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Cultura

Lutto nel mondo della cultura, è morta a 88 anni l’archeologa etruscologa napoletana Larissa Bonfante

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L’archeologa Larissa Bonfante, una delle maggiori specialiste della civiltà degli Etruschi, famosa per i suoi studi sulla lingua del misterioso popolo italico, è morta a New York all’età di 88 anni. L’annuncio della scomparsa, avvenuta il 23 agosto scorso, è stato reso noto oggi dalla famiglia. Era professoressa emerita alla New York University ed era membro della sezione americana dell’Istituto Nazionale di Studi Etruschi ed Italici di Firenze. Nata a Napoli il 27 marzo 1931, figlia del linguista Giuliano Bonfante e nipote del giurista Pietro Bonfante, Larissa Bonfante ha concluso gli studi classici Barnard College di New York, specializzandosi in storia dell’arte e archeologia alla Columbia University di New York con Otto Brendel. Nella seconda metà degli anni ’60 ha iniziato a insegnare etruscologia alla New York University, diventando un’autorità assoluta nel campo degli studi etruschi nel mondo di lingua inglese. Per i suoi innumerevoli studi sul linguaggio etrusco ha ricevuto la Gold Medal Award per l’archeologia nel 2007 dall’Archaeological Institute of America. Tra i suoi saggi figurano “Roman Triumphs and Etruscan Kings: The Changing Face of the Triumph”, apparso sul “Journal of Roman Studies” (1970), “Etruscan dress” (Johns Hopkins University Press, 1975), “Out of Etruria: Etruscan influence north and south” (1981), “The Etruscan language: an introduction” (1983, scritto con il padre Giuliano), “Etruscan life and afterlife: a handbook of Etruscan studies” (State University Press, 1986), “Reading The Past Etruscan” (University of California Press, 1990), “Etruscan myths” (University of Texas Press, 2006).

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Cultura

Treccani, ‘Supercazzola’ conquista il linguaggio della politica

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Supercazzola, l’invenzione lessicale nata nel film di Mario Monicelli Amici miei del 1975 per indicare una ‘frase priva di senso pronunciata con convinzione al fine di confondere l’interlocutore’, conquista il linguaggio della politica. Potrà essere considerata dai puristi parola non adatta alle aule parlamentari, ma è diventata ormai celebre e di uso frequente anche in politica. A riconoscerle valore lessicale è ora il Vocabolario Treccani della Lingua italiana on line, con una voce del linguista Michele A. Cortelazzo, accademico ordinario della Crusca e collaboratore dell’Istituto della Enciclopedia Italiana Treccani, nella rubrica Le parole della neopolitica, ospitata su Treccani.it.

“Non so cosa capiranno gli storici del futuro – si chiede Cortellazzo – quando cercheranno di interpretare la replica del senatore Matteo Renzi alla risposta del nuovo ministro della cultura Alessandro Giuli nel suo primo Question time del 10 ottobre 2024, secondo il quale “il punto politico […] è che sì, sicuramente, è stata ‘prematurata con scappellamento a destra come fosse antani’ la risposta monicelliana del ministro, ma il punto chiave è che lei non ha dato una risposta di politica culturale”, citando il noto tormentone di Amici miei. Renzi stesso però è stato ripetutamente vittima della supercazzola. ll 24 febbraio 2014 l’allora Presidente dei deputati di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni commentando il suo discorso programmatico di governo aveva dichiarato che “finora, in confronto al discorso di Renzi, la supercazzola del conte Mascetti era un serio programma di governo…”.

Matteo Salvini il 30 luglio 2020, intervenendo nel dibattito sull’autorizzazione a procedere nei suoi confronti, aveva dichiarato di preferire “”l bel tacer del MoVimento 5 Stelle alle gratuite supercazzole di Renzi e compagnia”, subendo in questo caso un rimbrotto dall’allora Presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati: “la terminologia ‘supercazzola’, forse, è meglio tenerla da parte. Ci sono dei sinonimi più appropriati a questa Aula”. E, da una posizione opposta, anche Maurizio Acerbo, segretario di Rifondazione Comunista, il 18 luglio 2022 aveva giudicato una presa di posizione di Renzi sul problema dei profughi come “un’altra ‘supercazzola con scappellamento a destra’ per dirla con il celebre film del nostro compagno Mario Monicelli”. Insomma, secondo Cortelazzo grazie ai vocabolari l’allusione al film di Monicelli sarà palese anche in futuro.

