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L’Economia del Mezzogiorno tra opportunità e sfide: una lente dal Rapporto Svimez 2024

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Il Mezzogiorno d’Italia vive da anni una realtà economica e sociale fatta di contraddizioni: da una parte, emergono segnali incoraggianti di resilienza, crescita e dinamismo in settori chiave; dall’altra, permangono lacune strutturali che amplificano il divario con il Centro-Nord. Il Rapporto Svimez 2024 * fotografa questa realtà, analizzando le traiettorie di sviluppo, le debolezze croniche e le opportunità future. In questo articolo, indaghiamo i dati più significativi per comprendere le sfide che il Sud deve affrontare e le leve da attivare per un rilancio strutturale. Il report è stato presentato nell’Aula magna della Pontificia Università Gregoriana. Tra i protagonisti il presidente della Cei, card. Matteo Zuppi, il ministro per la Protezione Civile e le Politiche del mare Nello Musumeci, il sindaco di Napoli e il neo presidente Anci Gaetano Manfredi, il vicepresidente di Confindustria Natale Mazzuca, la presidente dell’Ance Federica Brancaccio, la segretaria generale Fp – Cgil, Serena Sorrentino. I lavori  sono stati presieduti dal direttore generale della SVIMEZ Luca Bianchi.  Le conclusioni le ha tracciate Adriano Giannola, presidente SVIMEZ.

I Punti di Forza del Mezzogiorno

  1. Crescita Economica Superiore alla Media Nazionale Dopo anni di stagnazione, il Sud mostra segnali di ripresa economica. Secondo il rapporto Svimez, nel 2023 il Pil del Mezzogiorno è cresciuto dell’1,3%, superando la media nazionale dello 0,9%. Questo dato è attribuibile alla ripresa post-pandemia e a politiche economiche che hanno favorito la domanda interna e gli investimenti pubblici. Regioni come la Sicilia (+2,2%), la Campania (+1,3%) e la Calabria (+1,2%) si sono distinte per dinamiche economiche particolarmente positive​.
  2. Il Traino dell’Edilizia L’edilizia si conferma il settore chiave per il rilancio economico del Sud. Gli investimenti in costruzioni sono cresciuti del +40,7% tra il 2019 e il 2023, superando di 5 punti la media del Centro-Nord. Questo boom è stato trainato dal Superbonus edilizio, che ha generato occupazione e indotto un effetto moltiplicatore sull’economia locale. Tuttavia, questa dipendenza dall’edilizia solleva preoccupazioni per la sostenibilità a lungo termine, poiché l’esaurimento degli incentivi rischia di rallentare il settore​.
  3. Energie Rinnovabili e Fotovoltaico La transizione ecologica rappresenta una grande opportunità per il Sud. Il fotovoltaico e le altre rinnovabili stanno emergendo come settori strategici, con il Mezzogiorno posizionato al centro delle politiche energetiche nazionali. L’espansione della filiera solare potrebbe garantire posti di lavoro qualificati e attrarre investimenti, ma richiede un piano infrastrutturale robusto per essere competitivo a livello europeo​.
  4. Occupazione e Inclusione Sociale Nel triennio post-pandemico, il Mezzogiorno ha registrato un incremento occupazionale maggiore rispetto al Centro-Nord. Questo trend positivo, sebbene rilevante, è tuttavia ostacolato da una diffusa precarietà lavorativa e da salari medi inferiori. La politica di bilancio espansiva ha svolto un ruolo fondamentale nel limitare il disagio economico delle famiglie del Sud​.

Le Debolezze Croniche del Mezzogiorno

  1. Divario Infrastrutturale Il gap infrastrutturale rimane il principale ostacolo allo sviluppo del Sud. Secondo Svimez, il Mezzogiorno è penalizzato da:
    • Una rete ferroviaria obsoleta, con tempi di percorrenza del 40% superiori rispetto al Centro-Nord.
    • Porti e aeroporti sottoutilizzati, nonostante il loro potenziale strategico nel Mediterraneo.
    • Carenze nel trasporto urbano e intermodale, che limitano la mobilità e la competitività delle imprese​.

