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Lo Spezia vince a Udine e resta in A

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Missione compiuta: lo Spezia in trasferta batte 3-2 l’Udinese e si guadagna la permanenza in Serie A per il terzo anno consecutivo. La squadra ospite parte aggressiva: primo brivido per l’Udinese al terzo minuto con tiro di Manaj che finisce sull’esterno della rete. Liguri pericolosi in ripartenza anche all’8′: Manaj porta palla, salta la retroguardia e serve Agudelo, a cui risponde pero’ un attento Silvestri. L’Udinese ci prova con convinzione crescente e va sempre piu’ vicino al primo centro: al 24′ la palla sfiora il palo di Provedel dopo essere stata calciata da Perez sugli sviluppi di un calcio di punizione. Il gol arriva due minuti dopo: Provedel salva sulla linea di porta con un riflesso felino il colpo di testa da distanza molto ravvicinata di Udogie su cross di Deolofeu, ma la difesa dello Spezia non riesce a rinviare efficacemente. Molina si avventa sul pallone e lo calcia in porta. La partita cambia nuovamente dal 30′ in poi, quando Reca, infortunatosi un quarto d’ora prima, lascia il posto a Ferrer. Il giocatore subentrato seminera’ il panico sul lato destro della difesa friulana: al 35′ grazie ad una rapida triangolazione si trova davanti una prateria e mette al centro un cross perfetto che Verde raccoglie al volo per il pareggio dello Spezia. Gli ospiti si portano in vantaggio proprio quando l’arbitro sta per mandare le squadre negli spogliatoi per l’intervallo: Ferrer ci crede fino all’ultimo su una palla che sembra troppo lunga, la strappa senza fallo a Mari e la serve per Gyasi che si libera e insacca sotto la traversa. Lo Svezia va sul 3-1 dopo appena un minuto e mezzo dall’inizio della ripresa: Maggiore si ritrova con la palla tra i piedi ad un metro dalla linea di porta e non puo’ fare altro che depositaria oltre la linea. L’Udinese prova a reagire ma alla sua manovra manca mordente e la gara fila via senza occasioni clamorose. La partita potrebbe chiudersi definitivamente allo scadere dei novanta minuti quando Kovaleko – dopo una serie di carambole – riceve palla in area e viene abbattuto da Perez: rigore per lo Spezia. Sul dischetto ci va Manaj, che tuttavia calcia altissimo sopra la traversa. Gol sbagliato, gol fatto: appena pochi istanti dopo, nel pieno del recupero, Deolofeu su punizione trova la testa di Mari’, che batte Provedel portando il punteggio sul 2-3 finale.

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Inzaghi Panchina d’oro: 3 mesi decisivi, vogliamo tutto

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Un finale di stagione tutto da vivere e possibilmente da vincere, per Simone Inzaghi. “Ci aspettano tre mesi decisivi e emozionanti, vogliamo giocarci tutto”, dice il tecnico che si prepara con l’Inter a lottare per scudetto, Champions e Coppa Italia, e che nell’attesa mette in bacheca la ‘Panchina d’oro’, la prima della sua carriera, che i colleghi gli hanno consegnato a Coverciano. A votarlo, sono stati 26 dei 51 allenatori che hanno partecipato all’annuale corso di aggiornamento: dietro di lui Gian Piero Gasperini (14 voti) che con l’Atalanta è ancora in corsa per il titolo malgrado i sei punti di distacco dai nerazzurri e la sconfitta subita a Bergamo nell’ultimo scontro contro Lautaro & c.

Tra le due squadre c’è il Napoli di Antonio Conte che si batterà fino all’ultimo. Insomma s’annuncia un finale da cuori fuori. “Ci aspettano ancora tante partite da qui alla fine, saranno sfide durissime, giocheremo ogni tre giorni in Italia e in Europa ma non ci lamentiamo – ha sorriso Inzaghi -. Volevamo ritrovarci in questa situazione a fine marzo, a giocarci tutto e lo faremo con grande entusiasmo e voglia di fare bene. Non dimentichiamo che avremo in estate anche il Mondiale per club e anche lì vogliamo essere competitivi”. Una continuità di rendimento e risultati che dura da quattro anni e per cui, come ha confermato oggi il presidente dell’Inter, Giuseppe Marotta, “il rinnovo è una formalità: siamo molto contenti di Inzaghi, ha lavorato molto bene, è un punto di riferimento sia a livello personale che tecnico. Siamo molto contenti di averlo con noi, a bocce ferme ci incontreremo per rinnovare il contratto” ha ribadito il dirigente nerazzurro.

