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L’Iraq “caccia” gli americani, l’Iran va avanti col nucleare: Trump mette d’accordo due paesi che per una vita si sono scannati

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I militari americani devono essere cacciati dall’Iraq: e’ quanto ha chiesto domenica il Parlamento iracheno al governo di Baghdad. La prima risposta al blitz americano in cui venerdi’ notte e’ stato ucciso il generale Qassem Soleimani e’ di natura politica, ma potenzialmente piu’ incisiva dell’attesa rappresaglia iraniana. Con un’altra contromossa, Teheran ha annunciato un’ulteriore riduzione dei suoi obblighi relativi all’intesa nucleare del 2015, riservandosi di rendere operativo un numero illimitato di centrifughe per l’arricchimento dell’uranio. Intanto da Ahvaz, nel sud-ovest dell’Iran, a Mashhad, citta’ santa sciita nel nord-est, una marea umana si e’ radunata per l’ultimo saluto al capo della Forza al Qods dei Pasdaran e al suo fedele alleato Abu Mehdi al-Mouhandis, capo delle Brigate Hezbollah irachene alleate di Teheran. Una partecipazione in parte spontanea, in parte frutto di una mobilitazione organizzata dal regime, per dare una dimostrazione di compattezza in questa pericolosissima sfida con gli Usa. Un camion ornato di fiori e coperto da un telo con disegnata la cupola della Roccia di Gerusalemme ha trasportato le bare dei due ‘martiri’ facendosi strada lentamente attraverso la folla ad Ahvaz, capoluogo del Khuzestan, provincia devastata dalla guerra Iran-Iraq (1980-1988), durante la quale la stella del generale inizio’ a brillare.

L’omaggio a Soleimani si e’ ripetuto a Mashhad, dove la grande partecipazione popolare, secondo le autorita’, ha fatto allungare i tempi previsti, costringendole a cancellare le cerimonie in programma successivamente a Teheran. Martedi’ e’ prevista la sepoltura del generale dei Pasdaran nella sua citta’ natale, Kerman. Bandiere verdi dell’Islam e rosse a simboleggiare il sangue dei martiri sventolavano tra la folla, dalla quale si e’ levato a piu’ riprese il grido di ‘Morte all’America’. Lo stesso slogan e’ stato scandito dai deputati durante una seduta del Parlamento di Teheran, che ha fatto appello alla rappresaglia contro gli Usa. Mentre a Beirut il capo dell’Hezbollah libanese, Seyed Hassan Nasrallah, ha parlato di ”bare dei soldati americani” che presto cominceranno ”a tornare negli Stati Uniti”. La risposta dell’Iran all’uccisione di Soleimani “sara’ sicuramente militare e contro siti militari”, ha affermato Hossein Dehghan, consigliere militare della Guida suprema iraniana Ali Khamenei. Ma Teheran soppesa ancora le prossime mosse, consapevole che un passo falso potrebbe avere conseguenze catastrofiche. E intanto valuta la possibilita’ di seguire le vie diplomatiche. Il ministro degli Esteri Mohammad Javad Zarif ha avuto un colloquio telefonico con Josep Borrell. Il responsabile della politica estera della Ue ha invitato a Bruxelles il ministro iraniano, chiedendo a Teheran di cooperare alla riduzione delle tensioni. Ma intanto Gran Bretagna e Francia esprimono solidarieta’ a Trump.

Parlamento dell’Iraq. Hanno votato la “cacciata” degli americani dal territorio nazionale

“Non piangeremo” la morte di Qasem Soleimani, “una minaccia per tutti i nostri interessi”, ha detto il premier Boris Johnson. Mentre il presidente Emmanuel Macron condanna ”le attivita’ destabilizzatrici della forza Al Qods sotto l’autorita’ del generale Qassem Soleimani”. L’Iran ha intanto deciso di procedere con un nuovo passo – il quinto – nella riduzione delle restrizioni sul suo programma nucleare, togliendo ogni limite al numero delle centrifughe in attivita’. Una nuova reazione al ritiro dall’accordo del 2015 degli Usa, che hanno reintrodotto pesantissime sanzioni contro Teheran. La Repubblica islamica ha pero’ assicurato che continuera’ a permettere l’accesso ai propri siti agli ispettori dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea). In Iraq, intanto, la Coalizione anti-Isis a guida americana – di cui fa parte anche l’Italia – ha sospeso l’attivita’ in coincidenza con la mozione del Parlamento perche’ il governo revochi la richiesta di aiuto fatta dall’esecutivo nel 2014 alla forza internazionale di fronte all’avanzata delle milizie del Califfato. Per il momento non si parla ancora di ritiro, in attesa della decisione del governo. “Sara’ la Coalizione, con tutti i suoi componenti – ha sottolineato il ministro della Difesa Lorenzo Guerini – a determinarne gli sviluppi, nel quadro dei contatti sempre frequenti fra gli Stati Maggiori della Difesa dei Paesi Membri”. Anche la Nato aveva sospeso sabato le attivita’ addestrative e il segretario generale Jens Stoltenberg ha convocato per lunedi’ una riunione degli ambasciatori dei 29 paesi membri per un esame della situazione.

