Il Reddito di Cittadinanza, abolito da più di un anno, continua a rivelare una scia di frodi e irregolarità che hanno colpito profondamente le casse dello Stato. Dall’introduzione nel 2019 fino alla sua eliminazione definitiva il 31 dicembre 2023, sono stati individuati ben 62.215 soggetti che lo hanno percepito illegalmente, per un totale di 665 milioni di euro sottratti. Un fenomeno che, per quanto già imponente, rappresenta solo la punta dell’iceberg.
Un sistema vulnerabile e diffuso
Tra aprile 2019 e dicembre 2023, lo Stato ha erogato oltre 34,5 miliardi di euro a più di 1,1 milioni di famiglie, con un assegno medio di 540,38 euro al mese. Tuttavia, i numeri emersi dalle indagini della Guardia di Finanza (Gdf) mostrano una vulnerabilità del sistema. Su 75.910 controlli effettuati, in oltre il 79% dei casi sono state scoperte irregolarità, portando alla luce un fenomeno capillare che coinvolge non solo semplici cittadini, ma anche la criminalità organizzata e alcune strutture compiacenti come Centri di assistenza fiscale (Caf) e Patronati.
In molte situazioni, i truffatori hanno utilizzato documenti falsi per ottenere il sussidio, con regie organizzative che hanno coinvolto anche soggetti non residenti in Italia. Questi fondi, spesso trasferiti all’estero, risultano difficilmente recuperabili, causando un danno praticamente irreversibile alle finanze pubbliche.
Il ruolo della Corte di Giustizia Europea
A complicare ulteriormente la situazione, nel luglio 2024 la Corte di Giustizia Europea ha stabilito che il requisito di 10 anni di residenza per gli immigrati extra comunitari per accedere al Reddito di Cittadinanza è illegittimo. La sentenza ha anche impedito di procedere penalmente contro chi ha presentato dichiarazioni false su questo elemento. Una decisione che, per lo Stato italiano, rappresenta un’ulteriore beffa oltre al danno economico.
Casi emblematici di frode
Tra le truffe più rilevanti emerge quella scoperta dalla Guardia di Finanza di Cremona e Novara nel 2022. Qui un’organizzazione criminale, composta principalmente da cittadini romeni, aveva messo a punto un sistema per incassare oltre 20 milioni di euro attraverso più di 9.000 richieste false. Se l’indagine non fosse intervenuta, il bottino avrebbe potuto toccare 80 milioni di euro. La spudoratezza degli indagati è stata evidente: uno di loro si è addirittura vantato sui social, mostrando montagne di banconote in video pubblicati su TikTok.
Un altro caso significativo è quello dei Carabinieri di Monreale, che nel 2023 hanno smantellato un sistema di frode gestito da un Caf locale. Qui il gestore e una collaboratrice, in cambio di 200 euro per pratica, garantivano l’accesso illegale al Reddito di Cittadinanza. Quando i clienti non pagavano, venivano minacciati con la sospensione del sussidio. L’indagine ha portato alla denuncia di 341 persone, per un totale di 2,4 milioni di euro sottratti.
Infine, a Cesena sono state denunciate due persone che, nonostante avessero vinto mezzo milione di euro ciascuno con le scommesse online, hanno continuato a percepire il sussidio.
Un problema ancora aperto
Nonostante l’abolizione del Reddito di Cittadinanza, le indagini sulle truffe sono tutt’altro che concluse. Da Nord a Sud, le Procure italiane sono sommerse da fascicoli che rallentano ulteriormente una macchina giudiziaria già sotto pressione. La Guardia di Finanza prosegue con i controlli incrociati per individuare i responsabili e recuperare, dove possibile, i fondi sottratti.
La vicenda del Reddito di Cittadinanza lascia un bilancio pesante: non solo in termini economici, ma anche come monito su quanto sia necessario costruire sistemi di welfare più sicuri e meno vulnerabili alle frodi.