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Macron annuncia un taglio delle tasse e apre ai gilet gialli ma Marine Le Pen vola nei sondaggi

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Taglio delle tasse, sgravi fiscali a favore delle classi medie, aiuti alle pensioni piu’ basse: queste le principali concessioni annunciate da Emmanuel Macron nella presentazione di quello che ha definito “un nuovo atto della Repubblica” dopo 5 mesi di protesta dei gilet gialli e 3 di ‘Grande dibattito nazionale’. Il presidente, nell’attesa conferenza stampa all’Eliseo – rinviata 10 giorni fa per l’incendio di Notre-Dame – ha limitato l’autocritica, rivendicando le scelte “giuste” adottate nei primi due anni di mandato. Che devono essere “protette e intensificate”. Quanto alle principali richieste dei manifestanti, Macron non ha accettato ne’ il ripristino della patrimoniale – che all’inizio del suo mandato ha limitato alle proprieta’ immobiliari – ne’ il cosiddetto RIC, il Referendum di iniziativa cittadina, limitandosi a “semplificare le regole” dell’attuale istituto referendario. In particolare abbassando a un milione di firme la soglia necessaria per sottoporre al Parlamento una legge di iniziativa mista (attualmente sono necessari il 20% dei parlamentari e il 10% del corpo elettorale, circa 4,5 milioni di cittadini). Non in piedi su un podio, come tutti i capi di Stato recenti, ma seduto dietro a una scrivania come facevano De Gaulle e Pompidou, Macron ha parlato un’ora all’inizio (contro i 20 minuti previsti), cominciando poi a rispondere alle domande dei circa 300 giornalisti presenti. Ha iniziato subito con i gilet gialli: una protesta “che ha espresso un profondo senso di ingiustizia fiscale, territoriale, sociale” e che ha avuto il merito di “rivelare alcuni angoli morti della societa’”. Ma che poi e’ stata “strumentalizzata dalla violenza”.

Le principali concessioni riguardano il taglio delle tasse “per coloro che lavorano e che sono stati ampiamente spremuti”: “Voglio ridurre in modo significativo l’imposta sul reddito. Ho chiesto al governo di farlo sopprimendo alcune nicchie fiscali e tagliando la spesa”. Ma per finanziare tutto questo, ha aggiunto, “dovremo lavorare di piu'”. Quanto alla patrimoniale, una delle richieste principali dei gilet gialli, Macron ha negato che si sia trattato da parte sua di “un regalo ai ricchi”: “Ho istituito la tassa sul patrimonio immobiliare, sopprimendo quella sulla parte di patrimoni investita nell’economia, per incoraggiare gli investimenti. Se non ci sono investimenti, non c’è crescita”. Ha promesso poi di “valutare nel 2020”: se il progetto non si sara’ rivelato efficace, “lo correggeremo”, ha promesso. Rispondendo alle domande, Macron ha poi ammesso qui e la’ alcune insufficienze sue e del governo, in particolare quella di essere apparso “talvolta duro, o ingiusto”. Ma, ha spiegato, “quando si vuole il potere, quando lo si ottiene con la fiducia del popolo, si accetta di subire la parte di rabbia che ne fa parte. Dirigere, oggi, in democrazia, significa accettare di non essere popolare. E io preferisco essere responsabile, mantenere le promesse, prendere le decisioni che ritengo giuste ed essere impopolare invece di cercare di sedurre in un modo che sarebbe comunque effimero. Me ne assumo la responsabilita’”. Nel sondaggio piu’ recente sulle Europee, pubblicato oggi da Les Echos, la lista della maggioranza di governo, Renaissance, ottiene il 21% delle intenzioni di voto e viene superata dal Rassemblement National, quella di estrema destra che fa capo a Marine Le Pen, che balza al 24%.

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Il timore del Papa per la Siria e la ‘guerra riaccesa’

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La Siria si aggiunge all’elenco delle preoccupazioni e dei dolori del Papa. La guerra, che portò Francesco a proclamare nel 2013, pochi mesi dopo la sua elezione, una giornata di digiuno e preghiera, forse tra le prime del pontificato, torna come un incubo dal passato. “Preghiamo per la Siria dove purtroppo la guerra si è riaccesa causando molte vittime. Sono molto vicino alla Chiesa in Siria, preghiamo”, ha chiesto il Papa all’Angelus, nel corso del quale ha ribadito che “la guerra è un orrore, la guerra offende Dio e l’umanità, la guerra non risparmia nessuno, la guerra è sempre una sconfitta, una sconfitta per l’umanità intera”. Nelle parole del Papa scorrono le immagini dei conflitti che in questo momento stanno insanguinando il mondo, dall’Ucraina al Medio Oriente. Ma “uno spiraglio di pace” c’è ed è la tregua siglata tra Israele e Libano.