Il matrimonio insomma è destinato a durare ancora a lungo e lo ha fatto capire pure lo stesso allenatore: “La mia società sa il lavoro che svolgo, mi sento apprezzato, sto molto bene all’Inter e la mia famiglia sta molto bene a Milano, quindi… Bisogna continuare sapendo che, come è giusto che sia, noi allenatori siamo giudicati ogni 72 ore”. Con l’avvicinarsi delle ultime decisive sfide aumentano la pressione e anche gli infortuni. “Si è davvero giocato tanto finora, chi più chi meno. Noi e l’Atalanta abbiamo disputato più gare ma si sapeva, così come si sapeva che strada facendo ci sarebbe stato qualche infortunio – ha sospirato il tecnico -. Però stiamo cercando di recuperare più giocatori possibili per averli nei momenti che contano”.

Fra questi Thuram e Lautaro Martinez: “Il primo si è preso una settimana per curarsi perché da qualche tempo si stava trascinando un problema alla caviglia, mi auguro che da domani possa già lavorare in gruppo. Per Lautaro invece servirà un po’ più di pazienza: il recupero procede bene, speriamo di riaverlo prima possibile. S’annuncia più lunga la situazione di Dumfries. Comunque per fortuna qualcuno rientrerà”. Intanto ecco la Panchina d’oro che forse Inzaghi si sarebbe meritato anche prima visti i risultati raggiunti con la Lazio e ora con l’Inter: “Dispiaciuto per un riconoscimento che non sempre arriva a livello mediatico? No, per me è un motivo di orgoglio ricevere questo premio in una sede così prestigiosa dove tutto è iniziato e perché a votarmi sono stati i colleghi: è grazie a loro, sfidandoci ogni domenica sui campi, che cerco sempre di migliorarmi. E’ un premio che divido con il mio staff, i giocatori, le società e le proprietà che mi hanno sempre supportato. E con la mia famiglia: in questi anno non sono stato tanto tempo a casa”. Sarà più che mai così da adesso fino al termine della stagione, mesi da vivere tutti d’un fiato: “E’ davvero un campionato avvincente come non si vedeva da anni – ha affermato Marotta – è bello che ci siano tre squadre in lotta per lo scudetto, tutto è ancora aperto”. Ma l’Inter vuole chiudere tutto a suo favore.

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Thiago Motta ringrazia, alla Juve primo giorno per Tudor

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L’arrivo in auto nella tarda serata di domenica, il primo risveglio alla Continassa e l’emozione di essere l’allenatore della Juventus: Igor Tudor ha ricominciato a muoversi nel quartier generale bianconero, ma questa volta senza essere il secondo di nessuno. Si è presentato al J Medical qualche minuto prima delle 10 per sottoporsi ai test medici, poi ha organizzato i primi lavori per la squadra e nel pomeriggio il primo allenamento sotto lo sguardo del dt, Cristiano Giuntoli. I bianconeri devono ritrovarsi dal punto di vista della solidità difensiva, dopo i sette gol subiti contro Atalanta e Fiorentina che hanno portato la dirigenza ad optare per il ribaltone in panchina, e dal punto di vista mentale, perché adesso non si può proprio più sbagliare nell’ottica del quarto posto e della qualificazione in Champions.

Per provare le sue idee di calcio e un primo ‘undici’ il tecnico croato dovrà comunque aspettare un po’, perché al momento il gruppo è striminzito a causa dei tanti giocatori in giro per il mondo con le nazionali. Cambiaso, però, ha già fatto rientro sotto la Mole per un fastidio alla caviglia che non gli ha permesso di partecipare al doppio impegno di Nations League contro la Germania, mentre Nico Gonzalez ha anticipato il viaggio di ritorno dal Sud America: con la sua Argentina è stato espulso nella gara contro l’Uruguay e non potrà sfidare il Brasile. Tanti bianconeri abbracceranno Tudor ricaricati e rigenerati, da Dusan Vlahovic in gol con la Serbia, a Kolo Muani che con la Francia ha ribaltato la Croazia e si è aggiudicato le semifinali di Nations League fino a Conceicao, Veiga e Yildiz, i primi due reduci dalla rimonta contro la Danimarca e il terzo che ha fatto due su due contro l’Ungheria. Per un tecnico che ha iniziato ad ambientarsi alla Continassa, ce n’è un altro, Thiago Motta, che si lecca le ferite per l’esonero arrivato dopo appena 284 giorni di Juve.

