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Luna Rossa vince il braccio di ferro con i neozelandesi: da sabato la finale della Prada Cup

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Il braccio di ferro tra Luna Rossa e gli organizzatori è finito con il via libera alla barca italiana alla finale nel week end. La Prada Cup ripartirà infatti sabato alle 16 neozelandesi, cioè alle  4 ora italiana . Gli organizzatori avrebbero preferito lo slittamento di una settimana  ma il regolamento firmato prevede la chiusura della competizione entro il 24 febbraio. Quindi la posizione di Luna Rossa era ineccepibile, così ha ottenuto di andare avanti con le regate che erano slittate già a causa del lockdown. Due regate sabato e due domenica per vincere non soltanto ovviamente la Prada Cup ma anche  il diritto di sfidare il team New Zealand per la vittoria della Coppa America di vela. Ad Auckland però le polemiche non sono sopite: l’indice è puntato contro Luna Rossa per non aver voluto attendere che si potesse fare un tentativo per evitare che la gara si svolgesse a porte chiuse ma gli italiani dalla loro hanno sempre avuto la certezza di essere nel giusto e nelle regole.

 

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Esteri

Media tedeschi, possibile sabotaggio a nave della Marina

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Il quotidiano tedesco Sueddeutsche Zeitung insieme alle reti Wdr e Ndr comunica che la corvetta Emden, classe 130, della Marina militare tedesca che avrebbe dovuto iniziare un lavoro di pattugliamento nel mar Baltico non sarà operativa per un tempo indeterminato. Non ci sono ancora elementi dettagliati, ma sembra che ignoti siano riusciti a immettere nella propulsione della nave una gran quantità di trucioli metallici.

Se la nave avesse continuato le sue attività, avrebbe probabilmente subito danni enormi. La corvetta Emden avrebbe dovuto già da tempo essere consegnata alla Marina per cominciare il servizio ma già poco dopo il varo erano emersi problemi con il software per la sicurezza che avevano reso necessarie ulteriori verifiche e ritardato la consegna alla marina militare. Potrebbe trattarsi di iniziative di sabotaggio per testare le capacità di resistenza delle forze armate. Sono in aumento i casi di sabotaggio e spionaggio: nell’ultimo mese ci sono stati diversi casi in siti militari, in uno di questi si teme che i droni spia siano partiti da una nave nel mar Baltico o nel mare del Nord.

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Economia

Il Consiglio di Stato conferma: clausole iCloud di Apple sono vessatorie

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Il Consiglio di Stato ha respinto il ricorso presentato da Apple contro la sentenza del TAR del Lazio che aveva già confermato la vessatorietà di alcune clausole presenti nei contratti del servizio iCloud. La decisione mette un punto fermo sulla vicenda, nata dopo un’indagine dell’Antitrust, che aveva rilevato uno squilibrio nei diritti contrattuali tra Apple e i consumatori.

Le clausole contestate

L’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM) aveva ritenuto che alcune clausole del contratto di iCloud creassero uno squilibrio ingiusto a danno dei consumatori. In particolare, le clausole contestate riguardavano:

  • Il diritto di Apple di modificare unilateralmente le condizioni contrattuali del servizio iCloud.
  • Le limitazioni di responsabilità e le esclusioni di garanzia contrattuali imposte dall’azienda.
  • Il servizio di backup di iCloud, che presentava condizioni potenzialmente svantaggiose per gli utenti.

Il TAR del Lazio, nel novembre 2022, aveva respinto il ricorso di Apple, confermando le contestazioni dell’Antitrust. La società di Cupertino ha quindi presentato un nuovo ricorso al Consiglio di Stato, che però ha confermato la decisione di primo grado.

Il verdetto del Consiglio di Stato

Secondo i giudici di Palazzo Spada, Apple non ha fornito prove sufficienti per dimostrare che le clausole contestate fossero eque e bilanciate, né nel caso di servizio gratuito né per quello a pagamento.

Nella sentenza si legge che esiste un “marcato squilibrio in termini di prerogative negoziali tra le parti”, con il consumatore costretto ad accettare condizioni imposte unilateralmente dall’azienda, senza possibilità di negoziazione o di garanzia sui propri dati e sui propri diritti.

Apple ha provato a difendersi sostenendo che l’Antitrust, con il suo provvedimento, avrebbe modificato ingiustificatamente la struttura economica del contratto iCloud, imponendo obblighi onerosi per l’azienda. Tuttavia, per il Consiglio di Stato, l’AGCM si è limitata ad applicare il Codice del Consumo, senza interferire con la libertà contrattuale di Apple.

Il confronto con Dropbox: perché due pesi e due misure?

Un ulteriore punto sollevato da Apple nel suo ricorso riguardava una presunta disparità di trattamento rispetto a Dropbox, altro servizio di cloud storage. Secondo l’azienda, le clausole contestate erano simili a quelle applicate da Dropbox, che però non aveva ricevuto lo stesso trattamento dall’Antitrust.

