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M5s-Pd, arriva il coordinamento “anti-conflitti”

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Piu’ che un matrimonio a due parte da una “liaison a’ trois” – premier, M5s e Pd – il governo per il quale Giuseppe Conte chiedera’ lunedi’ la fiducia alle Camere: ma l’obiettivo che si sono dichiarati i protagonisti – Zingaretti e Di Maio, oltre al premier – e’ di evitare quello che e’ avvenuto per il precedente esecutivo, che assomigliava piu’ al rapporto tra ex coniugi dopo il divorzio, in stile “la guerra dei Roses”. Di qui una serie di strategie per gestire anticipatamente le eventuali frizioni ai diversi livelli in cui si potrebbero presentare e che gia’ alla vigilia del voto di fiducia potrebbero emergere. A far saltare sulla sedia sia i ministri di M5s che quelli del Pd, e’ stata una dichiarazione del senatore pentastellato Gianluigi Paragone: non solo ha annunciato che neghera’ il “si'” alla fiducia al governo (deve decidere se astenersi o votare contro) ma ha anche attaccato con toni virulenti il Pd e la ministra Paola De Micheli. Toni altrettanto velenosi, sulla questione Xylella, contro la ministra dell’agricoltura Dem, Teresa Bellanova, li ha usati l’altro senatore M5s, Lello Ciampolillo: “ancora una volta il PD dimostra di essere al servizio di Coldiretti e delle lobby”. Al netto dei due possibili voti in meno in Senato, tra i Dem ha destato viva preoccupazione la possibilita’ che si possa ripetere lo schema del perenne matrimonio-divorzio seguito con Salvini. A far capire che esistono questi timori ci ha pensato stamani il vicesegretario del Pd, Andrea Orlando, che ha immediatamente precisato che il titolo troppo assertivo di una sua intervista non corrispondeva ai contenuti, che erano effettivamente diversi: Orlando vi sottolineava la necessita’ di dialogo con M5s sui temi della giustizia sui quali non vi e’ ancora identita’ di vedute. E poi la messa in guardia di Goffredo Bettini, uno dei sostenitori dell’intesa con M5s, ai ministri Dem: “Guai se inizia il ping pong delle dichiarazioni sulle scelte da compiere tra i vari ministri del nuovo governo. Le questioni delicate si discutano nelle sedi appropriate e, una volta deciso, si comunichino al Paese”. Dando per scontato che la fiducia verra’ comunque incassata, l’idea condivisa da Conte con Pd e M5s e’ di prevenire i conflitti ai tre livelli in cui possono esplodere: di governo, parlamentare, politico. Conte non intende fare una Cabina di regia nel senso di riunioni con i capi delegazione dei due partiti (Luigi Di Maio e Dario Franceschini), bensi’ nel senso di valorizzare al massimo il lavoro di Coordinamento prima dei Consigli dei ministri, sede da valorizzare poi per le mediazioni sui contenuti. C’e’ poi il livello parlamentare, in cui la parola spettera’ ai capigruppo e ai loro vice: gia’ a fine settembre la sentenza della Consulta sul fine vita rendera’ necessario questo dialogo per affrontare tale tema in sede parlamentare. A un livello piu’ politico, come ha ribadito venerdi’ di Maio a Dario Franceschini nel loro colloquio riservato, saranno i leader dei due partiti – lo stesso Di Maio e Nicola Zingaretti – a gestire il confronto prima che diventi querelle.

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A FI il seggio della Camera conteso al M5s

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Si profila un piccolo assestamento negli equilibri fra maggioranza e opposizione alla Camera, col centrodestra in procinto di salire di un seggio a scapito dell’area progressista. La Giunta per le elezioni di Montecitorio ha infatti accolto il ricorso dell’esponente di FI, Andrea Gentile, che, in seguito a un riconteggio dei voti, è stato “ripescato”. Nel caso in cui l’Aula confermi la decisione della Giunta, Gentile entrerà quindi nelle file dei deputati, prendendo il posto di Elisa Scutellà, eletta col M5s, che dovrà lasciare il Parlamento. Il ricorso di Gentile si basava sulla valutazione delle schede nulle e bianche del collegio in Calabria dove si è presentato per le elezioni politiche del 2022, senza essere eletto.

La Giunta, presieduta da Federico Fornaro (Pd), gli ha dato ragione. Il M5s ha protestato per diversi aspetti della vicenda: “Abbiamo chiesto il riconteggio anche dei voti validi – ha ricordato Scutellà – Questa è la prima volta che viene negato l’ampliamento dell’istruttoria, con l’apertura delle schede valide”. Nel Movimento i dubbi riguardano anche le dinamiche calabresi. Il presidente Cinque Stelle, Giuseppe Conte, ha parlato di “una grandissima ingiustizia per la democrazia, per il rispetto del voto dei calabresi”, una “terra difficile, dove ci sono tantissime inchieste sullo scambio politico mafioso di voto, ci sono tantissime inchieste per quanto riguarda un sistema clientelare ben collaudato”.

