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Cultura

Les uns et autres – a recomposed Bolero, una mostra che guarda la storia con gli occhi dell’arte

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Les uns et autres – a recomposed Bolero è una mostra che ci fa fare i conti con la storia, con la realtà, e quindi con noi stessi, anche se cerchiamo di nasconderci dietro inutili tastiere, fragili come cristalli.
La storia ci ha accompagnati mentre la scrivevamo con le nostre azioni, ci ha implorati di starla a sentire quando tentavamo di dimenticarla.
L’arte, fucina di idee, ne ha rappresentato i cambiamenti, esprimendosi, nel tempo, cercando di spaziare in ogni singolo particolare, per raccontarci quello che stava accadendo.
Les uns et les autres – a recomposed Bolero, pare suggerirci proprio questo nella prima parte del titolo: che siano gli uni o gli altri, siano. Siano osservatori spietati di loro stessi e di chi li ha preceduti, non potranno mai valutarsi, potranno solo fare i conti con l’esistenza, perché la verità assoluta non esiste. La mostra, inaugurata qualche giorno fa a Napoli, presso la galleria PrimoPiano, curata da Antonio Maiorino Marrazzo, raccoglie opere di ventisei artisti/e diversi – Pasquale Autiero | Elvira Buonocore | Zehra Çırak e Jürgen Walter | Chiara Arturo & Cristina Cusani | Piotr Hanzelewicz | Mario Laporta | Pietro Lista | Salvatore Manzi | Roberto Marchese | Peppe Pappa | Massimo Pastore | Pier Paolo Patti | Jasmine Pignatelli | Antonella Raio | Lucio Rosato | Roxy in the box | Anna Santonicola | Karen Stuke | Andrea Tarantino | Attila Tremblay | Ciro Vitale | Oni Wong Luca Zanier | MACRO Roma Residenza Vicinanze – nati e vissuti in tre generazioni diverse, che raccontano storie diverse di un’unica storia. Le opere utilizzano mezzi e canali differenti, ma trovano come comune denominatore il racconto diretto, immediato, onesto. Si poteva rischiare di perdersi e disperdersi in una mostra così affollata e invece no, tutto è stato costruito bene, come un puzzle con pezzi diversi, fondamentali per ricostruire gli ultimi cento e passa anni della nostra vita. Gli interrogativi, sorti già nel primo episodio torinese, sono stati d’obbligo a fine visione: l’Europa unita esiste davvero? Il muro di Berlino ha abbattutto davvero le differenze sociali o le ha acuite? C’è futuro? Dove abbiamo sbagliato, se abbiamo sbagliato? Le domande sembrano affollarsi nella mente, man mano che si avanza. Il contributo di ciascun artista sembra, in parte, una panacea per gli interrogativi, il resto è storia raccontata, filtrata, vissuta in prima persona.
Il tamburo del bolero prende il sopravvento: siamo ancora in tempo? Non lo sapremo mai, ci toccherà vivere per scoprirlo, ci toccherà metterci in discussione. Ci toccherà smettere di dimenticare, perché – come ho letto su un muro dell’Accademia Albertina di Torino qualche anno fa – “my past is your future”.  La mostra e tutti gli artisti hanno ricevuto una lettera dal Prof. Biagio de Giovanni che riportiamo integralmente di seguito.

EUROPAXXI

Sì, è proprio così, come dite: l’Europa vive un momento di crisi grave, ci sono molti elementi per una possibile disgregazione del progetto originario. Basta guardarsi intorno. Il Regno Unito se ne va, mettendo i  discussione la propria stessa unità, enorme perdita culturale e politica per l’Europa. L’Europa dell’Est si apparta, come se non avesse per davvero apprezzato il passaggio alla democrazia politica, dopo anni e anni di dispotismo. La Francia è nel caos interno e sempre più difficile è il ruolo di Macron che prova a disegnare sulla carta grandi progetti europeisti per un futuro senza tempo. La Germania è indebolita dalla rinascita di nazionalismi interni e dalla crisi esistenziale dei partiti storici che hanno fondato l’Europa sulle rovine del nazismo. La Spagna è incerta, in una continua  contesa elettorale, e alle prese con gli indipendentisti di Catalogna.

