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Cronache

Lettera alla figlia che non ha visto nascere: “Cara Denise, ti scrivo per i tuoi vent’anni: torna presto da me”

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La lettera per dire buon compleanno alla sua rondinella, Denise. Una lettera nel giorno di un compleanno che non sarà festeggiato. È la lettera di un padre che non ha potuto veder nascere e crescere la figlia. Una lettera commovente come una poesia pubblicata su Facebook. Sperando che la “sua” Denise Pipitone possa leggerla. L’appello finale è “Ritorna da papà, mia dolce Rondinella!”.

Ma lei, la piccola Denise, è sparita nel nulla sedici anni fa. Era il primo settembre del 2004, il giorno in cui sparì fra le stradine di Mazara del Vallo. Sparì mentre correva verso casa dove la attesero invano la mamma Piera Maggio e suo marito, l’uomo che aveva dato il cognome alla piccola. All’epoca era ignaro di non essere il padre.
Una questione complessa quella della partenti che emerse durante le indagini sulla sparizione della piccola. A molti sembrava un sequestro. Ma senza colpevoli. Perché dopo tanti processi la Cassazione ha anche definitivamente assolto da odiosi sospetti la moglie e la primogenita del vero padre di Denise, un autista di pullman, Piero Pulizzi.

Ed è lui, Piero Pulizzi, l’autore della lettera a Denise.  Poche intense righe alla “piccola rondinella”. “Non posso sempre calpestare la disperazione della tua assenza…
Tu, continui ad esserci in ogni angolo della mia riprogettata vita… Ti cerco ma non ci sei…”.
E lo scrive che la sua «rondinella» ventenne non sarà mai dimenticata: «Ti abbiamo fortemente voluta e oggi ti penseremo con amore insieme alla tua mamma e a tutte le persone a cui stai a cuore».

Questa rievocazione di un dramma inspiegabile nel ricordo di Denise tiene sullo sfondo la complessa situazione familiare che vivono in questa famiglia che non vede la bambina da 16 anni e non sa dove sia.  Il vero padre, che ha scritto la lettera, non può associare Jessica, la figlia sospettata e assolta dalla Cassazione. Probabilmente non assolta dalla madre – Piera Di Maggio – della piccola sequestrata. Piera Maggio in questi anni di dolore e tribolazioni ha divorziato dal primo marito e  ha sposato (in segreto) l’uomo con cui concepì Denise.
Ci sono tutti gli elementi di una tragedia greca anche perché il padre si è lanciato contro la figlia oggi trentenne, costituendosi parte civile nei processi, scongiurandola di dire tutto quel che sa. Una tragedia che sfocia in maledizioni e invettive scagliate con i mezzi odierni, compreso Facebook, come ha fatto il mese scorso la mamma di Denise con il suo post sui “16 anni di silenzi, di non verità e di vigliaccheria”. Bastano poche battute a Piera Maggio per rivolgersi ai responsabili: “Tu che hai rapito Denise e i tuoi complici siete delle m… I bambini non si toccano”. Un testo ermetico o forse troppo chiaro. Come se sapesse contro chi si scaglia. Ma si sa, il dolore in questi casi non chiude le ferite, le tiene aperte e spesso non fa ragionare.  Il messaggio di Piera Di Maggio cela il divieto assoluto di andare oltre, come imposto dall’avvocato che segue questa mamma mai rassegnata, Giacomo Frazzitta: “Non possiamo discutere le sentenze della Cassazione. Possiamo solo continuare a cercare elementi utili. A cominciare dalla rilettura di tante pagine. Comprese quelle che riportano ai pasticci del Commissariato di Mazara…”. Un riferimento sconvolgente. Il penalista vorrebbe riaccendere così i riflettori su un altro capitolo, quello di un depistaggio delle intercettazioni effettuate all’epoca. “Da qui dobbiamo ripartire per continuare a cercare chi mise le mani sulla mia bambina”, gli fa eco Piera Maggio. Adesso accanto al nuovo marito, addolorato, come scrive: “Piangerò di gioia con lacrime rivestite di amarezza e delusione…”.
Ecco il testo della lettera scritta da Pietro Pulizzi alla figlia Denise
PER LA MIA RONDINELLA DENISE
Mazara del Vallo, 26 ottobre 2020 – Compleanno di Denise
Quando ero più spensierato mi piaceva scrivere. Lo facevo spesso e poi con il tempo rileggevo i miei pensieri scritti su un foglio, oggi non è più così.Quello che sto per scriverti avrei voluto dirtelo di persona. Avrei voluto abbracciare le tue espressioni nel momento in cui ti avrei detto “Auguri Denise, ti voglio un mondo di bene.”Denise, oggi, mi rifugio in questa pagina, perché in qualche modo ho bisogno di dimostrarti quanto ti amo, vita mia. In questa giornata particolare, ho voluto esternare una piccolissima parte dei miei sentimenti, non posso far finta di nulla, non posso sempre calpestare la disperazione della tua assenza.Tu, continui ad esserci in ogni angolo della mia riprogettata vita, ti cerco ma non ci sei.

