Collegati con noi

Esteri

L’inchiesta sugli abusi sessuali e i concerti cancellati, Placido Domingo ora trema

Pubblicato

del

Placido Domingo teme la tempesta perfetta. Dopo le accuse di molestie sessuali da parte di almeno nove donne, otto cantanti e una ballerina, il leggendario tenore non riesce ad evitare l’onda d’urto dello scandalo. Cosi’, nonostante le sue spiegazioni, la Los Angeles Opera di cui e’ direttore ha deciso di aprire un’indagine, mentre in molti cominciano a prendere le distanze dall’artista, con gia’ due concerti da tempo in programma cancellati. Cosi’ mentre il Salzburg Festival in Austria ha confermato la presenza di Domingo il 31 agosto, a dargli il benservito per ora ci sono la San Francisco Opera, dove avrebbe dovuto cantare ad un evento del prossimo 6 ottobre, e la Philadelphia Orchestra, che gli aveva dato l’onore di aprire a settembre la stagione operistica.

Piu’ cauto il New York Metropolitan Opera che, prima di decidere sui futuri eventi in cui dovrebbe esibirsi Domingo a partire dal prossimo mese, ha deciso di attendere i risultati dell’inchiesta della Los Angeles Opera. Quest’ultima istituzione ha infatti ingaggiato un consulente esterno per fare luce sulle accuse al tenore. Accuse non solo di molestie ma anche di ricatti: Domingo avrebbe infatti minacciato di ostacolare, se non di stroncare, la carriera di chi avesse respinto le sue avance. E, secondo alcune delle vittime, mise in atto in piu’ casi questa sua minaccia.

Domingo, 78 anni, sposato da oltre 50 con la soprano messicana Marta Ornelas, continua a difendersi sostenendo che tutti i rapporti avuti sono stati consenzienti e che lui mai ha avuto davvero potere decisionale sui vari cast delle opere, negando di aver chiesto prestazioni sessuali in cambio di ruoli importanti. Ma in tanti a questo punto vogliono vederci chiaro.

Anche perche’ cominciano a trapelare molte voci, tra cui quella di tantissimi addetti del mondo del’opera secondo cui i comportamenti di Domingo, uno degli uomini piu’ potenti dell’industria della musica lirica, fossero un segreto di Pulcinella. E come le presunte vittime non si siano finora mai fatte avanti per paura di rappresaglie mirate a porre fine alla loro carriera. Ma grazie al movimento del #metoo tutto e’ cambiato, e ora Domingo dovra’ rispondere delle sue azioni, affrontando il rischio di vedere infangata la sua leggendaria carriera.

Advertisement

Esteri

Hezbollah sotto attacco, un colpo strategico senza precedenti del Mossad e delle Israel Defense Forces

Pubblicato

del

Le esplosioni che hanno recentemente colpito Hezbollah tra Libano e Siria hanno inflitto un durissimo colpo al “Partito di Dio”. Migliaia di feriti, una milizia disorientata e la catena di comando vulnerabile: questo è il quadro che emerge dalle operazioni orchestrate dall’intelligence israeliana, che ha ottenuto un risultato devastante senza ricorrere a un singolo attacco convenzionale. In pochi minuti, il Mossad e i servizi delle Israel Defense Forces (IDF) hanno messo in ginocchio la milizia guidata da Hassan Nasrallah, un risultato che in una guerra tradizionale sarebbe stato possibile solo dopo una lunga e costosa serie di attacchi.

Gli esperti sottolineano come questo attacco abbia reso temporaneamente inabili al combattimento migliaia di miliziani di Hezbollah, con ospedali e basi libanesi sovraffollati di feriti. Le esplosioni non hanno causato un elevato numero di morti, ma i danni fisici riportati dai membri della milizia sono stati gravi: ferite profonde, amputazioni, perdita della vista e dell’udito. Molti di questi combattenti non torneranno operativi prima di alcune settimane o mesi, mentre altri non saranno più in grado di combattere.

Un attacco non letale ma devastante

Le esplosioni, pur non essendo mortali, hanno causato danni significativi alle capacità operative di Hezbollah. Le testimonianze riportano ferite devastanti: mani esplose dopo aver afferrato i cercapersone, mutilazioni, e gravi traumi fisici che segneranno questi miliziani per tutta la vita. Questo non solo riduce il numero di combattenti pronti all’azione, ma li rende facilmente identificabili per le forze di intelligence israeliane, aumentando il rischio per Hezbollah.