Sull’Italia vorrei tacere per carità di patria, ma è difficile farlo, siamo immersi in uno stato di cose confuso dove i populisti-sovranisti sono divisi tra governo e opposizione e tengono ancora il campo con il loro primitivismo.

Eppure l’Europa che c’è è ancora tanta, dalla moneta allo spazio di libera circolazione delle persone, dei giovani e delle idee, della ricerca, per dir solo qualcosa, e la sua necessità più che mai da affermare in un mondo diventato globale che cambia vorticosamente, e dove democrazie illiberali e dispotiche invadono sempre più  il campo aperto, e appunto globale, della storia. La stessa idea di Occidente è in crisi, Trump dice che l’Europa è il suo primo nemico, e spalanca le sue porte al Regno Unito che esce.

E’ necessaria una grande reazione, culturale prima che politica, perciò una iniziativa come la vostra, che mette insieme artisti di generazioni diverse, va benissimo. Siamo in emergenza, e per questo la cultura è centrale, viene prima di tutto. Che può significare? Che bisogna rigenerare l’idea di Europa, la sua civiltà dei diritti umani, le sue radici, le ragioni profonde del suo stare insieme, il suo ruolo in una storia globale che richiede la sua presenza, non la sua possibile emarginazione.

Si badi, se le cose non vanno non è solo capriccio o errore di tanti, è che l’Europa va rigenerata, rivista, riformata muovendo di nuovo dal suo progetto originario. Non è retorica, è necessità.

Non so se ci sono le forze per farlo, la storia è sempre il campo dell’incertezza, ma di sicuro quando suona la campana che annuncia il pericolo grave spesso, nella vita, proprio allora la salvezza si fa avanti.

 

Biagio de Giovanni

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Nei papiri di Ercolano il luogo di sepoltura di Platone

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Dai papiri di Ercolano riemerge il luogo esatto della sepoltura di Platone nell’Accademia ad Atene: era situato nel giardino a lui riservato (un’area privata destinata alla scuola platonica) vicino al cosiddetto Museion o sacello sacro alle Muse. Lo rivela il papirologo Graziano Ranocchia dell’Università di Pisa, presentando alla Biblioteca Nazionale di Napoli i risultati di medio termine del progetto di ricerca ‘GreekSchools’ condotto con il Consiglio Nazionale delle Ricerche. La scoperta è racchiusa in mille parole nuove o diversamente lette del papiro contenente la Storia dell’Accademia di Filodemo di Gadara.

L’aumento del testo (pari al 30% in più rispetto alla precedente edizione del 1991) corrisponde all’incirca alla scoperta di 10 nuovi frammenti di papiro di media grandezza. Il testo rivela che Platone fu venduto come schiavo sull’isola di Egina già forse nel 404 a.C., quando gli Spartani conquistarono l’isola o, in alternativa nel 399 a.C., subito dopo la morte di Socrate.

Finora si era creduto che Platone fosse stato venduto come schiavo nel 387 a.C. durante il suo soggiorno in Sicilia alla corte di Dionisio I di Siracusa. I testi parlano anche della sua ultima notte, ma non solo. Diverse nuove letture forniscono un nuovo quadro delle circostanze della corruzione dell’oracolo di Delfi da parte del filosofo accademico Eraclide Pontico. Viene inoltre corretto il nome di Filone di Larissa in ‘Filione’ (allievo del grammatico Apollodoro di Atene per due anni e dello stoico Mnesarco per sette anni), che morì a 63 anni in Italia durante una pandemia influenzale.