    Esempio emblematico: la linea ad alta velocità Napoli-Bari, che avrebbe un impatto positivo significativo sulla riduzione dei costi logistici, è ancora lontana dal completamento​.

  2. Salari e Potere d’Acquisto Le famiglie meridionali sono colpite da una inflazione alimentare cumulata del 5%superiore rispetto al Nord. A questo si aggiungono salari medi più bassi, aggravati dalla precarietà e dalla limitata presenza di settori ad alto valore aggiunto. Il calo del potere d’acquisto è tra i più elevati d’Europa, frenando i consumi e aumentando le disuguaglianze​.
  3. Spopolamento e Fuga dei Cervelli Dal 2000 ad oggi, oltre 2 milioni di persone hanno lasciato il Mezzogiorno, spostandosi al Centro-Nord o all’estero. Questo esodo riguarda soprattutto i giovani laureati, con una perdita stimata di oltre 120 miliardi di euro di capitale umano. Lo squilibrio demografico, inoltre, pone serie sfide per il sistema previdenziale e per il mantenimento dei servizi pubblici​.
  4. Dipendenza dal Settore Pubblico Il Sud è ancora fortemente dipendente dalla spesa pubblica, che rappresenta oltre il 20% del Pil regionale. Sebbene questa dinamica abbia sostenuto l’economia nei momenti di crisi, rischia di accentuare la fragilità strutturale del territorio. La necessità di politiche industriali mirate per diversificare l’economia è sempre più urgente​.

La fuga di giovani da Napoli: come fermare l’emorragia di talenti e costruire un futuro innovativo


Prospettive e Soluzioni

  1. Infrastrutture come Priorità Investire in infrastrutture strategiche è la condizione imprescindibile per ridurre il divario con il Nord. Progetti come l’Alta Velocità Napoli-Bari, il potenziamento della rete portuale e l’espansione delle aree ZES (Zone Economiche Speciali) possono trasformare il Mezzogiorno in un hub logistico e produttivo di livello internazionale.
  2. Innovazione e Digitalizzazione La diffusione della banda ultra-larga e il sostegno alle start-up tecnologiche potrebbero creare nuovi ecosistemi di innovazione al Sud. È necessario incoraggiare la collaborazione tra università, imprese e istituzioni per valorizzare il capitale umano locale.
  3. Ridurre le Disuguaglianze Politiche salariali più eque, incentivi per il rientro dei cervelli e un piano straordinario per il rilancio dell’occupazione giovanile sono fondamentali per garantire inclusione e coesione sociale.
  4. Transizione Verde Il Sud deve capitalizzare il suo potenziale nelle energie rinnovabili. Incentivare gli investimenti privati e rendere le filiere energetiche competitive è una strada obbligata per ridurre la dipendenza energetica e creare occupazione di qualità.

Il Mezzogiorno si trova a un bivio storico: cogliere le opportunità offerte dalle transizioni in atto o rimanere intrappolato nelle sue criticità strutturali. Come evidenzia il Rapporto Svimez 2024, la chiave per il rilancio è un mix di politiche mirate, investimenti strategici e coesione sociale. L’Italia non può permettersi di lasciare indietro il Sud: il suo sviluppo è una sfida nazionale.

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* Dalla prima edizione del 1974, il Rapporto annuale della Svimez, presieduta dal prof. Adriano Giannola, rappresenta il principale prodotto di ricerca dell’Associazione sui temi dell’economia, della società e delle politiche territoriali.

Il Rapporto 2024 è stato impostato e coordinato da Luca Bianchi (Direttore Svimez) e Carmelo Petraglia (Università degli Studi della Basilicata), con il contributo di Grazia Servidio (Dirigente Svimez), Serenella Caravella (Ricercatrice Svimez) e Gaetano Vecchione (Università degli Studi di Napoli Federico II).