“Mi rallegro per il cessate il fuoco che è stato raggiunto nei giorni scorsi in Libano e auspico che esso possa essere rispettato da tutte le parti, permettendo così alle popolazioni interessate al conflitto, sia libanese sia israeliana, di tornare presto e in sicurezza a casa, anche con l’aiuto prezioso – sottolinea Papa Francesco – dell’esercito libanese e delle forze di pace delle Nazioni Unite”. Uno spiraglio che può spingere le parti e la comunità internazionale ad andare oltre. “La mia speranza – dice esplicitamente il Pontefice, alla fine della preghiera mariana a Piazza San Pietro – è che lo spiraglio di pace che si è aperto possa portare al cessate il fuoco su tutti gli altri fronti, soprattutto a Gaza”.

“Ho molto a cuore la liberazione degli israeliani che ancora sono tenuti in ostaggio”, assicura Francesco che in questi mesi non ha sempre avuto un rapporto sereno con il mondo ebraico. Ma il Papa contestualmente dice quanto sia fondamentale “l’accesso degli aiuti umanitari alla popolazione palestinese stremata”. Restando al Medio Oriente, il Papa invita il Libano ad alzare la teste, ad eleggere il Presidente della Repubblica e ad attuare le riforme necessarie al Paese per uscire da una crisi che dura da troppi anni.

Lo sguardo del Pontefice poi torna alla “martoriata Ucraina” con l’inverno, freddissimo in quella parte d’Europa, ormai alle porte. “Saranno mesi difficilissimi”, commenta il Papa, perché “la concomitanza di guerra e freddo è tragica”. “Mentre ci prepariamo al Natale e mentre attendiamo la nascita del Re della Pace si dia a queste popolazioni una speranza concreta”. Il Papa ha quindi ribadito che “la ricerca della pace è una responsabilità non di pochi ma di tutti. Se prevalgono l’assuefazione e l’indifferenza agli orrori della guerra tutta la famiglia umana è sconfitta”.

“Non stanchiamoci di pregare per quella popolazione così duramente provata ed imploriamo a Dio il dono della pace”, ha concluso. La storia mostra che una via diversa è possibile. Per questo il Papa ha ricordato i 40 anni del Trattato di pace ed amicizia tra Argentina e Cile, firmato anche grazie alla mediazione della Santa Sede. “Quando si rinuncia all’uso delle armi e si fa il dialogo, si fa un buon cammino”, ha concluso Papa Francesco.

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Colombia: narco-sottomarino rivela nuova rotta verso l’Australia

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La marina colombiana ha scoperto una nuova rotta di traffico di droga dall’America del Sud all’Australia dopo aver intercettato un “narco sottomarino” con a bordo 5 tonnellate di cocaina nell’Oceano Pacifico. È il terzo “narco sub” intercettato in poche settimane su “questa nuova rotta che hanno aperto in trafficanti” ha detto Manuel Rodríguez, capo dell’unità anti-narcotici della marina colombiana. La scoperta della nuova rotta è avvenuta durante “Orion”, un’operazione antidroga durata 6 settimane condotta congiuntamente dalle autorità colombiane e dagli ufficiali di sicurezza di decine di altri paesi, che ha portato al sequestro di 225 tonnellate di cocaina.

“Questa è forse la più grande cattura di cocaina in transito effettuata dalla Colombia nella storia,” ha detto il presidente colombiano Gustavo Petro poco fa in un post sul suo account ufficiale di X, aggiungendo “hanno sequestrato 224 tonnellate di cocaina nel mondo sotto la guida delle forze pubbliche di Colombia e Stati Uniti. È meglio fumigare gli agricoltori o sequestrare e arrestare i trafficanti di droga?”. L’Operazione Orion ha coinvolto 62 paesi ed ha sequestrato più di 1.400 tonnellate di droga (soprattutto marijuana) e armi illegali tra il primo ottobre e il 14 novembre, ha detto il vice ammiraglio Orlando Enrique Grisales, capo dello stato maggiore delle operazioni navali della Marina colombiana, portando all’arresto di oltre 400 persone tra cui anche trafficanti di migranti.

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Kallas: inaccettabile l’uso della violenza in Georgia

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“L’Unione Europea è ovviamente al fianco del popolo georgiano nella scelta del suo futuro: è chiaro che l’uso della violenza contro i manifestanti pacifici non è accettabile”. Lo ha detto l’alto rappresentante Ue Kaja Kallas (foto Imagoeconomica in evidenza) a margine della sua visita a Kiev, precisando che “questo ha chiaramente delle conseguenze sulle nostre relazioni con la Georgia”. Kallas ha parlato di diverse opzioni allo studio, dalle “sanzioni” a un intervento sul “regime dei visiti”.

Ciò che dobbiamo discutere è come procedere da qui in poi perché è chiaro che il governo georgiano non sta rispettando la volontà del popolo quando si tratta del futuro europeo.
E credo che non dovremmo permetterglielo”, ha aggiunto.

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