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L’Unione europea spaccata sulla crisi, ultimatum di Conte ai leader: o siamo uniti o l’Europa non c’è

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Non e’ soltanto una distanza fisica quella che separa i 27 leader europei riuniti nel primo vertice di primavera in videoconferenza della storia. Le loro posizioni su come gestire la crisi economica innescata dalla pandemia sono sembrate piu’ distanti che mai gia’ in partenza, e nessuno e’ stato disposto a muoversi. Ad alzare la voce ci ha pensato il premier Giuseppe Conte, che ha rigettato la bozza di conclusioni comuni e lanciato un ultimatum all’Europa: “Dieci giorni per battere un colpo”. Perche’ se si pensa di usare gli strumenti del passato, con aiuti indirizzati ai singoli Stati, “non disturbatevi, ve lo potete tenere, perche’ l’Italia non ne ha bisogno, facciamo da soli”. In un’altra giornata buia per l’Europa, l’unica che ha fatto un passo avanti e’ stata Christine Lagarde, con la Bce che ha avviato il nuovo programma di acquisto di titoli da 750 miliardi di euro per l’emergenza pandemica, il Pepp, facendo saltare il limite del 33% agli acquisiti di debito di ciascun Paese. In sostanza, e’ una nuova spinta ai leader a mettere in campo qualcosa di nuovo come i Coronabond, perche’ il Pepp, molto simile allo scudo anti-spread Omt ma non vincolato come esso all’attivazione del Mes, toglie ogni alibi a chi puntava sull’opzione Mes+Omt per i Paesi piu’ in difficolta’.

Mentre anche il G20 si e’ impegnato a fare “whatever it takes” per “minimizzare i danni economici e sociali, rilanciare la crescita e mantenere la stabilita’ dei mercati”, l’Unione europea cerca di tradurre in azioni quell’intenzione ormai ripetuta da giorni. Le strade possibili non sono molte, e poco prima della riunione dei 27 leader, dal documento di conclusioni e’ sparito anche l’unico riferimento a qualcosa di concreto, cioe’ l’utilizzo del Mes. In teoria e’ un modo per non legarsi le mani ad un solo strumento e lasciare la porta aperta a tutto. In pratica, e’ la trasposizione nero su bianco di quella distanza talmente ampia che aveva impedito anche all’Eurogruppo di raggiungere un’intesa. La descrive chiaramente il cancelliere austriaco Sebastian Kurz: “Respingiamo una mutualizzazione generalizzata dei debiti”, ha detto prima dell’inizio del vertice. E anche la Germania ha ribadito con tempismo la sua posizione: “Non ritengo che gli Eurobond siano lo strumento giusto”, ha messo in chiaro il ministro delle Finanze tedesco, Olaf Scholz, piu’ o meno nelle stesse ore. L’Olanda e la Finlandia sono state altrettanto categoriche. Ricompattando il fronte dei rigoristi come non si vedeva dai tempi dell’austerita’ imposta alla Grecia. Da allora, molto sembrava essere cambiato: il ‘mea culpa’ dell’ex presidente della Commissione Ue Jean Claude Juncker verso i greci e la dissoluzione della troika, l’apertura della Ue verso un orientamento di bilancio piu’ espansivo e la disponibilita’ della nuova Commissione ad un approccio generale piu’ flessibile sui conti pubblici. Ma, nel momento del bisogno, i nodi vengono al pettine: il Nord non si fida del modo di gestire i conti pubblici del Sud, ed esattamente come dieci anni fa non e’ pronto a mettere in comune risorse, tantomeno i propri debiti, facendo da garante a Paesi al di sotto della tripla A. “Ma nessuno pensa a una mutualizzazione del debito pubblico. Ciascun Paese risponde per il proprio debito pubblico e continuera’ a risponderne”, ha provato a spiegare Conte ai colleghi Ue. Ricordando che l’Italia “ha le carte in regola con la finanza pubblica: il 2019 l’abbiamo chiuso con un rapporto deficit/Pil di 1,6 anziche’ 2,2 come programmato”. Francia, Irlanda, Grecia, Portogallo e Lussemburgo hanno plaudito al messaggio di Conte, ribadendo l’appoggio gia’ espresso nella lettera sui Coronabond che hanno firmato in nove. Ma, per ora, non e’ servito.

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Esteri

Veto russo a bozza Usa contro armi nucleari nello spazio

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La Russia ha bloccato con il veto la risoluzione elaborata da Usa e Giappone sulla prevenzione delle armi nucleari nello spazio. La bozza intendeva “rafforzare e sostenere il regime globale di non proliferazione, anche nello spazio extra-atmosferico, e riaffermare l’obiettivo condiviso del suo mantenimento per scopi pacifici”. Il testo ha ottenuto 13 voti a favore, il veto della Russia e l’astensione della Cina.

Oltre a ribadire gli obblighi ai 115 Stati parte del Trattato sullo spazio extra-atmosferico – compresi tutti i membri permanenti del Consiglio di Sicurezza – “di non posizionare in orbita attorno alla Terra alcun oggetto che trasporti armi nucleari o altre armi di distruzione di massa”. Mosca e Pechino volevano un emendamento che riecheggiava una proposta del 2008 delle due potenze, e aggiungeva un paragrafo che vietava “qualsiasi arma nello spazio”, ma e’ stato bocciato avendo ottenuto solo 7 voti a favore.

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Esteri

Blinken: Usa-Cina gestiscano relazioni responsabilmente

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Il segretario di Stato americano Antony Blinken ha invitato gli Stati Uniti e la Cina a gestire le loro differenze “responsabilmente”, iniziando oggi la sua visita nel Paese asiatico. “Abbiamo l’obbligo nei confronti del nostro popolo, e anzi nei confronti del mondo, di gestire le relazioni tra i nostri due paesi in modo responsabile”, ha detto Blinken a Shanghai incontrando il leader del Partito comunista locale.

Il segretario di Stato americano ha affermato che il presidente Joe Biden è impegnato nel dialogo “diretto e duraturo” tra le due maggiori economie del mondo, dopo anni di crescente tensione. “Penso che sia importante sottolineare il valore e anzi la necessità dell’impegno diretto, del parlarsi l’un l’altro; mettere in evidenza le nostre differenze, che sono reali, cercando di superarle”, ha detto Blinken. Il segretario del Partito comunista cinese per Shanghai, Chen Jining, ha dato il benvenuto a Blinken e ha parlato dell’importanza delle imprese americane per la città. “Sia che scegliamo la cooperazione o il confronto, influisce sul benessere di entrambi i popoli, di entrambi i paesi e sul futuro dell’umanità”, ha detto Chen.

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Cronache

Processo Cospito, sentenza definitiva: 23 anni di carcere

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La Corte di Cassazione ha emesso una decisione definitiva riguardo ai ricorsi presentati dalle difese di Alfredo Cospito e Anna Beniamino, confermando le pesanti condanne per i loro presunti ruoli nell’attentato alla ex caserma allievi carabinieri di Fossano nel 2006. I due sono stati giudicati colpevoli di “devastazione, saccheggio e strage”, oltre ad altri reati connessi all’attività di un’associazione sovversiva.

Alfredo Cospito dovrà scontare una pena di 23 anni di reclusione, mentre Anna Beniamino è stata condannata a 17 anni e 9 mesi di reclusione. Con questa decisione della Cassazione, le condanne diventano irrevocabili, mettendo definitivamente fine a un lungo processo legale che ha coinvolto i due anarchici.

 

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