Hanno contribuito alla redazione del Rapporto:
Adriano Giannola (Presidente Svimez), Luca Bianchi (Direttore Svimez), Grazia Servidio (Dirigente Svimez), Luca Cappellani, Serenella Caravella, Agnese Claroni, Giacomo Cucignatto, Fabrizio Greggi, Giorgio Miotti (Ricercatori Svimez), Serena Affuso, Massimo Attanasio, Raimondo Bosco, Giulio Castellano, Lorenzo Cicatiello, Fedele De Novellis, Salvatore Ercolano, Ferdinando Ferrara, Antonio Fraschilla, Ennio Forte, Giuseppe Lucio Gaeta, Francesca Licari, Osvaldo La Rosa, Delio Miotti, Carmelo Petraglia, Mariano Porcu, Giancarlo Ragozini, Lucio Siviero, Cristian Usala, Gaetano Vecchione, Rosella Vitale.

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Natale più ricco, arrivano 51miliardi di tredicesime

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Ancora buone notizie per il governo dopo quelle sull’occupazone diffuse ieri dalla Cgia: quest’anno le festività saranno più ricche con gli italiani che si ritroveranno in tasca 51,3 miliardi di tredicesime il 7,8% in più dell’anno scorso da destinare ai consumi, ma per i più accorti anche al risparmio o a coprire debiti pregressi. Quidi circa 4 miliardi in più che aiuteranno anche a dare una spinta ai consumi con conseguente effetto benefico sul livello del Pil di quest’anno (allo 0,5% la crescita prevista dall’Istat contro una previsione iniziale del governo dell’1%).

Confesercenti, sulla base dei risultati del consueto sondaggio realizzato da Ipsos, spiega che la crescita dell’occupazione e rinnovi contrattuali danno una spinta alle tredicesime. Quest’anno saranno oltre 32 milioni i dipendenti e pensionati italiani a ricevere l’attesa mensilità aggiuntiva, per un totale di circa 51,3 miliardi di euro, il 7,8% in più dello scorso anno. Un’iniezione di liquidità che in parte sarà assorbita da spese fisse, conti in sospeso e risparmio, ma che dovrebbe comunque avere un impatto rilevante anche sui consumi di fine anno.

Il 78% di chi la riceve, infatti, prevede di usarne una parte per le spese delle festività, dai regali di Natale alle vacanze, per un totale di oltre 18,7 miliardi di euro. Il sondaggio sull’utilizzo della tredicesima è stato condotto da Ipsos su un campione di lavoratori dipendenti e pensionati residenti in Italia. L’attesa per la mensilità aggiuntiva è sempre altissima: solo il 16% di chi la riceve ritiene che non abbia un impatto significativo sulle sue finanze, mentre per oltre uno su due – il 53% – l’entrata aggiuntiva permette di vivere più serenamente durante l’anno, e per il 31% è indispensabile per coprire spese altrimenti fuori portata. Una quota importante delle tredicesime, in effetti, sarà destinata ai regali di Natale.

Ai consumatori è stato chiesto di indicare fino a tre utilizzi principali delle risorse in arrivo, e il 44% ha segnalato tra questi proprio l’acquisto dei doni da mettere sotto l’albero, mentre un ulteriore 16% progetta di impiegarla anche per le altre spese legate alle festività. Il 18%, invece, la utilizzerà per un viaggio o vacanza durante le feste, da soli o con la famiglia. Per queste tre voci, Confesercenti stima che saranno destinati circa 18,7 miliardi di euro di spesa. Il 20% indica tra le spese ‘sbloccate’ dalla tredicesima anche lavori, mobili e accessori per la casa; il 16% l’acquisto di altri beni e/o servizi. Circa il 23% terrà da parte risorse anche per i prossimi saldi invernali, in avvio in tutta Italia il prossimo 4 gennaio. Finanziamenti e conti in sospeso continuano però a limitare l’effetto sui consumi delle tredicesime.

Il 14% destinerà parte delle risorse al pagamento del mutuo o di altri tipi di finanziamento, il 21% per altri conti in sospeso, dalle bollette ai pagamenti scaduti; l’11% spese legate alla salute. Si sente anche l’effetto dell’incertezza: il 20% utilizzerà parte dello stipendio in più per mettere qualcosa sotto il materasso, mentre il 4% per investimenti.

