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Cronache

Lo scudetto e l’asino: tra festeggiamenti fai-da-te, tuning da incubo e carabine in libera uscita

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A Napoli, si sa, quando c’è da festeggiare lo scudetto, l’inventiva non manca. Ma c’è chi, forse per troppa euforia o per scarso buon senso, ha deciso di portarsi avanti con gli addobbi. E fin qui tutto bene, se non fosse che il festone stavolta era un asino. Letteralmente.

Sì, un asino vero, con tanto di decorazioni, scoperto dai carabinieri della compagnia Stella e dai Forestali, con il supporto dei veterinari dell’Asl, in uno stabile abbandonato a Forcella. L’animale, probabilmente eletto “mascotte tricolore” da qualche mente creativa del quartiere, era lì pronto — si presume — a sfilare nel corteo dei campioni, con una dignità che manco Buffon nel 2006.

L’asino, che non aveva chiesto nulla a nessuno, è stato liberato dall’onere del suo incarico e affidato a personale specializzato, che l’ha trasferito in una località più adatta. Magari lontano da cori, motorini impennati e selfie con bandiere cucite in casa.

A Scampia invece, la Formula Uno del fai-da-te ha fatto tappa in via Ernesto Rossi, dove i carabinieri hanno trovato un’auto modificata stile Fast & Furious versione “Cupa e’ mamma”. La carrozzeria sembrava progettata da un artista post-moderno in preda alla nostalgia per le auto anni ’90, e neanche Vin Diesel avrebbe avuto il coraggio di salirci sopra. L’auto, manco a dirlo, è stata sequestrata per confisca. Un vero peccato: poteva fare la sua bella figura nel cortile del Museo del Tuning Impossibile.

Ma non finisce qui, perché in un circolo ricreativo di via Marrazzo — che più che ricreativo sembrava il saloon di un film western — è stata trovata una carabina senza indicazione Joule e priva del tappo rosso, cioè la versione urbana del “peggior regalo di Natale”. Il possessore? Un 20enne incensurato, ora denunciato e con una carriera da cecchino rimandata a data da destinarsi.

Mentre la città si prepara all’ennesimo evento serale, forse legato allo scudetto o forse solo al solito lunedì movimentato, restano alcune certezze: a Napoli l’entusiasmo può diventare grottesco, l’estro si trasforma in cronaca, e gli asini, poveretti, vorrebbero solo pascolare in pace.

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Cronache

La piccola orsa trovata in Molise ha completato lo svezzamento

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L’orsetta Nina, trovata a maggio da sola nei pressi di Pizzone (Isernia) è stata trasferita in un ambiente più simile alle condizioni naturali in cui dovrà vivere una volta libera. Lo ha reso noto il Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, con un post sui canali social. “Nina era stata trovata nei pressi di Pizzone (Isernia) all’inizio di maggio – si legge nel post – allevata con l’obiettivo di essere reintrodotta in natura non appena le condizioni lo permetteranno. Sabato scorso, i tecnici del Parco, biologi e veterinari, hanno provveduto a trasferire Nina in una nuova struttura.

L’orsetta ha completato con successo lo svezzamento, seguendo il protocollo sviluppato con il supporto di esperti internazionali, sia europei sia nordamericani. Ora può vivere in un ambiente più adatto alle sue esigenze attuali, molto più simile a ciò che incontrerà una volta tornata libera. Si tratta di un ampio recinto immerso nella natura, dove potrà continuare a crescere e prendere peso”. Nel post si ricorda anche che il nome dato all’orsetta “è stato selezionato dopo il concorso lanciato in occasione della seconda edizione della giornata dedicata all’orsa Amarena. Abbiamo deciso di accogliere la proposta degli studenti dell’Istituto Comprensivo “Gesuè” di San Felice a Cancello (Caserta), che hanno suggerito proprio il nome Nina”.

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Cronache

Omicidio Giulia Tramontano, legali di Impagnatiello: nessun agguato, fu un errore dettato dal narcisismo

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Non un agguato pianificato, ma un delitto “maldestro”, frutto di “errori” e di una personalità narcisistica incapace di sopportare il crollo della propria immagine. È questa la linea della difesa di Alessandro Impagnatiello, l’ex barista dell’Armani Café condannato all’ergastolo per l’omicidio della compagna Giulia Tramontano, incinta al settimo mese, assassinata a Senago il 27 maggio 2023.

Mercoledì si apre il processo d’appello davanti alla Corte d’Assise d’Appello di Milano. L’avvocata Giulia Geradini, che difende l’imputato, chiederà di riformare la sentenza di primo grado, sostenendo che l’omicidio non fu premeditato ma la conseguenza tragica di una relazione doppia che Impagnatiello “avrebbe voluto interrompere”, ma che non è riuscito a gestire, sopraffatto dalla necessità di preservare un’immagine pubblica costruita con cura.

Le richieste della difesa: escludere le aggravanti

La difesa punta a escludere le aggravanti della premeditazione e della crudeltà, non riconosciute dal gip Angela Laura Minerva già nella convalida del fermo, e chiederà il riconoscimento delle attenuanti generiche. Se accolte, queste richieste potrebbero ridurre la condanna a 30 anni.

Secondo l’avvocata, non ci sarebbe “alcuna prova” di un omicidio studiato nei dettagli: la dinamica sarebbe invece “grossolana e maldestra”, come dimostrerebbe il modo in cui Impagnatiello ha cercato di disfarsi del cadavere — bruciandolo con alcol e benzina — e di simulare la scomparsa della 29enne per quattro giorni, spostandone il corpo tra il box, la cantina e l’auto prima di abbandonarlo in un’intercapedine.

L’accusa: 37 coltellate e un corpo dato alle fiamme

La ricostruzione fatta dalla Corte in primo grado parla di 37 coltellate inferte tra le 19.05 e le 19.30 del 27 maggio. Un gesto di violenza estrema, seguito dal tentativo di cancellare ogni traccia, mentre il corpo della giovane, scopertasi poco prima tradita da una collega del compagno, veniva occultato per giorni.

A sostenere l’accusa in aula sarà la sostituta procuratrice generale Maria Pia Gualtieri, che si opporrà alla richiesta della difesa e chiederà la conferma dell’ergastolo.

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Cronache

Attentati a commissariato e caserma CC per vendetta, un arresto

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Arrestato il presunto autore degli attentati incendiari avvenuti a febbraio scorso nelle sedi della compagnia carabinieri di Castel Gandolfo e del commissariato di polizia di Albano Laziale, vicino Roma. I carabinieri del Nucleo Investigativo del Gruppo di Frascati, del ROS, e gli agenti della Digos di Roma hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal gip di Velletri su richiesta della Procura, nei confronti di un 34enne di origine egiziana, regolare sul territorio nazionale e con precedenti di polizia. E’ accusato di strage politica, ovvero commessa allo scopo di attentare alla sicurezza dello Stato. Il movente sarebbe legato a un rancore profondo e persistente nei confronti delle forze dell’ordine locali, maturato nell’ambito di vicende personali.

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