Questo giorno non si può dimenticare, i tuoi 20 anni, ti abbiamo fortemente voluta e oggi ti penseremo con amore insieme alla tua mamma e a tutte le persone a cui stai a cuore. Piangerò di gioia con lacrime rivestite di amarezza e delusione, pensandoti serena e felice ovunque tu sei.

Non mi arrendo e non lo farò mai. Ti aspetterò ogni minuto della mia esistenza! Ritorna da papà, mia dolce Rondinella!

Pietro Pulizzi

Denise è nata il 26 ottobre 2000 – Sequestrata il 1 settembre 2004
#missing Denise Pipitone
💚 Website: www.cerchiamodenise.it

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Giornalisti spiati in Italia, ecco chi è stato intercettato e come funziona Paragon Solutions

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Nel giorno in cui Paragon Solutions rescinde il contratto con il governo italiano per violazione del codice etico – secondo un’indiscrezione del britannico Guardian – cresce la pressione politica per fare luce sul cosiddetto “caso Spyware”. Le opposizioni chiedono che la premier Giorgia Meloni e i ministri dell’Interno e della Giustizia, Matteo Piantedosi e Carlo Nordio, riferiscano in Parlamento, mentre Palazzo Chigi nega il coinvolgimento della nostra intelligence.

Nel frattempo, l’Unione Europea monitora attentamente la situazione, sottolineando che qualsiasi tentativo di accedere illegalmente ai dati dei cittadini, compresi giornalisti e oppositori politici, è inaccettabile.

Chi è stato intercettato e come funziona Graphite

In Italia, secondo le prime ricostruzioni, almeno sette persone sarebbero state intercettate attraverso Graphite, uno spyware militare capace di infiltrarsi anche in smartphone criptati senza che gli utenti se ne accorgano, accedendo a WhatsApp e Signal. Tuttavia, gli esperti ritengono che il numero reale delle persone sotto controllo possa essere molto più alto.

Finora solo in due hanno reso noto di essere stati intercettati dopo aver ricevuto l’avvertimento da Meta (proprietaria di WhatsApp):

  • Luca Casarini, fondatore dell’Ong Mediterranea Saving Humans, che ha annunciato un esposto in Procura.
  • Francesco Cancellato, direttore di Fanpage (foto Imagoeconomica in evidenza), che ha denunciato l’accaduto venerdì scorso.

Oltre a loro, si sospetta che altre due figure legate all’attivismo sui rapporti tra Italia e Libia siano state bersagliate dallo spyware, tra cui Husam El Gomati.

L’Agenzia per la cybersicurezza e il ruolo del Copasir

Prima che il governo risponda in Parlamento alle interrogazioni delle opposizioni, è atteso un passaggio al Copasir, il comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica. Nel frattempo, anche l’Agenzia per la cybersicurezza nazionale ha avviato contatti con lo studio legale Advant, incaricato da WhatsApp di indagare sulla vicenda, che coinvolgerebbe almeno 90 persone in Europa tra giornalisti e membri della società civile.

Nonostante la Procura di Roma non abbia ancora aperto fascicoli ufficiali, emergono conferme da fonti israeliane. Secondo il quotidiano Haaretz, Paragon Solutions in Italia avrebbe collaborato con un’agenzia di polizia e un’organizzazione di intelligence, così come avviene con altri governi nell’ambito di operazioni anticrimine.

Le reazioni politiche: un nuovo caso Almasri?

L’opposizione è sul piede di guerra, definendo la vicenda “inquietante” e “pericolosa per la sicurezza nazionale”. I parlamentari PD della Commissione di Vigilanza Rai chiedono che il governo “chiarisca al più presto”, mentre il leader M5S Giuseppe Conte parla di un “fatto di gravità inaudita in un sistema democratico”.

“Se Paragon ha interrotto il contratto per ragioni etiche, la prima spiegazione del governo non torna”, ha dichiarato Conte.

Anche Enrico Borghi (Italia Viva) ha chiesto di sapere “chi siano gli utilizzatori italiani del software di hacking”, mentre per Nicola Fratoianni (AVS) il governo “deve dire tutta la verità”.

Dopo il caso Almasri, un’altra tempesta politica si abbatte sull’esecutivo, sollevando interrogativi sulla gestione della sicurezza e del controllo informatico in Italia.

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Truffa ai danni di imprenditori: usata la voce di Crosetto per falsi riscatti

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Una truffa elaborata e ben congegnata ha colpito diversi imprenditori italiani, coinvolgendo il nome del ministro della Difesa Guido Crosetto. Un gruppo di malintenzionati ha contattato alcune figure di spicco dell’imprenditoria nazionale fingendosi collaboratori del ministro o addirittura ricreando la sua voce con sofisticati software informatici. L’obiettivo? Convincerli a effettuare bonifici milionari su conti esteri, in particolare a Hong Kong, con la scusa di contribuire segretamente al pagamento di riscatti per giornalisti italiani presi in ostaggio in zone di guerra.