La crisi della leadership e l’incubo logistico

Per Nasrallah, questo attacco rappresenta un vero incubo. La difficoltà nel rimpiazzare rapidamente i feriti, mantenendo un livello operativo efficiente, è una delle principali preoccupazioni. A differenza di altre organizzazioni, Hezbollah non può semplicemente reclutare chiunque: ha bisogno di combattenti addestrati, molti dei quali hanno già partecipato alle operazioni in Siria o hanno lanciato missili contro Israele. Inoltre, la base di reclutamento è limitata alla comunità sciita, in particolare ai fedeli di Nasrallah, escludendo il movimento Amal, complicando ulteriormente il processo di rimpiazzo.

Un colpo alla comunicazione: l’offensiva digitale

Uno degli effetti più gravi di questo attacco è la paralisi delle comunicazioni all’interno del movimento. Hezbollah, nel tentativo di evitare cyberattacchi, aveva recentemente abbandonato l’uso dei cellulari in favore dei cercapersone (pager), considerati più sicuri. Tuttavia, questo sistema si è rivelato vulnerabile, e ora l’organizzazione si trova in difficoltà. Senza cercapersone, dovrà tornare a utilizzare vecchi sistemi di comunicazione, come linee telefoniche obsolete, che sono facilmente intercettabili da Israele e da altri avversari.

La sfida per Hezbollah è dunque doppia: da un lato, gestire una crisi umanitaria e militare senza precedenti; dall’altro, trovare nuovi metodi di comunicazione sicuri e immediati. Questo scenario di paralisi inquieta i vertici del movimento, soprattutto in vista di un possibile attacco terrestre da parte di Israele.

Questo attacco non convenzionale ha dimostrato la potenza strategica dell’intelligence israeliana, capace di infliggere un duro colpo a Hezbollah senza entrare direttamente in conflitto armato. Il “Partito di Dio” si trova ora in una posizione estremamente vulnerabile, e la capacità di reagire sarà cruciale per il suo futuro.

Continua a leggere

Esteri

Venezuela, El Pais: saccheggiati 4 miliardi di petrolio

Pubblicato

del

La compagnia pubblica Petroleos del Venezuela S.A. (PDVSA) sarebbe al centro di uno dei maggiori scandali di corruzione nel Paese. Secondo un’inchiesta pubblicata dal quotidiano spagnolo El País, un gruppo di ex gerarchi chavisti e imprenditori ha saccheggiato circa 4,2 miliardi di dollari (oltre 3,7 miliardi di euro) alla compagnia. Questo colossale furto non ha solo colpito le finanze dell’azienda, ma ha anche avuto un impatto devastante sull’economia venezuelana, sostiene il quotidiano.

Lo schema di corruzione è stato operativo tra il 2007 e il 2012, durante i governi dell’ex presidente Hugo Chávez. I coinvolti, tra cui alti funzionari di PDVSA e imprenditori legati al regime, hanno utilizzato una complessa rete di tangenti e commissioni illegali per dirottare fondi. Aziende, principalmente cinesi, pagavano commissioni fino a un 10% per aggiudicarsi contratti milionari con la compagnia statale Uno dei personaggi chiave in questo intrigo è Diego Salazar, cugino dell’ex ministro di Energia ed ex presidente di PVDSA, Rafael Ramírez. La rete di corruzione non includeva solo funzionari e impresari: tra di loro c’erano regine di bellezza, ambasciatori, attrici e avvocati.

Continua a leggere

Esteri

L’Argentina a Maduro: siamo dalla parte giusta della Storia

Pubblicato

del

Non si è fatta attendere la risposta di Diana Mondino, la ministra degli Esteri argentina alla richiesta del regime venezuelano di arrestare il presidente Javier Milei, sua sorella Karina ed il ministro della Sicurezza, Patricia Bullrich per il caso dell’aereo venezuelano avvenuto nel 2022, durante la presidenza di Alberto Fernández. “Sostegno assoluto al Presidente, a Karina e Patricia di fronte alla vigliacca richiesta di arresto da parte della dittatura del Venezuela. Maduro dimostra ancora una volta di essere un tiranno e che siamo dalla parte giusta della storia. Non abbiamo paura”, ha scritto sul suo account di X (ex Twitter) Mondino. Più puntuale ma altrettanto duro il comunicato del ministero degli Esteri argentino, entrato nel merito del caso attraverso un comunicato stampa.

“Il caso in questione è stato risolto dalla magistratura, un potere indipendente sul quale l’esecutivo non può e non deve interferire in alcun modo, in applicazione di un accordo internazionale”. Il Ministero degli Esteri argentino, a nome del suo governo, ha poi ricordato al procuratore generale del Venezuela, Tarek William Saab, che ha chiesto l’arresto di Milei che “nella Repubblica argentina prevale la divisione dei poteri e l’indipendenza dei giudici, cosa che purtroppo non avviene in Venezuela sotto il regime di Nicolás Maduro”.

Continua a leggere

In rilievo

error: Contenuto Protetto