oriente. Nella regione siriana sud-orientale di Dayr az Zor e Mayadin, di cui fa parte Abukamal, operano da anni le milizie sciite jihadiste irachene sostenute dai Guardiani della Rivoluzione iraniana (Pasdaran), coordinati dagli Hezbollah libanesi. Nel contesto della guerra regionale accesasi in concomitanza con il conflitto a Gaza, queste forze filo-Teheran hanno condotto decine di attacchi contro basi militari Usa tra Siria e Iraq. E Israele ha compiuto numerosi attacchi su obiettivi di Hezbollah in Siria.

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Israele convoca ambasciatore Spagna dopo commenti Sanchez

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Il primo ministro israeliano Benyamin Netanyahu ha ordinato al ministro degli Esteri Eli Cohen di convocare l’ambasciatore spagnolo in Israele in seguito ai commenti fatti oggi dal primo ministro spagnolo, Pedro Sanchez, il quale ha dichiarato in un’intervista alla televisione spagnola di avere “seri dubbi che [Israele] rispetti il diritto internazionale umanitario” e che “ciò che stiamo vedendo a Gaza non è accettabile”. La settimana scorsa, Israele ha convocato gli ambasciatori in Spagna e Belgio in seguito ad altri commenti fatti dai rispettivi premier durante la loro visita al valico di frontiera di Rafah in Egitto.

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E’ morto Henry Kissinger, il Machiavelli d’America

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Si è spento nella sua casa in Connecticut l’ex segretario di Stato americano Henry Kissinger che lo scorso maggio aveva spento 100 candeline. Autore della celebre frase “il potere è il massimo afrodisiaco”, l’eredità del machiavellico statista continuerà ad essere discussa tra chi lo considera un genio diplomatico e chi un genio del male. Astuto manipolatore e influente fino agli ultimi giorni, per l’ex quindicenne ebreo in fuga dall’Europa alla vigilia della Seconda guerra mondiale il mondo era un gigantesco puzzle in cui ogni pezzo giocava un ruolo importante e distinto verso un unico fine: gli Usa come superpotenza internazionale anche al prezzo di interventi di realpolitik sullo scacchiere mondiale giudicati da molti brutali ed illegittimi, come il bombardamento e l’invasione della Cambogia e il sostegno al colpo di Stato di Augusto Pinochet in Cile del 1973 che defenestrò Salvador Allende.

In queste ultime settimane, dallo scoppio della guerra a Gaza, Kissinger non è mai intervenuto pure essendo stato uno dei protagonisti del conflitto del Kippur che vide Israele vincitrice nel 1973. Tra i suoi ultimi impegni pubblici, un incontro nella residenza a Washington dell’ambasciatrice italiana Mariangela Zappia con la premier Giorgia Meloni lo scorso luglio. Nello stesso mese Kissinger incontrò a Pechino il presidente Xi Jinping e alti funzionari del Partito comunista cinese. Per il politologo Robert Kaplan, Kissinger è stato il più grande statista bismarckiano del Ventesimo secolo.

Con un occhio attento anche sull’Italia, di cui Kissinger, amico intimo di Gianni Agnelli, apprezzava il ruolo nel Patto atlantico pur avendo il Partito comunista più potente d’Occidente. In occasione del suo centesimo compleanno sul Washington Post, il figlio David, interrogandosi sulla eccezionale vitalità fisica e mentale di un uomo che ha seppellito ammiratori e detrattori a dispetto di una dieta a base di bratwurst e Wiener schnitzel, individuò la ricetta nell’inesauribile curiosità paterna per le sfide esistenziali del momento: dalla minaccia delle atomiche negli anni ’50 all’intelligenza artificiale su cui due anni fa scrisse il penultimo libro, ‘The age of Ai: and our human future’, a cui ha fatto seguito ‘Leadership: Six studies in world strategy’. Da bambino, si diceva, era troppo timido per parlare in pubblico.

Straniero nella nuova patria dopo la fuga dalla Germania nel 1938, Heinz divenne Henry e imparò a esprimersi in perfetto inglese conservando sempre l’accento tedesco. Si fece largo prima a Harvard, poi a Washington, fino a raggiungere, complice Nelson Rockefeller, il tetto del mondo al servizio di due presidenti: Richard Nixon e, dopo il Watergate, Gerald Ford. Kissinger concentrò nelle sue mani ogni negoziato, rendendo superfluo il lavoro della rete diplomatica: dalla prima distensione verso l’Urss al disgelo con la Cina, culminato nel viaggio di Nixon a Pechino. Gli accordi di Parigi per il cessate il fuoco in Vietnam dopo quasi 60 mila morti Usa gli valsero un controverso premio Nobel per la Pace: due giurati si dimisero per protesta. Kissinger fu di fatto un presidente ombra, anche se la scrivania dell’Ufficio ovale restò sempre per lui un miraggio impossibile per il fatto di non essere nato negli Usa.

La sconfitta di Ford e l’elezione del democratico Jimmy Carter segnarono la fine della sua carriera pubblica, non dell’impegno in politica estera attraverso gruppi come la Trilaterale. Dopo aver lasciato il governo nel 1977, Kissinger fondò il celebre studio di consulenza Kissinger Associates, attraverso la cui porta girevole passarono ministri e sottosegretari e i cui clienti erano governi mondiali grandi e piccoli. Ed è stato proprio il suo studio a dare la notizia della sua morte.

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