Imprenditori ingannati: un bonifico da un milione di euro

La truffa, che potrebbe sembrare la trama di un thriller politico, ha invece ingannato almeno due imprenditori, uno dei quali ha effettuato un versamento di un milione di euro. I malviventi hanno sfruttato il tema caldo della “ragion di Stato” e delle recenti trattative per la liberazione di ostaggi, come quelle per Cecilia Sala e per il libico Almasri, per rendere più credibile la richiesta.

L’intervento della Procura di Milano

L’inganno è stato scoperto quando lo stesso ministro Crosetto ha ricevuto una telefonata da un amico imprenditore che gli chiedeva spiegazioni su una richiesta di contatto proveniente dalla sua presunta segreteria. Il ministro ha subito verificato e confermato che nessuno del suo staff aveva effettuato tali chiamate. Poco dopo, un altro imprenditore, che non conosceva Crosetto di persona, ha riferito di essere stato contattato direttamente dal ministro e poi da un presunto generale, che gli avrebbe chiesto un bonifico “molto elevato”.

Resosi conto della gravità della situazione, Crosetto ha immediatamente allertato i carabinieri, che hanno raccolto le denunce e avviato le indagini. La Procura di Milano, sotto la direzione del pm Giovanni Tarzia e del procuratore Marcello Viola, sta cercando di bloccare i trasferimenti bancari prima che il denaro possa sparire nei circuiti finanziari internazionali.

L’appello di Crosetto: “Attenzione alla truffa”

Il ministro ha deciso di rendere pubblica la vicenda attraverso i suoi canali social per evitare che altri imprenditori possano cadere nella trappola:

“Preferisco rendere pubblici i fatti affinché nessuno corra il rischio di cadere nella trappola”, ha dichiarato.

Nel frattempo, l’indagine si allarga per individuare la rete di truffatori dietro questo elaborato schema di frode. Un episodio che solleva nuove preoccupazioni sulle tecnologie di deepfake vocale e sulle vulnerabilità della sicurezza informatica anche ai più alti livelli delle istituzioni.

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Omicidio di 29 anni fa, fermato il collaboratore di giustizia ed ex boss di camorra Vincenzo Sarno

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Un omicidio risalente a 29 anni fa e un tentato omicidio: con queste accuse si trova ora in carcere a Brescia il collaboratore di giustizia Vincenzo Sarno, fermato in provincia di Massa Carrara. All’uomo la Squadra Mobile di Napoli, con l’ausilio del Servizio Centrale di Protezione, ha notificato un fermo emesso dalla Dda partenopea, per omicidio aggravato dal metodo mafioso. Sarno, ex vertice – insieme ai fratelli – del clan omonimo, sarebbe stato mandante ed esecutore materiale dell’omicidio di Gerardo Tubelli, avvenuto a Cercola (Napoli) il 5 gennaio 1996.

Le indagini hanno ricostruito la dinamica e le responsabilità, fornendo riscontri alle dichiarazioni rese da numerosi collaboratori di giustizia, tra le quali anche quelle autoaccusatorie rese dallo stesso Sarno. La vittima dell’omicidio, all’epoca dei fatti esponente del gruppo criminale attivo nel territorio del comune di Cercola, fu sorpreso nei pressi della sua abitazione da un commando di fuoco, a capo del quale vi sarebbe stato proprio Sarno, e ucciso con numerosi colpi d’arma da fuoco.

Un omicidio da inquadrare nella contrapposizione che, a metà degli anni ’90, venne a crearsi tra il clan egemone nel territorio di Ponticelli e il gruppo Maione/Tubelli – emanazione dell’Alleanza di Secondigliano nella gestione delle attività illecite a Cercola – proprio per il predominio criminale nel in questo comune vesuviano. La faida fece registrare, tra il 1994 e il 1997, numerosissimi fatti di sangue tra i quali, appunto, l’omicidio Tubelli.

Allo stesso Sarno, poi, è stato notificato sempre oggi dalla Dia un secondo fermo della Dda di Brescia per tentato omicidio, detenzione e porto di armi alterate, reati contestati anche ad altri due indagati, destinatari dello stesso provvedimento. L’indagine che ha condotto all’adozione delle misure restrittive trae origine dall’incendio, a Brescia nel gennaio 2022, di un’auto utilizzata da un ex collaboratore di giustizia di origini campane. Quello che inizialmente era parso agli investigatori come un atto intimidatorio era in realtà un vero e proprio tentativo di eliminare l’ex collaboratore di giustizia da parte del gruppo criminale capeggiato dal pentito del clan di Sarno.

Nella stessa operazione, la Dia di Brescia ha anche eseguito sei decreti di perquisizione, nei confronti di altrettanti indagati, per la ricerca di armi e stupefacenti. Nel corso delle indagini erano già stati effettuati altri tre arresti, tra i quali quello di un terzo (ex) collaboratore di giustizia colto negli attimi immediatamente successivi all’acquisto, sul mercato delle armi provento di furti in abitazione, di un fucile di precisione completo di ottica e munizioni, con l’intento di utilizzarlo per commettere un omicidio, che, se non sventato, avrebbe potuto innescare una faida. Le indagini hanno evidenziato contatti del clan Sarno con alcuni esponenti ritenuti vicino alla cosca ‘ndranghetista Arena di Isola Capo Rizzuto.

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