“La tredicesima, quest’anno, è molto attesa anche dal retail fisico e in particolare dalla rete dei negozi di vicinato, dove le vendite di Natale hanno avuto per ora un avvio lento. L’auspicio è che l’arrivo della liquidità aggiuntiva imprima un’accelerazione della spesa nei negozi, che al contrario del web nelle ultime settimane prima del Natale possono offrire ai consumatori il vantaggio dell’assenza di tempi di consegna”, commenta Confesercenti. “Una ripresa più veloce della dinamica della spesa delle famiglie di fine anno è essenziale anche per la crescita: in una fase di debolezza di export e produzione industriale, il contributo dei consumi nell’ultimo trimestre dell’anno è fondamentale anche per raggiungere gli obiettivi di crescita del Pil in un quadro di rallentamento, come recentemente certificato da Istat e Ocse”.

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Bankitalia, per cripto servono strumenti antiriciclaggio

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La vittoria di Trump ridà fiato al mondo delle cripto e la Banca d’Italia chiede nuovi strumenti per combattere i pericoli di riciclaggio sia tramite innovazioni tecnologiche sia con un maggior dialogo con gli intermediari finanziari situati all’estero. Il tema è particolarmente sensibile in Italia, dove l’economia ‘in nero’ e legata alla criminalità organizzata ha valori importanti ma anche in altri paesi europei, come la Spagna, e in generale in Europa dove le cripto sono sempre più usate per ‘ripulire’ guadagni illeciti o, come emerso di recente nel Regno Unito, in attività legate allo spionaggio. Un fenomeno appunto in crescita. Nel nostro Paese gli ultimi dati di luglio riferiti alle criptovalute parlavano di valore pari a 2,7 miliardi che sarà da allora salito per l’incremento delle quotazioni.

Il Bitcoin ha infatti superato la soglia dei 100mila dollari trainando anche altre cripto meno note e gli Etf con un sottostante di cripto asset. L’istituto centrale italiano che assieme alla Consob negli ultimi anni ha spinto per portare gli operatori in un ambiente regolato come il registro Oam, è possibilista, con cautela, su alcuni asset cripto ma molto negativo su altri per la loro volatilità. Come ha ribadito più volte il governatore Fabio Panetta e di recente la vice dg Scotti, sono caratteristiche che la assimilano a scommesse al Casinò e non rispondono appunto in nessun modo al concetto di moneta. C’è poi appunto il tema di non creare ‘zone d’ombra’ in un settore come quello finanziario dove la tecnologia ha permesso di tracciare sempre più i trasferimenti e flussi di denaro. La Banca d’Italia, va ricordato, dispone di una vasta e lunga esperienza nella materia e, non a caso, al vertice dell’autorità europea contro il riciclaggio è stata chiamata una sua dirigente: Bruna Szego.

Ora, in un paper dal titolo significativo ‘Riciclaggio e blockchain: si può seguire la traccia nel mondo cripto?’. l’istituto centrale sottolinea come vi suano alcune possibili falle nell’attuale sistema. “Per costruire un sistema efficace di presidio del rischio di riciclaggio nel mondo della finanza decentralizzata occorre risolvere alcune rilevanti complessità”, si legge. “Le soluzioni tecnologiche basate su smart contract e zero-knowledge proof che il mercato sta sviluppando potrebbero consentire di estendere l’applicazione degli obblighi di identificazione ai soggetti coinvolti negli scambi”. Tuttavia, “non permetterebbero di controllarne l’operatività nel continuo (la “adeguata verifica”), rendendo quantomeno difficile l’individuazione di transazioni potenzialmente sospette”. Che il tema sia centrale è emerso anche dalla recente audizione del capo della Uif, l’unità di informazione finanziaria presso la Banca d’Italia, Enzo Serata che ha chiesto “poteri di interlocuzione diretta con i Casp (ovvero gli intermediarti di critpo) esteri” sia a “beneficio della tempestività delle analisi finanziarie della Uif sia per agevolare gli approfondimenti investigativi”. Un tema sollevato anche dall’autorità bancaria europea che ha lanciato una consultazione pubblica sul tema.