“Ho vissuto momenti intensi, affrontati con massima determinazione e volontà di migliorare – il messaggio di addio dell’italo-brasiliano – e ringrazio la proprietà per avermi dato la possibilità di fare parte di questo grande club, la dirigenza e tutte le persone del club che mi hanno sostenuto, i giocatori per il lavoro e l’impegno profusi fin dal primo giorno insieme: auguro ai tifosi e alla Juve il meglio per il futuro”. E all’italo-brasiliano sono arrivati messaggi di supporto da parte di alcuni colleghi: “Mi dispiace e lo stimo, tornerà presto perché è bravo” le parole dell’interista Inzaghi, battuto da Thiago lo scorso 16 febbraio; “Sono affezionatissimo a lui, gli allenatori spesso vengono esaltati dai risultati e poi sottoposti alla gogna mediatica” l’abbraccio a distanza da parte di Gasperini, di fatto il primo ‘carnefice’ dell’ex bianconero con lo 0-4 per l’Atalanta allo Stadium di 15 giorni fa. E tra i giocatori? A 24 ore dall’ufficialità dell’esonero, è arrivato soltanto un post indirizzato a Thiago Motta. “Grazie di tutto, mister! Non vi ringrazierò mai abbastanza per avermi dato fiducia sin dal primo giorno e per avermi permesso di realizzare una parte del sogno – scrive Mbangula, promosso in prima squadra proprio da Motta durante la scorsa estate – e avete sempre voluto il meglio da quando siete arrivato e ce lo avete dimostrato: vi auguro il meglio per il futuro”.

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Paolini vola ai quarti a Miami, Musetti sfida Djokovic

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Una partita quasi perfetta e, finalmente, la sicurezza dei mesi scorsi: Jasmine Paolini è tornata. La campionessa azzurra ha dovuto tirare fuori il suo miglior tennis di questo avvio di stagione, non all’altezza del 2024, per superare Naomi Osaka e qualificarsi così ai quarti del torneo di Miami, quarto Wta 1000 stagionale sui campi in cemento dell’Hard Rock Stadium (la ‘casa’ dei Miami Dolphins di football NFL), in Florida. La 29enne di Bagni di Lucca, n.7 del ranking e 6 del seeding, ha battuto in rimonta per 3-6, 6-4, 6-4, in due ore e un quarto di partita, la giapponese, n.61 Wta ma finalista a Miami nel 2022. Per Paolini si tratta della quarta qualificazione tra le migliori otto in un “1000”, ma in Florida non era mai andata oltre il terzo turno. Per riuscirci, l’azzurra ha messo insieme una rimonta importante contro una avversaria che dopo il primo set sembrava avere la partita in pugno.

A quel punto, Paolini ha ritrovato la grinta che l’ha fatta arrivare alla top 10 mondiale, strappando il servizio alla nipponica e portandosi quindi avanti 2-0 e non rischiando più nulla per raggiungere l’1-1. Nel secondo game della frazione decisiva Osaka ha sprecato una palla-break, mentre al quinto gioco non ha mancato l’occasione l’italiana, salendo 3-2, un vantaggio confermato fino al 6-4 finale e decisivo. “Non pensavo che potesse colpire così, il suo livello di gioco mi ha sorpresa”. ha commentato Osaka, che quest’anno non aveva mai affrontato una top 10 e nemmeno aveva mai giocato con l’italiana. Tra gli uomini, c’è attesa per Lorenzo Musetti, che dopo aver eliminato il canadese Felix Auger-Aliassime, attuale n.19 della classifica Atp, affronterà Novak Djokovic per provare a sua volta a raggiungere i quarti. Una sfida che riporta alla mente la sfida della scorsa estate alle Olimpiadi. Per Musetti sarà una prova del nove per verificare il proprio stato dopo l’infortunio di inizio stagione e, soprattutto, se è pronto per entrare nella top 10. D’altro canto, il serbo è chiamato a dimostrare che le ultime sconfitte sono state soltanto dovute alla tenuta fisica, in ripresa dopo l’infortunio agli Australian Open.

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