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L’olimpionico Pizzolato a processo per stupro di gruppo

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featured, Stupro di gruppo, 6 anni ,calciatore, Portanova

Il campione olimpico di sollevamento pesi Antonino Pizzolato è sotto processo davanti al tribunale di Trapani per violenza sessuale. La vittima è una 29enne finlandese che, due anni, fa si trovava in Sicilia con due amiche per una vacanza. Gli abusi, commessi, secondo l’accusa, in gruppo dall’atleta e tre amici, risalirebbero a luglio del 2022. Il giudizio, disposto dal gup, si è aperto un anno fa: oggi la drammatica deposizione della vittima che ha ricordato in aula la notte delle violenze. Con Pizzolato, due volte bronzo alle Olimpiadi, prima a Tokio, poi a Parigi, sono davanti al collegio giudicante Davide Lupo, Claudio Tutino e Stefano Mongiovì. L’accusa contesta agli imputati è la violenza sessuale di gruppo aggravata.

A denunciare l’episodio è stata la stessa vittima che, rimasta sola dopo lo stupro, è andata in ospedale a farsi refertare. Ai medici, che hanno poi avvertito i carabinieri, la finlandese ha raccontato di essere stata abusata. Tutto sarebbe cominciato con un incontro casuale. La giovane e due amiche avevano cenato in un ristorante. Lì l’incontro col gruppo di ragazzi siciliani. Le due comitive avevano fatto amicizia e deciso di andare insieme in una discoteca sul mare. La serata era proseguita per un po’ tra diversi cocktail e chiacchiere. Poi la vittima aveva deciso di rimanere col gruppo appena conosciuto, mentre le amiche, stanche, erano tornate in albergo. La 29enne, che a causa dell’alcol non sarebbe stata lucida, li aveva seguiti al residence dove alloggiava Lupo. Convinta a salire in camera, sarebbe stata costretta ad avere rapporti con tutti e quattro.

Una violenza andata avanti fino a quando la ragazza, in lacrime, li ha supplicati di smettere e di poter tornare al suo albergo. La denuncia della vittima ha consentito agli investigatori di risalire in breve tempo ai ragazzi. Decisive anche le testimonianze delle amiche della finlandese, che oggi hanno deposto davanti al tribunale, degli accertamenti svolti nella stanza in cui la violenza si è compiuta e dei referti rilasciati in ospedale alla giovane. Ai quattro imputati la Procura ha contestato le aggravanti di aver commesso il fatto su persona “con un autocontrollo limitato e in stato di torpore e di inibizione mentale tale da impedirle di respingere con energia gli atti di violenza”. L’atleta, originario di Castelvetrano, nel 2018 venne squalificato per 10 mesi dalla giustizia sportiva per aver costretto dei compagni a guardare suoi filmini hard.

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Resta in cella ex boss collaboratore di giustizia Vincenzo Sarno

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Resta in carcere l’ex boss e collaboratore di giustizia Vincenzo Sarno: sono stati entrambi convalidati dai giudici di Brescia e Napoli i provvedimenti di fermo per tentato omicidio e omicidio notificati rispettivamente dalla Dia di Brescia e dalla Squadra Mobile di Napoli. Secondo gli inquirenti, malgrado “pentito”, stava riorganizzando l’omonimo clan del quartiere Ponticelli di Napoli, che una volta gestiva con i suoi fratelli, ed era pronto a tutti per riprendersi l’egemonia degli affari criminali della zona. A Sarno, e ad altri due suoi complici, viene contestato dalla Dda di Brescia il tentato omicidio di un ex collaboratore di giustizia, Domenico Amato, che nel 2022 si trovava in una località protetta di una delle province della Lombardia.

Per costringerlo a uscire di casa e colpirlo, è l’ipotesi degli investigatori, il commando decise di incendiare la sua vettura. Per fortuna il tentativo non andò a segno: l’obiettivo del raid, forse intuendo che si trattava di un agguato, rimase barricato in casa. Due giorni fa, a Massa Carrara, Sarno ha ricevuto anche un decreto di fermo, emesso dalla Dda di Napoli e notificato dalla Polizia di Stato, per un altro fatto di sangue, un cold-case risalente al 1996: si tratta dell’omicidio di Gerardo Tubelli, assassinato il 5 gennaio 1996, nella sua abitazione di Cercola (Napoli). Si tratta di un agguato che gli inquirenti inquadrano nella guerra di camorra tra i Sarno e il gruppo Maione/Tubelli, quest’ultimo legato all’Alleanza di Secondigliano. Secondo la Dda in quel gruppo di fuoco c’era anche Vincenzo Sarno.

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Guasto sulla linea Alta Velocità a Bologna: treni bloccati e ritardi fino a 100 minuti

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Mattinata di forti disagi per i viaggiatori dell’Alta Velocità ferroviaria, a causa di un guasto a un deviatoio nei pressi della stazione sotterranea di Bologna. Il problema ha causato rallentamenti significativi sulla linea, con ritardi pesanti per diversi treni diretti verso sud, in particolare da Milano a Roma e Napoli.

Treni bloccati e ritardi fino a 100 minuti

Per circa due ore, la circolazione ha subito forti rallentamenti. Alcuni convogli non hanno potuto essere deviati sulla linea di superficie e sono rimasti fermi per lungo tempo, accumulando ritardi fino a 100 minuti. Gli altri treni, invece, sono stati deviati, ma hanno comunque subito rallentamenti consistenti.

Situazione risolta, ma persistono i disagi

Il problema è stato risolto alle 10.50, permettendo ai treni di riprendere il loro percorso regolare. Tuttavia, gli effetti del blocco si stanno ancora facendo sentire, con code di ritardi che impattano sulla regolarità del traffico ferroviario anche nelle ore successive.

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Pubblica amministrazione, 650 licenziati all’anno: 1 su 3 assente ingiustificato

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Tra il 2018 e il 2023 sono stati circa 15mila i dipendenti della pubblica amministrazione incappati in sospensioni o licenziamenti. La maggior parte dei provvedimenti, il 30%, nel comparto sanità (4.666 provvedimenti disciplinari gravi) e nel gruppo Ministeri-Agenzie (4.181, 27%). Seguono: i comuni con 3.138 sospensioni e licenziamenti, pari al 20% del totale; le scuole (1.625, 11%), la categoria enti pubblici vari (4%), le regioni (3%) e, infine, le università e le province, ferme entrambe a quota 2%. E’ quanto emerge da un’analisi di Centro Studi Enti Locali basata sugli ultimi dati messi a disposizione dal ministero per la Pubblica Amministrazione. E nel 2023 come nell’anno precedente i licenziati sono stati circa 650: prima causa (35%) le assenze ingiustificate dal servizio: dipendenti che non hanno comunicato che non si sarebbero presentati a lavoro, che hanno giustificato la loro assenza con un certificato medico falso o che attestava una malattia inesistente .Al secondo posto, c’è la categoria licenziamenti connessi a dei reati, che rappresenta il 33% del totale e ancora, nel 26% dei casi, l’inosservanza di disposizioni servizio, la negligenza, le false dichiarazioni o un comportamento scorretto verso superiori, colleghi e utenti.

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