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La Giornata del Libro con Maraini, tra letture e rose

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Incontri con scrittori, reading, presentazioni di libri, letture condivise, spettacoli, convegni. Esplodono le iniziative per la Giornata mondiale del libro e del diritto d’autore, istituita dall’Unesco, che si celebra il 23 aprile, giorno della scomparsa di Shakespeare, Cervantes e Garcilaso de la Vega, tra i sommi autori della letteratura universale. In Catalogna si festeggia San Giorgio (Sant Jordi) ed è tradizione che il 23 aprile gli uomini regalino una rosa alle donne e vengano contraccambiati con un libro. Dall’Italia parte ‘Una nave di libri per Barcellona’ che in questa edizione, la XII, ha a bordo oltre 500 passeggeri in viaggio da Civitavecchia per raggiungere la capitale della Catalogna che è un trionfo di rose e di libri.

A bordo della nave, con ospite d’onore lo scrittore spagnolo Juan Gomez Barcena, scrittori e artisti fra i quali Gabriella Genisi, Giampaolo Simi, Roberto Riccardi, Carola Carulli, Anna Maria Gehnyei, Peppe Millanta e Francesca Andronico. La cantautrice Patrizia Cirulli, che ha musicato e interpretato poesie di Garcia Lorca, Frida Kahlo, Quasimodo, D’Annunzio, Alda Merini, Eduardo De Filippo, duetterà con l’attore Gino Manfredi che leggerà alcuni brani di questi grandi poeti. Nella Giornata mondiale del libro si alza anche il sipario sulla quattordicesima edizione del Maggio dei Libri con la regina della letteratura italiana, Dacia Maraini, che il 23 aprile sarà in dialogo, al Centro per il Libro e la Lettura a Roma, con il professore e saggista Guido Vitiello, che alla lettura ha dedicato il suo ultimo lavoro, La lettura felice (Il Saggiatore). A fare gli onori di casa il presidente del Cepell Adriano Monti Buzzetti e il direttore Luciano Lanna.

Il 23 aprile è un importante nastro di partenza anche per l’inaugurazione a Strasburgo, città simbolo e casa dell’Unione Europea, del suo 2024 in veste di Capitale mondiale del Libro Unesco 2024: il 26 aprile ci sarà una serata speciale dedicata ai libri italiani condotta dalla scrittrice e insegnante Kareen De Martin Pinter. Organizzato dall’Istituto Italiano di Cultura di Strasburgo, l’appuntamento si inserisce nella Grande Lettura che sarà il filo conduttore della settimana inaugurale (23-28 aprile) di Strasbourg, Capitale Mondiale del Libro Unesco. La lettura è protagonista, tra Giornata mondiale e Salone del Libro, dal 9 al 13 maggio a Torino, delle iniziative di TikTok che l’11 maggio al Lingotto annuncerà i vincitori della prima edizione dei TikTok Book Awards. Negli ultimi anni, #BookTok ha catturato l’attenzione con quasi 32 milioni di post creati utilizzando l’hashtag, ma quest’anno l’orizzonte si amplia al SalTo24 intrecciandosi con le 7 aree tematiche del Salone approfondite con alcuni live di conversazioni e interviste.

Tra gli eventi in tutta Italia spiccano quelli di Torino che legge, la manifestazione nata per celebrare la Giornata mondiale del Libro, organizzata dal Forum del Libro con la Città di Torino, le Biblioteche civiche e le circoscrizioni, dedicata quest’anno alla lettura ad alta voce condivisa. Per la Giornata arriva anche Bing Bunny, protagonista di una delle serie animate più amata dai bambini e dalle bambine in età prescolare, con 5 miliardi di visualizzazioni su YouTube, che sarà al centro di una campagna di sensibilizzazione e promozione della lettura condivisa.

Il gioiellino è il focus di Nati per Leggere sulla lettura in famiglia fin da piccoli, e prima ancora nella pancia della mamma che “è una delle più semplici pratiche quotidiane che un genitore può adottare per far crescere bene il proprio bambino o la propria bambina” con consigli di lettura a seconda delle fasce d’età. Per esempio dai 3-4 anni, i bambini amano molto le storie che parlano della vita quotidiana, in cui possono confrontarsi con la loro realtà di gioco, di scuola, di esperienza. Il progetto promosso dall’idolo Bing si chiama Le buone abitudini e ha già coinvolto oltre 8 milioni di famiglie italiane nella promozione del benessere dei bambini 0-6 anni.