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La spesa per Natale supera i 25 miliardi

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Non sarà un Natale all’insegna dell’austerità, e complici il recente Black Friday, il caro-prezzi e una generalizzata miglior propensione alla spesa da parte dei consumatori, il giro d’affari della festività sarà in crescita rispetto al passato. I dati arrivano dal Codacons, le cui stime preliminari confermano le previsioni delle organizzazioni dei commercianti e il clima di ottimismo che si respira sul Natale 2024.

“La spesa degli italiani raggiungerà quest’anno i 25,6 miliardi tra alimentari, viaggi, regali e ristorazione, con una spesa media da 992 euro a famiglia. La prima voce a salire è quella relativa ai regali con circa 9,5 miliardi. Ad influire su tale dato è il Black Friday, con ben un acquisto su due effettuato durante il periodo di sconti. In testa alla classifica dei beni che saranno più regalati si trovano, dopo gli immancabili giocattoli ai bambini, abbigliamento e accessori, seguiti da elettronica e alimentari, ma prende sempre più piede la tendenza a regalare esperienze come biglietti per concerti ed eventi, trattamenti estetici, servizi termali, massaggi, viaggi, degustazioni enogastronomiche, corsi di cucina. Nella scelta dei doni irrompe poi l’Intelligenza Artificiale, già usata da circa un giovane su due come aiuto per individuare il regalo più adatto da acquistare. Per il cenone della Vigilia e pranzo di Natale si spenderanno oltre 3 miliardi, ma sulle tavole degli italiani peserà il caro-prezzi: il comparto alimentare registra infatti listini in crescita in media del +3,2% rispetto allo scorso anno, con punte di oltre l’11% per olio d’oliva, verdura, cacao, mentre il burro rincara del 20% su anno, +8,4% il cioccolato, +13,1% il caffè”.

Milioni di italiani si metteranno poi in viaggio generando un giro d’affari stimato dal Codacons in 12,7 miliardi di euro (+10,4% sul 2023): anche in questo caso a pesare sulla spesa finale sono i pesanti incrementi di prezzi e tariffe che stanno interessando il comparto turistico e dei trasporti, con i pacchetti vacanza che costano oggi in media il 13,4% in più rispetto allo scorso Natale, mentre per dormire in hotel si spende il 5,9% in più; +3,9% le tariffe dei treni. Per i voli nazionali la spesa è più alta in media del 4,2% in rispetto allo stesso periodo del 2023. Infine, sarà di circa 420 milioni di euro la spesa riservata a pranzo di Natale o cenone della Vigilia al ristorante (+5% sul 2023). Più spese, più consumi, ma anche più inquinamento: questo l’altro lato della medaglia denunciato dalla Società Italiana di Medicina Ambientale (Sima).

“Nel periodo che va dall’8 dicembre al 6 gennaio sia gli interni che gli esterni delle abitazioni sono decorati con illuminazioni natalizie che rimangono accese diverse ore al giorno. Una invasione di fili luminosi e di lampadine che determina un incremento dei consumi energetici di circa il +30% rispetto al resto dell’anno, pari a 1.600 MWh al giorno ossia 46.400 MWh di energia consumata solo nel periodo che va dall’8 dicembre all’Epifania. Consumi che equivalgono a 650 tonnellate di CO2 immesse ogni giorno in atmosfera, tra le 18mila e le 20mila tonnellate di CO2 durante l’intero periodo delle festività” – spiega il presidente Sima, Alessandro Miani. Ad aumentare è anche la produzione di rifiuti: “in media 80mila tonnellate di rifiuti in carta e cartone, pari in media a oltre 3 kg a famiglia, mentre circa 500mila tonnellate di cibo, soprattutto prodotti freschi soggetti a deterioramento come frutta, pasta e verdura, finiscono nella spazzatura”, avvisa Sima. La nota più dolente, tuttavia, è quella dei trasporti: “Nel periodo delle festività di fine anno i maggiori spostamenti dei cittadini attraverso vetture private e mezzi di trasporto pubblici (treni, aerei, bus), unitamente all’incremento delle attività logistiche connesse al commercio e alla spedizione delle merci, produce un aumento delle emissioni inquinanti rilasciate in atmosfera (CO2, ossidi di azoto, ecc.) di circa il +130%”, conclude Miani.

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