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Libano ancora in fiamme nonostante il nuovo governo targato Hezbollah

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Una missione pressoche’ impossibile attende il nuovo governo libanese, guidato dal premier Hassan Diab, espressione dell’asse politico vicino agli Hezbollah vicini all’Iran: avviare riforme per rassicurare partner finanziari occidentali e arabi e al tempo stesso placare la crescente rabbia di una popolazione sofferente per la prolungata crisi economica. Che pero’ non sembra credere al nuovo corso, come dimostra l’ennesima e durissima contestazione di piazza. Il primo ministro oggi ha tenuto la prima urgente riunione del consiglio dei ministri, presieduta come e’ tradizione dal capo di Stato Michel Aoun, anche lui forte alleato degli Hezbollah. Il Libano, ha detto Diab, si trova di fronte a una “catastrofe” economica. Come governo, ha aggiunto, dobbiamo affrontare delle “sfide enormi”. Il suo esecutivo e’ formato da 20 ministri, tutti di prima nomina e di cui 6 sono donne. Ma al di la’ delle apparenze, il governo Diab e’ fortemente ancorato a parte di sigle politico-confessionali da decenni al potere. E che si dividono con gli altri partiti, ora all’opposizione, le responsabilita’ di aver portato il paese sull’orlo del default finanziario. Di fronte alle proteste popolari contro il carovita e la corruzione scoppiate a meta’ ottobre e gradualmente trasformatesi in un movimento massiccio di contestazione di tutto il sistema politico-clientelare, Diab ha assicurato che intende concentrarsi sulle questioni economiche piu’ urgenti.

Tra queste, gli analisti, ricordano che ci sono tre dossier impellenti: intervenire a difesa dei risparmiatori, colpiti dalle misure di “controllo dei capitali” decisi dalle banche da meta’ novembre nel contesto di crisi di liquidita’ del dollaro; stabilire un piano di ristrutturazione del mastodontico debito estero; sbloccare gli aiuti finanziari occidentali e arabi per dare ossigeno all’economia. Il presidente francese Emmanuel Macron, da Gerusalemme, ha affermato che la Francia fara’ “tutto il possibile per aiutare” il Libano nella crisi profonda che attraversa. Macron ha anche ricordato che bisogna rimanere “vigili” rispetto alla minaccia del “terrorismo”. Un riferimento che, espresso da Israele, suona come un avvertimento proprio agli Hezbollah filo-iraniani, arci-nemici dello Stato ebraico ma che guidano di fatto la coalizione a sostegno del neo-premier Diab. Nei giorni scorsi, prima che Diab annunciasse la nascita del nuovo esecutivo, il governo britannico aveva allargato le sanzioni economiche allo stesso Partito di Dio libanese. Il nuovo premier dovra’ quindi compiere la missione assai ardua di rassicurare la comunita’ internazionale occidentale e dei paesi arabi del Golfo, mandando segnali di apertura e distensione all’interno di un paese dove non si placa il movimento di protesta. Degenerato anche oggi in scontri con le forze dell’ordine, fuori dal Parlamento, perche’ i manifestanti considerano il nuovo governo una copia sbiadita di quelli precedenti.

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Esteri

Cina: infondate le accuse Usa di supporto militare a Mosca

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La Cina ha definito “infondate le accuse degli Usa sul sostegno militare” di Pechino alla Russia, impegnata nella sua guerra contro l’Ucraina. E’ quanto ha detto il portavoce del ministero degli Esteri Wang Wenbin, nell’imminenza della visita del segretario di Stato americano Antony Blinken.

Gli Stati Uniti, ha aggiunto Wang nel briefing quotidiano, “hanno presentato una legge sugli aiuti su larga scala per l’Ucraina, lanciando allo stesso tempo accuse infondate contro il normale commercio tra Cina e Russia. Questo tipo di approccio è estremamente ipocrita e del tutto irresponsabile, e la Cina vi si oppone con fermezza”. Sulla questione ucraina, “la Cina ha sempre mantenuto una posizione obiettiva e giusta, ha sostenuto attivamente i colloqui di pace e ha spinto per la soluzione politica”, ha rincarato Wang, per il quale Pechino “implementa costantemente le normative sull’esportazione di beni a duplice uso.