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Taiwan, 59 aerei e 9 navi militari cinesi intorno all’isola

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Taiwan ha tracciato 59 aerei e 9 navi da guerra cinesi in attività intorno all’isola nell’arco delle 24 ore alle 6 locali (23 di lunedì in Italia), in quello che è il conteggio più alto dai 153 jet registrati il 15 ottobre scorso, maturato pochi giorni dopo che il presidente William Lai ha definito il Dragone una “forza ostile straniera”.

I numeri, anticipati ieri in due diverse note dal ministero della DIfesa di Taipei, hanno tracciato lo schema di manovre, confermato nella notte dalla stessa Cina: “esercitazioni militari punitive” come “contromisura ai recenti giudizi provocatori” di Lai, “che propugnavano l’indipendenza di Taiwan”, e all’ultima “collusione Usa-Taiwan”, ha precisato Chen Binhua, portavoce dell’Ufficio per gli Affari di Taiwan del governo di Pechino. Si è trattato di attività che “servono come punizione risoluta per la continua promozione da parte di Lai della fallacia separatista dell’indipendenza di Taiwan” e per l’escalation dello scontro tra le due sponde dello Stretto, ha aggiunto Chen.

Nel frattempo, il ministero della Difesa di Taipei ha riferito inoltre che sul totale dei 59 aerei, 54 hanno preso parte a pattugliamenti di “combattimento congiunto” e 43 hanno attraversato la linea mediana dello Stretto di Taiwan. Giovedì scorso, Lai ha bollato Pechino come “forza ostile straniera” al punto da presentare misure per combattere l’infiltrazione cinese nell’isola che prende di mira ufficiali in pensione e in servizio dell’esercito di Taiwan. La Cina considera l’isola una provincia ribelle da riunificare anche con la forza, se necessario.

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Israele riprende l’offensiva su Gaza, raid aerei e scontri a terra: oltre 200 morti

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La tregua è ufficialmente crollata e le operazioni militari di Israele nella Striscia di Gaza sono riprese con un attacco a sorpresa contro Hamas. A guidare le operazioni dal bunker sotto il Ministero della Difesa a Tel Aviv è il nuovo capo di stato maggiore israeliano Eyal Zamir, insieme al capo dello Shin Bet Ronen Bar. L’obiettivo dell’operazione è colpire Hamas, che secondo l’intelligence israeliana stava riorganizzandosi e preparando nuovi attacchi contro Israele.

ATTACCO A SORPRESA CONTRO HAMAS

Le forze di difesa israeliane (IDF) hanno annunciato che l’attacco proseguirà per il tempo necessario e non si limiterà solo ai raid aerei, ma comprenderà operazioni terrestri per colpire le infrastrutture di Hamas. Il piano di attacco è stato tenuto strettamente segreto all’interno dell’esercito per cogliere di sorpresa l’organizzazione terroristica.

TRUMP MINACCIA RAPPRESAGLIE CONTRO L’IRAN E GLI HOUTHI

La ripresa del conflitto ha innescato anche una dura reazione dagli Stati Uniti. La portavoce della Casa Bianca, Karoline Leavitt, ha dichiarato che Hamas, gli Houthi e l’Iran pagheranno un prezzo alto per le loro azioni. Ha poi citato il presidente Donald Trump, affermando che “si scatenerà l’inferno” contro i gruppi terroristici che minacciano Israele e gli Stati Uniti.

IL BILANCIO DELLE VITTIME: OLTRE 200 MORTI A GAZA

Secondo le autorità palestinesi, i raid aerei israeliani della notte hanno causato almeno 200 vittime nella Striscia di Gaza. La cifra è stata riportata dall’emittente araba Al Jazeera, che ha parlato di una situazione drammatica nelle aree colpite dai bombardamenti.

VERSO IL LICENZIAMENTO DEL CAPO DELLO SHIN BET

Nelle prossime ore il governo israeliano dovrebbe votare per il licenziamento di Ronen Bar, capo dello Shin Bet, decisione voluta dal primo ministro Benjamin Netanyahu. Il destino di Bar è legato alla gestione della sicurezza interna e alle tensioni con il governo su alcune scelte strategiche nella lotta contro Hamas.

Con la tregua ormai svanita, il conflitto tra Israele e Hamas entra in una nuova fase di escalation, con conseguenze potenzialmente devastanti per la popolazione civile di Gaza e per l’intera regione mediorientale.

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Hamas, Israele ha deciso di affossare la tregua

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Hamas ha accusato oggi Israele di aver “deciso di affossare” la tregua in Medio Oriente, dopo il lancio stanotte di attacchi aerei sulla Striscia di Gaza. “Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e il suo governo estremista hanno deciso di affossare l’accordo di cessate il fuoco, esponendo i prigionieri a un destino incerto”, ha scritto il movimento islamista in una dichiarazione riferendosi agli ostaggi israeliani. Hamas ha anche chiesto al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite di riunirsi urgentemente e di adottare una risoluzione per costringere Israele a “cessare la sua aggressione” e a ritirare le sue truppe dall’intera enclave palestinese.

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