Oggi e’ il turno di Luigi Di Maio, da mesi dipinto come rivale politico di Giuseppe Conte nel M5s. E’ lui – mentre dalla Farnesina segue la ben piu’ imponente questione della crisi in Ucraina – a spargere ramoscelli d’ulivo, a sminare il terreno da quelle tesi complottistiche che vogliono la sua ombra nel tentativo di boicottaggio, a suon di carte bollate, della leadership dell’ex premier pentastellato. Gia’ ieri Roberto Fico, il Presidente della Camera da sempre leale a Conte, aveva garantito sulla “salda” guida del MoVimento dell’ex premier. Oggi – mentre Vito Crimi, ex reggente del M5s, mette al riparo Conte dai cavilli legali che lo priverebbero della leadership – Di Maio usa parole di coesione e orgoglio, relegando le battaglie legali a tecnicismi lontani dalla politica. “Sono state giornate difficili, che pero’ non devono ne’ abbatterci ne’ rallentare la nostra azione innovatrice – posta su Facebook il ministro degli Esteri, riferendosi alla battaglia legale in corso dopo la sospensione del tribunale partenopeo -. Azioni legali sono sempre legittime, ma di certo non possiamo farci scoraggiare. Il peso politico di un MoVimento come il nostro deriva dal sostegno popolare, non dalle norme di uno statuto. Chi gioisce per il provvedimento del Tribunale Di Napoli non ha ancora capito questo concetto.La politica va al di la’ delle questioni tecniche”. Di piu’: “Gli appuntamenti che ci aspettano sono molto importanti – chiama alla coesione Di Maio – .Dobbiamo lavorare a questi obiettivi in maniera compatta, forti della pluralita’ di idee esistenti nel MoVimento e a sostegno del nuovo corso. A chi dice che siamo morti, rispondiamo dicendo di aggiungersi a chi lo ripete da 10 anni. Noi andiamo avanti”. L’auspicio di Beppe Grillo, planato a Roma per riportare la concordia nella galassia pentastellata, oggi si fa piu’ concreto. E anche il ministro dell’Agricoltura Stefano Patuanelli, capodelegazione M5s al governo, spinge sull’orgoglio e la compattezza. “Mi pare che la strategia sia ormai chiara: tutti contro il movimento. Se e’ gia’ iniziata la campagna elettorale, basta che ce lo dicano”. Intanto e’ Crimi, in un’intervista a ‘La Repubblica’ , a spiegare che Conte non conosceva l’atto del 2018 perche’ lui si era ‘dimenticato’ di relazionare su quella che di fatto era una prassi nota a tutti. “Non glielo avevo detto”, si giustifica l’ex reggente, spiegando di aver dovuto “spulciare tra migliaia di mail” per ricordare di un regolamento, che sarebbe stato approvato dal Movimento nel 2018, nel quale c’era il principio che gli iscritti da meno di 6 mesi non votano per lo Statuto. “Si e’ scatenata una caccia alle streghe su questo documento – dice dunque Crimi -, tanto rumore per nulla”. Fin qui il “legalese”. Davanti, invece, “a un fatto politico inattaccabile: il riconoscimento plebiscitario degli iscritti del M5S verso Conte” riconosciuto ieri da Fico e oggi da Crimi. Ma soprattutto da Di Maio. “C’e’ solo un attacco a Conte e non dobbiamo prestare il fianco a chi ci vuole male”, chiosa dunque Crimi liquidando l’azione del tribunale di Napoli, che ha sospeso in via cautelare le modifiche allo statuto del M5S decise nell’agosto scorso, azzerando cosi’ i vertici del Movimento e la leadership di Conte. Il controricorso dell’ex premier (i legali del Movimento hanno depositato l’istanza per la revoca del provvedimento cautelare) ha generato ancora un contrappello. Quello che i legali dei dissidenti (che hanno fatto ricorso al Tribunale di Napoli per disarcionare Conte e riabilitare il vecchi statuto) sono pronti a brandire.