La Cina non è né artefice né parte della crisi ucraina e non ha mai gettato benzina sul fuoco e per questo con accetteremo che altri scarichino la responsabilità o diano la colpa a noi”. Negli ultimi anni, in particolare dall’aggressione di Mosca all’Ucraina di febbraio 2022, Cina e Russia hanno intensificato la cooperazione economica e i contatti diplomatici, portando la loro partnership strategica a livelli elevati, mai raggiunti prima. Pechino ha rivendicato un ruolo neutrale nel conflitto ucraino, ma evitato condanne di Mosca e ha offerto sostegno diplomatico ed economico, facendo schizzare l’interscambio commerciale nel 2023 al record di 240 miliardi di dollari.

Prima dell’imminente visita in Cina del 24-26 aprile, il segretario di Stato americano Antony Blinken ha detto che Pechino sta indirettamente alimentando la guerra in Ucraina con la fornitura di componenti a Mosca usati per espandere le sue capacità militari. “Quando si tratta della base industriale della difesa russa, il principale contributore in questo momento è la Cina”, ha detto Blinken venerdì, dopo l’incontro ministeriale del G7 a Capri, aggiungendo che ciò “permette alla Russia di continuare l’aggressione contro l’Ucraina”.

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Musk rifiuta di eliminare da X video dell’attacco a Sidney

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Elon Musk ha reagito all’ordine di un tribunale australiano di eliminare da X i video dell’attacco nella chiesa di Sidney dopo che il commissario per la eSafety dell’Australia ha chiesto un’ingiunzione. Il miliardario patron di Tesla ha risposto con un post sulla sua piattaforma accusando il premier Anthony Albanese di “censura”. “La nostra preoccupazione è che se qualsiasi Paese è autorizzato a censurare i contenuti di tutti i paesi, allora cosa impedirà a qualsiasi paese di controllare Internet?”

Musk ha detto che X farà appello contro l’ingiunzione australiana. “Abbiamo già censurato il contenuto in questione per l’Australia, in attesa di ricorso legale, ed è archiviato solo su server negli Stati Uniti”, ha aggiunto. Il primo ministro australiano Anthony Albanese ha affermato che Musk è cieco di fronte all’angoscia causata dai video. “Faremo ciò che è necessario per affrontare questo miliardario arrogante che pensa di essere al di sopra della legge, ma anche al di sopra della comune decenza”, ha detto Albanese all’emittente pubblica Abc. “L’idea che qualcuno vada in tribunale per il diritto di pubblicare contenuti violenti su una piattaforma mostra quanto il signor Musk sia fuori dal mondo”, ha aggiunto.

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L’ambientalista indigeno Victorio Dariquebe assassinato nell’Amazzonia peruviana

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Un ambientalista indigeno, Victorio Dariquebe, è stato assassinato in una comunità amazzonica del Perù sudorientale dove lavorava come guardia forestale: lo riferiscono le autorità locali. L’uomo, dell’etnia Harakbut-Wachiperi, è stato aggredito nei pressi della riserva naturale di Amarakaeri, nella provincia di Manú.

“Riaffermiamo il nostro impegno affinché questo crimine non rimanga impunito e i responsabili siano individuati e ricevano tutto il peso della legge”, ha affermato il governo peruviano in una dichiarazione firmata da diversi ministeri. L’ambientalista “ha fatto un ottimo lavoro nella conservazione della riserva di Amarakaeri”, ha sottolineato l’Associazione interetnica della giungla peruviana (Aidesep) in un comunicato sui social, secondo cui Dariquebe “aveva ricevuto minacce”.

I popoli originari del Perù combattono l’estrazione illegale e si oppongono a una recente legge approvata dal Congresso che, a loro avviso, incoraggia la deforestazione. Secondo l’ong Global Witness, dal 2012 nel Paese sono stati uccisi almeno 54 difensori delle terre e dell’ambiente, di cui più della metà appartenevano a popolazioni indigene.

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