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Cultura

Cinquanta capolavori di Giorgio Morandi esposti alla David Zwirner Gallery di New York

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Più di cinquanta capolavori di Giorgio Morandi (1890-1964), che attraversano sei decenni della carriera dell’artista e offrono uno sguardo approfondito sulla sua poetica silenziosa e raffinata, potranno essere ammirate a New York, alla David Zwirner Gallery, dal 16 gennaio al 22 febbraio. Curata dalla storica dell’arte Alice Ensabella, la mostra riunisce opere provenienti dalla collezione della Fondazione Magnani-Rocca di Mamiano (Parma), una delle più importanti dedicate al maestro. Si tratta dell’esposizione maggiore dedicata a Morandi a New York dai tempi della retrospettiva del 2008 al Metropolitan Museum of Art. La collezione della Fondazione è il risultato di una profonda amicizia e collaborazione tra l’artista e il collezionista Luigi Magnani (1906-1984), musicologo e storico dell’arte. Magnani non solo acquisì molte opere direttamente da Morandi, ma ricevette dall’artista anche doni personali, creando un nucleo rappresentativo e unico.

Tra le opere in mostra spiccano l’Autoritratto (1925), uno dei rari autoritratti di Morandi, e la raffinata Natura morta metafisica (1918), testimonianza del periodo metafisico dell’artista. Ed ancora, la Natura morta (Strumenti musicali) (1941), commissionata da Magnani poco dopo il loro primo incontro. Sebbene Morandi non accettasse solitamente richieste su commissione, l’artista fece un’eccezione, come ricorda Magnani: “Me ne andai felice, ma inconsapevole del grande e generoso gesto che Morandi compiva accettando di dipingere il suo primo (e ultimo) quadro su commissione”.

La Fondazione Magnani-Rocca, situata nella Villa dei Capolavori, è una delle più importanti istituzioni culturali italiane e ospita una collezione che include opere di Monet, Renoir, Cézanne, Tiziano, Goya e de Chirico, oltre al nucleo più significativo di lavori di Morandi. L’amicizia tra Luigi Magnani e Giorgio Morandi rappresenta uno dei legami più significativi nella storia dell’arte italiana del Novecento. Iniziata nell’autunno 1940, quando il giovane musicologo e storico dell’arte incontrò per la prima volta l’artista bolognese, questa relazione si trasformò in un dialogo profondo e duraturo, alimentato da un’intesa silenziosa ma autentica.

Morandi, noto per la sua riservatezza e per il carattere schivo, trovò in Magnani un interlocutore sensibile, capace di comprendere pienamente la sua visione artistica e il suo mondo interiore. Questo legame permise a Magnani di raccogliere un nucleo di opere che riflette, con rara completezza, l’evoluzione poetica e tecnica dell’artista: una collezione non solo di dipinti, ma anche di significati e valori condivisi. La stima reciproca si tradusse in gesti di straordinaria unicità: Magnani fu tra i pochissimi a cui Morandi vendette direttamente le sue opere, spesso selezionando con cura dipinti che rappresentassero al meglio ogni fase della sua carriera.

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Cultura

Egitto, riemergono opere d’arte della regina Hatshepsut

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L’Egitto ha annunciato nuove scoperte archeologiche, tra cui tombe di alti funzionari risalenti a 4.000 anni fa e reperti artistici dell’epoca della regina Hatshepsut, in un’antica necropoli della celebre città di Luxor. Gli artefatti, emersi durante una campagna di scavo durata tre anni, sono stati rinvenuti nella zona di Deir al-Bahari, nella necropoli di Tebe, sulla riva occidentale del Nilo, ha precisato in un comunicato l’egittologo-star Zahi Hawass, che ha guidato la missione in collaborazione con il Consiglio supremo delle antichità egiziane.

Le scoperte spaziano dalla XV dinastia (1650-1550 a.C.) fino alla potente XVIII (1550-1292 a.C.), che annoverava faraoni come la regina Hatshepsut e il re Tutankhamon. Il team ha rivelato una parte intatta delle fondamenta del tempio funerario della valle della regina Hatshepsut, oltre a opere d’arte, tra cui bassorilievi e iscrizioni dai colori vividi e straordinariamente ben conservati.

I 1.500 blocchi decorati rappresentano la regina e il suo successore, Thutmose III, mentre compiono rituali sacri. Sono “le scene più belle che abbia mai visto nella mia vita”, ha dichiarato Hawass, presentando queste scoperte. “È la prima volta che disponiamo di un set completo della decorazione di un tempio risalente alla XVIII dinastia”, ha aggiunto parlando a giornalisti. Sotto le fondamenta del tempio, gli archeologi hanno scoperto un deposito intatto di strumenti cerimoniali con l’iscrizione del nome della regina Hatshepsut. Tra le altre scoperte figurano tombe scavate nella roccia del Medio Regno appartenenti ad alti funzionari, oltre a una tomba del “sorvegliante del palazzo” della regina Tetisheri della XVII dinastia, nonna del re Ahmose, che espulse gli Hyksos dall’Egitto.

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