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Letizia Moratti, la sanità lombarda e quel che resta della cultura liberale efficientista, anti-ideologica e realizzativa

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Gli inconvenienti degli ultimi tempi, a Milano e in Lombardia, sono sotto gli occhi di tutti. Bisogna eliminarli al più presto e sono certo che una manager come Letizia Moratti saprà farlo. Dando anche corso a riforme di struttura, come la “medicina territoriale”. Riforme regionali che potrebbero fungere da modello per quelle nazionali.

Lombardia. Il presidente Attilio Fontana e la signora Letizia Moratti in una foto di qualche anno fa

Il ripristino della figura del medico di famiglia è una priorità assoluta di questo nostro Paese e, in specie, della Lombardia. Sto parlando di lui, del “dottore”, dell’uomo di “onesta faccia, che ci si tramandava di padre in figlio”, della figura “umile, povera, misconosciuta del medico condotto buono a tutto fare”. Sto parlando del dottore di quando dicevamo, come ci ricorda Giorgio Cosmacini: “Il mio dottore è un uomo di scienza ed è anche un amico, al quale confido tutto, come al confessore” (La scomparsa del dottore, Cortina, Milano, 2013).

Il rapporto col dottore -come quello con il Maestro e con il Professore- in questo “grande mondo (non molto) antico” si nutriva di una “profonda coscienza affettiva” nel seno di una popolazione dove il sentimento veniva sempre, in qualche modo, prima del calcolo. No, no, non voglio per nulla celebrare un “come eravamo” attraverso l’esibizione di un retorico rimpianto. Sto dicendo che ripristinare la figura del dottore è una riforma sanitaria ma è anche una riforma sociale. Al centro della quale c’è l’atto medico: la responsabilità della diagnosi e della prognosi praticata nella continuità della persona che ha bisogno di essere assistita in modo differenziato nel corso di tutta la sua vita. L’atto medico, dico, e non la burocrazia sanitaria: il mio dottore è colui che mi cura, restituendomi il “carattere originario” della pratica medica. Colui che è professionalmente responsabile perciò della mia salute, e non qualcuno che mi rilascia certificati. Oppure qualcuno che, attraverso un nuovo marchingegno chiamato “medicina territoriale”, difende gli ospedali dall’assalto di orde di malati immaginari. 

E un’altra cosa, vorrei rammentare a Letizia Moratti, senza scomodare ideologie buoniste ma facendo appello alla sua cultura organizzativa e, se posso dire, al suo buon senso. Che una regione come la Lombardia, probabilmente la più ricca ed avanzata d’Europa, non può consentire come succede negli spazi più arcaici del Terzo Mondo, che per fare un “ecocardio” in SSN vai a maggio mentre se paghi 135€, in privato, ti senti dire “venga domani alle 11”. Come dite? Sì, non dico per dire. Porto una testimonianza: sta succedendo a me in questi giorni! 

Né a maggio né domani per un “ecocardio”, assessora Moratti, lei sarà d’accordo. Ma un ecocardiogramma per tutti quelli che ne hanno bisogno nel giro di una settimana. Nel SSN. Cioè nel pubblico. Cioè gratuito, come segno tangibile e forte del welfare, punta di lancia della civiltà europea. Dove i diritti vanno oltre le pur necessarie iscrizioni costituzionali. Dove la democrazia sono i servizi e dove la salute è non solo una preziosa qualità individuale, ma un bene comune. 

Angelo Turco, africanista, è uno studioso di teoria ed epistemologia della Geografia, professore emerito all’Università IULM di Milano, dove è stato Preside di Facoltà, Prorettore vicario e Presidente della Fondazione IULM.

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Covid: tra Natale e Capodanno scendono casi, stabili le morti (31)

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In Italia scendono i contagi mentre i decessi restano sostanzialmente stabili nella settimana tra Natale e Capodanno: dal 26 dicembre all’1 gennaio sono stati registrati 1.559 nuovi positivi, in calo rispetto ai 1.707 del periodo 19-25 dicembre, mentre le morti sono state 31 rispetto ai 29 casi nei 7 giorni precedenti. E’ quanto si legge nel bollettino settimanale sul sito del ministero della Salute. Lombardia e Lazio, seguite dalla Toscana, sono le regioni che hanno riportato più casi. Le Marche registrano il tasso di positività più alto (11,4%). Ancora una riduzione del numero di coloro che si sottopongono a tamponi: scendono da 44.125 a 34.532 e il tasso di positività cresce dal 3,9% al 4,5%.

