Tullio De Piscopo (foto Imagoeconomica in evidenza), il leggendario batterista napoletano, si racconta in un’intervista al Corriere della Sera, ripercorrendo le tappe della sua straordinaria carriera, dall’infanzia difficile a Napoli fino ai palcoscenici internazionali. Un viaggio fatto di sacrifici, talento e incontri con i grandi della musica.
L’inizio: un sogno tra le difficoltà di Napoli
Nato e cresciuto nel cuore di Napoli, De Piscopo ha respirato musica fin da bambino, con un padre batterista e un fratello talentuoso, prematuramente scomparso. Nonostante il destino sembrasse segnato, il padre avrebbe voluto per lui un futuro diverso:
“Voleva che suonassi il contrabbasso. Non c’erano soldi e mi mandò a lezione gratis da un suo collega ai Quartieri Spagnoli. Ma alla fine, per fortuna, non potevamo permettercelo e così ho fatto quello che volevo: suonare la batteria.”
Gli inizi non sono stati facili: dalle prime esibizioni ai matrimoni, alle serate nei locali malfamati del porto, tra risse e fughe improvvisate. Il talento, però, ha sempre avuto la meglio sulle difficoltà.
La chiamata alle armi e la carriera militare
La vita artistica di De Piscopo ha subito un brusco stop quando fu arrestato dai carabinieri in un locale di Rimini perché disertore:
“Mi portarono via mentre suonavo con l’orchestra di Sergio Nanni. Non mi diedero nemmeno il tempo di prendere la mia batteria.”
Finì nella fanfara dell’ottavo reggimento bersaglieri di Pordenone, dove, nonostante il rigore della vita militare, riuscì a trovare il modo di continuare a suonare.
Il successo e gli incontri con i grandi della musica
Lasciato l’esercito, iniziò la vera scalata al successo, costellata da incontri straordinari. Quincy Jones, Astor Piazzolla, Mina, Pino Daniele: tutti hanno riconosciuto il suo talento. Con Piazzolla, l’aneddoto è memorabile:
“Non sapevo chi fosse. Quando gli chiesi cosa dovessi suonare, tirò fuori il bandoneón e partì con le prime note di Libertango. Io attaccai il groove e lui si fermò. Pensavo mi mandasse a casa, invece disse: ‘Esto es el nuevo tango’.”
L’intesa con Pino Daniele fu speciale, un legame fraterno. Con lui suonò in quello storico concerto del 1981 a Piazza del Plebiscito, che consacrò il “supergruppo” napoletano.
Il trionfo a Sanremo e il successo di “Andamento lento”
Nel 1988 arrivò la consacrazione con Andamento lento, presentato al Festival di Sanremo. Inizialmente restio a partecipare, si convinse all’ultimo e la canzone divenne un tormentone, permettendogli di comprare casa:
“Lo chiamo ‘Santo Andamento lento’, perché con i soldi delle vendite mi comprai casa.”
La musica come salvezza e il sogno di aiutare i giovani artisti
Guardandosi indietro, De Piscopo è consapevole di quanto la musica lo abbia salvato dalla strada e dalle tentazioni che hanno distrutto tanti suoi coetanei:
“Io sono stato baciato in fronte, tanti ragazzi del mio quartiere si sono persi dietro droghe e alcol. A me la musica mi ha salvato.”
E oggi il suo sogno è vedere maggiore collaborazione tra gli artisti per sostenere i giovani talenti:
“In un concerto di beneficenza non devono esserci solo i campioni di incassi. Anche un maestro di violino che non ha venduto 10 milioni di dischi merita spazio. Non ci deve essere razzismo nella musica.”
Un artista autentico, un uomo che ha saputo trasformare il dolore in energia creativa, e che ancora oggi continua a incantare il pubblico con la sua passione travolgente.