Gentile entrerà in Parlamento al posto di Scutellà in seguito a un’articolata catena di conseguenze: il ricorso ha riguardato il collegio uninominale di Catanzaro dove Gentile è arrivato secondo a 482 voti dall’esponente del M5s Anna Laura Orrico. Col riconteggio, a Gentile sono stati assegnate 240 schede in più rispetto a Orrico, che quindi ha “perso” il seggio. La deputata M5s era stata però eletta anche nel collegio proporzionale, che aveva “ceduto” alla collega di partito Scutellà. Ora Orrico “si riprenderà” il seggio che aveva ceduto a Scutellà, mentre Scutellà dovrà lasciare Montecitorio. “Per l’ennesima volta – ha detto Scutellà – la maggioranza, con la forza dei numeri, ha sacrificato quello che è il principio di democrazia”. L’ultima parola non è stata però ancora detta: quella spetta all’Aula della Camera. Per gli avvocati di Gentile, Oreste Morcavallo e Gisella Leto, il giudizio della Giunta per le elezioni è “un importante risultato che riafferma i valori di giustizia e di libertà del nostro Paese e in particolare del popolo calabrese”.

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Mattarella: tempi difficili, rispetto reciproco e dialogo

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In tempi difficili sono sempre più importanti i valori del “rispetto reciproco, del dialogo e del confronto, con l’ascolto delle opinioni altrui”. Questo è il messaggio che il presidente della Repubblica ha lanciato dall’università del Salento dove ha esaltato l’importanza del ruolo degli atenei per la crescita sociale del Paese e come “motore di sviluppo del territorio”. Per questo il capo dello Stato ha sottolineato la necessità di non allontanarsi da quel “meridionalismo adulto e protagonista” che rianimò il sud d’Italia dopo le rovine della seconda guerra mondiale. Sergio Mattarella è sceso nel mezzogiorno d’Italia, a Lecce, per partecipare alla cerimonia di inaugurazione del 70° anno accademico dell’Università del Salento, dove è stato accolto con estremo calore e da una serie di interventi molto diretti che hanno preceduto il suo intervento.

Appassionato e senza sfumature quello del rappresentante degli studenti, Enrico Greco, che ha interpretato la voce dei movimenti giovanili che in tutta Italia stanno protestando contro il ddl sicurezza: “mette in atto politiche repressive, con l’intento di fermare ogni voce contraria”. Così come netto è stato il giudizio su Gaza dove, ha detto dal palco, è in atto “un genocidio compiuto dallo Stato di Israele, che il mondo sta scegliendo di ignorare”. Anche il rettore ha toccato un tema caldo come quello delle migrazioni: “bisognerebbe lasciare posti vuoti per ricordare quei migranti che lasciamo morire in mare, quei migranti che sono tra i nostri migliori studenti”.

Vola alto poi Massimo Bray, direttore generale dell’enciclopedia Treccani, spiegando quanto sia importante il ruolo della formazione in tempi nei quali domina “l’individualismo sfrenato”, “uno dei maggiori pericoli che ci troviamo oggi ad affrontare – evidenzia – è quello contro la distorsione della realtà, la sottovalutazione del valore della memoria che rendono difficile orientarsi su un determinato argomento, per la difficoltà di individuare fonti affidabili”. Parole, quest’ultime, che hanno trovato il consenso di Mattarella: oggi assistiamo a “mutamenti così profondi, veloci e radicali, dall’intelligenza artificiale alla grande intensità di strumenti di comunicazione” che c’è sempre più bisogno “di individuare nuovi equilibri e questi nuovi equilibri vanno trovati attraverso la cultura”.

Sempre ponendo “al centro di queste osservazioni la centralità della persona umana, i suoi diritti, la sua libertà”. Dal presidente viene un forte sostegno alla forza propulsiva delle università, le quali, oltre al sapere, devono insegnare l’equilibrio attraverso la cultura e il rispetto per le opinioni altrui. Questo è l’unico modo per tenere al centro la persona in un mondo di tumultuosi cambiamenti tecnologici. Infine un elogio del “dubbio”. Parola che sta perdendo l’accezione positiva del pensiero liberale che lo poneva al centro rispetto alle ideologie che impongono verità certe: e solo “attraverso il dubbio”, sottolinea Mattarella, si crea la capacità di ascoltare veramente “le opinioni altrui”.

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Cavo Dragone nuovo presidente del Comitato militare Nato

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L’ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone ha assunto questa mattina la carica di presidente del Comitato militare della Nato, la massima carica militare nell’ambito dell’Alleanza, e succede all’ammiraglio olandese Robert Bauer, che ha guidato il Comitato nei precedenti tre anni. Il presidente dirige il Comitato militare ed è il principale consulente del segretario generale e del Consiglio Atlantico. Inoltre ha anche un importante ruolo pubblico come rappresentante del Comitato, che lo rende il portavoce militare più alto dell’Alleanza su tutte le questioni militari.

 

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