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Cambio al vertice della Scala, arriva Ortombina

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Se ne va Dominique Meyer e arriva Fortunato Ortombina, resta Riccardo Chailly fino al 2026 per poi passare il testimone, anzi la bacchetta, a Daniele Gatti: sulla futura guida della Scala “finalmente è arrivata una decisione”. “Finalmente” è l’aggettivo usato dal sindaco di Milano Giuseppe Sala in apertura della conferenza stampa con cui ha annunciato la scelta come sovrintendente di Ortombina, a conclusione di una vicenda lunga oltre un anno, andata avanti a indiscrezioni, veti, decreti legge e colpi di scena. “Una soluzione eccellente, frutto di una collaborazione istituzionale” ha detto il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, con cui inizia “una fase nuova” che segna il ritorno di un sovrintendente italiano dopo tre stranieri. “Abbiamo fatto tutto per il bene della Scala” ha assicurato Sala.

Mantovano, classe 1960, diplomato al Conservatorio di Parma, laureato in Lettere, studioso di musicologia, Ortombina è stato professore d’orchestra e corista del Regio di Parma, la lavorato all’Istituto di Studi Verdiani, e poi in vari teatri italiani prima di approdare proprio alla Scala dove è stato coordinatore artistico dal 2003 al 2007. Dal 2007 è alla Fenice di Venezia inizialmente come direttore artistico e poi dal 2017 anche come sovrintendente. Una duplice carica che probabilmente manterrà anche a Milano. Sulle sue competenze nessuno ha avuto da ridire. Forse l’unica perplessità è che “passerà dal guidare una gondola a un transatlantico”, come ha ironizzato qualcuno nei corridoi. Anche la Cgil ha riconosciuto le sue “capacità” in una nota in cui però esprime “preoccupazione” per la progettualità a lungo periodo del teatro. Ortombina al Piermarini inizierà dal primo settembre il lavoro come sovrintendente designato affiancando nella fase iniziale il sovrintendente in carica Dominique Meyer.

Il mandato del manager francese, ufficialmente partito nel giorno in cui il teatro ha chiuso per covid nel 2020, terminerà il prossimo 28 febbraio. Lui sarebbe voluto rimanere più a lungo perché, come ha detto nel marzo del 2023, dopo aver messo “a posto la Ferrari” avrebbe voluto “guidarla un po’”. Almeno un anno era la proposta uscita dall’ultimo cda. Ma dopo il confronto con il ministro Sangiuliano, alla fine gli è stato proposto di restare quattro mesi in più, fino al 1 agosto quando compirà 70 anni (una scelta, ci ha tenuto a precisare Sala, slegata dal decreto legge che prevede quella come età massima per i sovrintendenti e che per la Scala, in virtù della sua autonomia, non vale).

Meyer ha assicurato che resterà al suo posto fino alla fine del mandato, mentre rifletterà sulla proposta della proroga. Chi rimarrà fino a metà 2026 è il direttore musicale Riccardo Chailly, che inaugurerà le prossime due stagioni (il prossimo 7 dicembre con La Forza del destino e nel 2025 con Una Lady Macbeth del distretto di Mcensk di Sostakovic) prima di lasciare il compito nel 2026 a Gatti. Sul suo arrivo c’è già l’accordo anche se formalmente sarà Ortombina a proporre al cda la sua nomina a direttore musicale. E dovrà essere Ortombina anche a proporre la nomina di un direttore generale, figura cancellata da Meyer ma che Sala ha consigliato al futuro sovrintendente di ripristinare. La proposta comunque non sarà fatta a questo cda, in scadenza a febbraio, ma al futuro. E anche sulla nomina dei nuovi consiglieri si giocherà una partita importante. Ma questa è un’altra storia.

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