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A Pompei via al numero chiuso, guerra ai bagarini

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“Pompei non può essere associata al turismo di massa, ma deve avere come obiettivo quello della qualità”. Gabriel Zuchtriegel stringe tra le mani il suo biglietto nominativo, quello che da oggi è obbligatorio per entrare negli scavi che dirige dal febbraio 2021. È una delle novità introdotte all’interno del parco archeologico. La più importante riguarda il numero chiuso per gli ingressi giornalieri, che non potranno mai superare quota 20mila. Nel periodo di maggiore afflusso (dal primo aprile al 31 ottobre), poi, saranno anche previste specifiche limitazioni a seconda delle fasce orarie: dalle 9 alle 12 massimo 15mila ingressi; altri 5mila da mezzogiorno alle 17.30. L’acquisto dei ticket è consentito sul posto e online. “Alla base – spiega ancora Zuchtriegel – ci sono soprattutto motivi di sicurezza, sia dei visitatori, sia di tutela del patrimonio. Partiamo in questo periodo di bassa stagione per sperimentare tale misura, i cui numeri saranno poi esaminati con calma in vista delle giornate di maggiore afflusso”.

Obiettivo è anche combattere il fenomeno del bagarinaggio, che portava i turisti ad acquistare biglietti rivenduti a prezzi maggiorati e con l’aggiunta di “servizi” già compresi nel costo abituale del ticket. Altro proposito è puntare a distribuire i visitatori anche sugli altri siti del parco (Boscoreale, Torre Annunziata, Villa dei Misteri, Civita Giuliana e Stabia). Gli scavi di Pompei introducono le novità del numero chiuso e del biglietto nominativo dopo un’estate da record, che ha fatto registrare flussi mai visti in passato, con oltre quattro milioni di visitatori e punte di oltre 36.000 presenze in occasione di una delle prime domeniche del mese (quelle a ingresso gratuito). Questa mattina Zuchtriegel ha deciso di seguire personalmente l’avvio del cambiamento insieme con Prefettura, vigili del fuoco e consulenti dei lavoratori insieme ai quali è stata ravvisata la necessità di prevedere una gestione in piena sicurezza del sito Unesco.

“Abbiamo avuto in autunno, estate e primavera – sottolinea ancora il direttore – giornate in cui il limite dei 20.000 ingressi è stato superato: ci siamo resi conto di dover garantire a tutti i visitatori una esperienza di qualità. Pompei non deve essere un sito per il turismo di massa. Abbiamo un territorio meraviglioso e ci impegneremo a canalizzare maggiormente i flussi, ma anche gli investimenti, la ricerca e la valorizzazione di questi luoghi. Questo non è una misura contro la crescita. Anzi, noi puntiamo sulla crescita”. Nessuna gara sui numeri, come avviene in particolare in occasione delle domeniche ad ingresso gratuito: “La nostra priorità è la sicurezza – conclude Zuchtriegel -. E in caso di emergenza, abbiamo pensato di assicurare uscite controllate ai visitatori. Attenzione, siamo orgogliosi dei dati che abbiamo raggiunto in questi anni: spesso eravamo al primo posto nelle giornate di ingressi gratuiti. Questa classifica è carina, ma logica ci impone di scegliere la conservazione del nostro patrimonio: non vorremmo mai che qualche classifica finisca per danneggiarlo”.

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Casi di Covid in calo, 8.660 in 7 giorni e cresce la variante Xec

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Calano i contagi da Covid-19 in Italia. Nella settimana dal 17 al 23 ottobre si registrano 8.660 nuovi casi rispetto ai 11.433 della rilevazione precedente mentre i decessi sono 116 a fronte di 117. Il maggior numero di nuovi casi è stato registrato in Lombardia (2.693), Veneto (1.206), Piemonte (998) e Lazio (928). Mentre continua la corsa della variante Xec. E’ quanto emerge dal bollettino aggiornato e dal monitoraggio settimanale a cura del ministero della Salute e dell’Istituto Superiore di Sanità. Nell’ultima settimana sono stati effettuati 89.792 tamponi, in calo rispetto ai 94.880 della precedente rilevazione, e scende anche il tasso di positività, da 12% a 9,6%.

L’indice di trasmissibilità (Rt) basato sui casi con ricovero ospedaliero, al 15 ottobre è pari a 0,84 rispetto a 1,06 del 9 ottobre. È in lieve diminuzione, in quasi tutte le regioni, l’incidenza settimanale: la più elevata è stata in Lombardia (27 casi per 100mila abitanti) e la più bassa in Sicilia (con 0,2 casi per 100mila abitanti). Al 23 ottobre, si legge, “l’occupazione dei posti letto in area medica è pari a 3,7%, stabile rispetto alla settimana precedente (3,8% al 16 ottobre). In lieve diminuzione l’occupazione dei posti letto in terapia intensiva, pari a 0,9% (76 ricoverati), rispetto alla settimana precedente (1,0% al 16 ottobre)”. In base ai dati di sequenziamento nell’ultimo mese si osserva la co-circolazione di differenti sotto-varianti di JN.1 attenzionate a livello internazionale, con una predominanza di KP.3.1.1. In crescita, inoltre, la proporzione di sequenziamenti attribuibili a Xec (17% nel mese di settembre contro il 5% del mese di agosto).

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