Il Consiglio di Stato, tuttavia, ha respinto questa obiezione, chiarendo che Dropbox aveva adottato modifiche migliorative durante il procedimento, rendendo le proprie clausole più chiare e trasparenti, a differenza di Apple, che avrebbe mantenuto termini vaghi e indefiniti.

Le conseguenze per Apple e i consumatori

Con questa sentenza, Apple dovrà ora modificare le clausole di iCloud per conformarsi alle normative italiane sul consumo. La decisione potrebbe avere ripercussioni anche su altri contratti e servizi digitali, ponendo maggiore attenzione alle tutele per i consumatori nei contratti di cloud storage e servizi digitali.

Resta ora da vedere come e quando Apple aggiornerà le condizioni contrattuali di iCloud e se la decisione avrà effetti anche a livello europeo, aprendo la strada a possibili interventi di altre autorità di regolamentazione.

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Tullio De Piscopo: una vita tra musica, ribellione e incontri straordinari

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Tullio De Piscopo (foto Imagoeconomica in evidenza), il leggendario batterista napoletano, si racconta in un’intervista al Corriere della Sera, ripercorrendo le tappe della sua straordinaria carriera, dall’infanzia difficile a Napoli fino ai palcoscenici internazionali. Un viaggio fatto di sacrifici, talento e incontri con i grandi della musica.

L’inizio: un sogno tra le difficoltà di Napoli

Nato e cresciuto nel cuore di Napoli, De Piscopo ha respirato musica fin da bambino, con un padre batterista e un fratello talentuoso, prematuramente scomparso. Nonostante il destino sembrasse segnato, il padre avrebbe voluto per lui un futuro diverso:
“Voleva che suonassi il contrabbasso. Non c’erano soldi e mi mandò a lezione gratis da un suo collega ai Quartieri Spagnoli. Ma alla fine, per fortuna, non potevamo permettercelo e così ho fatto quello che volevo: suonare la batteria.”

Gli inizi non sono stati facili: dalle prime esibizioni ai matrimoni, alle serate nei locali malfamati del porto, tra risse e fughe improvvisate. Il talento, però, ha sempre avuto la meglio sulle difficoltà.

La chiamata alle armi e la carriera militare

La vita artistica di De Piscopo ha subito un brusco stop quando fu arrestato dai carabinieri in un locale di Rimini perché disertore:
“Mi portarono via mentre suonavo con l’orchestra di Sergio Nanni. Non mi diedero nemmeno il tempo di prendere la mia batteria.”

Finì nella fanfara dell’ottavo reggimento bersaglieri di Pordenone, dove, nonostante il rigore della vita militare, riuscì a trovare il modo di continuare a suonare.

Il successo e gli incontri con i grandi della musica

Lasciato l’esercito, iniziò la vera scalata al successo, costellata da incontri straordinari. Quincy Jones, Astor Piazzolla, Mina, Pino Daniele: tutti hanno riconosciuto il suo talento. Con Piazzolla, l’aneddoto è memorabile:
“Non sapevo chi fosse. Quando gli chiesi cosa dovessi suonare, tirò fuori il bandoneón e partì con le prime note di Libertango. Io attaccai il groove e lui si fermò. Pensavo mi mandasse a casa, invece disse: ‘Esto es el nuevo tango’.”

L’intesa con Pino Daniele fu speciale, un legame fraterno. Con lui suonò in quello storico concerto del 1981 a Piazza del Plebiscito, che consacrò il “supergruppo” napoletano.

Il trionfo a Sanremo e il successo di “Andamento lento”

Nel 1988 arrivò la consacrazione con Andamento lento, presentato al Festival di Sanremo. Inizialmente restio a partecipare, si convinse all’ultimo e la canzone divenne un tormentone, permettendogli di comprare casa:
“Lo chiamo ‘Santo Andamento lento’, perché con i soldi delle vendite mi comprai casa.”

La musica come salvezza e il sogno di aiutare i giovani artisti

Guardandosi indietro, De Piscopo è consapevole di quanto la musica lo abbia salvato dalla strada e dalle tentazioni che hanno distrutto tanti suoi coetanei:
“Io sono stato baciato in fronte, tanti ragazzi del mio quartiere si sono persi dietro droghe e alcol. A me la musica mi ha salvato.”

E oggi il suo sogno è vedere maggiore collaborazione tra gli artisti per sostenere i giovani talenti:
“In un concerto di beneficenza non devono esserci solo i campioni di incassi. Anche un maestro di violino che non ha venduto 10 milioni di dischi merita spazio. Non ci deve essere razzismo nella musica.”

Un artista autentico, un uomo che ha saputo trasformare il dolore in energia creativa, e che ancora oggi continua a incantare il pubblico con la sua passione travolgente.

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